DELUSIONE E SDEGNO, lettera aperta della Confederazione Sindacale Sarda a Claudia Lombardo, presidente del Parlamento Sardo.
I CONSIGLIERI REGIONALE SI INFISCHIANO DI QUEL CHE DECIDE IL POPOLO SARDO. L’articolo di legge e la rassegna della stampa sarda sul giallo dei ‘soldi in tasca’, a qualunque costo.
All’On. Claudia Lombardo
Presidente del Consiglio Regionale della Sardegna
e p.c. Agli Organi di Stampa e TV
Carissima Presidente,
facciamo appello alla sua sensibilità ed onestà perché ponga urgente rimedio al “vulnus “ istituzionale creato dall’approvazione in aula nella tarda serata di martedì 13 giugno c.a. dell’emendamento, a firma dei questori Antonio Cappai, Giuseppe Cuccu, Andrea Biancareddu e Eugenio Murgioni che ripristina l’indennità dei consiglieri, allineandola al trattamento economico in vigore fino al 2003.
A nulla sono valsi i numerosi richiami della società civile a maggiore sobrietà, né è bastata la sottoscrizione nel 2005 da parte di 17 mila cittadini di una proposta di legge popolare, finora ignorata dal Consiglio Regionale ,con cui si chiedeva la riduzione del 50 % degli emolumenti dei nostri consiglieri regionali,i più alti in Italia dopo quelli dei consiglieri siciliani . Ma, fatto ancor più grave, è stato stracciato l’esito del quesito referendario del 6 maggio 2012 con cui più di 500 mila sardi hanno abrogato la legge di riferimento delle vecchie indennità con una chiara indicazione per una nuova legge ispirata a moderazione,sobrietà e giustizia.
La Confederazione Sindacale Sarda, che nel 2005 insieme al Comitato Lu Puntulgiu di Alghero aveva promosso la raccolta delle firme a sostegno della citata Proposta di Legge, si fa interprete dello sdegno popolare, ancor più vivo oggi dopo il palese tradimento da parte dei 63 consiglieri che hanno votato scandalosamente l’emendamento in disprezzo della volontà popolare espressa dall’esito referendario del maggio scorso.
Occorre immediatamente ripristinare la legalità,rinviando alla Commissione consiliare competente il testo approvato dall’aula martedì 13 giugno per una riformulazione della proposta sui nuovi emolumenti dei consiglieri regionali in modo che la stessa sia discussa in aula in una seduta pubblica con maggior tempo a disposizione e maggior responsabilità.
Siamo certi che Lei, on. le Presidente, che nel recente passato si è battuta per abolire alcuni privilegi del Consiglio ed in particolare si è spesa per ridurre alcune indennità che nella riformulazione attuale verrebbero riallineate al 2003 rendendo vani i tagli allora operati, saprà cogliere questa nostra istanza e dare nuovo slancio all’Istituzione Regionale che martedì è stata gravemente e pericolosamente umiliata.
CAGLIARI,15/06/2012
Il Segretario Generale della CSS Dr Giacomo Meloni
ARTICOLO 1 QUINQUIES aggiuntivo al DL 327/A
1) A decorrere dal 26 maggio 2012, ai fini della riduzione e razionalizzazione delle spese per il funzionamento degli organi istituzionali, ai consiglieri regionali competono, ai sensi dell’articolo 26 della L.C. 26/2/1948, n.3, “Statuto Speciale della Sardegna”, le indennità ed i rimborsi di spese in vigore al 31 dicembre 2003.
2) Conseguentemente, l’indennità di carica è ridotta nella misura del 30%, la diaria è ridotta nella misura del 20%.
3) Ai Gruppi consiliari compete un contributo pari a quello in vigore al 31 dicembre 2003, ridotto del 20%
4) IL Collegio dei Questori disciplina le modalità di utilizzo e di rendicontazione di tale contributo, anche relativamente alla gestione del personale e delle collaborazioni professionali di cui alla legge regionale n.37 del 1995.
Rassegna stampa (L’unione sarda, La Nuova Sardegna)
L’UNIONE SARDA – Politica: Stipendi, caos sulla legge
15.06.2012
Il taglio riguarda solo i 30 consiglieri che hanno indennità di carica Norma inapplicabile? Gli uffici del Consiglio al lavoro per chiarire I gruppi consiliari erano tutti d’accordo: la legge andava approvata subito. Non solo perché gli 80 onorevoli non percepivano lo stipendio da maggio. Ma perché, come chiariva una lettera inviata a tutti i consiglieri il 5 giugno scorso, erano stati bloccati anche i vitalizi degli ex consiglieri, i fondi ai gruppi («non avevamo più nemmeno chi rispondesse al telefono») e persino il pagamento dei contributi previdenziali. Ecco perché martedì sera i questori del Consiglio regionale – Antonio Cappai (Udc), Giuseppe Cuccu (Pd) e Eugenio Murgioni (Pdl) – hanno presentato un emendamento a una legge che riguarda l’organizzazione e il personale, che è stata votata con 63 sì e tre astensioni (due sono quelle dell’indipendentista Claudia Zuncheddu e del Pd Marco Meloni). Tre dei cinque consiglieri dei Riformatori sardi (Pierpaolo Vargiu, Michele Cossa e Attilio Dedoni) sono usciti dall’aula, due (Pietro Fois e Francesco Mula) hanno votato. Un articolo di legge auspicato da tutti ma, secondo alcuni, così poco chiaro da ingenerare il panico persino nell’ufficio di presidenza del Consiglio e tra i dirigenti chiamati ad applicare la legge. Che infatti, secondo autorevoli fonti della commissione Riforme, sarebbe inapplicabile ed esporrebbe l’Assemblea a ricorsi da parte dei consiglieri. LA LEGGE Il primo dubbio è: la paga dei consiglieri regionali aumenta o diminuisce? A leggere la norma non ci sarebbero dubbi sulla diminuzione, ma non per tutti. L’articolo 6 della legge regionale del 12 giugno 2012 recita: “A decorrere dal 26 maggio 2012, ai fini della riduzione e razionalizzazione delle spese per il funzionamento degli organi istituzionali, ai consiglieri regionali competono, ai sensi dell’articolo 26 della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n° 3 (Statuto speciale per la Sardegna), le indennità ed i rimborsi di spese in vigore al 31 dicembre 2003. Conseguentemente, l’indennità di carica è ridotta nella misura del 30 per cento, la diaria è ridotta nella misura del 20 per cento. Ai gruppi consiliari compete un contributo pari a quello in vigore al 31 dicembre 2003 ridotto del 20 per cento. Il Collegio dei questori disciplina le modalità di utilizzo e di rendicontazione di tale contributo, anche relativamente alla gestione del personale e delle collaborazioni professionali di cui alla legge regionale 18 dicembre 1995, n. 37 (Norme in materia di funzionamento e di assegnazione di personale ai Gruppi consiliari). I NUMERI L’indennità applicata sino al 31 dicembre del 2003 a cui fa riferimento la legge è di 9263 euro, 237 euro in più rispetto a quella in vigore prima del referendum, cioè sino al 26 maggio, data della promulgazione. I tagli riguardano tutte le altre voci: la diaria (che viene ridotta del 20% rispetto ai 3503 euro incassati da ciascun consigliere prima del voto), i contributi ai gruppi (meno 20 per cento con una riduzione reale complessiva da 263 a 216 mila euro al mese) e l’indennità di carica (meno 30%), cioè l’importo in più (da 1200 a 3300 euro) che spetta ai consiglieri che svolgono l’incarico di presidente o vice presidente di commissione, questore, segretario, presidente o vice presidente del Consiglio. Facendo la somma, lo stipendio complessivo risulterebbe praticamente invariato per chi non ha alcuna carica – 50 membri su 80 – e ridotto per i trenta consiglieri che usufruiscono di indennità suppletive. Va detto che dal 2004, come è verificabile, ci sono stati due tagli che hanno ridotto la paga complessivamente del 24%. Inoltre, secondo fonti della presidenza del Consiglio, sarebbero pronti ulteriori riduzioni alle indennità di segreteria e di rappresentanza. I DUBBI Ma perché la norma è poco chiara? Secondo alcune interpretazioni, al vaglio dei dirigenti del Consiglio, l’errore – se di errore si è trattato – sta nell’aver stabilito l’indennità che la legge indicava come massimale (l’80% dell’indennità dei parlamentari) come fissa. E questo creerebbe una contraddizione tra la manifesta intenzione di ridurre i compensi (è scritta nella legge) e la possibilità materiale di farlo. L’Ufficio di presidenza, insomma, non sarebbe nella condizione di applicare la norma. Un altro errore, sempre secondo fonti della Prima commissione, sarebbe nel comma quattro dell’articolo, quello che attribuisce al collegio dei questori e non all’ufficio di presidenza le modalità di utilizzo e di rendicontazione di tale contributo. LA VIA D’USCITA Come se ne esce? In attesa dell’esito del lavoro di studio dei dirigenti del Consiglio, c’è chi suggerisce – se si vuole sgomberare il campo dagli equivoci ed attenuare le critiche che stanno travolgendo i consiglieri – di fare un articolo di legge di chiarimento. Secondo altre fonti sarà sufficiente che l’ufficio di presidenza indichi l’entità dei tagli. E li applichi.
L’UNIONE SARDA – Politica: «C’è troppa disinformazione»
15.06.2012
L’autodifesa è accorata, almeno quanto le accuse che piovono sopra le teste dei consiglieri: «C’è troppa disinformazione. Il Consiglio se c’è deve essere messo nelle condizioni di lavorare al meglio, con i dipendenti al loro posto e senza patemi, era urgente approvare la legge». A dirlo è il consigliere regionale del Pd Chicco Porcu , uno che si era schierato contro il referendum. Anche l’assessore agli Affari generali Mario Floris difende la scelta del Consiglio: «L’idea che il consiglio regionale, in modo carbonaro, si sia riunito notte tempo al solo fine di legiferare sui propri emolumenti è un segnale di quell’antipolitica che merita ben altre analisi e approfondimenti», sostiene. Netto anche il Pd, in una nota ufficiale: «Ogni cittadino, al di la delle proprie risorse economiche, deve poter fare politica. È giusto che a ogni legislatore sia riconosciuta un’indennità adeguata al ruolo che gli è attribuito dalla Costituzione, che lo renda indipendente da condizionamenti economici esterni nel proprio operare», hanno detto il segretario Silvio Lai e il capogruppo Giampaolo Diana . «Il Consiglio ha ritenuto in modo concorde di dotarsi di una normativa che ne consentisse la funzionalità e l’ha fatto nella prima occasione utile». L’indipendentista Claudia Zuncheddu (che si è astenuta) spiega che «il ripristino delle indennità ai consiglieri regionali, un argomento sensibile e importante, andava portato preliminarmente a conoscenza di tutta l’Assemblea regionale». Il gruppo consiliare dei Riformatori è netto: «Siamo gli unici ad aver manifestato con una posizione ufficiale in Aula il dissenso rispetto alla norma proposta, era impossibile valutare se fosse congrua rispetto all’esito dei referendum». Tra le opinioni contrarie spicca quella di Efisio Arbau , fondatore de La Base e tra i promotori dei referendum. «È la peggiore pagina della storia dell’autonomia, con un consiglio regionale che si piega al conflitto di interessi dei propri componenti. Una vergogna: fanno finta di litigare tutto il giorno per le nomine clientelari e poi votano all’unanimità sui loro soldi».
L’UNIONE SARDA – Politica: Cresce la protesta, domani un sit-in
15.06.2012
«Sabato mattina, alle 9.30, ci troveremo sotto il Consiglio regionale per leggere i nomi dei 63 consiglieri che nella notte tra il 12 e il 13 giugno hanno reintrodotto le indennità che erano state soppresse con il referendum del 6 maggio scorso. Noi non ci stiamo a veder soffiarci sotto il naso il risultato del voto popolare, non accettiamo l’ennesima manifestazione di arroganza che esce dal Palazzo di via Roma. Il voto non è bastato? Allora facciamo sentire la nostra voce». Come spesso accade, è Facebook il veicolo attraverso il quale il popolo della rete, e non solo, invita alla mobilitazione. E ieri sera il gruppo “Portiamo in piazza la vergogna dei 63 onorevoli del blitz notturno” aveva raccolto oltre 500 adesioni. Un gruppo ispirato dai Riformatori e sostenuto dal comitato “Sardegna sì cambia”, nato da una costola del Movimento referendario. Una identica manifestazione è stata organizzata per la stessa giornata dall’Italia dei valori. «Il Consiglio regionale non può prendere in giro i sardi ripristinando di fatto le indennità dei consiglieri e vanificando l’esito del referendum dello scorso 6 maggio», attacca il vice segretario del partito Salvatore Lai. «Per questo motivo la segreteria regionale dell’Italia dei Valori invita il Comitato promotore dei referendum “anticasta”, il comitato Lu Puntulgiu, tutti i movimenti e le associazioni che hanno raccolto firme o promosso iniziative contro i privilegi della politica e tutti i cittadini sardi sensibili a questo tema a manifestare davanti al palazzo di via Roma per il taglio dei costi della politica». Due manifestazioni che preoccupano molti consiglieri. Del resto commenti come «Maledetti schifosi», «Bastardi…. di notte come I soliti ignoti….. almeno i poveri ladri d’appartamento vanno a rubare ai ricchi….. maledetti!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!», «Portiamoci tutti una bottiglia di piscio…che rinfreschiamo le le idee a sti stronzi…in modo pacifico!», danno l’idea del clima che si respira.
LA NUOVA SARDEGNA – Politica: Pasticcio indennità, monta la protesta
15.06.2012
CAGLIARI Nel web e ora anche in piazza monta la protesta contro il voto di mercoledì notte che ha reintrodotto l’indennità dei consiglieri regionali che era stata abrogata dal referendum del 6 maggio. Ad alimentare la rivolta sono gli stessi onorevoli con i loro pasticci: siccome uno non bastava, ne hanno combinato tre in un colpo solo. Il primo è il metodo del blitz notturno con un emendamento a una legge sui precari. Il secondo è l’assoluta incertezza dell’operazione: nessuno è ancora in grado di dire se davvero c’è stato un taglio del 30 per cento dei precedenti stipendi, se ci fosse un aumento come qualcuno sostiene lo scandalo assumerebbe ben altre proporzioni. Il terzo pasticcio è rappresentato da un errore nella formulazione del testo: la norma potrebbe risultare illegittima e quindi inapplicabile; come dire: gli onorevoli si sarebbero fatti male per nulla. Nella politica – mai vista come Casta come stavolta – c’è soprattutto grande imbarazzo e poca voglia di comparire: molti sperano che la bufera si plachi ma i referendari sembrano non avere alcuna intenzione di mollare la presa. È il momento del grillismo diffuso ma forse ha ragioni chi dice che la vera antipolitica è di certa politica. Iniziamo dalla protesta. La rivolta è nata su Facebook. «Ci troveremo sabato mattina alle 9.30 davanti al Consiglio regionale – hanno scritto i promotori – per leggere i nomi dei 63 onorevoli che hanno reintrodotto le indennità. Non accettiamo l’ennesima manifestazione di arroganza che vuole soffiarci sotto il naso il risultato del voto popolare». Ci sarà anche il movimento la Base. «Assiemi agli altri referendari – ha detto Efisio Arbau – vogliamo mandare a casa una classe politica che di giorno fa finta di litigare e di notte si divide il bottino». È possibile che sabato in piazza non ci siano i Riformatori, i quali, anche ieri, hanno ribadito di non aver votato – lo hanno spiegato il coordinatore Michele Cossa e il capogruppo Attilio Dedoni – perché «la norma non era chiara e nessuno era in grado di sapere di quanto sia il taglio effettivo». IRiformatori non sono contrari alla reintroduzione dell’indennità «prevista dallo Statuto e dalla Costituzione» e hanno detto che giudicheranno «quando si saprà se c’è stato un taglio o un aumento». In piazza ci sarà invece l’Italia dei Valori. Lo ha anticipato il vice segretario Salvatore Lai: «Il consiglio regionale non può prendere in giro i sardi». L’Idv, che con i suoi consiglieri ha però votato a favore, ha rivolto un appello alla mobilitazione a tutti coloro che hanno firmato le sue due proposte di legge sui costi della politica. Si è astenuta nel voto Claudia Zuncheddu )Indipendentistas) per ragioni soprattutto di metodo: «La proposta andava discussa e condivisa, è un tema troppo sensibile». Di «tradimento» nel merito e nel metodo ha parlato l’ex assessore Maria Antonietta Mongiu, una dei garanti scelti dal movimento referendario. Secondo i primi calcoli «le indennità sarebbero inviariate». La politica deve operare «alla luce del sole», le ha fatto eco il portavoce dei garanti Massimo Deiana. E Salvatore Cubeddu (Fondazione Sardinia): «Lo stipendio dei rappresentanti deve essere misurato con quello dei rappresentati». E le forze politiche? Si assume la propria parte di responsabilità l’assessore Mario Floris, leader Uds: «Non si tratta di un blitz notturno e l’antipolitica ha bisogno di ben altre analisi, si è trattato di un atto dovuto proprio alla luce del risultato referendario, che non ha abrogato l’indennità, che è prevista dallo statuto, ma la sua disciplina. Ne è stata introdotta una nuova con un taglio del 30 per cento». È di questo avviso anche il Pd che in una nota congiunta del segretario Silvio Lai e del capogruppo Giampaolo Diana ha affermato che «occorre non esagerare e che non esageri con le parole soprattutto chi ha responsabilità istituzionali e politiche», perché «è una conquista della democrazia che ogni cittadino, al di là delle proprie risorse economiche, possa rappresentare gli altri cittadini». L’indennità deve essere «adeguata al ruolo» e ilconsiglio regionale «è stato esemplare in Italia per i tagli che ha apportato ai costi della politica». Da qui la linea del Pd di respiongere «la linea demagogica che rischia di travolgere la rappresentanza democratica buttando insieme bambino e acqua sporca». La bufera è sul mertito e sul metodo. Innoltre ci sarebbe persino un errore. Lo ha rilevato il sardista Paolo Maninchedda ammettendo di non essersene accorto in aula: «Così com’è la norma non è applicabile, serve una correzione». Il punto riguarda la disciplina. Abrogata dal referendum, quella vecchia non può essere più usata (e non è stata citata nella legge di mercoledì), ma per stabilire le indennità e gli altri costi (ad esempio per i gruppi) non basta un riferimento al «quantum» del 2003 tagliato del 30 per cento. «Serve chiarezza – ha concluso – e bisogna fare in fretta».
L’UNIONE SARDA – Economia: Cinque leggi per l’agricoltura
15.06.2012
Le proposte del Pd per far uscire il settore dall’eterna crisi Un pacchetto di cinque proposte di legge del Pd per creare una nuova agricoltura nell’Isola. È stato presentato ieri (primo firmatario Luigi Lotto) nel corso di una conferenza stampa, con l’intento di rilanciare il settore. Secondo i firmatari i cardini del rilancio agricolo devono essere individuati nella promozione della multifunzionalità, nella difesa e valorizzazione dell’agrobiodiversità e nell’istituzione dei distretti rurali e agroalimentari. Importanti anche la promozione di organizzazioni interprofessionali e una particolare attenzione per le produzioni di qualità certificata e la loro tracciabilità che, per il futuro, potrebbero rappresentare un importante valore aggiunto. Il pacchetto di proposte prevede l’istituzione di un marchio collettivo sardo per la promozione dei prodotti agroalimentari di qualità che appare uno degli strumenti fondamentali per il rilancio del sistema agricolo sardo. «L’idea è quella di rilanciare l’agricoltura», ha spiegato Luigi Lotto. «Dobbiamo cercare di valorizzare al massimo le nostre produzioni con marchi che le identifichi. Basilare sarà anche l’interprofessionalità che serve a creare rapporti paritari tra i vari soggetti della filiera senza penalizzare appunto l’agricoltore. Fondamentali anche i previsti distretti che creerebbero dei rapporti di integrazione tra agricoltura e artigianato, commercio e turismo». L’obiettivo è anche quello di dare nuovi impulsi al comparto, come ha precisato il capogruppo del Pd Giampaolo Diana: «Parliamo di un settore primario che in questa regione deve essere sviluppato nel tentativo di invertire la crisi di cui soffre. Puntiamo, tra l’altro, su un’agricoltura di qualità che può essere realizzata grazie alle nostre condizioni climatiche. Speriamo per queste proposte che la maggioranza avverta la sensibilità di un iter privilegiato considerato l’importante contenuto».
LA NUOVA SARDEGNA – Politica: Un voto inatteso e la casta ritrova ottanta stipendi
14.06.2012
Quello che stupisce spesso della Casta è la fantasia. Martedì notte, il Consiglio regionale per reintrodurre le indennità dei consiglieri regionali, abrogate a colpi di referendum il 6 maggio scorso, ha scelto la strada più paradossale: un emendamento a un provvedimento che riguardava i precari della Regione. Era in discussione il disegno di legge che prevedeva nuove norme “in materia di organizzazione e personale relative ai contratti di collaborazione coordinate e continuative». L’emendamento è arrivato sul tavolo dei Riformatori, che avevano promosso il referendum abrogativo delle indennità oltre a quelli più conosciuti sulle Province, dieci minuti prima del voto. Ed è stato questo che ha portato il gruppo dei Riformatori ad abbandonare l’aula: «Non avevamo alcuna idea di che cosa significasse quell’emendamento», spiega Pier Paolo Vargiu, «e per quello abbiamo inviato una lettera alla segreteria generale del Consiglio. Chiariamo una cosa: le indennità, ovviamente devono essere reintrodotte, lo prevede lo Statuto ma non ne conosciamo la sostanza». Il metodo scelto per ridare stipendi, diaria e indennità di carica è stato criticato da più parti. Ha prevalso la fretta e da qui la fantasia di reintrodurre gli stipendi nelle norme dei precari della Regione. «E’ stato un blitz a tarda notte», afferma Salvatore Lai, vicesegretario dell’Idv, «in quel modo il Consiglio ha ripristinato le indennità dei consiglieri vanificando l’esito del referendum dello scorso 6 maggio. La leggina approvata alla chetichella riduce minimamente gli stipendi dei consiglieri e i fondi per i gruppi, non rispetta la volontà degli elettori che hanno chiesto un netto taglio ai privilegi e ai costi della politica regionale: è l’ennesima occasione persa». Per Italia del valori sarebbe stata necessaria una decurtazione più radicale. Ma non è tutto. La politica costa molto e troppe persone vivono di politica. Dice Salvatore Lai: «Dovevano essere soppressi i fondi per i gruppi».Questo perché senza una adeguata rendicontazione, quelle risorse non possono essere in alcun modo controllate. «Approvare un emendamento di straforo», conclude Lai, « è molto più semplice che affrontare una riforma seria e radicale come quella contenuta nelle due proposte di legge di iniziativa popolare sottoscritte da 20mila sardi». Il paradosso è che ancora una volta i politici non abbiano colto il sentimento dei cittadini; da una parte c’è la Sardegna che arranca, dall’altra un esercito che vive di politica. Il segretario del Pd, Silvio Lai, prende le distanze sul metodo seguito: «La politica giustamente dev’essere retribuita perché non dev’essere appannaggio solo dei ricchi. Del voto del Consiglio, però, non ne sapevo nulla, è una scelta che ha fatto l’assemblea regionale». Approvato l’emendamento è difficile quantificare i tagli per il meccanismo che è stato scelto. I tagli alle varie voci, (indennità di carica, diaria e contributo per i gruppi) sono compresi fra il 20 e il 30%, ma i parametri scelti riguardano indennità e rimborsi spese in vigore al 31 dicembre 2003, immediatamente successivi a un aumento di stipendio dei parlamentari (cui è agganciato quello dei consiglieri regionali), entrato in vigore nell’autunno precedente. L’emendamento assegna ai consiglieri regionali le indennità di base attribuite nel 2003, che era pari a circa 9.263 euro mentre la cifra del 2011 era di 9.023 euro. I tagli dichiarati, invece, riguardano l’indennità di carica riconosciuta a partire dai vicepresidenti di commissione fino alla presidenza del Consiglio regionale (-30%), la diaria (-20%) e i contributi ai gruppi (-20%). La norma, approvata nella notte all’unanimità, non tocca le spese di segreteria e cancelleria, quelle per i cosiddetti «portaborse», confermate a 3.352 euro. La cifra è rimasta la stessa dal 2003. A conti fatti, i consiglieri non sosterranno particolari «sacrifici», come dimostra il confronto fra gli importi del 2003 e quelli attuali. Pietro Pittalis, neo capogruppo del Pdl, spiega: «L’indennità è sancita dalla Costituzione perché bisogna garantire le condizioni di accesso alla politica non solo a chi ha grandi disponibilità di risorse. La politica non la devono fare solo i ricchi. In questa circostanza è stato previsto un abbattimento del 30 per cento delle indennità di carica, quindi nessuno scandalo, anzi credo che sia la migliore risposta all’esito del referendum». Per Pittalis, però, il problema non sta nel “quantum” delle indennità: «Un considerevole abbattimento dei costi», spiega potrà venire dalla riduzione del numero dei consiglieri da ottanta a sessanta. Tra i promotori dei dieci referendum c’era Efisio Arbau, leader del movimento La Base: «È la peggiore pagina della storia dell’autonomia», dice, «il Consiglio regionale si piega al conflitto di interessi dei propri componenti. Si riprendono le indennità pesanti nonostante i cittadini avessero detto che i soldi dovevano essere tagliati, non eliminano i consigli di amministrazione degli enti regionali e prorogano le poltrone dei loro amici politici provinciali». Arbau non lascia spiragli all’ottimismo: «Fanno finta di litigare tutto il giorno per le nomine clientelari e poi votano all’unanimità sui loro soldi. Presto in piazza contro la casta che ha deciso di cancellare il voto dei cittadini». In Italia, secondo il Censis, un milione e trecentomila persone vivono di politica; un esercito che costa più di 24 miliardi di euro. In Sardegna il Consiglio regionale ha ridotto con la presidente Lombardo i costi che restano alti, poco sotto i cento milioni di euro. Pier Paolo Vargiu spiega: «Nella poco invidiabile graduatoria delle spese siamo ai primi posti in Italia. Se si riuscisse a scendere nella parte bassa della classifica, sarebbe un risultato importante sotto tutti i punti di vista e anche per rimettere la politica in sintonia con la gente». Ecco perché i Riformatori non hanno partecipato al voto in aula: «La proposta della maggioranza doveva essere messa al centro di un dibattito aperto e trasparente». Non è stato così.
L’UNIONE SARDA – Politica: Stipendi, è giallo sulla riduzione
14.06.2012
I consiglieri regionali si sono tagliati lo stipendio o no? L’approvazione, nella tarda serata di martedì, dell’emendamento che ripristina l’indennità degli eletti, sospesa dopo l’abrogazione della legge di riferimento, e ne stabilisce l’entità ha spiazzato molti, persino la presidente del Consiglio regionale Claudia Lombardo. Che ieri ha immediatamente dato mandato agli uffici di chiarire tutti gli aspetti contabili. Al momento sembrerebbe, tuttavia, che l’indicazione referendaria non sia stata accolta. Perché è vero che c’è stata una decurtazione del 30 per cento rispetto all’indennità applicata sino a poche settimane fa e modificata nel corso degli anni tra pochi aumenti e molti tagli, ma sarebbe stato riportato in vita il trattamento economico base del 2003. Insomma, gli stipendi sarebbero rimasti invariati. I CONTI In quell’anno ci fu un aumento di 400 euro netti dovuto ad un adeguamento del compenso dei parlamentari (cui la paga dei consiglieri era ancorata prima del referendum) e lo stipendio era di 9.263,2 euro lordi. Più alto di quello percepito dagli onorevoli sardi sino al 25 maggio 2012 – data dell’abrogazione dell’articolo 1 della legge regionale del ’66 che legava l’indennità degli onorevoli sardi a quella dei parlamentari – cioè 9.026,62 euro lordi, già decurtati del 10% dal 2006 e con ulteriore taglio deciso nel 2011. INDENNITÀ DI CARICA Tutto ciò senza considerare le indennità di carica. Infatti se il consigliere assume un incarico interno al Palazzo (presidente o vice del Consiglio, presidente o vice di commissione, segretario, questore), ha diritto a un incremento della paga. E anche su questa ci sarebbe un incremento, anche se di poche decine di euro. A seconda dell’importanza dell’incarico, nel 2003 il consigliere graduato percepiva da un minimo di 700 ad un massimo di circa 6000 euro, ma con l’emendamento di martedì si è tagliato il 30% fino ad arrivare a una forbice che varia da 490 a 4.200 euro. Dal dicembre 2011, però, queste indennità si erano stabilizzate tra 481,63 euro e 4.038,67 euro. TAGLIO SULLA DIARIA A riequilibrare gli aumenti, sarebbe la diaria che passa da 3503,11 (4550 per i consiglieri che risiedono oltre i 35 chilometri da Cagliari) a circa 3200 euro (circa 4000 per i consiglieri che viaggiano), considerando la riduzione del 20% rispetto al dato del 2003. Oggi arriverà l’ufficializzazione delle cifre. Se saranno confermate significherà che non sarà stata rispettata la volontà popolare. E che aveva ragione il consigliere del Pd Chicco Porcu che, alla vigilia del referendum, disse: «Attenti, abrogare l’articolo della legge non significa ridurre l’indennità. In teoria potrebbe anche aumentare». Fabio Manca
L’UNIONE SARDA – Politica: Consiglio, ritorna la paga
13.06.2012
Riappare lo stipendio dei consiglieri regionali, a poco più di un mese dal voto referendario che lo aveva cancellato. Era previsto che si rifacesse una legge per stabilire le indennità degli eletti (lo prevede lo stesso Statuto speciale), ma il vuoto è stato colmato un po’ a sorpresa ieri notte, nei minuti di recupero di una lunga seduta sul caso Lorefice. LE CIFRE Gli onorevoli avranno qualche centinaio di euro in meno rispetto ai loro ultimi compensi, che avevano però già subìto alcune limature. Non è chiaro ancora l’esatta entità dal taglio: l’approvazione serale ha colto in contropiede anche molti consiglieri, e nei minuti successivi non era facile neppure reperire le informazioni sul testo approvato. Di sicuro la riduzione sarà del 30 per cento rispetto all’indennità applicata fino al 2004. Da allora però era stato già tagliato il 10 per cento nella scorsa legislatura, e un’ulteriore sforbiciata l’ha data nel dicembre 2011 l’attuale ufficio di presidenza. Claudia Lombardo e i rappresentanti dei vari partiti avevano portato l’indennità mensile netta da 4.062 a 3.452 euro. A questa voce si aggiunge la diaria: prima degli ultimi tagli era a circa 4.000 euro al mese, e su questa cifra è stata applicata una riduzione del 20%. Nella stessa proporzione sono stati tagliati i fondi per i gruppi. IL REFERENDUM Le varie voci erano previste da una legge regionale del 1966, che fissava le indennità all’80 per cento di quelle dei parlamentari. Norme spazzate via da uno dei recenti referendum abrogativi: perciò dal 26 maggio, data del decreto che ufficializzava i risultati del voto, i consiglieri lavoravano gratis. Non era possibile neppure versare i contributi previdenziali per chi è in regime di aspettativa senza assegni. Serviva quindi una nuova legge per garantire l’ovvio diritto degli eletti di ricevere un compenso. Ma è facile prevedere che sorgeranno polemiche per la scelta di sanare la lacuna in modo frettoloso, senza un ampio dibattito collettivo. Dai Riformatori qualcuno ha contestato il fatto di non aver potuto vedere prima l’emendamento: e così il gruppo più “referendario” del Consiglio si è diviso, alcuni sono usciti dall’aula e altri sono rimasti tra i banchi. Altre norme della leggina riguardano i dirigenti e i co.co.co. della Regione. Risalta poi la proroga di sei mesi ai contratti dei precari di Molentargius, con lo stanziamento di 1 milione e 600mila euro annui per la gestione del parco (per definire una pianta organica). All’Arpas invece andranno 880mila euro. (g. m.)
By Uccio, 18 giugno 2012 @ 14:36
Quello che é avvenuto in Consiglio Regionale nella notte del 13 giugno è chiarissimo e non c’é nessuna possibilità di interpretarlo diversamente: i Consiglieri Regionali nell’autunno del 2011 (bontà loro) avevano ridotto la loro indennità mensile da € 9.263 a 9.023;
il referendum ha abrogato tutte le indennità, ma il 13 giugno il Consiglio ha riportato a € 9.263 l’indennità mensile ordinaria, la diaria è stata ridotta da € 3.000 a 2.400 e l’importo per le spese di segreteria di € 3.352 è rimasto intatto. L’indennità di carica per Presidenti di Commissione ecc. , invece,è stata ridotta del 30%. Questo è scritto inequivocabilmente nella legge approvata il 13 giugno, dopo qualche settimana dal referendum ……ed è chiarissimo. L’unica cosa che può essere fatta, per salvare la faccia, è pentirsene e approvare una nuova legge che abroga la precedente e porta il compenso dei consiglieri regionali al livello del Sindaco di Cagliari, il quale per impegno, consenso democratico e capacità politica non ha niente da invidiare a nessuno di loro…..