1. COS’E’ L’ASSEMBLEA COSTITUENTE DEL POPOLO SARDO. 2. IL PROCESSO COSTITUENTE: I TEMPI, I CONTENUTI, GLI STRUMENTI

( dal documento del comitato per la costituente sarda e per il nuovo statuto della sardegna)

 

 

1.  COS’E’  L’ASSEMBLEA COSTITUENTE DEL POPOLO SARDO. 2. IL PROCESSO COSTITUENTE: I TEMPI, I CONTENUTI, GLI STRUMENTI ( dal documento del comitato per la costituente sarda e per il nuovo statuto della sardegna)

documento

  1. 1. 1.  COS’E’ L’ASSEMBLEA COSTITUENTE DEL POPOLO SARDO. Lo statuto, la legge statutaria e le riforme istituzionali rappresentano atti fondamentali per migliorare le istituzioni e la politica, incidono positivamente nella vita dei cittadini e producono benèfici effetti sul lavoro di ciascuno e sulla prosperità di tutti.

In questa direzione riteniamo necessario il comitato per l’assemblea costituente con la finalità di contribuire, grazie a un’ampia consultazione dei cittadini sardi, all’attuazione dell’ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale il 18 novembre dello scorso anno. Gli aderenti al Comitato condividono:

  1. a. l’indispensabile e diretto protagonismo del popolo sardo nella presente storia istituzionale, sociale, economica, politica e culturale;
  2. b. la complessità e la caratteristica costituente dell’attuale situazione della Sardegna, che domanda nuovi fondamenti di specialità non solo nel campo della politica e delle riforme istituzionali, ma anche in quelli della cultura, dell’istruzione e dell’economia;
  3. c. la necessità di un percorso riformatore che contribuisca a disostruire i canali di collegamento tra i cittadini e la politica.

Si decida dunque di avviare un processo costituente, si trovi un comune denominatore tra le forze politiche e istituzionali, si coinvolga la società sarda in tutte le sue migliori espressioni sociali, economiche e culturali.

In questa direzione, sono tre le questioni che vanno attentamente valutate: i tempi di attuazione, i contenuti e gli strumenti.

  1. 2. IL PROCESSO COSTITUENTE: I TEMPI, I CONTENUTI, GLI STRUMENTI

2.a i tempi

Sono quelli che i sardi ritengono necessari per portare a compimento sia il patto costituzionale tra lo Stato italiano e la Regione e sia il nuovo statuto della Sardegna. Se non saremo padroni del nostro tempo difficilmente riusciremo a esserlo nel decidere il nuovo modello di democrazia e nel determinare i futuri destini dell’Isola.

Merita che ci insistiamo: è dalla metà degli anni novanta dello scorso secolo che, per giustificare il rifiuto di essere noi padroni del nostro tempo, si inseguono scorciatoie che non approdano da nessuna parte.

D’altronde, la riscrittura dello statuto e la sua approvazione definitiva necessitano di un lasso temporale non inferiore ai tre anni. I tempi del federalismo fiscale sono certamente più brevi, impegneranno Stato e Regioni per tutto il 2011. Dunque, i contenuti dello statuto non interferiranno con la contrattazione sul federalismo fiscale.

Intanto si persegua il confronto tra lo Stato e la Regione, si chieda il definitivo riconoscimento dei diritti acquisiti sugli articoli 8 e 9 dello statuto e sull’autonomia finanziaria della Regione, si ottenga il trasferimento immediato delle risorse finanziarie dovute, e finalmente si consegua il riconoscimento dello status di insularità nella piena consapevolezza delle conseguenze politiche, istituzionali e finanziarie che ciò potrà determinare.

2.b i contenuti

La società sarda nel suo insieme è cresciuta nella consapevolezza che il fondamentale principio cui riferirsi contiene il pieno riconoscimento della soggettività del popolo sardo e del suo essere una Nazione; cioè un’entità collettiva, un popolo appunto, che trova nella storia, nella lingua, nelle tradizioni, nel suo status geo-territoriale, non solo la vocazione ma la fonte della titolarità dell’autogoverno.

La nostra storica aspirazione alla sovranità, anche se talvolta coniugata con crolli e sconfitte, come quello della «fusione perfetta», continua perciò a ripresentarsi intatta nel tempo quale occasione, diritto e dovere, offertici in virtù delle nostre specificità e specialità.

Ma la sovranità che si vuole venga riconosciuta alla Sardegna non concerne solo la dimensione istituzionale e costituzionale. Appartiene anche ai comportamenti e agli atti individuali e collettivi dei gruppi dirigenti sardi a tutti i livelli.

Nei diversi ambiti di responsabilità, una moderna idea di sovranità non è dunque propria ed esclusiva degli Stati e delle istituzioni, ma è una pratica e un’espressione di vera libertà anche degli enti locali, degli individui e dei popoli. Ecco perché è indispensabile sottolineare come, al contrario, l’infeudamento e la sudditanza rappresentino non solo una violenza dei padroni, ma anche una tentazione dei servi.

L’insularità è parte delle caratteristiche che hanno forgiato il nostro esistere: essa va riconosciuta e valorizzata partecipando, da protagonisti, alla costruzione dell’Europa dei popoli.

Peraltro l’insularità è anche la prima e più importante delle nostre risorse. Essere la più grande e vera isola del Mediterraneo ci fornisce una caratterizzazione straordinaria sul piano della «identità» e ci pone al centro di un sistema di relazioni tra Stati della UE e gli Stati del Maghreb.

Non abbiamo ancora, invece, la possibilità di decidere in proprio – e invece lo rivendichiamo – sulla sanità e i conseguenti diritti essenziali e fondamentali, sulla scuola, sulla mobilità delle persone e delle merci, sul sostegno alle imprese, sull’imposizione fiscale, su quante risorse può spendere la Regione per finanziare il lavoro e lo sviluppo, su quanto della ricchezza prodotta debba restare alla Sardegna. Non ci viene ancora riconosciuto lo status dell’insularità.

Ne siamo consapevoli: l’interrogativo che noi poniamo è semplice e chiaro: cosa può fare la Regione e la politica sarda, come vogliono farlo e con chi, nel corso di questa legislatura?

2.c gli strumenti

Il nostro punto di riferimento istituzionale e politico ha quale fondamento quel federalismo solidale che attraversa la storia del pensiero politico sardo degli ultimi centocinquanta anni. Esso oggi si presenta attraverso la proposta del patto costituzionale che deve verificare, rinnovare e costruire un nuovo e diverso rapporto tra la Sardegna e l’Italia. Nello stesso ambito di valori e di scelte si colloca il federalismo interno, cooperativo e solidale, che rappresenta la scelta indispensabile per costruire nell’Isola un nuovo modello di democrazia e un nuovo sistema delle istituzioni sarde.

L’altro, e altrettanto fondamentale, indirizzo riguarda la partecipazione della Sardegna, con propri rappresentanti, progetti e programmi all’Unione Europea, in coerenza con i valori e i modelli di benessere e di progresso espressi dai popoli e dalle nazioni che si riuniscono nella stessa Unione.

L’esigenza di un patto costituzionale fra la Sardegna e lo Stato riveste una fondamentale importanza in uno statuto che, come la Costituzione italiana prescrive relativamente alle Regioni speciali, deve essere approvato con legge costituzionale. L’articolo 54 dello Statuto del 1948 accoglie peraltro solo in parte questo principio, in quanto limita il ruolo del Consiglio regionale alla formulazione di una proposta o di un parere in merito ad un progetto di revisione dello Statuto.

Oggi dobbiamo essere capaci di confrontarci con assoluta libertà su quali debbano essere le istituzioni, i diritti, i soggetti e le relazioni con l’Italia e con l’Europa, utili a concretizzare il nuovo volto dell’autogoverno nell’Isola.

Oggi, in una fase tra le più difficili e complicate – in cui per unanime ammissione si è conclusa la vicenda autonomistica, ma non se ne è ancora sostituita una migliore – ci interroghiamo sulle scelte necessarie a guidare la Sardegna verso un nuovo ordine, non solo economico, ma anche istituzionale, culturale e sociale, caratterizzato da maggiore giustizia e libertà, dal prevalere del bene comune, dal riconoscimento dei diritti e dall’esercizio dei doveri di cittadinanza per tutti.

È necessario riconoscere che la specialità e l’autonomia hanno accompagnato, come idee forza, le speranze dei sardi nella lunga fase della prima modernizzazione dell’Isola. Si è ora di fronte però a un loro innegabile logoramento ed esaurimento.

A ciò si aggiungano evidenti crepe e rotture del patto costituzionale tra lo Stato e la Regione, in primo luogo su temi decisivi del lavoro e dei diritti di cittadinanza.

È inoltre profondamente mutata la situazione internazionale ed europea e con essa l’economia e la finanza. È cambiato lo Stato, ma non a nostro favore.

In questa fase di straordinari cambiamenti è innegabile una caratteristica costituente per la Sardegna e per i sardi.

Cosa è, dunque, oggi all’ordine del giorno della politica e delle istituzioni sarde? Quale idea e progetto per la Sardegna proponiamo a noi stessi e al mondo?

Secondo noi è possibile e merita impegnarsi, al di là delle logiche di schieramento, per mettere in campo una volontà e uno sforzo unitario individuando il comune denominatore su un nuovo Patto Costituzionale che rafforzi l’autogoverno dei Sardi in funzione di una maggiore libertà e giustizia sociale.

  1. 3. LIBERTADES

Si tratta quindi di contribuire ad avviare un processo che, attraverso il nuovo patto costituzionale, porti a un accordo e a un nuovo Statuto, che riconosca all’Isola i poteri e le risorse finanziare necessarie a un vero autogoverno, che realizzi un federalismo rispettoso dei diritti, della storia e dell’identità dei sardi. Il lavoro e i diritti, sas libertades, sono l’epicentro di questa lotta e di questi obiettivi. Da qui muovono, infatti, le preoccupazioni prioritarie dei lavoratori, dei pensionati e delle famiglie sarde, costretti tutti a fare i conti con una questione sociale la cui drammaticità è forse senza precedenti.

La crisi non riguarda semplicemente la qualità della rappresentanza politica ma, in diversi casi, uno svuotamento di significato e funzione delle istituzioni rispetto ai bisogni reali dei sardi e al loro rapporto con l’Italia e l’Europa.

Il rischio che dobbiamo evitare è che si operi una sorta di effetto trascinamento che, oltre a frantumare la coesione sociale, potrebbe indebolire anche la tenuta civile e morale del nostro popolo.

Questo processo va fermato in tempo e spetta alla politica e alle rappresentanze sociali, culturali e istituzionali promuovere tutte quelle iniziative capaci di fornire un nuovo consenso e rinnovate motivazioni ai cambiamenti necessari e urgenti per lo sviluppo economico e sociale dell’Isola.

Cagliari, 09 febbraio 2011

 

 

I promotori del Comitato per la Costituente e per il nuovo statuto della Sardegna

 

Agus         Bruno

Bandinu     Bachisio

Borrotzu  Don Pietro

Carta        Luciano

Costa        Enzo

Cubeddu    Salvatore

Fois           Paolo

Lobrano    Giovanni

Medde        Mario

Meloni       Giacomo

Onorato  Maurizio

Porru        Bachisio

Sanna       Ottavio

Scalas       Marco

Ticca         Francesca

 

Agus         Bruno

Bandinu     Bachisio

Borrotzu  Don Pietro

Carta        Luciano

Costa        Enzo

Cubeddu    Salvatore

Fois           Paolo

Lobrano    Giovanni

Medde        Mario

Meloni       Giacomo

Onorato  Maurizio

Porru        Bachisio

Sanna       Ottavio

Scalas       Marco

Ticca         Francesca

 

 

Condividi su:

    Comments are closed.