Documento di Intesa tra la Regione e le Organizzazioni Sindacali CGIL CISL UIL e UGL sulla ”Vertenza Stato-Regione”, sottoscritto a Cagliari, il 7 Maggio 2012
Documento di Intesa tra la Regione e le Organizzazioni Sindacali CGILA CIS UIL e UGL sulla
”Vertenza Stato-Regione”
sottoscritto a Cagliari, il 7 Maggio 2012
Premessa
Negli incontri svoltisi fra il Presidente della Regione Sardegna ed i Segretari regionali di CGIL, CISL, UIL e UGL è emersa una comune forte preoccupazione sulla grave situazione di crisi che colpisce il sistema socio—economico della Regione, minando la tenuta stessa della basilare coesione sociale, tanto da rendere urgente l‘adozione di misure straordinarie per arginarne gli effetti e rilanciare lo sviluppo.
Per questo negli ultimi tre anni il sindacato sardo ha svolto una intensa attività unitaria di denuncia e di proposta sul temi del lavoro, delle riforme e dello sviluppo dell’Isola, caratterizzata da una grandissima e coinvolgente mobilitazione popolare che si è espressa in decine di manifestazioni e in ben quattro scioperi generali regionali.
Per questo Regione e OOSS avevano costruito l’Intesa quadro del 4 giugno 2010, che si proponeva |‘obiettivo di adottare un Piano straordinario per il lavoro e un nuovo grande Piano di Rinascita della Sardegna, profilando tre linee d’azione riguardanti i rapporti con |’Unione Europea, con lo Stato e le questioni interne alla stessa amministrazione regionale.
Nella attuazione di tale Intesa, come più volte sottolineato dalla OOSS, si sono registrati ritardi che vanno rapidamente colmati con una più attenta azione di confronto e condivisione delle azioni prioritarie di intervento per contrastare la crisi e rimuovere i nodi strutturali che ostacolano la crescita e lo sviluppo.
A tal fine assume un particolare rilievo l’esigenza di recuperare una posizione unitaria della Regione e delle forze sociali e imprenditoriali per rafforzare e rilanciare |’interlocuzione con il Governo nazionale, che per troppo tempo non ha adottato o ha indugiato o rinviato le soluzioni strutturali opportune, anche quando derivanti da impegni assunti e da obblighi normativi, con |’effetto aggiuntivo di rendere insostenibili in Sardegna le misure restrittive delle manovre finanziarie di questi ultimi anni e di alimentare una spirale di aggravamento della crisi.
In questa fase, dunque, al riavvio de||’interlocuzione diretta tra OOSS e Presidenza della Giunta, si è convenuto di individuare quali temi prioritari della ripresa del confronto quello della vertenza Stato —— Regione (”Vertenza Sardegna”), quello del piano straordinario per il lavoro e delle competenze riguardanti la Regione.
Con riferimento al primo tema concernente la ”Vertenza Sardegna” si è concordato che il confronto venga avviato a partire dal presente documento di sintesi che riepiloga i termini essenziali della vertenza stessa, sia con riferimento ai presupposti politici che la sostengono, sia con riferimento ad una più puntuale illustrazione dei temi e degli obiettivi che la Regione si prefigge di conseguire dal confronto con lo Stato, nel quadro della propria strategia di contrasto della crisi e di rilancio dello sviluppo regionale.
Con riferimento al piano straordinario per il lavoro ed alle questioni riguardanti le altre competenze della Regione si concorda che si dovrà riprendere dall’esame congiunto delle iniziative già adottate dalla Giunta e da quelle in fase di programmazione nel quadro di un più ampio confronto sui temi delle politiche per il lavoro ed a tal fine, pertanto, si rimanda ad un ulteriore documento specifico da condividere.
Presupposti politici
Come già evidenziato nel corso della seduta in Consiglio regionale degli stati generali della Sardegna, nella vertenza con lo Stato sono ricompresi e rilanciati in chiave moderna i temi alti che toccano da vicino l’essenza stessa de||’autonomia, la difesa dei principi cardine della specialità regionale.
E su temi di questa portata è doveroso ed indispensabile che la politica regionale si apra al coinvolgimento ed al confronto con le forze che rappresentano le categorie sociali e produttive, le rappresentanze delle autonomie locali.
Sono riflessioni di metodo peraltro già contenute nel documento condiviso e sottoscritto il 4 giugno 2010 fra la Regione e le OOSS, che mantiene inalterata oggi tutta la sua attualità.
Da un lato, quindi, era ed è indispensabile riprendere il confronto con |’Unione europea e con lo Stato sul riconoscimento della condizione di insularità e, da||’altro, sulla ”Vertenza Sardegna”, centrandolo oggi su alcune questioni di fondo e sostanziali per lo sviluppo della nostra isola, rimaste storicamente irrisolte.
Su queste questioni di fondo per il confronto con il Governo Monti può esprimersi una sintesi unitaria delle posizioni delle forze politiche, economiche e sociali, distinta dal dibattito politico ordinario.
Il percorso avviato
La Presidenza della Giunta, dopo aver sollecitato il Presidente Monti ad attivare un incontro—confronto sui temi della “Vertenza Sardegna”, ha promosso un incontro a Roma con tutti i Capi gruppo del Consiglio regionale e con tutti i parlamentari della Sardegna, con i quali è stato condiviso e avviato un percorso che si sta svolgendo con riferimento ai seguenti passaggi.
Assicurare continuità e sistematicità al confronto ed alla discussione sulla “Vertenza Sardegna” fra Parlamentari sardi, Consiglio regionale, Giunta regionale e parti sociali ed economiche, affermando quindi un metodo orientato alla unità ed alla condivisone delle scelte.
Con riferimento ai contenuti sui quali centrare il confronto con lo Stato, avviare un confronto aperto assicurando, quindi, il concorso di tutti a partire dalle questioni chiave de|l’insularità, della vertenza entrate, delle vertenze industriali, del federalismo fiscale e della riduzione dei gap infrastrutturali.
Sono stati questi i temi prioritari portati alla attenzione del Presidente Monti nel corso de||’incontro da lui convocato il 2 febbraio scorso.
Il Consiglio regionale con ordine del giorno unitario n. 76, approvato il 14 febbraio 2012, ha condiviso questa impostazione e queste priorità e ha espresso, anche se in modo articolato, la volontà dell‘Assemblea di: riaffermare l’assoluta urgenza che il Governo favorisca |’applicazione integrale dell‘articolo 8 riformato « dello Statuto speciale; richiedere l‘avvio immediato dei confronti tematici riguardanti: patto di stabilità; difesa e consolidamento del sistema produttivo isolano e vertenze industriali; continuità territoriale — sistemi di trasporto interno e linee viarie; moratoria delle azioni promosse da Equitalia nei confronti delle imprese sarde in crisi temporanea di liquidità, confermata la più rigorosa lotta all’evasione fiscale; rimodulazione ed operatività degli interventi finanziati con fondi FAS.
E’ stato lo stesso Consiglio regionale che, con il medesimo ordine del giorno, considerate la necessaria partecipazione dell’intera società sarda al confronto con lo Stato e alle iniziative di mobilitazione democratica finalizzate ad ottenere urgenti percorsi risolutivi alle vertenze in atto, ha dato mandato al Presidente del Consiglio regionale di convocare l‘Assemblea degli stati generali del popolo sardo.
Nel contempo occorre che deputati e senatori sardi confermino l’impegno assunto di sensibilizzare i rispettivi gruppi affinché sollecitino nei due rami del Parlamento la discussione sui temi strategici per la Sardegna.
Durante la visita del Presidente Napolitano (lo scorso 20 febbraio), è pervenuta la comunicazione formale del DPCM del Presidente Monti che istituisce il tavolo per l’autonomia finanziaria e/o sviluppo industriale e infrastrutturale della Regione Sardegna, che si è insediato il 13 marzo scorso, acquisendo agli atti l’ordine del giorno del Consiglio regionale n, 76, del 14 febbraio 2012, illustrato in apertura dal Presidente della Regione.
L’incontro di insediamento è stato un incontro programmatico che ha consentito di definire principalmente questioni organizzative e di metodo; si è dato atto che le questioni sollevate dalla Regione hanno differenti articolazioni ed i percorsi possibili presentano un diverso “grado di maturazione”; si è quindi definito un modus operandi che porterà ad affrontare partitamente le diverse tematiche tenendo conto che per alcune potranno essere sufficienti soluzioni di tipo amministrativo, mentre per altre saranno necessarie soluzioni di tipo legislativo.
Sulla priorità entrate, sono già stati avviati gli approfondimenti tecnici necessari per una chiusura della vertenza entro tempi brevi nel rispetto della esigenza posta dal Consiglio regionale. Anche sugli altri temi si è concordato di procedere per approfondimenti tecnici ed ipotesi operative di soluzione da riportare al tavolo perla discussione.
E’ questo il binario lungo il quale si sta muovendo la ”Vertenza Sardegna”; un percorso che potrà adesso essere arricchito con la partecipazione delle O©.SS. e di tutta la classe dirigente regionale, a partire dai contributi già acquisiti nella seduta straordinaria del Consiglio regionale allargata agli “Stati generali” dello scorso 16 marzo. Tale coinvolgimento è stato riaffermato dallo stesso ordine del giorno n. 80 del 21 marzo 2012 del Consiglio regionale.
Entro tale quadro la Regione el e OOSS della Sardegna concordano sulla esigenze di una rapida convocazione del tavolo politico.
Contrasto della crisi e rilancio dello sviluppo
Per una più chiara comprensione degli obiettivi che la Regione si prefigge di conseguire dal confronto con lo Stato è necessario collocare i temi della “Vertenza Sardegna” nel quadro della strategia regionale di contrasto della crisi e di rilancio dello sviluppo.
Fin dal suo insediamento, la Giunta regionale della Sardegna ha dovuto contrastare le pesanti conseguenze di una duplice grave emergenza. L’avvento e la diffusione della crisi economica internazionale si è infatti sovrapposta alle difficoltà specifiche del modello di sviluppo industriale sul quale l’Isola aveva puntato nell’ultimo mezzo secolo per il suo riscatto economico e sociale, che rischia il declino in assenza di investimenti per la sua riqualificazione e per il miglioramento del contesto operativo.
Il sistema produttivo regionale, richiede un’attenta e puntuale articolazione di una nuova strategia e nuovi obiettivi da conseguire, anche con riguardo alla complessa situazione dell’industria energivora regionale, che resta oggi in gran parte una presenza unica in campo nazionale.
La Regione e le OOSS della Sardegna sono, pertanto, impegnate nel rispetto delle proprie competenze e responsabilità, a contrastare gli effetti della crisi economica internazionale e la sua nuova, forte recrudescenza e, contemporaneamente, ad attuare un nuova strategia di sviluppo per garantire ai sardi un livello di benessere almeno equivalente a quello medio europeo.
Al fine di poter incidere sulle conseguenze della crisi e nel contempo sui principali nodi dello sviluppo la Giunta regionale, anche in considerazione dei contenuti dell’Accordo sottoscritto il 4 giugno 2010 con le OOSS, sta operando contestualmente su tre livelli: a livello europeo e nazionale, sia per il riconoscimento della condizione di insularità nel quadro del negoziato per la programmazione della nuova politica regionale di coesione post-2013, sia nella riconfigurazione del patto costituzionale con lo Stato nel quadro realizzativo del federalismo, affinché sia previsto un impegno strutturale dello Stato alla realizzazione di politiche differenziali e investimenti specifici per lo sviluppo dell’Isola (cfr.: art. 13 Statuto d‘Autonomia e L. 42/09). Il riconoscimento della condizione svantaggiosa specifica de|l‘insularità in sede comunitaria e nazionale deve poter consistere non solo nell’affermazione di maggiori poteri autonomi della RAS, ma nella previsione di criteri e parametri più legati alla specifica realtà socio-economica e geografica regionale rispetto al contesto nazionale ed europeo nella determinazione dei livelli minimi di servizi pubblici da garantire ai cittadini nel territorio (per es., rete scolastica, servizi sociali e socio—sanitari, servizi di trasporto pubblico locale, ecc.) e alle attività economiche nell’accesso ai fattori produttivi e ai rapporti di scambio commerciale (energia, trasporti, infrastrutture, ecc.) a condizioni perequate e competitive; a livello nazionale, per la soluzione di alcune partite storiche rimaste ancora aperte con lo Stato, che diventano la pre—condizione necessaria per consentire alla Sardegna di conseguire gli obiettivi individuati dal nuovo modello di sviluppo, in particolare quanto ad attribuzione ed effettiva disponibilità di risorse amministrabili dalla Regione e ai livelli di dotazione d’infrastrutture materiali e sociali; a livello regionale, per contrastare gli effetti della crisi e contestualmente attuare il nuovo modello di sviluppo con una particolare attenzione ai temi, già condivisi con le OO.SS. ne||‘lntesa del 4 giugno 2010, riguardanti: le attività produttive; le politiche attive del lavoro; la riforma del diritto allo studio e della formazione professionale; il contrasto alla povertà; il riequilibrio territoriale; le riforme istituzionali.
Entro questa prospettiva vanno inquadrate le motivazioni che hanno portato la Regione ad individuare come prioritari lteml portati a||’attenzione del Governo nazionale con le sette schede sommarie della “Vertenza Sardegna”.
Aspetti essenziali del nuovo modello di sviluppo
Creare nuove opportunità di crescita e di sviluppo significa saper realizzare un nuovo posizionamento competitivo della Sardegna ne||’economia globale, avviando un nuovo processo di internazionalizzazione dell’Isola.
· La Regione crede nelle nuove prospettive della green economy e nei circuiti virtuosi della società della conoscenza, nella ricerca e ne||’innovazione, quali leve per il rilancio del suo sistema produttivo, unitamente allo sviluppo del turismo e del terziario e alle politiche di salvaguardia e di valorizzazione del suo patrimonio culturale e ambientale.
Una Regione “senza periferie” che persegue una forte integrazione territoriale al suo interno (fra aree urbane, aree costiere e aree rurali) per aprirsi verso il resto del mondo e concretizzare e valorizzare il ruolo, oggi solo potenziale, di “baricentro economico e culturale” del Mediterraneo.
Si tratta di indirizzi strategici da perseguire — accelerando fortemente la spesa delle risorse del POR, che contiene assi e misure dedicate nel FERS e nel FSE – con adeguate politiche di intervento funzionalmente collegate al sostegno e alla diffusione delle nuove tecnologie delle telecomunicazioni digitali e multimediali, le bio-tecnologie, i nuovi sistemi di risparmio e di generazione energetica, pulita e rinnovabile, per un contestuale rilancio del sistema agricolo, forestale e agro- alimentare, sviluppo delle attività manifatturiere, anche “leggere”, e dei servizi del terziario avanzato.
Va considerato il limite evidente del sottodimensionamento del sistema produttivo regionale quanto a capitale aziendale e capacità imprenditoriale espressa dalle Micro e PMI sarde, che soprattutto per questo investono poco e attingono male a||’innovazione e alla ricerca, per assumere |’obiettiv0 programmatico della loro crescita competitiva, rafforzando da un lato la spinta ai processi aggregativi e, dall’altro, l’insediamento e la riqualificazione di importanti attività produttive e industriali tecnologicamente avanzate. Da un lato, dunque, bisogna puntare alla valorizzazione delle filiere locali e dei distretti industriali, sia incentivando la messa in comune delle risorse aziendali I fino al conseguimento di masse critiche adeguatamente competitive per |’acquisizione dei fattori produttivi (materie prime, tecnologie e servizi, ricerca e formazione) e perla proiezione su mercati più vasti; sia predisponendo moderne reti di servizi reali e strutture di governance di Distretto che siano di vero supporto tecnico, amministrativo e commerciale. In questo senso, anche le manifatture “leggere”, per esempio quelle espresse dalle attività artigianali, dall’artigianato tipico e artistico e dalle imprese operanti nel campo dei BB.CC. e ambientali trovano ragion d’essere non soltanto in termini di mera sussistenza, ma proprio nella realizzazione di una politica industriale regionale (tessuti e tappeti a Samugheo o Urzulei, coltelli ad Arbus o Pattada, pietre e oreficeria a Dorgali, restauri monumentali e d’opere d’arte a Sassari e Cagliari, attività di bonifica e recupero nelle aree degradate o di ripristino ambientale post- calamitoso, ecc.), Da|l‘a|tro lato, va ribadito che la Sardegna deve rilanciare la presenza nei territori e nelle specifiche aree a vocazione industriale (Cagliari, Sulcis—Iglesiente, Medio-Campidano, Ogliastra, Oristano, Nuoro, Sassari, Gallura) per le quali si apriranno tavoli di confronto territoriale; non può rinunciare, inoltre, in alcun modo alla presenza di attività industriali importanti, che siano connotate da ampia capacità d’innovazione e contenuti tecnologici avanzati e che sappiano integrarsi con logiche di verticalizzazione produttiva sia per le fonti primarie sia per la trasformazione in loco dei derivati fino ai cicli ultimi di lavorazione: è questa la strada per assicurare nuove prospettive anche per settori ”maturi” come quello sugheriero e quello lapideo.
Entro questo nuovo quadro assumono un particolare rilievo le prospettive di sviluppo legate al grande progetto integrato della “chimica verde” che va all’opera un’apposita task—force amministrativa regionale in grado d’interfacciarsi con tutti gli altri livelli di governo per assicurare il rispetto dei tempi previsti per |’attuazione e per risolvere rapidamente ogni ostacolo procedurale alla sua realizzazione.
Nel contempo, pur nella consapevolezza dei limiti e delle penalizzazioni per la Sardegna legati alle dinamiche della localizzazione e distribuzione internazionale del lavoro e degli impianti della industria di base a livello globale, si deve continuare a lavorare per impegnare il Governo a preservare il comparto mineral—metallurgico, che rappresenta ad un tempo una riserva industriale strategica nazionale ed una storica specializzazione e unicità territoriale: perciò va chiuso rapidamente il cerchio rispetto alla soluzione degli handicap infrastrutturali del|’area e soprattutto della questione energetica (|’energia rappresenta piuttosto una materia prima che non una utility per queste produzioni), per la quale servono sia provvedimenti di natura amministrativa (rendere strutturale e non temporaneo |’abbattimento dei cosiddetti ”oneri di sistema” per queste singolari attività, relativamente alla parte energivora del processo produttivo), sia la dedicazione specifica di un impianto di produzione di energia che utilizzi le più moderne ed efficienti tecnologie.
In questa stessa logica, bisogna preservare la vocazione industriale del centro Sardegna, che può esprimersi ancora nella meccanica, nella farmaceutica, nel tessile di alta qualità e attraverso le attività legate alla chimica di base, in una logica di sistema regionale con i poli chimici di Assemini e Porto Torres, Anche in questo caso va messo in cantiere un progetto specifico per la soluzione delle strozzature infrastrutturali del|’area e dei problemi legati al costo de||‘approvvigionamento energetico, in via transitoria e strutturale, sulla base de||’aggiornamento degli accordi sottoscritti.
Infine, bisogna puntare alla crescita del settore della cantieristica navale e a||’attrazione e a|l’insediamento de|l’industria aerospaziale, comparti che alimentano un vastissimo circuito di attività indotte e che continuano ad esprimere un potenziale espansivo interessante malgrado la crisi globale e quella specifica di importanti operatori nazionali di questi settori.
Per realizzare questi obiettivi vanno fortemente potenziati gli attrattori, anzitutto con la qualificazione dei sistemi logistici e dei servizi a rete, con lo snellimento burocratico e |’efficienza dei servizi della P.A., con lo sviluppo sinergico delle attività di ricerca scientifica e tecnologica e, quindi, con un efficace e selettivo riordino degli incentivi per |’insediamento, |’ampliamento o la riqualificazione d’impresa, anche attraverso una nuova legislazione regionale di facilitazione creditizia.
E’ dentro questa stessa prospettiva che possono essere colte le opportunità della green economy, che punta anche al rilancio de|l’intero sistema agricolo e agr0—alimentare e forestale e ambientale regionale basato su moderne logiche di multifunzionalità e di piena integrazione con il settore del turismo e della valorizzazione e fruizione dei beni ambientali e culturali.
Va, pertanto, potenziata |’azione del Governo regionale finalizzata al rilancio del settore primario ed al superamento della ancora diffusa arretratezza nei metodi colturali e d’a||evamento, che incidono nella scelta stessa delle tipologie di prodotto e tecniche di produzione, e dalla debolezza dei sistemi di trasformazione e di commercializzazione, che determinano un elevato grado di dipendenza dalle sovvenzioni pubbliche degli operatori ovvero un’elevata esposizione debitoria verso intermediari finanziari o industriali. Ma proprio per questo il settore agricolo e agroalimentare rappresenta di per sé uno dei più importanti ambiti produttivi per lo sviluppo regionale, visto l’elevatissimo grado di dipendenza della Sardegna da importazioni extra—regiona|i per il fabbisogno alimentare essenziale della popolazione: a questo vanno orientate consistenti politiche di sostegno a|l’innovazione e al marketing, alla caratterizzazione tipica e alla tracciabilità dei prodotti, a|l’importanza dei marchi d’origine e qualità.
Cosi come rappresentano un notevole potenziale “economico” la pesca e l’ittìcoltura, se si incrementano le aree d‘attlvltà liberandole da altri vincoli e servitù e si punta allo sviluppo delle manifatture conserviere locali; oppure la silvicoltura nel suo complesso, se si supera la logica solamente difensivista e si punta alla forestazione produttiva — per es. sughericola — e alla valorizzazione delle biomasse, al recupero e sostegno di attività tipiche e “bio|ogiche” (allevamento, apicoltura, erbe medicinali, ecc.) e alla fruizione turistico- didattico—ricreativa dei compendi forestali.
In tale contesto, il tema della valorizzazione, anche turistica, dei parchi naturali nazionali e regionali rappresenta una opzione irrinunciabile del nuovo modello di sviluppo. Una particolare attenzione, a tal fine, assume |’esigenza della riforma e del funzionamento del Geoparco minerario storico e ambientale della Sardegna che rappresenta l‘esemplificazione concreta de||’indirizzo strategico di valorizzazione del patrimonio storico-cu|turale~ambientale della regione. La Giunta regionale Iicenzierà rapidamente il progetto di riforma dello Statuto del Parco, già predisposto e condiviso dalla Comunità del Parco, da quella scientifica e dalla Consulta delle associazioni, per la successiva ratifica con decreto ministeriale che consentirà sia di costituire e rendere operativi gli organismi consultivi e gestionali sia di varare il nuovo Regolamento di disciplina delle tutele e delle attività del Parco. Tale intervento, di straordinaria importanza in se stesso, si può, altresì, collocare ne|l’ambito delle attività di bonifica, di recupero ambientale e di riconversione produttiva dei siti industriali dismessi, perché ne è ad un tempo esemplificazione e strumento/volano d’attuazione.
ln sintesi, le esigenze sopra prospettate, discusse e condivise con le OOSS della Sardegna, convergono verso un nuovo modello territorialmente integrato di sviluppo della Sardegna dai seguenti tratti caratterizzanti.
Ruolo chiave del capitale umano, della società della conoscenza, della ricerca e de||’innovazione, e della società dell’informazione, con le sue applicazioni diffuse a tutto il contesto regionale a partire dalla Scuola e dalla PA regionale e locale.
Ruolo chiave della green economy e della filiera energetica centrata sui temi della riduzione della CO2, sul risparmio energetico, sulla produzione da energie rinnovabili (dallo sviluppo del solare termodinamico e della microgenerazione fotovoltaica diffusa e delle smart grid, fino alla valorizzazione energetica del ciclo dei rifiuti, delle biomasse agricole e dei residui d’a|levamento, anche come strumento di politica settoriale nel primario), sulla capillare distribuzione del metano (GALSI e reti di derivazione) e sul carbone pulito (sia con riferimento al progetto integrato miniera/centrale Sulcis, ma anche alla conferma della prossima realizzazione della nuova centrale E.On a Fiumesanto). Ruolo chiave della green economy e della filera energetica significa anche progettare e finanziare (per es., destinando parte del FAS residuo, accelerando la spesa sulle linee d’intervento specifiche del POR e/o del Fondo Jessica, attingendo al recente Bando del lx/IATTlvl sul POln Energia per i comuni minori del Mezzogiorno) un vasto programma di ristrutturazione e riqualificazione energetica del patrimonio edilizio pubblico — e anche privato, attraverso appositi incentivi – anche in funzione anticiclica, per |’occupazione che può rapidamente riattivarsi nel settore delle costruzioni. E’ un’azione funzionale sia al risparmio energetico sia allo sviluppo della microgenerazione fotovoltaica diffusa e alla realizzazione di smart grid (evitando la proliferazione parchi fotovoltaici nei campi agricoli), nonche de||’ampliamento della rete telematica regionale, con diffusione delle reti aperte. Si tratta, cioè, di perseguire concretamente una politica delle costruzioni esplicitamente indirizzata ad obiettivi duraturi di crescita sostenibile e di coesione economica e sociale, rimettendo in moto il comparto e |‘occupazione che crea attraverso il rapido avvio di Iavorì pubblici locali in centinaia di cantieri nei centri urbani, per |‘ediIizia pubblica e scolastica, i servizi pubblici e |’arredo urbano; nelle infrastrutture delle artigianali e industriali, nel territorio contro il dissesto idrogeologico, nella ripresa di una politica di housing sociale.
Ruolo chiave del nuovo posizionamento competitivo internazionale direttamente legato allo sviluppo integrato dei territori, al turismo sostenibile ed alla conquista di un ruolo di primo piano nella cooperazione euro— mediterranea.
Ruolo chiave di un nuovo e moderno sistema di protezione sociale, attento ai più deboli, aperto, tollerante, solidale e inclusivo, non residuale; un sistema basato su|l’allargamento delle prestazioni di servizi sociali di qualità piuttosto che al|’erogazione di prestazioni monetarie più o meno caritatevoli e/o ben indirizzate verso i più bisognosi; volto a predisporre misure universali per la conciliazione di tempi di vita sociale/familiare e di lavoro; teso alla diffusione su tutto il territorio regionale de||’effetto urbano nelle politiche sociali, anche per contrastare |’abbandono delle aree più deboli, quelle rurali e interne. Un sistema che punti allo sviluppo integrato e sussidiario del terzo settore, perché attraverso questa via si crea lavoro ragguardevole e si realizzano meglio obiettivi di coesione e di contrasto della povertà e dell‘escIusione.
Ruolo chiave della qualità della pubblica amministrazione, senza la quale perde efficacia qualsiasi attività di programmazione, i cui servizi al cittadino e all’impresa vanno in regione urgentemente riordinati e riformati, secondo principi di valorizzazione della professionalità e di stabilizzazione del personale, e principi di razionalità, integrazione, trasparenza, efficienza ed efficacia nell’utilizzo delle risorse.
Pre-condizioni del nuovo modello di sviluppo
Per il successo di questo nuovo modello, la Regione e le OOSS della Sardegna condividono che ci sono alcuni fattori imprescindibili e fondamentali (essendo gli stessi le pre—condizioni per l’attuazione del nuovo modello di sviluppo), sui quali è essenziale e decisivo |’intervento dello Stato e del Governo nazionale anche per una efficiente ed efficace attuazione delle politiche comunitarie di coesione territoriale e per la nuova impostazione della programmazione dei fondi strutturali europei per il periodo post—20l3, Queste pre-condizioni dello sviluppo attengono in particolare: Queste pre—condizioni dello sviluppo attengono in particolare: al riconoscimento della condizione di insularità e del nuovo regime delle entrate per l’esercizio di una moderna autonomia responsabile che assicuri alla Sardegna una più ampia ed effettiva sovranità nel rispetto del suo status di Regione a statuto speciale; per questo serve ridefinire un nuovo patto costituzionale con lo Stato, assumendo l’obiettivo della revisione dello Statuto Speciale della Sardegna, ampiamente partecipata, attraverso |’Assemb|ea costituente del Popolo sardo, alla luce del referendum regionale, finalizzata a riconoscere le specifiche ragioni del|’autogoverno de||’Iso|a, capace di realizzare un federalismo pienamente solidale e di valorizzare la sussidiarietà verticale verso le autonomie locali, attuando le norme sul trasferimento dei poteri e delle risorse agli enti locali (federalismo interno); alla indispensabile ed urgente revisione del Patto di stabilità interno, che va rimodulato in ragione sia del calcolo del maggior tetto di spesa regionale derivante dalla L. 296/96, sia della conseguente attribuzione di maggiori oneri a carico della Regione sarda per spesa sanitaria e trasporti, sia soprattutto per la possibilità di far riferimento al saldo d‘amministrazione complessivo delle AA.LL. presenti in Sardegna, piuttosto che ai tetti di spesa imposti a ciascuna; questo consentirebbe |’immediata disponibilità delle risorse di tesoreria accumulate nei residui passivi sia perla RAS che per le diverse amministrazioni locali ”virtuose” impossibilitate a realizzare investimenti e persino pagamenti correnti, spesso con grave danno perle imprese beneficiarie e per I’occupazione (e indirettamente per la spesa pubblica, aggravata dai conseguenti oneri per |’attivazione di ammortizzatori sociali); alla rimozione delle ingenti sperequazioni infrastrutturali materiali e sociali della Sardegna, che sono note e ormai da anni certificate da studi e ricerche di diversi osservatori indipendenti; esse riguardano il complesso dei servizi pubblici e dei sistemi a rete, energia, telecomunicazioni, strade, ferrovie, acqua e condotte idriche, fognarie e depurative, piattaforme logistiche di raccolta, trattamento, riutilizzo e smaltimento dei rifiuti, ospedali e servizi socio—sanitari, servizi socio—assistenzia|i residenziali e domiciliari, servizi familiari, asili e scuole materne, rete scolastica primaria e secondaria, servizi culturali, per lo sport e per il tempo libero; al potenziamento delle infrastrutture immateriali per sollevare la qualità ed il livello di istruzione del capitale umano della Sardegna: i processi educativi e culturali sono centrali nel nuovo modello di sviluppo, sono indissolubilmente centralità del capitale umano nel nuovo modello di sviluppo, quanto a livello di istruzione e formazione deve potersi tradurre in termini di previsione di una rete di servizi scolastici che non può subire gli stessi tagli e ridimensionamenti di altre realtà regionali, che hanno una consistenza demografica molto maggiore, una dimensione territoriale minore e, comunque, una dotazione di sistemi e vie di collegamento tra le diverse comunità locali di gran lunga superiore; analogo criterio deve essere utilizzato per i diversi servizi sociali e sanitari, poiché la fredda tagliola dei numeri ferisce le realtà più deboli in modo più profondo; a||’avvio di urgenti interventi di completamento delle principali infrastrutture materiali: in particolare quelle della mobilità interna ed esterna, entro una nuova prospettiva di effettiva continuità territoriale aerea e marittima; va affermato il principio che per colmare il gap infrastrutturale della Sardegna, come previsto a||’art. 22 della L.42/09, serve un piano pluriennale d’investimenti di gran lunga superiore a||‘appostamento di risorse previsto nel FAS rimodulato e stabilito il principio che, nella ridefinizione del rapporto con lo Stato, questo intervento perequativo deve essere reso strutturale attraverso una pluralità dì strumenti, in ragione delle peculiari caratteristiche de||‘isola, che rendono quel gap in qualche caso fisicamente ineliminabile; è anche su questo che viene a fondarsi — secondo le modalità da||’art.16 della citata L.42/09 in materia di federalismo fiscale — la necessità attualissima di riproporre l‘adozione di un nuovo Piano di Rinascita della Sardegna, disposto dal|’art.13 dello Statuto regionale e sancito dal 5° comma, art. 119 della Costituzione; agli interventi che assicurino ai Sardi |’esercizio dell’irrinunciabile diritto costituzionale alla mobilità; è certo fisicamente ineliminabile per i cittadini sardi la condizione periferica d’isolani, che incide profondamente sul loro diritto alla mobilità: non può essere lasciato sulle sole loro spalle l’intero onere per la continuità territoriale, soprattutto perché quanto previsto dalla 296/06 non poteva che riferirsi al solo trasporto aereo ed, inoltre, era strettamente — benché impropriamente — correlato alla puntuale attuazione del nuovo regime delle entrate, che non c‘è stata; lo Stato non può sottrarsi a||‘obbligo di garantire pari opportunità ai suoi cittadini nella soddisfazione di bisogni e diritti fondamentali sulla base di un discrimine geografico e di norme meramente finanziarie e tributarie; si tratta di rivalutare il dettato legislativo originario della L. 144 sulla cosiddetta continuità aerea, fondato su||‘assunzione di un impegno solidaristico da parte della comunità nazionale verso una sua componente naturalmente svantaggiata; su questo assunto può fondarsi anche una specifica modalità di sostegno a favore degli emigrati e |‘eventuale allargamento a tutti i non residenti della possibilità di accesso a||’iso|a a condizioni regolamentate, ma tenendo ben salda la garanzia del livello essenziale della prestazione per i _ residenti; nel caso della continuità marittimo, dove mancano norme attuative dì riferimento, sono state fatte scelte sulla privatizzazione della Tirrenia che non soddisfano le esigenze della comunità regionale e che, perciò, hanno determinato |’insorgenza di un contenzioso formale tra Stato e Regione che va superato per ripristinare rapporti di leale collaborazione istituzionale ne||‘interesse primario dei cittadini e della stessa finanza pubblica: serve una condivisa individuazione degli oneri di servizio pubblico e la disponibilità della conseguente adeguata dotazione finanziaria pluriennale, con lo svolgimento di una gara internazionale perla individuazione del soggetto/i che lo svolgano.
Entro questo quadro, va anche risolto con il Governo l’ingìustificabile comportamento del gruppo FS (RFI, Cargo e Trenitalia), controllato dallo Stato, che ha deciso di disimpegnarsi ne||’iso|a rispetto al trasporto delle merci per terra e per mare, pur godendo per questo servizio pubblico di un’apposita sovvenzione – che potrebbe prestarsi ad essere messa a gara – e di sottrarsi al dovere di garantire con apposito contratto di servizio il trasporto sulle tratte ferroviarie interne causando notevoli disagi ai passeggeri.
La Sardegna non chiede assistenza, chiede allo Stato soltanto condizioni di pari opportunità con le altre Regioni italiane per poter esercitare responsabilmente la propria autonomia, uscire a testa alta dalla crisi ed attuare un proprio nuovo modello di sviluppo.
Entro questo quadro di riferimento sono state individuate le tematiche prioritarie sulle quali la Sardegna e le OOSS della Sardegna chiedono al Governo risposte concrete e tempestive.