La Sardegna è da 150 con l’Italia: parliamone!
La Sardegna è da 150 con l’Italia: parliamone!
La celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia viene osservata in Sardegna con atteggiamenti differenti e con considerazioni contrapposte. Da un lato c’è un consenso celebrativo che vuole allineare la Sardegna con i propositi delle Istituzioni italiane, non prive di accenti trionfalistici, che rimarcano il contributo dei Sardi al Risorgimento e a una primogenitura nel “fare l’Italia”. Dall’altra parte si rifiuta qualunque riconoscimento e partecipazione alla ricorrenza con l’intento di passarla sotto silenzio.
Noi non la pensiamo così e non siamo d’accordo con celebrazioni subalterne e residuali. Riteniamo invece più costruttiva una scelta di posizione consapevole – che potrà contenere le valutazioni più favorevoli ma pure quelle più critiche – che accetta la sfida di questa commemorazione ma per analizzare nel dettaglio storico e nel giudizio politico i vantaggi e gli svantaggi avuti e subiti dai Sardi, a partire dalla “fusione perfetta”, dal ’61 alla prima guerra mondiale, e procedendo oltre fino all’oggi, esplorando anche la questione del cosiddetto “secondo risorgimento riferito alla Resistenza ”, fino allo Statuto sardo, alla sua applicazione e al suo presente superamento.
I sardi c’erano già dall’inizio, con il federalismo repubblicano di Giovanni Battista Tuveri e di Giorgio Asproni, si impegnarono come nessun altro nella prima guerra mondiale attraverso il sacrificio di migliaia di giovani soldati e di ufficiali, compirono la più completa riflessione sul Risorgimento italiano attraverso il pensiero di Antonio Gramsci.
E’ dunque l’occasione per sfuggire al carattere deformante delle esaltazioni celebrative ed aprire invece pagine di storia realistiche con forti accentuazioni e chiarificazioni di “mondo vissuto” e di esperienza antropologica, culturale e politica della gente sarda.
E’ anche importante collocare il concetto di Unità d’Italia nell’attuale clima politico italiano e soprattutto in riferimento alla realtà politico-istituzionale sarda, alle azioni intraprese nel tempo per un governo sardo autorevole, ai fermenti che animano i dibattiti e agli auspici di autodeterminazione, anche per mettere a nudo come questo rinforzo accentuato di “unità d’Italia” corrisponda a un progetto politico di centralismo in attenuazione di un federalismo positivo e ancor più di prospettive di sovranità.
Questa iniziativa di presenza culturale e di dibattito – che potremmo denominare con i termini: “Dalla ricorrenza dei 150 anni dell’unità d’Italia a sa die de sa Sardigna 2011” – intende raggiungere al livello personale tutti i cittadini, in particolare i protagonisti della cultura e della politica, senza distinzione di appartenenza associativa o di schieramento. Vogliamo essere solo, per una volta, dei sardi che riflettono insieme.
I sottoscritti si incontreranno il prossimo 25 marzo 2011, presso la Casa Aragonese del comune di Seneghe, a partire dalle ore 16,00. La proposta di organizzazione dei lavori terrà conto del procedere delle adesioni e verrà reso disponibile più avanti.
L’incontro di Seneghe può essere un contributo a questo obiettivo di chiarimento storico e di elaborazione di una maggiore coscienza politico-istituzionale per i Sardi.
Firma: Bachisio Bandinu (antropologo, giornalista), Antonio Buluggiu (insegnante), Luciano Carta (storico, dirigente scolastico), Vittoria Casu (docente universitario, già consigliere regionale), Placido Cherchi (antropologo) , Alberto Contu (storico), Gianfranco Contu (storico) , Mario Cubeddu (storico, insegnante), Salvatore Cubeddu (sociologo), Giuseppe Doneddu (storico, docente universitario), Federico Francioni (storico, insegnante), Gianni Loy (docente universitario), Piero Marcialis (attore, insegnante), Piero Marras (cantautore,già consigliere regionale), Luciano Marrocu (storico, docente universitario), Alberto Merler (sociologo, docente universitario), Nicolò Migheli (sociologo), Maria Antonietta Mongiu (archeologo, insegnante, già assessore regionale), Giorgio Murgia (già consigliere regionale), Michela Murgia (scrittrice, insegnante), Paolo Mugoni (insegnante), Maria Lucia Piga (sociologo, docente universitario), Gianfranco Pintore (giornalista, scrittore), Paolo Pillonca (giornalista, scrittore), Mario Puddu (insegnante, scrittore), Vindice Ribichesu (giornalista), Andrea Vargiu (docente universitario).