Referendum: superato il quorum, ha votato il 35,50%

Questo  sito riporterà gli articoli della giornata non appena saranno disponibili via web.

Comunicato dell’ufficio stampa della Presidenza della Giunta regionale.

Referendum: superato il quorum, ha votato il 35,50%

Quorum superato per i dieci quesiti referendari regionali. Alle 22, ora di chiusura delle urne, ha votato il 35,50 per cento degli aventi diritto cioè 525.651 sardi. In provincia di Cagliari si è recato alle urne il 38,11 per cento degli elettori (nel capoluogo ha votato il 40,44%), in quella di Nuoro il 34,76 per cento, di Oristano il 33,04 per cento, in provincia di Sassari il 37,23 per cento, nel Medio Campidano il 42,55 per cento (affluenza più alta), nella provincia di Carbonia-Iglesias il 31,53 per cento, in Ogliastra il 28,74 per cento e nella provincia di Olbia-Tempio il 26,85 per cento. Gli elettori nell’isola sono 1.480.366, di cui 755.360 donne e 725.006 uomini. Il quorum per la validità del referendum è pari a 1/3 degli elettori ovvero 493.455.
“Una giornata di grande partecipazione popolare che rappresenta una vittoria per la Sardegna e per tutti i Sardi.” Così il presidente Cappellacci ha commentato il raggiungimento del quorum per i dieci quesiti referendari. “I cittadini si riappropriano degli spazi della politica – ha aggiunto il presidente della Regione- e danno essi stessi impulso auna stagione di cambiamento non più rinviabile, che deve coinvolgere tutta la politica e l’intera società sarda. Al di là delle appartenenze di ciascuno, bisogna cogliere questo messaggio chiaro e la volontà espressa di una Sardegna che intende decidere con scelte autonome e di rottura con il passato.

 

 

L’UNIONE SARDA – Politica: L’Isola contro la casta

07.05.2012
C’è il quorum sui 10 quesiti che vogliono abolire sprechi e privilegi.
Al voto oltre 525 mila elettori, il 35,5 per cento degli aventi diritto.

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Il referendum diesel inizia lento, prosegue a velocità media, prende velocità e quando pochi ci credono e sul web si celebra già la sua sconfitta taglia il traguardo superando di due punti la percentuale richiesta. Per raggiungere il quorum del 33 per cento sarebbero stati sufficienti 493.455 voti. Ne sono arrivati 32.196 in più, 525.651, il 35,50% degli aventi diritto. La consultazione, dunque, è valida e nella tarda serata di oggi, quando sarà terminato lo spoglio delle schede, si saprà se i sì avranno prevalso, come appare scontato, per tutti i quesiti o il risultato sarà più articolato. PROVINCE BOCCIATE Ma non è azzardato, già da oggi, anticipare che i sardi hanno deciso di abrogare le nuove Province e di tagliare le indennità dei consiglieri regionali. E, attraverso i quesiti consultivi, di dire basta ai consigli di amministrazione degli enti e delle agenzie regionali, di ridurre a cinquanta il numero dei consiglieri regionali. Hanno inoltre chiarito che vogliono scegliere i prossimi candidati alla presidenza della Regione attraverso le elezioni Primarie e che gradiscono che sia un’Assemblea costituente a riscrivere lo statuto speciale. Se questo è stato un referendum “anti-casta”, come lo hanno definito i promotori, un terzo dei sardi ci ha creduto. Oltre mezzo milione di persone si è mossa al di là dei partiti che, a parte rare eccezioni, non si sono schierati. Un segnale da non sottovalutare, nonostante due terzi dei sardi non siano andati alle urne. Ma questa volta conta la minoranza che ci è andata. I NUMERI La percentuale più alta di votanti si è registrata nel Medio Campidano, dove il 42,56% degli elettori ha deciso che fosse giusto cancellare l’ente intermedio, la più bassa nella provincia Olbia-Tempio (26,85%) che si è dunque opposta alla sua morte annunciata. Basse percentuali anche in Ogliastra (28,75%) e Carbonia-Iglesias (31,53%) e Oristano che con il 33,05% ha comunque raggiunto il suo quorum. Alta partecipazione, invece, a Sassari (37,24%), a Nuoro, la città del principale avversario dei referendum, Roberto Deriu (presidente della Provincia), dove hanno votato il 34,76% degli aventi diritto e Cagliari, la seconda provincia per numero di voti (186.846, il 38,12%). Tra i Comuni il record spetta a Lodine, 322 elettori e 180 votanti (il 55,90%). MOVIMENTO REFERENDARIO Logico l’entusiasmo tra il Movimento referendario: «Il quorum perché i referendum fossero validi è stato raggiunto», ha commentato Pierpaolo Vargiu, consigliere regionale dei Riformatori, criticato da molti avversari proprio per la sua «contraddittoria» duplice veste di “casta” e “anti casta”. «I sardi hanno voluto dare un segnale di speranza. Ma le spalle del Movimento sono gracili per poter reggere tutta la responsabilità che ci è stata affidata», aggiunge. «Da domani, se i sì prevarranno come crediamo, avremo bisogno dell’aiuto di tutti i sardi di buona volontà per costruire una Sardegna diversa». L’UNIONE PROVINCE SARDE Per Deriu si apre invece un baratro: «Ora dimostreremo che le domande che abbiamo posto hanno fondamento. Eccone alcune: poiché nessuna delle Province supersititi è abilitata a operare in territori diversi da quelli di propria competenza, da oggi chi è il datore di lavoro dei dipendenti provinciali? Chi sono i clienti dei fornitori che hanno fatto contratti con quelle Province? Chi è il titolare dei mutui di quegli enti? Io non credo», conclude, «che le banche per avere le rate si rivolgeranno ai 525 mila che hanno votato». Deriu e gli altri promotori dei tre ricorsi contro i referendum sulle Province – il primo rigettato dal Tar per incompetenza, gli altri due (chiedevano la sospensiva) respinti prima da un tribunale monocratico, poi da uno collegiale – hanno sempre creduto che si raggiungesse il quorum. «Per questo eravamo preoccupati». Deriu, poi, attacca Cappellacci: «Diamo merito ai referendari di aver posto un problema, ma chi doveva dare le risposte che loro chiedono si è trastullato con la pubblicità istituzionale anziché fare dell’istituzione uno strumento di proposte». Fabio Manca

 

L’UNIONE SARDA – Politica: «Ora ascoltiamo i sardi»

07.05.2012
L’esultanza del governatore: era giusto sposare questa causa.
Cappellacci lancia la sfida alle spese inutili.

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Il presidente della Regione Ugo Cappellacci si era giocato molto, nella partita dei referendum anti-casta. Così come aveva fatto all’epoca della consultazione sul nucleare, ha deciso di pubblicizzare l’evento in prima persona. «Se non si fosse raggiunto il quorum avrebbero detto che mi sarei dovuto dimettere, in quanto sconfitto. Ma era mio dovere unire la mia voce a quella di tanti sardi che invocano il cambiamento». Il governatore – che esce rafforzato dalla prova elettorale – ora spera di poter sfruttare l’onda lunga del successo per richiamare la sua maggioranza all’urgenza di riforme non più rinviabili. Vedendo i dati delle 19 non c’era da arrendersi? «Devo dire che sono venuto via dal seggio nel quale ho votato, attorno alle 12, convinto che sarebbe potuto accadere qualcosa di importante. Mi pareva di vedere in giro gente determinata a dare una scossa importante. Certo, i numeri a metà serata non erano confortanti». Cosa ne sarà delle Province? «Occorre aspettare lo spoglio dei risultati. Ma se fosse confermata la prevalenza dei Sì, le Province istituite nel 2001 non esisterebbero più. Occorrerà, nel caso, studiare le modalità con le quali ritornare al pregresso. Ma ormai il dado è tratto. Per quelle storiche il referendum era consultivo. Ma anche in questo caso il messaggio arrivato dai sardi mi pare inequivocabile. E la politica dovrà prenderne atto». Che reazione si aspetta, ora, dalla suddetta politica? «Il dato che emerge da questa consultazione, con oltre 525 mila sardi alle urne, è un segnale forte che non può essere ignorato. Sia i partiti che i singoli devono fare una riflessione forte, se vogliono rimanere sintonizzati con la gente». La Giunta regionale proporrà nuovi tagli ai privilegi? «La politica non può continuare a parlare di se stessa senza rendersi conto che i cittadini pretendono cambiamenti seri, specie in presenza di una crisi economica così grave. Si rinunci ai privilegi e si taglino le spese inutili». È uno slogan o lo farete davvero? «Sei mesi fa ho nominato una commissione che si sta occupando della spending review sarda. Presto annunceremo i tagli, anche ai costi della politica». Perché Pdl e Pd non si sono schierati a favore dei quesiti? «Sono stati poco coraggiosi e poco lungimiranti. Sono felice di aver seguito il mio istinto e la mia coscienza». Anthony Muroni

L’UNIONE SARDA – Politica: «Una forte richiesta di cambiamento: adesso il Consiglio non ha più alibi»

07.05.2012
Le reazioni dei partiti dopo il voto che spazza via le nuove Province
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Il referendum è una precisa richiesta alla politica: ascolti la richiesta di cambiamento che arriva dai cittadini e faccia il suo mestiere, guidando le riforme. Sono trascorsi pochi minuti dall’ufficialità del raggiunto quorum, ma i leader politici sardi (pur non tutti entusiasti dell’esito, a dir la verità) si ritrovano, nei loro commenti, su questo fil rouge . MONITO DAGLI ELETTORI «Per chi vuole leggerli – riflette Silvio Lai , segretario di un Pd tiepidino sui referendum – ci sono evidenti avvisi ai naviganti. Sarebbe un errore imperdonabile non dare il giusto peso agli elettori che si sono voluti esprimere. Al netto di ogni giudizio, restano tutte le problematiche di modernizzazione e semplificazione della pubblica amministrazione regionale». Quanto al Pd, «prendiamo sul serio questi segnali e ci impegniamo a realizzare le indispensabili risposte di profondo cambiamento, con coerenza tra ciò che diciamo e ciò che facciamo. I referendum hanno posto anche questo tema alla classe dirigente». Ben più convinta l’esultanza di Michele Cossa , leader di quei Riformatori che più di tutti hanno legato il proprio nome ai referendum: «È un grande risultato, la Sardegna ha chiesto il cambiamento. Adesso la politica deve dare le risposte che i sardi si attendono: anzitutto una politica più morigerata nei costumi e nei costi e attenta agi interessi dei propri amministrati». Cossa guarda già più in là: «Sono maturi i tempi per la costituzione di un ampio fronte in grado di raccogliere questa spinta e di diventare artefice del cambiamento. Questo ora sarà il nostro impegno». LE CONSEGUENZE Il segretario dell’Udc Giorgio Oppi l’aveva previsto: «Era chiaro che il quorum sarebbe stato superato, visto che tra mezzogiorno e le 19 aveva votato oltre il 15%». Per Oppi «è la vittoria dell’antipolitica, una reazione alla disperazione in un momento di crisi forte. Una mobilitazione contro la casta». Ora però l’assessore all’Ambiente si interroga sulle conseguenze del voto: «Dove andrà il personale delle Province, a chi passeranno le competenze? Non credo ai Comuni, che non possono sopportare il peso di un ulteriore aggravio dei loro bilanci. E le Province andranno a scadenza naturale o saranno commissariate? Non vorrei che si creasse il caos, adesso. Anche se i cittadini, che appartengono a quella quota di elettori che di solito non vota per sfiducia nei confronti delle istituzioni, hanno dato un segnale forte». Al contrario di Oppi, il presidente del Psd’Az Giacomo Sanna non credeva nel quorum. Dopo le 19 era convinto che centrare l’obiettivo sarebbe stato impossibile, anche per la concomitanza delle partite e di un clima inclemente. L’esponente sardista rimanda comunque ogni valutazione sull’esito del referendum a stasera, quando si conosceranno i dati definitivi. «NON BASTERÀ» Il meno soddisfatto è sicuramente Michele Piras , coordinatore di Sel. «Il 35% – fa notare – non è moltissimo. Naturalmente bisogna rispettare l’esito del voto: ma resta il fatto che 65 sardi su 100 non hanno capito il senso di una consultazione voluta da un pezzo della casta, che diceva di andare contro se stessa». In ogni caso «il nodo della riforma del governo del territorio è ancora tutto lì. Cancellare le nuove Province non risolve i problemi dei costi della politica, del decentramento, dell’efficienza. Ora la politica faccia il suo mestiere e si apra una stagione nuova in Consiglio regionale: non si capisce perché alcuni personaggi, eletti per fare proprio queste cose, non le abbiano fatte con gli strumenti a loro disposizione». I TERRITORI Singolare la lettura del voto da parte di Fedele Sanciu , presidente della Provincia Gallura, una di quelle cadute sotto i colpi dei quesiti abrogativi: a suo giudizio «trionfa il voto a difesa del territorio della Provincia di Olbia-Tempio, nata dopo decenni di lotte: con il non voto di circa il 73% dei galluresi è giunta un’indicazione ben precisa. La nostra entità territoriale, così sentita dalla popolazione, deve restare». Però, ammette il senatore del Pdl, «aver raggiunto il quorum è un segnale altrettanto forte da parte dei cittadini, da raccogliere per raggiungere quelle riforme necessarie per migliorare la macchina amministrativa territoriale, regionale e di tutto lo Stato. Sono emerse indicazioni ben precise per eliminare sprechi, caste e tentativi di accentramento del potere. Ora dobbiamo riflettere e metterci al lavoro per il bene di tutti». I GRANDI CENTRI Più che soddisfatto l’ex assessore all’Agricoltura Andrea Prato , impegnato in questi giorni nei teatri sardi con il suo show-comizio contro la casta: «Se qualcuno aveva ancora qualche dubbio, ora abbiamo il certificato. La Sardegna manda a casa Sciuponi e Province. Nonostante i tentativi di bloccare il ricambio generazionale e la riduzione drastica dei costi della casta, abbiamo vinto una prima grande battaglia». Emblematico, secondo Prato e il direttivo dei Pratici, associazione da lui fondata, il dato delle grandi città, «dove abbiamo raccontato alla gente chi è Sciupone. In provincia di Cagliari abbiamo superato il 38%, a Sassari il 37% e a Nuoro il 34%. Si conferma quanto sia stratificata nella società la voglia di cambiamento». Giuseppe Meloni Lorenzo Piras


 

LA NUOVA SARDEGNA – Politica: Sanciu: «Ci ha sconfitto la vera casta»

07.05.2012

«La casta, quella vera, si è nascosta dietro un banchetto per la raccolta per le firme. Ha usato risorse, anche pubbliche, per fare un colpo di mano. Un accentramento cagliaricentrico del potere. Ha cavalcato il malessere dei cittadini». È arrabbiatissimo il presidente della Provincia di Olbia Fedele Sanciu: «Per non aver avuto i mezzi economici per spiegare la verità. Che eppure è sotto gli occhi di tutti. Un partito tutt’altro che estraneo al potere, come quello dei Riformatori, che decide di rilanciarsi elettoralmente dopo la batosta di Cagliari. Un presidente, tutt’altro che estraneo ai problemi che viviamo, che decide di cavalcare l’onda. Una lotta di Davide contro Golia, con Golia che vuol passare per Davide. Centinaia di migliaia di cittadini mandati a scagliarsi contro le istituzioni, dalle stesse istituzioni. Non è così che si fa. Non è così che io ho fatto, eppure avrei buon gioco a dire che ho sessanta milioni in cassa bloccati dal patto di stabilità. Ma io accetto le regole. E non posso non sottolineare che in Gallura trionfa il voto a difesa della nostra provincia, nata dopo decenni di lotte: con il non voto di circa il 73% dei galluresi. Però l’aver raggiunto il quorum è un segnale altrettanto forte dei cittadini da raccogliere per raggiungere quelle riforme necessarie per migliorare la macchina amministrativa territoriale, regionale e di tutto lo Stato». Duro il capogruppo del Pd nel consiglio provinciale gallurese, Antonio Perinu: «Rispetto il voto dei cittadini. Ma non posso non rilevare che questi dieci quesiti sono una gigantesca operazione neo centralista mascherata. Nel mirino la rappresentanza politica dei territori, e il governo delle cose. Governo che evidentemente qualcuno vuole riportare nei palazzi del potere, che ben sappiamo quali sono. I numeri parlano di un enorme malcontento. E io spero che da domani la Regione e il suo presidente si interroghino sul loro fallimento, invece che cercare di fare i capipopolo di una rivolta che nasce principalmente per i loro errori. Travolgere una provincia come la Gallura, con le sue specificità linguistiche, territoriali, economiche, storiche. Ignorare il suo lungo e faticoso percorso di autodeterminazione. E farlo senza porsi il problema di cosa succederà dopo. Questo non è un modo serio di agire». Non ha dubbi Fulvio Tocco , presidente del Medio Campidano, provincia che clamorosamente ha votato in massa (42,5%) per autoabolirsi. «Il malcontento della gente è a livelli incredibili. La disperazione, lo scoramento, la mancanza di lavoro. Monta una rabbia sorda. Che si scaglia contro il primo bersaglio che si presenta. È toccato alle Province. E rispettiamo questo voto. Ma vorremmo spiegare che Province come la nostra, che hanno dei fondi da spendere, non li possono toccare perché sono incatenate da un assurdo patto di stabilità. L’intera Provincia del Medio Campidano costa quanto un consigliere regionale, ed è la provincia che ha messo in piedi un progetto con 1381 imprese agricole per lavorare 8mila ettari di terra. Sappiamo che le risposte che abbiamo potuto dare sono insufficienti. Ma abbiamo già provato cosa voglia dire esser sotto Cagliari, e la potente campagna messa in piedi contro di noi è la dimostrazione che Cagliari ha interesse a rimettere le mani sulle nostre risorse. E non certo per spenderle per noi».

 

LA NUOVA SARDEGNA – Politica: Sanciu: «Ci ha sconfitto la vera casta»

07.05.2012

«La casta, quella vera, si è nascosta dietro un banchetto per la raccolta per le firme. Ha usato risorse, anche pubbliche, per fare un colpo di mano. Un accentramento cagliaricentrico del potere. Ha cavalcato il malessere dei cittadini». È arrabbiatissimo il presidente della Provincia di Olbia Fedele Sanciu: «Per non aver avuto i mezzi economici per spiegare la verità. Che eppure è sotto gli occhi di tutti. Un partito tutt’altro che estraneo al potere, come quello dei Riformatori, che decide di rilanciarsi elettoralmente dopo la batosta di Cagliari. Un presidente, tutt’altro che estraneo ai problemi che viviamo, che decide di cavalcare l’onda. Una lotta di Davide contro Golia, con Golia che vuol passare per Davide. Centinaia di migliaia di cittadini mandati a scagliarsi contro le istituzioni, dalle stesse istituzioni. Non è così che si fa. Non è così che io ho fatto, eppure avrei buon gioco a dire che ho sessanta milioni in cassa bloccati dal patto di stabilità. Ma io accetto le regole. E non posso non sottolineare che in Gallura trionfa il voto a difesa della nostra provincia, nata dopo decenni di lotte: con il non voto di circa il 73% dei galluresi. Però l’aver raggiunto il quorum è un segnale altrettanto forte dei cittadini da raccogliere per raggiungere quelle riforme necessarie per migliorare la macchina amministrativa territoriale, regionale e di tutto lo Stato». Duro il capogruppo del Pd nel consiglio provinciale gallurese, Antonio Perinu: «Rispetto il voto dei cittadini. Ma non posso non rilevare che questi dieci quesiti sono una gigantesca operazione neo centralista mascherata. Nel mirino la rappresentanza politica dei territori, e il governo delle cose. Governo che evidentemente qualcuno vuole riportare nei palazzi del potere, che ben sappiamo quali sono. I numeri parlano di un enorme malcontento. E io spero che da domani la Regione e il suo presidente si interroghino sul loro fallimento, invece che cercare di fare i capipopolo di una rivolta che nasce principalmente per i loro errori. Travolgere una provincia come la Gallura, con le sue specificità linguistiche, territoriali, economiche, storiche. Ignorare il suo lungo e faticoso percorso di autodeterminazione. E farlo senza porsi il problema di cosa succederà dopo. Questo non è un modo serio di agire». Non ha dubbi Fulvio Tocco , presidente del Medio Campidano, provincia che clamorosamente ha votato in massa (42,5%) per autoabolirsi. «Il malcontento della gente è a livelli incredibili. La disperazione, lo scoramento, la mancanza di lavoro. Monta una rabbia sorda. Che si scaglia contro il primo bersaglio che si presenta. È toccato alle Province. E rispettiamo questo voto. Ma vorremmo spiegare che Province come la nostra, che hanno dei fondi da spendere, non li possono toccare perché sono incatenate da un assurdo patto di stabilità. L’intera Provincia del Medio Campidano costa quanto un consigliere regionale, ed è la provincia che ha messo in piedi un progetto con 1381 imprese agricole per lavorare 8mila ettari di terra. Sappiamo che le risposte che abbiamo potuto dare sono insufficienti. Ma abbiamo già provato cosa voglia dire esser sotto Cagliari, e la potente campagna messa in piedi contro di noi è la dimostrazione che Cagliari ha interesse a rimettere le mani sulle nostre risorse. E non certo per spenderle per noi».

 

LA NUOVA SARDEGNA – Politica: C’è il quorum: 35,5% nuove Province ko?

07.05.2012

Con uno straordinario recupero di 11 punti nelle ultime tre ore di voto, i referendum «anticasta» hanno superato il fatidico quorum del 33,3 per cento: hanno votato 525.651 sardi, pari al 35,5 per cento. Oggi lo spoglio delle schede ma il risultato sembra ormai scontato con la vittoria dei Sì dato che quasi tutti i sostenitori dei No avevano scelto la via dell’astensionismo. Il primo risultato concreto sarà prodotto dai cinque referendum abrogativi: con la vittoria dei Sì saranno cancellate le nuove quattro Province di Olbia-Tempio, Ogliastra, Medio Campidano e Carbonia-Iglesias, decadrà anche la norma che prevede le indennità dei consiglieri regionali. Per i referendum consultivi (abolizione anche delle Province storiche e dei cda degli enti regionali, primarie per l’elezione del governatore, assemblea costituente per lo Statuto e taglio dei consiglieri regionali) bisognerà aspettare gli atti di riforma. Il test su Cappellacci. Il presidente della Regione ha cavalcato i dieci quesiti anti-casta, sicuramente popolari in questa fase acuta di crisi dei partiti nel tentativo di rilanciarsi politicamente come gli era riuscito un anno fa con il più agevole referendum anti-nucleare. Quersta nuova vittoria può dare slancio a un’azione di governo sempre critica e aiutare il presidente nel difficile rapporto con il governo Monti sulla Vertenza Sardegna. Dopo il ritorno nel Pdl d’intesa con Angelino Alfano, Cappellacci aveva visto indebolirsi la sua linea di contestatore dei vertici romani. Questo voto rafforza la sua leadership, anche se la sua maggioranza resta divisa e rischia di saltare da un momento all’altro. Cappellacci ha osato e rischiato molto , perché si era esposto alla critica di chi lo accusava di ripiegare sul populismo per nascondere il fatto di non riuscire a realizzare le riforme invece affidate agli elettori. Con questo risultato ora può dire alla sua maggioranza che le riforme non possono più essere rinviate. A vincere, oltre che il movimento trasversale formato da circa seicento amministratori locali, è stato anche il partito dei Riformatori che, cavalcando il clima da anticasta, fortemente presente ieri ai seggi, si sono rilanciati dopo una fase di crisi di identità in un centrodestra che proprio sulle riforme ha concluso poco. La sconfitta delle Province. Entrate in crisi già alle elezioni del 2010 (il record negativo di affluenza alle urne), gli enti inrtermedi sardi sono le prime vittime dell’offensiva popolare contro i partiti e contro i costi della politica. Si sono difese dall’attacco dei referendari, forse il ricorso al Tar e al tribunale civile ha favorito proprio gli avversari. Il voti si conteranno bene oggi, ma politicamente se ha vinto Cappellacci a perdere è stato il presidente dell’Ups Roberto Deriu, che sino all’ultimo ha combattuto quasi da solo. Non ne escono bene neppure quasi tutti i partiti, che per non rischiare impopolarità hanno preferito restare fuori dalla competizione politica. Ore 12, i referendari esultano. Alle 13.30 viene diffuso il primo dato della giornata: l’affluenza alle urne a mezzogiorno è del 7,81 per cento. Significa che sono andati a votare 131.723 elettori. I leader del comitato promotore fanno subito una proiezione per loro incoraggiante: se resta questo trend alle 22, secondo i loro calcoli, si arriverebbe al 34-36 per cento, quindi oltre il quorum del 33,3. Dall’altra parte della barricata c’è il presidente dell’Ups, Roberto Deriu, è pessimista. «Con questi numeri – spiega – ce la faranno loro». Alle 12 l’affluenza più alta (9,69 per cento) è stata registrata nel Medio Campidano, cioé nel territorio di una delle nuove Province che i primi quattro quesiti puntano ad abrogare. In provincia di Cagliari il dato delle 12 è del 9,07(nel capoluogo 9,44%), in quella di Sassari il 7,52 per cento (8,79 nel capoluogo). Così le altre province: Carbonia-Iglesias il 7,44 per cento, Nuoro il 7,49 per cento (11,45 nel capoluogo), Oristano il 6,41 per cento (8,83 nel capoluogo). A chiudere, con i dati più bassi, due delle nuove province: Ogliastra il 6 per cento e Olbia-Tempio il 5,50 per cento (con Tempio città al 4,23 e Olbia città al 5,39). Ore 19, è suspense. Alle 20.16 viene diffuso il secondo rilevamento della giornata, relativo all’affluenza alle urne delle 19: la percentuale dei votanti è del 24,76. Sino a quel momento hanno votato 366.630 sardi. Cresce l’ansia dei referendari che nell’attesa avevano fatto questo ragionamento: se alle 19 andiamo sopra il 26 per cento è fatta, tra il 24 e il 25 sarebbe recuperabile, sotto il 24 non ci sarebbe più niente da fare. La proiezione delle 19 dice: quorum a rischio, ma ancora possibile. E’ la stessa cosa che pensa Deriu, che conferma la previsione delle 12 favorevole ai suoi avversari. Per quanto riguarda l’affluenza delle 19 nei singoli territori in provincia di Cagliari la percentuale più alta è sempre del Medio Campidano con il 30,28 seguita dalle province di Cagliari (27,19) e Sassari (25,17). Quindi le province di Nuoro (23,92) e Oristano (22,77). A chiudere tre nuovi enti intermedi che a differenza del Medio Campidano hanno scelto di difendersi con l’astensione: Carbonia-Iglesias (22,09), Ogliastra (20,19) e Olbia-Tempio (18,34). Nella maggioranza dei capoluoghi l’affluenza è più alta rispetto a quella provinciale: il primato è di Villacidro (34,58), quindi Nuoro (31,14), Oristano (28,85), Cagliari (28,57), Sassari (27,60), Tortolì (21,94) e Olbia (18,56). Vanno invece sotto il dato provinciale i comuni di Sanluri (27,12), Iglesias (22,01), Carbonia (20,62), Lanusei (18,93) e infine Tempio (15,68). Ore 22, il recupero. Dopo il 24,776 delle 19 le proiezioni davano per favoriti i difensori delle Province: ai più sembrava impossibile un exploit di 9 punti in tre ore. E invece i sostenitori dei referendari sono riusciti a realizzare l’impresa. La percentuale generale è salita al 35,5 per cento, con il Medio Campidano sempre primo (42,55), seguito da Cagliari (38,0) e Sassari (37,23). Sotto la media regionale ma comunque sopra il quorum la provincia di Nuoro (34,76), sotto il quorum Oristano (33,03) e le tre nuove province di Carbonia-Iglesias (31,53), Ogliastra (28,74) e Olbia-Tempio (26,85). Il ruolo del web. In una campagna referendaria che ha vissuto poco in televisione e che ha avuto momenti di confronto diretto e di polemiche aspre solo in occasione dei discussi ricorsi presentati dalle Province, i social network hanno acceso l’attenzione sui referendum scatenando intensi dibattiti, soprattutto ad opera degli anti-casta. Nell’isola il peso di internet nelle competizioni politiche non si era mai fatto sentire in modo decisivo. È un’altra importante novità di questa consultazione popolare.

 

LA NUOVA SARDEGNA – Politica: Il record a Setzu: 58,3%

07.05.2012

SASSARI Grande affollamento ieri mattina in piazza Santa Caterina a Sassari davanti all’ufficio elettorale. Diversi elettori si sono presentati all’ultimo momento per richiedere il certificato utile al voto per i referendum. I dipendenti del Comune probabilmente non si aspettavano un numero tale di richieste, il personale agli sportelli non era sufficiente e, dal momento che le attese si sono prolungate parecchio, molti utenti si sono lamentati. A Olbia diversi cittadini sono andati a votare nel loro seggio, salvo scoprire che il Comune li aveva trasferiti senza avvertirli. Una carovana di elettori che non sapeva più dove andare a votare ha preso d’assalto l’ufficio elettorale. Un pasticcio concreto, hanno ammesso dal Comune, dovuto a problemi virtuali. Ad andare nel pallone è stato infatti il sistema informatico, che, in modo autonomo, ha spostato diversi elettori da un seggio all’altro. Senza che nessuno, né i diretti interessati né gli impiegati comunali, ne sapesse qualcosa. Dal Comune, quindi, le scuse e l’invito a tutti i cittadini trasferiti di seggio a presentarsi nei prossimi giorni negli uffici di corso Umberto per risolvere definitivamente il problema. Sulla questione sarà chiamata a dare delle risposte anche la società che gestisce tutto il sistema informatico del Comune.

LA NUOVA SARDEGNA – Politica: Movimento in festa: «È un trionfo che emoziona tutti»

07.05.2012

CAGLIARI Altro che miraggio, il quorum è stato travolto. Il Movimento referendario è in festa. La vittoria è arrivata a conclusione di una giornata vissuta in tensione e attorno a quell’asticella da raggiungere e superare. Poi è arrivata la valanga delle ultime tre ore, con i seggi affollati, e le prime telefonate dal fronte che annunciavano: «Siamo addosso al 33 per cento. È quasi fatta, bastano un altro migliaio di voti». Che sono arrivati dappertutto, non solo da Cagliari ma anche dalla Gallura e dal Sassarese come un fiume in piena. Inarrestabile e subito dopo la mezzanotte è cominciata la festa. La festa del cambiamento. Pierpaolo Vargiu (Referendari). «È un risultato straordinario. Il Movimento referendario ha permesso ai sardi di dare un primo, forte, scossone alla politica. L’ora del cambiamento è arrivata. Da parte di tutti i partiti adesso è necessaria subito una riflessione. Noi non abbiamo voluto dare una connotazione politica ai quesiti referendari e continuiamo su questa linea. Non ci interessa dire o commentare che questo partecipazione popolare è stata contro qualcuno o a favore di altri. No, siamo convinti che la lettura possa essere una sola ed è quella della speranza, che vuol dire spingere la Sardegna fuori dal tunnel e ridare credibilità alla politica». Efisio Arbau (Referendari di sinistra). «Con questa straordinaria partecipazione, i sardi hanno detto a Cappellacci che deve fare immediatamente un passo indietro, Il presidente e i consiglieri regionali in carica devono dimettersi per consentire a questa nuova generazione che si è buttata con coraggio e passione di guidare il cambiamento. Il segnale arrivato con il risultato del referendum, è stato forte, chiaro ed eloquente. La politica di adesso, quella contestata e rifiutata, è obbligata a tenerne subito conto. Nessuno di quel vecchio mondo può più tergiversare, è cominciato il conto alla rovescia». Federico Palomba (Idv). «Nonostante il fatto ridicolo che all’interno del Movimento referendario sia presente una delle forze politiche, i Riformatori, che oggi guidano la Regione e dunque così il centrodestra ha conclamato incapacità e inefficienza, è evidente che gli elettori hanno lanciato una sfida alla politica ed è quella del cambiamento. Alla politica di oggi conviene raccogliere la sfida. Altrimenti sarà ancora più veemente la richiesta che questo Consiglio regionale pletorico e inutile vada a casa subito». Silvio Lai (Pd). «Col raggiungimento del quorum, l’avviso ai naviganti è evidente. Penso sarebbe un errore politico imperdonabile non dare il giusto peso agli elettori che sono andati a votare ier i e che insieme rappresentano i voti raccolti alla Regionali dai due principali partiti. Per quanto riguarda il Pd ,da subito prendiamo sul serio la richiesta a favore del cambiamento che è arrivata dalle urne e ci impegniamo a trasformare in realtà queste istanze che sollecitano risposte immediate. E lo faremo con l’impegno politico e istituzionale che ci ha sempre contraddistinto».

 

LA NUOVA SARDEGNA – Politica: Deriu: «E adesso ci dicano che cosa succederà»

07.05.2012

NUORO «Spero che finalmente i partiti, che hanno taciuto su una cosa importante come le Province, che ci hanno lasciati soli a difenderle, aprano bocca. E, insieme alla Regione e al suo presindente, rispondano agli interrogativi che con forza, e allarme, abbiamo posto». È preoccupato Roberto Deriu, ma non sorpreso: «Sapevamo che il quorum sarebbe arrivato, e per questo abbiamo posto i nostri interrogativi. Che ribadiamo: da domani cosa succederà ai dipendenti delle Province abolite? E alle imprese che lavoravano per le Province? Chi è il loro cliente, il loro debitore? E le banche che avevano un mutuo, con chi lo hanno ora? Non vorremmo che qualcuno pensasse che è solo uno scherzo, un segnale politico. Che, chi ora dice che la volontà del popolo va rispettata, poi in cuor suo non la voglia rispettare. Quattro Province non esistono più, da domani. Punto. Le Province rimaste non le potranno governare, quello che facevano non potrà esser fatto da altri. Quale sarà la risposta legittima del presidente della Regione a questi enormi problemi, quale la urgente azione per risolverli? Quale la via istituzionale per non tradire il volere dei cittadini, anche di quei due terzi di sardi che con il loro non voto hanno evidentemente dimostrato una diversa sensibilità su questo tema?». «Noi non abbiamo mai posto questioni politiche – continua Deriu – né osteggiato le riforme che crediamo necessarie. Abbiamo con serietà posto le questioni che il nostro ruolo istituzionale ci imponeva. E purtroppo siamo stati i soli». (g.bua)

 

 

LA NUOVA SARDEGNA – Politica: Ugo Cappellacci: «Il cambiamento sarà immediato»

07.05.2012

CAGLIARI C’è chi dice: Cappellacci è il vincitore. Il presidente ci ha messo la faccia, ha sostenuto il Movimento referendario e con i referendum oltre il quorum, adesso la sua posizione di paladino pare uscire rafforzata. Altri sostengono esattamente il contrario: i dieci referendum hanno preso a spallate la politica di adesso e dunque anche il presidente, che deve dimettersi, perché è lui a capo di quella politica che la gente non vuole più. Qual è la lettura giusta? A caldo Cappellacci porta ovviamente acqua al suo mulino. Con una dichiarazione arrivata a tarda notte, ha fatto sapere: «Il risultato è per me di grande soddisfazione. Non m’interessa dire se è una soddisfazione personale, credo che conti sottolineare invece e soprattutto l’impulso verso il cambiamento arrivato spontaneo dalla gente. Altre letture non possono essere ammesse». A chi chiede le sue dimissioni immediate, Cappellacci risponde prima con una battuta, «e se allora il quorum non fosse stato raggiunto, cosa avrei dovuto fare?». E rispedito l’invito al mittente, dice: «Nel mio programma elettorale, sin dall’inizio c’era e continua a esserci l’abolizione delle Province. Dunque, la strada che ho intrapreso nel 2009 (anno dell’elezione) è quella giusta. Dagli elettori ieri è arrivato l’impulso giusto, quello che mi aspettavo: gli sprechi della politica non sono più ammessi da nessuno. Adesso sono convinto che il Consiglio regionale debba tener conto di questo segnale e andare avanti nella direzione voluta dagli elettori». Sul futuro delle Province, vecchie o nuove, per adesso Cappellacci non si sbilancia: «La vittoria dei Sì, anche se solo oggi sapremo i risultati definitivi, mi pare scontata. Ma quello che sottolineo adesso, ancora prima dello spoglio, è l’importanza e il peso che l’elettore ha voluto dare ai quesiti referendari: oltre cinquecentomila sardi hanno votato per chiedere un cambiamento immediato». Stesso discorso, il presidente lo fa sui costi della politica: «Ora più che mai anche su questi tagli andrò avanti con determinazione». (ua)

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