“Arrigo dono del Papa”
di mons. Giuseppe Mani,
fino al 25 febbraio scorso arcivescovo di Cagliari ed amministratore apostolico della diocesi fino alla metà del prossimo aprile (nella foto).
editoriale dal settimanale diocesano “Il Portico”, in data 4 marzo 2012
Il Papa ha designato il nuovo Vescovo di Cagliari. Doveva arrivare dal giugno scorso, quando ho rimesso nelle Sue mani il mandato affidatomi.
Non ho assolutamente dato le dimissioni ma, giunto a 75 anni, la Chiesa, molto opportunamente, esorta i vescovi a rimettere il mandato perché, non si sa mai, gli acciacchi dell’età o la visita del prof. Alzheimer, potrebbero compromettere la qualità del servizio pastorale.
Io, per grazia di Dio, mi sento bene e il Papa ha pensato di concedermi sette mesi di tempi supplementari e poi di liberarmi dalla responsabilità materiale della diocesi senza, per questo, dispensarmi da quella spirituale, cioè dalla preghiera, che è la prima forma di apostolato del vescovo.
E’ il Papa che designa i vescovi e il Signore che li manda. Siamo proprio nel soprannaturale.
Il Concilio Vaticano II dice: “I vescovi, posti dalla Spirito Santo, succedono
agli apostoli come pastori delle anime e, insieme col Sommo Pontefice e
sotto la sua autorità, hanno la missione di perpetuare l’opera di Cristo Pastore Eterno. I vescovi, per virtù dello Spirito Santo che è stato loro dato, sono divenuti veri e autentici maestri di fede, pontefici e pastori”.
Devo confessare che ho pregato molto perché nella nomina del mio successore funzionasse questo meccanismo soprannaturale, senza
infiltrazioni umane di nessun genere. E devo aggiungere il mio stupore per il
fatto che i giornali preparassero al grande evento della nomina del nuovo Vescovo adombrando intrighi, amicizie, aspirazioni, conclusioni di carriere agognate dai presunti candidati. Sembrava davvero che la mia Sposa avesse diversi pretendenti i quali, anziché avvicinarsi al pastorale con timore e tremore, sgomitassero per arraffare il posto.
Il bello è che non è stato così.
Poter assicurare che è stato il Papa a mandare il Vescovo è fondamentale per la nostra fede.
Per quanto mi riguarda, mi ha impressionato lo svolgersi degli eventi. Potrebbero essere pura casualità ma io, non credendo al caso, ritengo che una mano amorosa abbia condotto gli eventi fin nei particolari. Avevo trascorso una settimana bellissima per la presenza delle reliquie del Beato Giovanni Paolo II e più volte avevo diretto la fede e la preghiera del popolo perché Dio avesse pietà di noi e donasse a questa Chiesa un pastore secondo il Suo Cuore.
Conclusa la settimana, ripartite per Roma le reliquie, ero rimasto solo nel mio eremo e avevo deciso di mettermi a pregare; disponevo di due ore per ringraziare il Signore per quanto avevo visto.
Ho acceso le candele della cappella, aperto il tabernacolo, e dopo dieci minuti ha squillato il cellulare: era il Nunzio Apostolico e mi comunicava che il Santo Padre aveva nominato vescovo di Cagliari Mons. Miglio, vescovo di Ivrea.
Il fatto che fosse di domenica, quando tutti gli uffici, anche quelli del Vaticano, sono chiusi, mi è sembrato originale e provvidenziale.
Felicissimo, ho continuato la mia preghiera per due ore con la chiara
percezione di come era Dio che stava guidando il suo popolo.
Il nuovo vescovo verrà dopo Pasqua. La quaresima avrà anche il compito di preparare la comunità a quest’incontro rinnovando la fede nel ministero del Vescovo.
Lasciamoci guidare da Ignazio d’Antiochia che ci dice: “Dio resiste ai superbi”. Curiamo di non opporci al Vescovo affiché siamo sottomessi a Dio. Chiunque, infatti, il Padre di famiglia manda ad amministrare la propria casa, bisogna riceverlo così come Colui che lo ha mandato. E’ chiaro, dunque, che il Vescovo lo si deve considerare come il Signore stesso. Nessuno vi inganni, come del resto non vi lasciate ingannare, essendo voi interamente di Dio”. Così scriveva, ai fedeli di Efeso, il Santo Vescovo di Antiochia, appartenente alla prima generazione cristiana. La sua teologia pervade tutto il Concilio Vaticano II. Anche per la Chiesa di Cagliari, si sta ripetendo quanto si legge nel profeta Ezechiele: “Visiterò le mie pecore e susciterò un pastore che le conduca al pascolo: Io il Signore, sarò il suo Dio”.
By Ledda Angelo, 4 marzo 2012 @ 10:51
“Quanto più uno vede che il vescovo tace, tanto più lo rispetta” sempre parole di S. Ignazio di Antiochia nella stessa lettera citata sopra, quella agli Efesini. Nella Lettera ai cristiani di Smirne, scrive ancora: “Il posto non inorgoglisca nessuno; tutto è la fede e la carità, cui nulla è da preferire. 2. Considerate quelli che hanno un’opinione diversa sulla grazia di Gesù Cristo che è venuto a noi come sono contrari al disegno di Dio. Non si curano della carità, né della vedova, né dell’orfano, né dell’oppresso, né di chi è prigioniero o libero, né di chi ha fame o sete.(VI) Anche a leggere S. Ignazio c’0è da meditare per tutti. Auguri ad entrambi i vescovi. Angelo Ledda