Novas sardas de sa chida, settimanale on-line della Fondazione Sardinia
Novas sardas de sa chida, settimananale on-line della Fondazione Sardinia,
numero zero, domenica 29 gennaio 2012
editoriale
FORTZA PARIS, FRADES!
di Salvatore Cubeddu (da SARDEGNA24 del 28 gennaio 2012)
La ‘linea’ la danno gli occupanti il comune del Ollolai: «Sta emergendo un disagio sociale generalizzato che finalmente sta sfociando in una lotta di popolo capace di superare gli steccati delle rivendicazioni di categoria …. dobbiamo far sentire forte la nostra voce costringendo la politica a risolvere i problemi di tutti”. Giusto, anche se finora non ha funzionato.
CgilCislUil usano questo metodo, partono dai problemi di alcuni e, generalizzandoli, ne fanno un problema di tutti. Si chiamano confederazioni per questo, hanno portato in piazza sessantamila sardi appena qualche mese fa. Perché non ha funzionato? E perché dovrebbe andare bene ora?
Diciamolo subito: non esiste una forma di lotta capace di raggiungere l’obiettivo se esso stesso non contiene la possibilità di venire praticato da coloro che di esso hanno bisogno. E ancora: nessuno ti crea un lavoro se tu non ti costruisci da te la possibilità di attuarlo. Come dire: fai quello che puoi, chiedi quello che non puoi, e che è nel tuo diritto. Nell’equilibrio difficile tra la tua responsabilità e i tuoi diritti si inserisce la lotta sociale con coloro che hanno gli stessi tuoi bisogni e che sono disponibili ad assumere le conseguenti responsabilità.
I commercianti, i camionisti, gli agricoltori e i pastori sardi un lavoro ce l’hanno, chiedono che si intervenga nelle questioni fiscali e del mercato per rimuovere ed attenuare la perifericità e difficoltà della loro condizione insulare. Se fosse possibile e utile elencare una gerarchia, un posto di lavoro perso in agricoltura è oggi in Sardegna un dato ancora più grave di uno cancellato nella grande industria.
Ma questa gerarchia, che non si dovrebbe fare, la si vede all’opera nell’importanza che la classe politica dà alle vertenze. Dove la totale solidarietà offerta, volta a volta, alla difesa di Ottana (a partire dal 1975 e fino a due anni fa), di Porto Torres (dal 1978 e fino all’isolamento nell’Asinara), di Portovesme (da sempre … dal tempo delle miniere), contiene tanti motivi, di cui il grande numero degli occupati e gli enormi investimenti in giuoco rappresentano solo una parte della spiegazione. Le battaglie per mantenere la grande industria petrolchimica e metallurgica responsabilizzano la classe politica sarda meno che le loro gravi scelte nell’agricoltura. Tutto sommato è semplice attaccare una multinazionale, ti unisci al coro degli altri. Ma, chiediamocelo di nuovo: l’industria primaria, che continua a chiudere, non si legittimava nel passato solo con le seconde e le terze lavorazioni? E se queste non sono state fatte, o sono state chiuse, perché non se ne parla più? Dovremmo solo fare prime lavorazioni ‘sporche’ e lavorare gli scarti di acciaieria per conservarne i depositi in eterno?
Per chi governa oggi la Sardegna è più facile la vertenza Alcoa che non andare contro Equitalia, impegnarsi per un giusto prezzo del latte o trovare soluzioni ai cassintegrati e ai disoccupati,.
Rappresentare a se stessi e proporre ai sardi le nuove strade per vivere delle proprie risorse è più difficile che camminare fianco a fianco con il delegato sindacale o parlare ad un’assemblea operaia. Ognuno faccia il suo mestiere: il sindacato non si sostituisca ai politici, i politici non facciano i sindacalisti. C’è tanto da fare, ognuno faccia quello che deve.
Alla politica tocca difendere e promuovere l’interesse generale, soprattutto in questo momento di grandi scelte. A Portovesme l’interesse dell’operaio a difendere il posto di lavoro all’Alcoa – e se fosse in un’altra realtà, ad esempio nella bonifica del territorio? – fa il paio con l’interesse del suo bambino di non prendere la piombemia quando assaggia la verdura coltivata nel basso Sulcis, dove cadono le polveri della Portovesme srl e dei fumi dell’alluminio. Bisogna dircela tutta, la verità: stiamo combattendo per continuare ad essere avvelenati? Passiamo le ore, come sardi automobilisti, a portare la solidarietà agli interessi della svizzera Gencore? Sostengo una lotta ‘po truncare sas cadenas’ o per rinnovarne la loro stretta?
Non è facile fare simili affermazioni in un momento come questo. Condividere la situazione dei sardi che sulle strade gridano la loro protesta deve esporci a dire anche le verità amare e a guardare in faccia la classe dirigente sarda che continua a rimandare le scelte inevitabili. Il tema veramente non affrontato da anni. Quali sono le risorse che la natura e la storia offre al popolo sardo in Sardegna? Come ne difendiamo l’esclusività dei diritti su di esse (alla stessa stregua degli altri popoli nella loro terra)? In che modo intendiamo lavorarli per nutrircene, viverci e parteciparne il mondo nella stessa misura e condizioni (istituzionali, innanzitutto, e quindi economiche, sociali, culturali, politiche) in cui gli altri popoli ci fanno partecipi dei loro beni? Chi deciderà (il bene) della Sardegna, se non lo facciamo noi?
Credo di non essere il solo che discuterebbe volentieri di tutto questo con i compagni di lotta lungo i presidi delle strade, nelle aule dei comuni occupati, nelle pause delle riunioni interminabili. Fortza paris, frades!
SA CHIDA IN SARDIGNA, rassegna stampa della settimana
Salute: inquinamento della frutta sarda. A Portoscuso mamma e papà di bambini da 0 a 3 anni devono differenziare la provenienza degli alimenti ortofrutticoli destinati ai loro piccoli: ancora non è dato conoscere i dati, ma evidentemente lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità sui suoli ha messo in luce una situazione di rischio legata alla presenza di metalli pesanti.
La eco-house sostenibile ideata da due architetti sardi. La “casa panoramica” è un progetto di abitazione di 45 metri quadri ideata per essere costruita con il sistema X Lam, ovvero attraverso pannelli di legno a strati incrociati con l’utilizzo di pochi attrezzi per montare pareti, solai, porte finestre, e in fase di cantiere non si usa cemento. E’ una eco-house, un’abitazione ecocompatibile, sostenibile, rispettosa dell’ambiente.
Alcoa. Il dopo Alcoa, a Portovesme è ricco di ombre, e di polemiche. Lo scorso 20 gennaio, un informativa del Governo Monti sulla vertenza non ha rassicurato i deputati sardi presenti in aula; tutti, da Soro a Palomba, da Cicu a Pili, non hanno gradito la risposta del sottosegretario allo sviluppo Economico Claudio De Vincenti, definita generica e priva di prospettive. Intanto, è ripartita, dopo due anni, la protesta dei lavoratori Alcoa. Ieri prima giornata di mobilitazione fuori dai cancelli, con una forzatura simbolica ma significativa, ai cancelli della base militare di Decimomannu. Poi un incontro “politico” con il prefetto Giovanni Balsamo.
Industria: Keller. Sulle ceneri della “Keller EM spa” nasce la Sk Ferroviaria, newco costituita dalla Skoda Transportation, con compartecipazione della Sfirs, per l’acquisizione della fabbrica di carrozze ferroviarie di Villacidro finita alle corde per mancanza di liquidità e una politica societaria abbastanza discutibile. L’annuncio della svolta, attesa e rimandata dallo scorso settembre, è stato dato giovedi’ dal presidente della Regione, Ugo Cappellacci, al termine di un incontro tenutosi a Villa Devoto con il vicepresidente di Skoda Transportation, Zal Shaabaz,
Regione sarda. La manovra finanziaria taglia il primo traguardo, in commissione Bilancio, con la tradizionale spaccatura tra maggioranza e opposizione: la prima vota a favore, il centrosinistra contro. Ma in realtà il testo approvato in commissione è frutto di un lavoro concorde dei due poli. È anche un testo assai diverso da quello varato dalla Giunta: la differenza sta appunto in quel tesoretto, circa 150 milioni recuperati – dopo un’ispezione ossessiva di tutti i capitoli di bilancio – con una miriade di tagli, a volte di poche decine di migliaia di euro, da voci di spesa evidentemente meno urgenti. Serviranno, almeno nelle intenzioni, a contrastare la crisi. Un terzo di quei 150 milioni si aggiungerà al fondo per le opere pubbliche immediatamente cantierabili, 40 finanzieranno i cantieri comunali, altrettanti vanno alla creazione di imprese. Per i consorzi fidi spuntano 7 milioni. Buone notizie anche per il Master and back: con 18 milioni in più si copriranno tutte le richieste per i percorsi di rientro (lavorativo) nell’Isola.
Primarie del centrosinistra. Sono oltre dieci i candidati per le primarie del centrosinistra ad Alghero, Oristano e Selargius. Una frammentazione presente soprattutto nel Pd che può essere considerata come prova di vitalità ma anche come rischio di debolezza in vista della battaglia per la conquista dei tre principali Comuni in cui si voterà la prossima primavera. Sette candidati a Oristano, sei ad Alghero, per ora solo uno a Selargius.
Evasione fiscale: l’Ogliastra è record. Un contribuente su tre nella provincia dell’Ogliastra – record in Italia – dichiara ricavi o compensi inferiori a quelli presunti dagli studi di settore, rischiando di finire così nel mirino del fisco. Ma anche peggio fanno le imprese. Sempre in Ogliastra (anche in questo caso prima in Italia) il 45% non è in linea con le attese dell’amministrazione finanziaria. I risultati emergono da un’indagine del Sole 24 Ore, che ieri ha pubblicato i dati sui contribuenti “non congrui”, relativi all’anno di imposta 2009, dividendoli provincia per provincia.
Emanuele Sanna sospeso. Blitz della Giunta Cappellacci per ottenere il commissariamento del Cacip, il Consorzio industriale di Cagliari. L’assessore all’Industria, Alessandra Zedda, ha scritto al presidente Emanuele Sanna diffidandolo dal compiere qualsiasi atto: a suo avviso l’ex deputato del Pd non è più in carica perché decaduto assieme al presidente della Provincia Graziano Milia che lo aveva nominato.
Energia. Il parlamento europeo riconosce un piano pilota sviluppato in Sardegna, «Il Patto delle Isole», un progetto pilota cofinanziato dalla Commissione europea (Direzione generale dell’energia) per la definizione di un approccio innovativo con cui aggredire le criticità delle isole europee in materia di politica energetica, promuovere la green economy e lo sviluppo sostenibile.
Commercio. L’assessore regionale Crisponi contro le liberalizzazioni previste dal Governo Monti: «Il piccolo commercio e quello di vicinato non devono soccombere per decreto legge. Per questo valuteremo l’opportunità di emanare linee di indirizzo rispettose del decreto, ma anche regole che tutelino un comparto che rischia di essere strozzato, mettendo a repentaglio il capitale di centinaia di attività, oltre che il loro insostituibile valore sociale».
Comuni. Scadrà il 15 febbraio il bando della Regione per l’estensione della rete telematica nella pubblica amministrazione. Ai Comuni dell’isola la Regione ha destinato 7,5 milioni di euro per la creazione dei collegamenti in fibra ottica. Lo scopo è quello di realizzare, in tempi brevi, una rete capillare condivisa per la pubblica amministrazione regionale, una sorta di Community network.
Crociere. La tragedia della nave Concordia ha portato sia l’Autorità portuale del Nord Sardegna, sia quella di Cagliari a riflettere sul sistema del turismo crocieristico.
Donazione del sangue. L’Avis presenta la nuova autoemoteca, acquistata grazie alla Regione Raccolte 16.794 sacche di sangue nel Cagliaritano Sardi, un popolo di donatori generosi. Sono 16.794 le persone che hanno offerto il loro sangue in provincia di Cagliari nel 2011.
Costa Smeralda. A Porto Cervo, e ad Arzachena, già elettrizzata dalla campagna elettorale, circolano rumors esplosivi: il finanziere starebbe per vendere la partecipazione di maggioranza, anzi, l’avrebbe già venduta. Ci sarebbe già il compratore: il Qatar.
L’ARTICOLO DELLA SETTIMANA
LA NUOVA SARDEGNA – Economia: «Nell’isola lo Stato può praticare l’usura»
27.01.2012
CAGLIARI. Una crisi profonda che non è solo economica ma sociale. La descrive l’Eurispes, l’istituto di ricerca presieduto dal tempiese Gian Maria Fara, nelle mille pagine del Rapporto Italia 2012. È l’immagine di una società complessa dove le vittime sono anche complici. Per uscire dalla crisi, c’è una sola strada: rompere quel Patto non scritto che paralizza l’amministrazione pubblica, ripristinando diritti e doveri. L’indagine, unica nel suo genere perché costruita attorno a una serie di contrapposizioni, (vita-morte; essere-avere; giustizia-ingiustizia), e con l’apporto di un importante sondaggio effettuato tra il 20 dicembre scorso e il 5 gennaio, ci parla di un Paese «a corto di speranza» che ha vissuto un anno terribile in cui arrivare alla quarta settimana è stato un incubo. La conseguenza è la riduzione delle delle spese per regali, viaggi e vacanze. Anche le cene in pizzeria sono limitate. Ci si incontra in casa, per risparmiare un po’. «Oltre i tre quarti degli italiani (73,6%) hanno avvertito una perdita del proprio potere di acquisto, nel corso del 2011». Pessimo il giudizio nei confronti delle istituzioni: si salva solo il presidente della Repubblica nella cui figura si riconoscono 63 persone su 100. La Chiesa torna ad avere consensi, sempre peggio per le associazioni degli imprenditori, la pubblica amministrazione, i partiti e il parlamento che tocca il fondo. La crisi attuale è, per gli italiani, soprattutto colpa della classe politica. «Due sono le cause che hanno portato alle attuali difficoltà: l’incapacità della classe politica (52,9%) e della classe dirigente (30,8%)». Il problema principale è il reddito che non cresce; la metà delle famiglie sono state costrette a usare i risparmi – gli italiani sono, anzi erano, grandi risparmiatori – e quindi portati a impoverirsi. All’altra metà è andata peggio perché ha dovuto chiedere un prestito in banca. Per tutti è evidente che si dovrà dire addio al risparmio. Il caso Sardegna trova ampio spazio nel Rapporto che dedica un capitolo al dramma degli agricoltori vittime della legge regionale 44. Un caso emblematico perché «decine e decine di aziende sono state costrette a chiudere, altre pignorate o poste sotto sequestro. Altre ancora, infine, sono già andate all’asta e vendute per un’infima quota del loro valore reale». L’istituto di Fara lo sceglie come paradigma di una società in cui una legge della Regione, fatta per sostenere gli agricoltori, non notificata a Bruxelles e quindi cassata dall’Ue, si ritorce contro coloro che avrebbero dovuto benefiarne. Un caso incredibile, capace di creare una frattura – ha spiegato Gian Maria Fara – tra operatori economici e Stato, per il fatto che quest’ultimo assume le sembianze del persecutore essendo la riscossione affidata a Equitalia, braccio operativo dell’Agenzia delle entrate. «Non si può correre il rischio di sottovalutare le possibili ricadute che le procedure di riscossione mettono in moto», si legge nel Rapporto Eurispes, «anche perché lo stesso Stato che da una parte promulga leggi contro la pratica criminale dell’usura, dall’altra fa di questa pratica un largo uso a danno di quei cittadini che dovrebbe invece tutelare. Per rendersi conto di quanto ciò sia vero basterebbe osservare come, tra interessi e sanzioni, un modestissimo debito possa crescere esponenzialmente». Dunque un rapporto, quello tra Stato e cittadino nel quale l’individuo è un suddito che se anche avesse ragione dovrebbe affrontare mille ostacoli. Vittime e complici uniti nella classe dirigente: è qui il Patto che il Paese deve rompere.