Covid, casi in aumento. Il virus in Sardegna corre più che altrove, di Piera Serusi
Da tre settimane a questa parte i contagi sono in aumento in tutta Italia, con +81% rispetto al mese di luglio. Negli ultimi sette giorni, il ministero della Salute ha registrato 21.316 casi, un incremento del 43% rispetto al periodo precedente e un’incidenza di 31 casi (erano 24) per 100mila abitanti, col picco più elevato in Sardegna: 53 casi ogni 100mila abitanti. Resta per fortuna contenuta in tutto il Paese, anche se il lieve aumento, l’occupazione dei posti letto in ospedale, che passa dal 2,7% al 3% in area medica (1.872 degenti) e da 0,4% a 0,6% in terapia intensiva (49).
I sintomi Febbre, mal di testa, dolori articolari e in generale sintomi influenzali. Sono centinaia i sardi a letto, o comunque in malattia a casa, mentre dal Santissima Trinità di Cagliari come negli altri ospedali non si segnalano criticità.
«Stiamo riscontrando un forte aumento dei contagi Covid», conferma Umberto Nevisco, segretario della Fimmg, la Federazione dei medici di medicina generale. «Per fortuna niente di grave, almeno per il momento, ma c’è sempre il rischio che per gli anziani, e i più fragili, l’infezione possa manifestarsi in forma aggressiva».
Un sintomo in particolare, riscontrato in molti pazienti, sembra indicare l’infezione da Sars Cov2 quando compaiono sintomi simil-influenzali. «Un interessamento rinofaringeo con alterazione del tono della voce, si parla insomma con voce nasale». Si fa dunque attenzione, «quando ci sono sintomi influenzali con componente di rinolalia, senza però eccessive secrezioni acquose dal naso».
Ferdinando Coghe, direttore sanitario dell’azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, dice che anche in Sardegna, come nel resto d’Italia e su scala mondiale, «la variante del virus Sar Cov-2 oggi prevalente è la EG.5». Nota fuori dai laboratori come Eris. Nell’ultima flash survey (cioè l’indagine periodica sulla diffusione delle mutazioni) dell’Istituto superiore di Sanità, Eris rappresenta il 41,9% dei campioni, pari a 249 sul totale dei 773 inviati dalle regioni, compresa ovviamente la Sardegna.«La EG.5», spiega il dottor Coghe, «deriva da XBB 1.9.2, altra variante di ricombinazione ma con una mutazione in più sulla proteina Spike che la rende particolarmente diffusiva. Questo anche a fronte della ridotta capacità di risposta del nostro sistema immunitario, perché più passa il tempo da quando ci siamo vaccinati, o abbiamo preso il Covid, tanto maggiore è la possibilità di contrarre l’infezione». Per questo, raccomanda, «quando i nuovi vaccini saranno disponibili sarà bene sottoporsi alla somministrazione per essere protetti dalle nuove varianti».
Centinaia i contagi ufficiali rilevati nell’ultima settimana, ma a questi vanno aggiunti i test positivi fai-da-te rimasti sottotraccia. Dopo la cancellazione dell’obbligo di isolamento delle persone positive, una circolare del ministero della Salute consiglia comunque, quando ci sono sintomi, di restare a casa fino alla loro scomparsa; indossare la mascherina se si entra in contatto con altre persone, una corretta igiene delle mani ed evitare ambienti affollati. Visto poi l’andamento dei contagi, ai sintomatici che arrivano al pronto soccorso saranno fatti il test Covid, adenovirus, virus sinciziale, rinovirus. Test anche per gli asintomatici che vengono ricoverati nei reparti con pazienti immunocompromessi.
La mascherina «Fortunatamente l’infezione non sembra avere effetti patologici superiori alle precedenti varianti che continuano a circolare», sottolinea Ferdinando Coghe. «È bene però comportarsi con buonsenso e attenzione per evitare il contagio».
Si tornerà a usare la mascherina? «Al momento applicare o meno le misure di prevenzione è una scelta che dipende dalla sensibilità di ciascuno e dall’attenzione che ognuno di noi ha verso se stesso e chi gli sta vicino. Io, per esempio, quando viaggio in aereo metto la mascherina». Piera Serusi
L’UNIONE SARDA, 10 SETTEMBRE 2’23