Finalmente, dall’Inghilterra alla Sardegna, un racconto di viaggio al femminile!, di Maria Michela Deriu
Proseguendo nella rubrica IL LIBRO RITROVATO, 6 … da M. M. D.
Cosa possono avere in comune una viaggiatrice inglese di metà ottocento e un odierno calciatore di successo?
Nulla! Se non fosse che l’ignara viaggiatrice è Mary Davey autrice di Icnusa (no, non è un refuso non ci siamo dimenticati del’h, il titolo originale è proprio Icnusa), sottotitolo : due piacevoli anni in Sardegna – lui è il calciatore Gianfranco Zola, leggenda del Chelsea Football Club di Londra, sardo come tutti sappiamo e appassionato di letteratura come molti di noi ignoriamo.
Si dà il caso che il nostro conterraneo nella uggiosa Londra, oltre che dilettarsi di calcio, abbia non solo ha avuto il tempo di occuparsi di libri ma di aderire all’iniziativa della Britisch Library di Londra nota col nome di“Adopt a book”. L’iniziativa si occupa del recupero, della valorizzazione e della diffusione di opere che altrimenti scomparirebbero.
Il 17 maggio del 2001 Gianfranco Zola ha adottato Icnusa di Mary Davey ritenendo che questo testo della prima metà dell’ottocento “sia una parte integrante della nostra eredità di sardi e che sia quindi nostro dovere salvaguardarlo per le generazioni future”
Con orgoglio nazionale, possiamo affermare che il Presidente della Britisch Library ha accolto favorevolmente il contributo offerto da Zola affermando che: “Siamo lieti che Gianfranco Zola sia coinvolto nella nostra operazione “Adotta un libro” e stia giocando (tanto per rimanere in tema) un ruolo incoraggiante e essenziale nel nostro programma di conservazione.”
Dopo questa dovuta dissertazione occupiamoci di Icnusa.
Icnusa è un romanzo di viaggio Fino ad ora i viaggiatori inglesi in Sardegna hanno lasciato le testimonianze delle impressioni sulla nostra isola con note, lettere, diari di bordo. Sono uomini, militari, imprenditori, ufficiali di marina: il loro scritto è frammentato. La Davey invece crea un vero e proprio racconto del viaggio in Sardegna, dalla partenza da Genova fino al ritorno. L’opera deve moltissimo all’acuta introduzione di Manlio Brigaglia e al minuzioso studio del testo di Marina Sechi Nuvole, che riporta con precisione date e ambientazioni della Sardegna del tempo.
Da lettrice il personaggio del testo che mi ha incuriosito di più è proprio lei, l’autrice e voce narrante: Mary Davey di cui non si sa quasi nulla se non ciò che trapela tra le righe, peraltro molto misurate tanto da impedire implicazioni personali.
Il viaggio di Mary inizia da Genova, dalla nave, e presenta i personaggi che saranno compagni di viaggio e protagonisti del racconto.
Ora il viaggio, inteso come esperienza di vita, abbiamo visto che nasce proprio in Inghilterra: il saggio di Bacon “Of Travel” è una summa di consigli pratici e di ammonimenti utili per il giovane viaggiatore.
E le viaggiatrici? Anche qui l’Inghilterra fa scuola, da Mariana Starke in su.
Anche se la cosa non fosse molto comune, alcune ricche fanciulle dell’Impero intraprendevano lunghi viaggi per diletto e conoscenza.
Mary Davey è una di queste fortunate, che come meta sceglie la Sardegna. A differenza di altri viaggiatori non arriva nell’isola per caso, si imbarca sulla nave da Genova per Cagliari, pare senza nessuna deviazione forzata.
I motivi del viaggio? Ufficialmente sconosciuti, ufficiosamente pure, questo fatto la accomuna ai suoi maschi predecessori.
Anche tra le righe di Icnusa non si evince che la donna abbia precisi obiettivi.
Chi dice, ma siamo nel campo delle ipotesi, che fosse una donna d’affari, ma non v’è cenno di alcun business per tutto il lungo viaggio ove percorre la Sardegna in lungo e in largo. Altri intravvedono nella sua critica verso le istituzioni cattoliche, a dire il vero molto più moderate dei conterranei che l’hanno preceduta, una sorta di suora laica. A me pare che la donna viaggiasse unicamente per il piacere di farlo.
In ogni caso, qualsiasi siano i motivi, per quanto riguarda il suo lavoro:
”Si tratta del primo volume sulla nostra terra firmato da una donna che per questo merita particolare considerazione”
Ma anche i contenuti sono ricchi d’interesse, soprattutto per il taglio del testo che si sofferma sulla realtà isolana, Cagliari compresa, prediligendo un taglio demopsicologico “ come puntualizza Francesca Desogus nell’Almanacco di Cagliari del 2018.
Le mie riflessioni su questo testo non sono né da semiologa, né da critica letteraria, e non ne ho le competenze. Sono le“diversità” che hanno colpito la mia attenzione.
Innanzi tutto la Davay viaggia sola o così vuol far credere.
Quello che sicuramente mi ha più incuriosito sono le dinamiche sociali di un piccolo gruppo di stranieri che ruota attorno al Console.
A mio modesto avviso Miss o Mrs. Davey nel descrivere le sue prime impressioni non nasconde un che di coloniale che esprime nel giudizio riferito al Console:
“ Dobbiamo fare la conoscenza del piccolo caro gruppo di inglesi qui residenti. Dove potremmo farlo meglio che a casa del Console?
C’è una conversazione stasera, a casa sua, come pare ce ne siano molte in città, e là andremo; diventeremo onnipresenti.
Non possiamo dire molto delle nostre prime impressioni del soggiorno a Cagliari.
La scalinata del Console è tutto fuorché profumata e l’ingresso è decisamente brutto ….
Il caro, buono e cordiale Console può a malapena essere definito un inglese; sua madre era italiana e tutte le sue idee sono più o meno imbevute di quelle della sua terra di adozione.” (Sembra quasi di sentire la voce di Mrs Bennet)
Le dinamiche della piccola comunità sono quelle comuni a tante altre: il gossip innanzi tutto, che, Britisch o sardo, sempre gossip è.
Ma quando la Davey si allontana dal suo mondo riesce a individuare e descrivere in maniera vivace usi e costumi che la circondano.
“Gli innamorati passano sotto i balconi delle loro belle. Più di una figura con mantello scivola nell’ombra mentre passiamo e quando ci siamo allontanate sentiamo un bastone da passeggio che si trascina pesantemente sul lastricato irregolare. E’ un segnale: una finestra si apre e si affaccia una giovane damigella dagli occhi scuri.”
Non manca la visita al mercato e anche qui ho notato come gli inglesi, senza eccezione, tutti, compreso Lawrence, stiano estremamente attenti al prezzo degli alimenti, mi pare lo consigliasse anche Bacon nel suo manuale: informarsi sui prezzi del cibo.
Ma la visita della Devay non si ferma a Cagliari, ma si estende per tutta l’isola. E’ interessante come descrive e prende minuziosamente nota dei versi di un ‘attittidu’:
“ Guardate quest’uomo forte, morto; quest’uomo buono, abbattuto dalla mano dell’assassino.”
Così continua il pianto delle prefiche lodando le virtù del morto.
Le visite per le “vigne” della Sardegna sono molto piacevoli, per la bontà del cibo e per l’ospitalità degli abitanti.
Insomma, per la Davey e i suoi amici inglesi, la Sardegna presenta una notevole diversità di usi e costumi, che ovviamente vengono definiti barbari, vi è una accesa critica alla Chiesa Cattolica ma su un argomento son tutti d’accordo: il cibo.
Che banalità per un popolo così civile.
Dopo tanto girovagare è tempo di tornare.
Si torna a Cagliari per prendere la nave che porta a Genova.
Il viaggio della Davey fu sicuramente interessante, il racconto una visione vista da una prospettiva femminile importante, fatti e notizie che non avremmo avuto.
E’ un dato certo che, anche superata la seconda metà dell’ottocento, gli inglesi, come cinquant’anni prima, avevano ancora bisogno di notizie sulla Sardegna.
Il coraggioso editore di Icnusa risponde alle esigenze della stampa inglese: esortare tutti i viaggiatori a scrivere qualcosa sulle loro esperienze, anche un contributo modesto può risultare utile e come tale deve essere incoraggiato.