E se la giovanissima Marchesa di Villarios faceva perdere la testa all’ufficiale inglese …., di Maria Michela Deriu
Proseguendo nella rubrica IL LIBRO RITROVATO, 3 … da M. M. D.
A passo di Gambero non è solo un modo di dire ma anche una nota raccolta di articoli di Umberto Eco ove il famoso intellettuale dimostra che spesso i “successi” del presente ci riportano a rivalutare il passato.
E’ certo che per comprendere il presente bisogna procedere con passi all’indietro: al passo del gambero, appunto.
Per fare questo abbiamo attinto dagli Annali della Facoltà di scienze politiche dove la Professoressa Miryam Cabiddu ha raccolto LE note di viaggio degli ufficiali che precedettero l’Ammiraglio Nelson e, in qualche modo, fornirono notizie utili e carte topografiche valide per agevolare la rotta della sua flotta..
Procediamo a ritroso: tra la fine del 1700 e i primi anni del 1800 la Sardegna è meta di pochi viaggiatori per diletto, alcuni per caso, e di un considerevole numero di ufficiali della Royal Navy e della Royal Marines che sono interessati ai nostri mari. I fini ufficiali sono giustificati dalle rilevazioni topografiche, quelli ufficiosi ancora sconosciuti.
Intuitivamente le navi britanniche, soprattutto quelle che provenivano da Gibilterra, dovevano rifornirsi di acqua e viveri e nel contempo, si presume, dovessero tenere d’occhio le nostre coste qualora ci fosse bisogno di approdi sicuri.
Non abbiamo vere e proprie cronache. La Sardegna, tagliata fuori delle mete del Gran Tour, era nell’immaginario collettivo una terra aspra e selvaggia semisconosciuta di cui poco si narrava.
Chi si avvicinò alle nostre coste fu mosso più da interessi militari o fortuiti piuttosto che dal desiderio di conoscenza degli usi e costumi della nostra isola
Tuttavia, inevitabilmente, le notizie, tramandate sotto forma di appunti e diari di bordo, sono delle vere e proprie istantanee preziose per ricostruire come si presentava in quel tempo la nostra isola ad occhi estranei. Queste note, seppure descritte senza un preciso metodo, ci informano sulla flora, sulla fauna e soprattutto sul modus vivendi dei suoi abitanti.
Personalmente mi son sempre fatta emotivamente coinvolgere dal romanzo epistolare, trovo che questi brevi brani scritti d’impatto come un flash per fissare nella mente l’impressione del momento, senza preoccuparsi del giudizio di un eventuale pubblico a cui esporsi, rivelino molto di più di quanto le righe stesse non vogliono mostrare.
Credo che Franz Kafka nelle lettere a Milena, tra le righe, riesca a comunicare molto di più di quanto non voglia celare.
Torniamo agli ufficiali inglesi e come già è stato detto alle loro missioni coperte dal proverbiale riserbo inglese.
Con le guerre napoleoniche la presenza delle navi britanniche si intensifica. Il governo inglese oltre alle carte topografiche ha bisogno di notizie. Le coste sarde sono porti sicuri anche da un punto di vista politico. La Sardegna seppure neutrale nel conflitto anglo francese ha già stipulato nel 1793 un trattato politico amministrativo con i Savoia e nei confronti della flotta inglese al largo di Bonifacio ha un atteggiamento definito dal console francese “scandaloso”.
Ma continuiamo a procedere col passo del gambero: siamo nel 1787 Napoleone, era un oscuro sottotenente di artiglieria che non faceva ancora paura a nessuno mentre il quasi coetaneo David Southerland, protagonista della nostra storia, capitano del 25°Reggimento dei Marines di stanza a Gibilterra, il 25 agosto di quell’anno sbarcò a Cagliari.
Il giovane ufficiale aveva ottenuto una licenza dal suo comandante per accompagnare un amico in un viaggio verso il Levante.
Prima di partire promise ai suoi commilitoni di farli partecipi delle sue avventure e inviare con una certa frequenza sue notizie all’amico Smith rimasto a Gibilterra.
Questo carteggio col titolo di:
“A Tour up the Straits, from Gibraltar to Costantinople…” (Un viaggio tra gli stretti da Gibilterra a Costantinopoli) fu successivamente pubblicata a Londra nel 1790 e ebbe un discreto successo,
In quegli anni Viceré di Sardegna era il Marchese Carlo Thaon Revel di Sant’Andrea, uomo colto e brillante che a Cagliari doveva annoiarsi a morte.
Il Marchese lo si può ancora ammirare con indosso tutte le sue onorificenza nell’ingresso del palazzo regio di Cagliari ove si contende il poco spazio con i suoi predecessori e successori.
Gli ufficiali inglesi, appena sbarcati, si dovettero sottoporre ai minuziosi controlli medici disposti dai Savoia, Sutherland e i suoi compagni tornati a bordo forse un po’ seccati dalle lungaggini burocratiche, trovarono una gradita sorpresa: un invito a pranzo da parte del Viceré.
Sutherland nell’introdurre il racconto che dovrà trasmettere ai suoi compagni comincia con il menù che venne servito a tavola.” Il pranzo era alla francese ma la seconda portata era un enorme cinghiale indigeno tutto intero.” Gli anglosassoni trovarono tutto di loro gradimento.
Non fu un pranzo privato, il Viceré estese l’invito alle maggiori personalità dell’isola, tra queste la Marchesa di Villarios , la Marchesa di Pasqua e la baronessa di Teulada, tre bellissime ladies.
Ma solo la Marchesa di Villarios fa breccia nel cuore del giovane ufficiale tanto che così scrive:
“Villarios ha catturato tutto il nostro cuore.”
Per inciso la giovanissima Marchesa Francesca Mancha Aymerich, appena diciassettenne, era stata data in sposa al vecchio Marchese di Villarios in ossequio all’antica usanza per cui i nobili si devono riprodurre tra loro.
David per ossequio al protocollo è seduto a poca distanza da Francesca, la osserva affascinato …..
Come dargli torto. I capelli bruni incorniciano il volto della giovane dama ancora adolescente, ha lunghi occhi scuri, le labbra carnose, la sua conversazione è allegra e spiritosa.
Nel suo diario ne fa una descrizione minuziosa degna di un consumato antropologo ma nel leggere tanta dovizia di particolari si stenta a credere che l’interesse per la bellissima marchesa fosse solo di natura scientifica.
“I suoi arti sono elegantemente torniti e la sua bella figura non è distorta dal corsetto, né ingombra di un carico di false curve prodotte da supporti o imbottiture.”
Nella lettera che segue indirizzata a Smith continua con una minuziosa descrizione dell’abbigliamento femminile delle ledies sarde, più sobrio e meno innaturale di quello inglese, privo di orpelli e innaturali protuberanze posticce. Ma quello che colpirà gli inglesi, così come altri visitatori della Gran Bretagna e in particolare cinquant’anni dopo William Henry Smith, è l’atteggiamento delle donne sarde.
Scrive Sutherland anticipando Smith, anche lui ufficiale della Royal Navy, nella sua opera “Istantanea della situazione attuale dell’isola di Sardegna”(Londra 1828),
“Nei modi, le ledies sarde sono simili alle francesi, dicono quel che pensano senza nessuna riserva”.
Gli ospiti son meravigliati dal fatto che sia possibile baciare le mani alle signore per semplice complimento e come , in un giro di ballo, ad ogni giravolta esse si aspettino che il braccio del cavaliere le cinga la vita mentre il loro braccio si appoggia sulla spalla di lui.
“La loro franchezza è assai piacevole e non ha nulla di malizioso, dal momento che in una città chiusa, esclusa dal resto del mondo, ove le persone e i loro legami sono generalmente conosciuti e dove il numero dei libertini è scarso, la fiducia e la sincerità da parte delle donne generano naturalmente onore e stima da parte degli uomini.”
Queste sono le ingenue riflessioni di David Sutherland che probabilmente ignora il tempo in cui le stesse strade che portano al palazzo del Viceré furono intrise di sangue per gli stessi innocui motivi di cui lui è fermamente convinto.
Il Soggiorno di Sutherland in Sardegna si conclude il 3 settembre 1787, quasi venti giorni.
Durante questo periodo viene più volte ricevuto dal Marchese Theon Revel anche per un privato e molto britisch tea. In suo onore vengono organizzate danze il cui programma prevedeva balli anglosassoni e anche un ballo sardo.
Il capitano non può che informare i suoi commilitoni dell’ospitalità e delle attenzioni ricevute e sognare in segreto Francesca Aymerich marchesa di Villarios,
Ma Sutherland è pur sempre un ufficiale di sua Maestà britannica e non lo dimentica,
cosa fa dunque il giovane capitano oltre che movimentare la sonnolenta corte sarda?
Fa le sue debite e documentate riflessioni su questa isola semi sconosciuta che molti consideravano ancora più grande della Sicilia, notizia mai confutata dal tempo di Erodoto.
Innanzi tutto si sofferma e nei suoi scritti riporta la situazione politica e militare.
Così scrive:
“Il sistema feudale sussiste ancora sebbene in grado limitato e i titoli vanno con le relative proprietà.
Di conseguenza il compratore del fondo acquista anche i contadini..
Le truppe regolari raramente superano i duemila uomini, ma la milizia ammonta a quasi 26,000 uomini di cui 11.000 fanno parte della cavalleria. I cavalli sono piccoli ma veloci in una eventuale carica di cavalleria.”
Sutherland ritiene che la cavalleria sarda, in un eventuale scontro, potrebbe essere battuta dagli inglesi, mentre durante una marcia potrebbe essere più resistente.
Tutte benevoli considerazioni per ricambiare tanta cortesia e ospitalità da parte di un governo amico.
Nei confronti della popolazione annota:
“Gli abitanti delle campagne sono generalmente armati, gli omicidi non sono frequenti e la Chiesa non concede protezione ai colpevoli.”
Nel complesso i sardi gli sono simpatici perché non sono bigotti e con gli spagnoli e i gli inglesi sono il suo popolo preferito.
Non manca la lode ai vini sardi, ai vignaioli e alla loro generosità, gli ufficiali sono colpiti dall abbigliamento dei contadini sardi vestiti ancora alla foggia spagnola.
L’ultima nota dolens è il porto di Cagliari con le cui difficoltà si dovettero misurare già all’inizio della loro privilegiato soggiorno:
“Il porto è un disastro perché a causa del basso fondale obbliga le navi da guerra a sostare ad una grande distanza dalla riva nonostante le notevoli dimensioni della baia.
L’accesso è talmente stretto che le grandi navi, col vento contrario difficilmente potrebbero evitare di arenarsi.”
In compenso la campagna intorno alla città è considerata molto bella e affascinante per gli stranieri.
Economicamente la maggior risorsa della Sardegna è il sale che in questo periodo soffre la concorrenza della Spagna e del Portogallo.
L’Isola produce olio,vino e grano.
Sutherland in breve giunge alle conclusioni che indussero Nelson, qualche anno dopo, a proporre a Giorgio III l’acquisto della Sardegna:
“l’isola di Sardegna con un governo illuminato si potrebbe risollevare dalla povertà e dalla arretratezza in cui vive.”
Il 3 settembre 1787 il vascello inglese lascia Cagliari verso il Levante.
Nuovi porti nuove avventure che non impediscono Sutherland di pensare a Francesca e scrivere sul suo diario precedendo uno stile romantico degno Keats:
“Ho spesso cercato di farmi un’idea di Eva nel suo stato di innocenza ma non avevo idea di cosa fosse prima di vedere la Marchesa. Per rango e fascino è figlia della natura e Natura nella sua perfezione.”
By dino peddio, 8 luglio 2023 @ 07:51
leggerti è piacevole, si nota che ti piace quel che scrivi, il mondo antico de is meris.