In braccio al cielo, di Marisa Brandano

In braccio al cielo

 

Il vento si scioglie in un giorno di primavera, per non disturbare un gregge di papaveri.

Montagne calano ombrelloni per proteggere il cammino di viandanti al santuario.

Stelle disegnano contorni che si adombrano e poi brillano.

Brividi percorrono la pelle e prima di far male, depongono le armi.

Siamo liberi di scegliere come disegnare la nostra Via.

Come, nel silenzio, muovere i passi di danze propiziatorie.

Come accogliere gli aneliti che irrobustiranno le nostre orbite.

Ricordo che da bambina sognavo la libertà di essere me stessa.

Ora non son più bambina.

Non sono pienamente libera.

Anzi.

Però ho sempre lavorato alacremente, per esserlo.

Magari in cantucci.

Magari in religiosa solitudine,

per affrontare il palco della vita.

C’é voluto tempo per dare dimore stabili alla mia dignità di essere umano.

Alla mia forza, ma anche fragilità, di essere donna.

Al bisogno prepotente di scoprire sfaccettature inedite

della responsabilità di essere liberi.

Al diritto, che esista.

Al dovere di ricercarla, ma metterla al guinzaglio di regole

intrise di rispetto.

Lo so, di non dire cose nuove.

Ma con la consapevolezza del tempo, anche le cose “vecchie”

son sempre nuove.

E allora mi accompagno a quel vento che non ferisce i petali dei fiori.

Plaudo ai monti che contrastano la calura per i viandanti.

Accompagno per mano il mio ascolto per chi non ha voce.

Lo so, non sono santa.

Ma io sogno questo.

Regalare una carezza… tante…

e non tenermele strette, solo per me.

Ecco, voglio esser me stessa.

Libera di esistere, per non affogare il mio sentire.

Sogno con la vita, in libertá, in

braccio al cielo.

 

Marisa Brandano

 

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