Cagliari, la città futura, di Antonello Angioni
Per la quarta volta nella sua storia moderna – da quando, pochi anni dopo l’Unità d’Italia, ha cessato la funzione di “piazzaforte” – Cagliari vive una fase di grande trasformazione.
La crisi da Covid-19 ha posto in luce i limiti e le contraddizioni della vita urbana ma ha anche aperto nuove prospettive di sviluppo. Soprattutto ha posto un interrogativo esistenziale: a cosa serve davvero una città? A favorire la crescita, attirare investimenti e competere sulla scena globale? O a migliorare la qualità della vita di tutti, favorire la sostenibilità e la capacità di affrontare le difficoltà?
Per la quarta volta nella sua storia moderna – da quando, pochi anni dopo l’Unità d’Italia, ha cessato la funzione di “piazzaforte” – Cagliari vive una fase di grande trasformazione.
La prima volta è accaduto, all’incirca tra il 1890 e i primi anni del Novecento. È il periodo della formazione della “città borghese”, caratterizzato da una fase di espansione economica e urbanistica, grazie alle notevoli risorse finanziarie derivanti sia dall’apporto dei capitali privati “esterni” che dalle finanze comunali (nel 1896, Cagliari dopo un contenzioso durato 38 anni, poteva incassare dallo Stato quasi 3,5 milioni di lire). A guidare questo processo fu il sindaco Ottone Bacaredda, avvocato liberale, espressione dei nuovi ceti emergenti.
La grande intuizione di Bacaredda fu quella di spostare il centro direzionale della città dalla rocca del Castello alla parte bassa, quella più prossima al mare, al porto e alla stazione ferroviaria, in cui si svolgevano i traffici commerciali. Tale scelta segnò una grande discontinuità nella storia non solo urbanistica ed economica ma anche sociale e “ideologica” della città: era il definitivo passaggio di testimone dalla Cagliari d’ancien régime alla Cagliari borghese, interpretata dal dinamismo dei quartieri della Marina e di Stampace basso.
La seconda volta è accaduto nel decennio che ha inizio intorno al 1926 quando, grazie alla “legge del miliardo” (che vide quale principale animatore Paolo Pili, leader del sardo-fascismo), la Città si dotò, per la prima volta, degli uffici pubblici necessari per assolvere al ruolo direzionale: dalla Legione dei Carabinieri al Palazzo di Giustizia, dagli Istituti scientifici universitari alle Poste e all’Archivio di Stato e così via. Questa fase è contraddistinta dalla personalità di Enrico Endrich, avvocato di formazione sardista, passato al fascismo, che guidò le sorti della Città di cui fu podestà.
La terza grande trasformazione fu la “ricostruzione”: era la risposta della città ai bombardamenti del 1943. Per circa un decennio, dal 1944, Cagliari fu un grande cantiere. Questa fase fu guidata in prevalenza da un partito, la Democrazia Cristina e dai suoi sindaci eletti nel dopoguerra, in particolare l’avv. Luigi Crespellani e il dott. Pietro Leo, che seppero interpretare le esigenze di rinascita. Anche la “ricostruzione” poté contare su grandi capitali pubblici e privati.
Ora, nella storia della Cagliari moderna, si apre un nuovo capitolo, il quarto, che vede e vedrà nell’immediato futuro, grandi trasformazioni. Infatti, soprattutto grazie ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e del REACT-EU, si prevedono numerosi interventi destinati a dare alla città un’immagine più moderna e al passo con le esigenze del tempo.
La crisi da Covid-19 ha posto in luce i limiti e le contraddizioni della vita urbana ma ha anche aperto nuove prospettive di sviluppo. Soprattutto ha posto un interrogativo esistenziale: a cosa serve davvero una città? A favorire la crescita, attirare investimenti e competere sulla scena globale? O a migliorare la qualità della vita di tutti, favorire la sostenibilità e la capacità di affrontare le difficoltà?
Un approccio non esclude sempre l’altro, ma il punto è ritrovare un equilibrio. Al di là delle posizioni politiche e ideologiche, la maggior parte delle persone vuole semplicemente essere in buona salute e sentirsi sicura, soprattutto di fronte alle minacce del futuro che siano legate ai cambiamenti climatici o ai virus. La pandemia ci ha scaraventati tutti in un colossale esperimento in tempo reale, pieno di esempi di come potrebbe essere un futuro più sostenibile.
Cagliari sarà presto un grande cantiere. E già ora sentimenti contrastanti percorrono e agitano la città. C’è la speranza: le grandi infrastrutturazioni delle principali arterie cittadine rifatte a nuovo (dal grande boulevard di via Roma al viale Trieste, dal viale Buoncammino alla via Dante), le aree verdi e i parchi valorizzati, le piazze riscoperte, vorranno pur dire qualcosa. Ma c’è anche il pessimismo, figlio di una congenita rassegnazione, e la paura che la crisi e il degrado continuino nonostante tutto. Ma la città ha bisogno di una grande trasformazione: i nuovi ecocentri, il villaggio sportivo di Monte Mixi, l’efficientamento degli impianti di illuminazione, la valorizzazione del Poetto, i giardini scolastici e così via.
Per giungere a tale importante risultato, Cagliari dovrà diventare un grande cantiere e soffrire i relativi disagi. Ma poi sarà una città migliore, a iniziare dalla via Roma che verrà restituita alla fruizione della Città per rimettere in contatto l’ordito urbano con l’area portuale, uno spazio evocatore di tempi e di genti, di ricordi e di destini. Anche questa fase, che vede impegnata la giunta guidata dal sindaco Truzzu e dal vice sindaco e assessore all’urbanistica Giorgio Angius, è caratterizzata da ingenti risorse per investimenti.
Dal punto di vista programmatico, la città futura che viene tracciata dall’Amministrazione in carica si ricollega a quel percorso virtuoso che era stato avviato, quasi trent’anni fa, dal sindaco avv. Mariano Delogu e poi ripreso e approfondito dal sindaco dott. Emilio Floris che aveva investito molto per affermare la funzione mediterranea di Cagliari nel solco di quella grande idea che venne propugnata da Bacaredda.
Si tratta di quattro periodi assai diversi, caratterizzati da qualcosa di condiviso: il fatto che i cittadini avessero la fiducia in un avvenire migliore. C’è da sperare che questo sentimento venga condiviso.
L’avvocato Antonello Angioni è il presidente della Commissione consiliare permanente per la pianificazione strategica e lo sviluppo urbanistico del Comune di Cagliari