TORRAMUS A CAMMINARE PO SA DIE BENIDORA, di Salvatore Cubeddu

Sommario: 1. SA TORRÀDA. 2.   Il coinvolgimento della società sarda. 3. La storia di ‘SA DIE’ nei territori della Sardegna. 4. Cosa andiamo  a  proporre e a fare nel 2023?

Le celebrazioni della Pasqua aprono le feste della primavera, riportano le persone nelle strade e nelle  piazze per le cerimonie religiose e civili, preparano la festa longa dell’estate e dei suoi visitatori.

Questo 2023 è finalmente l’anno delle riaperture, come non si vedeva dal 2019. C’è nell’aria la voglia di recuperare il tempo perduto, adempiendo pure alcuni doveri che le feste impongono con la forza delle storie che rappresentano. Di più, esse possono offrire occasioni insperate di crescita per le nostre comunità.

Se ne è parlato molto all’interno del Comitato per sa Die de sa Sardigna, riassumendo l’insieme dei ragionamenti nel termine  SA TORRADA.

1. SA TORRÀDA.

Il 28 aprile viene sempre preceduto dalla Festa della Liberazione dal nazifascismo (25 aprile) ed è sempre seguito dalla grandiosa processione cagliaritana di Sant’Efisio, che ha il suo prolungamento nel rientro notturno nella prima parte della notte del 4 maggio. Pur nella sua variazione annuale, la festività della Pasqua si inserisce quasi sempre in una delle domeniche precedenti quale risultato finale delle celebrazioni della Settimana Santa. Celebrazioni diverse per origine e significato, che tuttavia immergono le nostre comunità in un tempo speciale, che si compone di messaggi tesi nella direzione della libertà e della continuità della liberazione dal ‘male’ (dalla malevolenza, dalla guerra, dall’oppressione politica e sociale, dalle malattie come dalle disgrazie le più varie). Ricordiamo il passato per vivere un migliore presente nel guardare al futuro.

Abbiamo di fronte un’occasione straordinaria da proporre al Popolo Sardo e alle sue Istituzioni, per costruire il filo rosso di iniziative che ci consentano di alzare lo sguardo e guardare lontano.

La proposta è di farne un consapevole ‘tempo speciale’ in cui i Sardi ritrovino sé stessi per confermarsi come popolo e fare il punto sul legame con la propria ‘terra’.

SA TORRÀDA, appunto: ritorno a casa di chi è partito carico di nostalgia, ritornello nei canti, come ripresa di ciò che è stato, alla luce di ciò che si è e insieme si vuole essere. Tutti i Sardi, quelli attualmente presenti nella terra circondata dal mare e quelli che potrebbero tornare da tutto il mondo, se noi (evidentemente con l’intervento delle istituzioni, visti i necessari finanziamenti e la complessità dell’organizzazione degli eventi) ne costruissimo le condizioni e le convenienze che ne consentano la realizzazione, agevolandone l’atto del ritorno: SA TORRÀDA, il ritorno a casa perché noi li richiamiamo, perché continuino a sentirsi parte di un comune cammino, della storia di tutti noi che continua e si rinnova riverificandosi ogni anno

Ragioni economiche ci spingono costantemente ad incentivare la visita gradita dei forestieri e lo chiamiamo turismo. Il mese tra aprile e maggio lo dovremmo dedicare ai nostri fratelli de ‘su distèrru’, ai loro figli e nipoti, che vogliamo conoscere e con loro confrontarci, attraverso la miriade di iniziative che possono promuoversi, festose e serie, culturali e d’affari, sportive e spettacolari, tradizionali e modernissime. Organizzando annualmente un’occasione di interesse e di affratellamento e richiamando chi è lontano.

Personale specializzato si incaricherebbe di individuare un cronoprogramma di iniziative collettive di vario genere in concomitanza con l’arrivo di tanti nostri connazionali.

 

2. IL COINVOLGIMENTO DELLA SOCIETA’ SARDA.

I simboli identitari del Popolo sardo – la bandiera, l’inno Procurade ’e moderare, “Sa Die de sa Sardigna’ – vedono arrivare conferme del loro radicamento nelle occasioni più inaspettate. Sembra che i Sardi, soprattutto nelle situazioni esterne, non possano fare a meno di dire ‘noi ci siamo’ attraverso la propria bandiera dei quattro mori. ‘Sa Die’ si lega all’inno come nessuna festa nazionale si lega al pari della nostra all’origine delle feste che celebrano i popoli: la Rivoluzione francese e l’assalto alla Bastiglia; la Marsigliese, inno di quei Marsigliesi che furono respinti a Cagliari da coloro che due anni dopo iniziarono a cantare ‘Procurade ’e moderare …. sa tirania’.

È per noi un onore e un privilegio metterci al servizio della diffusione dei nostri simboli identitari e della loro condivisione insieme alla nostra gente.

 

 

3. LA STORIA DI  ‘SA DIE’ NEI TERRITORI DELLA SARDEGNA.

Il cappellano protestante del Reggimento degli Svizzeri a Cagliari, negli anni Settanta del Settecento, scriveva che gli Spagnoli avevano distrutto in Sardegna gli archivi che potessero documentare la nostra storia e avevano proibito i pochi libri che ne trattavano. Se vuoi togliere l’aria a un popolo proibiscigli la narrazione di sé e boicottane la storia!

I Piemontesi si diedero da fare per far scomparire dalla circolazione il testo dell’inno di Francesco Ignazio Mannu, che ora non casualmente il Consiglio Regionale della Sardegna ha dichiarato nostro inno nazionale.

I Sardi bramano conoscere la propria storia: si veda la curiosità verso i Giganti di Mont’e Prama e la mole di libri sul prima e sul dopo il “triennio rivoluzionario sardo”, anni verso i quali si è concentrata la ricerca di tanti nostri amici storici.

Non vi è dubbio che la visita degli ‘esperti’ del Comitato presso le nostre Comunità, Scuole e Biblioteche rappresenterebbe un contributo interessante per soddisfare tale curiosità. Che poi è un diritto troppo trascurato.

A scopo pedagogico e di impegno civile, sarebbe importante riprendere la rievocazione storica nelle strade e nei palazzi dove si sono svolti i fatti di cui celebriamo la memoria, seguendo l’esempio delle iniziative realizzate e molto apprezzate nel 1996 e nel 1997, a Cagliari, “Sa di’ de s’acciappa“,  l’entrata di Giovanni Maria Angioy a Sassari, i fatti di Bono e di Santu Lussurgiu, la congiura di Palabanda.

Va diffusa la tradizione che si è ripetuta a Cagliari, quando non eravamo in ‘distanziamento sociale’, di concludere la giornata di ‘Sa Die’ con il ballo sardo collettivo nei grandi cerchi concentrici del ballo sardo in Piazza del Carmine.          Dovremmo estendere l’idea che tale ballo collettivo si svolga nelle piazze dei paesi e delle città della Sardegna in memoria del ballo sulla darsena di Cagliari, con il popolo che festeggiava la partenza delle navi cariche dei Piemontesi.

Così pure bisognerà incoraggiare la pratica del canto dell’Inno nelle pubbliche occasioni istituzionali.

 

 

4. Cosa andiamo  a  proporre e a fare nel 2023?

Ci troviamo ancora nella fase di costruzione dei programmi – pure noi del Comitato – e per il resto ci serviamo di soli accenni giornalistici.

Mentre proponiamo queste  note iniziali  -  siamo di venerdì santo, 7 aprile – una serie di processioni si spostano dalle quattro parrocchie del centro storico di Cagliari annunciate dal silenzio scandito dalla percussione ciascuna di un singolo tamburo che annuncia la ricerca disperata di una madre che vaga per la città disperata perché il proprio figlio è appeso ad una croce. Dopodomani quelle processioni saranno otto, quando quattro riproposizioni dell’identica Madre dolorosa vedrà ‘s’incontru’ con l’identico Figlio risorto.

Lo stesso moto di passione e di resurrezione anima le due feste laiche di ogni aprile, quella della liberazione dal nazifascismo (25 aprile) e della liberazione dai Piemontesi (28 aprile), per poi tornare al religioso con la lunga sfilata dei Sardi a celebrare la morte per la fede di un martire, Efisio in viaggio verso Nora e, poi, il suggestivo ritorno notturno.

Dal 2 aprile al 4 maggio: ogni anno sono disponibili almeno 5/6 settimane di inizio primavera per incontrare nei nostri paesi e città i ‘Sardi di fuori’ con i ‘Sardi di dentro’.  Amiamo pensare che considerazioni abbastanza simili abbiano spinto la Giunta regionale a replicare la Conferenza internazionale dei Sardi nel mondo (le precedenti: nel 2008 con Renato Soru, nel 1988 con Mario Melis), convocata a Cagliari per il 28 e 29 aprile.

Quando, agli inizi del 2021, si fantasticava de ‘sa torrada’, ricorrevano i cento anni della fondazione del Partito Sardo d’Azione (17 aprile 1921 – 2021). Tempo prima si riunirono gli ex – segretari (i viventi) e si attese, ma la pandemia non consentì le ulteriori iniziative, che sarebbe pure interessante e importante confermare.  A oggi – 7 aprile – mancano una decina di giorni al 102° anniversario. Cento anni sono impegnativi e non sembra che la Sardegna possa permettersi il lusso di privarsi delle risposte che, in un così lungo tragitto, quattro generazioni di militanti hanno immaginato, organizzato e offerto ad una Sardegna che della loro milizia – quando seria, competente, generosa e appassionata – ha bisogno come dell’aria per respirare.

Il mattino del 20 aprile 2023, il Comitato per sa Die de sa Sardigna ricorderà i trent’anni del proprio impegno per la festa nazionale del Popolo Sardo nel salone del Palazzo Viceregio in Cagliari. Per il resto, attendiamo il programma delle istituzioni.

 

Non abbiamo ancora parlato della celebrazione della S. Messa nella chiesa cattedrale di Cagliari, la mattina del 28 aprile, non certo perché non ne cogliamo l’importanza o per separare il tempo della fede da quello della festa popolare. Concettualmente, la valorizzazione della memoria storica quale percorso di miglioramento del percorso delle società, è da secoli un portato riconoscibile e sottolineato della cultura ebraico-cristiana.

Il Comitato, al cui interno operano in fraterna amicizia credenti e non credenti, ha sempre collocato la celebrazione della S. Messa in modo che non sminuisse il momento civile, nel rispetto della libertà di tutti. Ed è stata esperienza riconosciuta da tutti la positività della riconferma dell’invito all’Autorità ecclesiastica di consentire il tempo del ricordo spirituale nelle sue sedi.

Tante idee e nuove proposte vanno facendosi strada all’interno del Direttivo mano a mano che il percorso si arricchisce di potenzialità.

Continuiamo a discuterne e a lavorarci.

 

Auguri di buone feste!

 

Cagliari, 7 aprile 2023

 

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