In tutta la diocesi di Oristano e di Ales-Terralba andremo in cimitero senza il prete. Mancano i sacerdoti: stop ai cortei funebri, di Gigi Pittau

La categoria dei sacerdoti in Sardegna è quella con il livello più alto in età. Ma da secoli la comunità cristiana aveva promosso confraternite di laici credenti, che si erano dato quale scopo – indispensabile soprattutto nel corso delle grandi pestilenze – quello di ‘seppelire i morti’. Nella presente situazione bisognerebbe rivitalizzarle. Per chi c’è stato: è tristissimo il corteo silenzioso che si muove dalla chiesa, in un silenzio doloroso e pensoso, verso il cimitero. Del resto, i laici saranno necessariamente chiamati a sostituire i sacerdoti in tante altre funzioni.

Mancano le vocazioni e nelle parrocchie dei paesi delle diocesi di Oristano e di Ales-Terralba dal 5 marzo si dovrà dire addio ai cortei funebri. Lo prevede un decreto del vescovo della diocesi Roberto Carboni, che prende atto della diminuzione del numero dei sacerdoti e dei cambiamenti degli ultimi tempi della vita sociale ed ecclesiale della comunità dei fedeli. Così il documento inviato a tutte le parrocchie della diocesi, che comprende paesi del Medio Campidano come Arbus, Gonnosfanadiga, Guspini, Villacidro, San Gavino Monreale, Sardara, Pabillonis e altri della Marmilla come Collinas, Genuri, Las Plassas, Lunamatrona, Pauli Arbarei, Setzu, Siddi, Tuili, Turri, Ussaramanna e Villanovaforru, stabilisce le nuove norme.

«Le esequie dei defunti – scrive Padre Roberto Carboni – che nelle nostre comunità si svolgevano ordinariamente con tre stazioni (nella casa del defunto, in chiesa, al cimitero) hanno subito e stanno subendo continue modifiche. La diminuzione del numero dei presbiteri, l’innalzamento dell’età, il sommarsi degli impegni pastorali e l’accorpamento di più parrocchie non permette una presenza costante e una cura pastorale dedicata a un’unica comunità. Volendo salvaguardare i valori umani e cristiani dei riti esequiali, garantire la partecipazione dei fedeli e la fruttuosa celebrazione liturgica con questo decreto dispongo che il parroco, i presbiteri collaboratori e i diaconi abbiano premura di visitare la famiglia della persona defunta alla notizia del decesso e che si intrattengano con i familiari nella preghiera, nel dialogo e nella consolazione. Da domenica 5 marzo, seconda domenica di quaresima non sono consentiti i cortei funebri, sia prima che dopo la celebrazione della messa esequiale».

Scrive ancora il vescovo: «Dispongo che vengano curati con particolare attenzione il rito di accoglienza del feretro nella chiesa parrocchiale e la celebrazione della santa messa mentre la celebrazione delle esequie si concluderà in chiesa con il rito della commendatio (ultima raccomandazione) e della valedictio (commiato). Nel caso di più defunti si raccomanda, in dialogo con le famiglie, la possibilità di celebrare un unico funerale».

Le reazioni Così in molti paesi dell’Oristanese, del  Medio Campidano e della Marmilla scatterà una vera e propria rivoluzione (anche se in alcuni centri dove già da qualche anno non si fanno più i classici cortei funebri). Le reazioni tra i fedeli sono varie.

È perplesso Pasquale Marongiu, pensionato di San Gavino: «In questo modo si perde un momento molto importante in cui il feretro del defunto veniva accompagnato dall’intera comunità a piedi fino al cimitero per la sepoltura. Ora questo momento, nei paesi in cui i cortei funebri sono stati già aboliti, rimane molto anonimo e la salma viene collocata nei loculi o nelle tombe senza un’ultima preghiera fatta in cimitero insieme al sacerdote o ai diaconi».

Angela Canargiu, per anni impegnata nel volontariato della mensa interparrocchiale, dice: «Avrei lasciato libero arbitrio in base alle diverse esigenze. Quello della morte è un momento molto triste in cui ci si stringe intorno alle famiglie e il corteo funebre è un momento in cui si fa sentire ai familiari del defunto la vicinanza di amici e parenti. Ora siamo costretti a salutare il defunto in chiesa e al momento del cimitero non c’è neppure un’ultima preghiera di conforto». Per il geometra Francesco Zurru di Gonnosfanadiga i cortei talvolta erano momento di confusione: «Spesso nel corteo c’era chi vociferava o chiacchierava troppo senza raccogliersi in preghiera. Il vescovo ha preso atto della crisi di vocazioni che è reale: anche a Gonnosfanadiga ci sono due sacerdoti per tre parrocchie».

L’unione sarda, 27 febbraio 2023

 

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