SASSARI, 21 febbraio 2023. IL SIT-IN E L’INCONTRO PER DIRE “NO, GRAZIE” AL FOLLE PROGETTO DI UN CANALONE NELLE VALLI DI SASSARI, di Nello Bruno
Diciamo no all’ennesimo tentativo di distruzione della natura e della memoria storica cittadina
L’INCONTRO nella sala G. M. Angioy.
Sassari, 22 febbraio 2023
LA NOTIZIA. La Giunta municipale di Sassari, guidata dal sindaco Nanni Campus, al suo secondo mandato, rischia grosso con questo ennesimo tentativo di distruzione ambientale e della memoria storica della città calando sulla testa della società civile, senza alcun dibattito, né nei luoghi istituzionali né tantomeno con i diversi “portatori di interesse”, un progetto folle, arcaico, antiecologico, antieconomico, antidemocratico nel metodo, contrario ad una qualsiasi coscienza ambientale e alla salvaguardia della natura.
COL PRETESTO DI “MITIGARE” UN IPOTETICO RISCHIO SI DISTRUGGE LA NATURA E SI CREA UN RISCHIO SICURO. Il progetto dell’Amministrazione Campus prevede di costruire, con il pretesto della “mitigazione del rischio idro-geologico”, un faraonico, innaturale canalone in cemento e strutture in pietra, per oltre un chilometro di lunghezza, 7 metri di larghezza + 2,50 di pista per il passaggio dei mezzi pesanti, e almeno 3,10 metri di profondità. Il canalone partirebbe da Via Oriani per terminare in Viale San Francesco, attraversando con dei tunnel (altrettanto pericolosi) i sopraelevati di Viale Trento e Viale Trieste, già soggetti a diversi smottamenti a causa delle fognature e di una rete idrica perennemente colabrodo.
Il devastante progetto è stato definito da studiosi del CNR e dei Dipartimenti di Architettura e di Agraria dell’ Università di Sassari come superato, esagerato, inutile, pericoloso; viene inoltre respinto a gran voce dal Comitato di quartiere del rione Cappuccini, che ha organizzato un sit-in e un incontro-dibattito con la cittadinanza nella Sala Angioy del Palazzo del Governo, in Piazza d’Italia, nella giornata del 21 febbraio u.s. Si sono espresse in chiave critica anche numerose componenti culturali, politiche e di rappresentanza sociale della città capoluogo del Nord Ovest, che pure attraversa un momento di grave crisi economica e di rappresentanza politica.
Un progetto approvato in gran fretta, nascondendo la sua pericolosità, che ha eluso qualsiasi confronto democratico con la città e persino dentro lo stesso Consiglio comunale.
UN “METODO” ASSAI PERICOLOSO. Ci sarebbe molto da dire sul “metodo,” da più parti bollato come antidemocratico, con il quale una decisione di tale importanza per la città è stata approvata in tutta fretta dalla Commissione urbanistica senza alcuna possibilità di discussione; il progetto del canalone che investe le valli è stato presentato in Consiglio comunale nel giro di 24 ore, anche qui senza dare ai consiglieri e alle opposizioni il tempo materiale di consultare la relativa documentazione (in realtà è stata sottoposta ad approvazione la pratica delle procedure di esproprio dei terreni privati che insistono su gran parte della vallata, senza neanche illustrare l’intero progetto sottostante, cosa, a nostro avviso, ancora più subdola e grave). Il gruppo del PD in segno di protesta ha deciso di non partecipare alla votazione; hanno votato contro il consigliere del PSD’AZ e un altro membro della minoranza; così è stato riferito dal consigliere Mariolino Andrìa, anch’egli contrario al progetto della Giunta Campus, durante il già ricordato incontro-dibattito nella Sala Angioy della Provincia.
Il 31 dicembre scorso il progetto di massima veniva pubblicato sul sito del Comune di Sassari con l’indizione di un bando di gara per la presentazione di un progetto esecutivo.
Come abbiamo osservato, il progetto è stato redatto prendendo a pretesto un molto ipotetico rischio idrogeologico nella vallata, lunga oltre 1200 metri, che da Via Oriani sbocca in Viale San Francesco, tra il mercato e il ponte di Rosello. Come afferma il documento conclusivo del Comitato di quartiere Cappuccini, presieduto da Uccio Virdis, “neanche la peggiore bomba d’acqua riuscirebbe a fare i danni che tale canalone potrebbe causare alla città se venisse realizzato”. Verrebbe infatti distrutto un polmone naturale che ha sin qui svolto perfettamente il suo ruolo di assorbimento delle acque meteoriche; con il progettato canalone, le acque di superficie così imbrigliate rappresenterebbero per gli edifici e i cittadini, a valle di questa folle autostrada d’acqua, un grave pericolo.
IL NO DEGLI STUDIOSI DEL CNR, DELL’UNIVERSITA’ E DEL COMITATO DI QUARTIERE. In seguito alla pubblicazione del bando e alla esecuzione delle prime operazioni di esproprio dei terreni privati, ricadenti nella vallata oggetto del pericolosissimo progetto, si sono mossi per primi gli studiosi del CNR e dei Dipartimenti di Architettura e Agraria dell’Ateneo turritano. In una nota pubblicata su “La Nuova Sardegna” (intorno al 13 gennaio), essi hanno esplicitato il loro rincrescimento, sia per non essere stati coinvolti o consultati in alcun modo dall’Amministrazione comunale, sia per la natura stessa dell’intervento, totalmente distruttivo e privo di un minimo di consapevolezza ambientale e naturalistica. Le buone pratiche, in atto in Europa e oggi anche nella penisola, di salvaguardia dal rischio delle alluvioni si basano sul rispetto della natura (Nature based solutions) e sul suo rafforzamento (rimboschimento, marciapiedi e parcheggi con substrato filtrante), non su progetti devastanti e superati di cementificazione, che comportano la distruzione del contesto naturalistico. L’ambiente delle valli sassaresi ha egregiamente funzionato sino ad oggi, filtrando ed assorbendo le acque meteoriche grazie al suo alveo carsico, anche in presenza di eventi estremi.
Anche “L’Unione Sarda” ha dato un certo rilievo agli interventi del Comitato di quartiere che ha bocciato il progetto come imposto dall’alto, esagerato, pericoloso, privo di rispetto per la natura e la storia.
IL SIT-IN IN VIALE TRIESTE E L’INCONTRO APERTO ALLA CITTA’ NEL PALAZZO PROVINCIALE. Il sit-in del 21 febbraio contro il progetto del sindaco Campus e contro le sue prevedibili e letali conseguenze – non solo per il verde cittadino residuo ma per una bellissima vallata piena di alberi e giardini ben curati, dalla quale si può ammirare persino l’Asinara in tutta la sua estensione (almeno dal terrapieno di Viale Trento, datato 1905) – si è svolto nel terrapieno più antico, quello di Viale Trieste (già Via dei Cappuccini), in un tiepido pomeriggio di sole (frutto delle note anomalie climatiche). Numerosi cittadini del quartiere e altrettanti rappresentanti delle diverse sensibilità ambientali e culturali della città hanno partecipato alla manifestazione.
I rappresentanti del Comitato di quartiere di Cappuccini, nel cui territorio ricade l’opera – che chiaramente interessa tutta la città per le sue implicazioni storico-urbanistiche e ambientali – hanno illustrato il contestato progetto. Diversi cartelli esprimevano un no fermo e totale alla decisione della Giunta. Dopo una mezz’ora i manifestanti si sono spostati nella Sala Angioy della Provincia di Sassari, per il dibattito rivolto alla cittadinanza.
L’INCONTRO-DIBATTITO. L’incontro si è aperto con due ampie relazioni, una di Uccio Virdis, presidente del Comitato di Quartiere di Cappuccini, l’altra di Pinuccio Porcellana, presidente del Comitato Ambiente di Sassari, con numerosi dati e slide; ha coordinato l’incontro Nicola Ribichesu, vice-presidente dello stesso Comitato.
Nella Sala Angioy, gremita, erano presenti singoli cittadini e militanti ambientalisti, studiosi dell’Università di Sassari, rappresentanti del mondo della cultura, intellettuali, esponenti della politica cittadina (ovvero delle opposizioni in Consiglio comunale). Dopo le relazioni introduttive si è aperto il dibattito. Il primo a prendere la parola è stato Gian Paolo Mameli, già consigliere comunale e presidente della Commissione urbanistica. Mameli ha chiarito che le precedenti Amministrazioni non hanno mai neanche lontanamente immaginato una distruzione simile; al contrario, esse avevano in mente per le valli cittadine la creazione di un parco fruibile e magari ciclabile, con l’apertura di sottopassi nei diversi terrapieni.
Subito dopo è intervenuto Stefano Sotgiu, studioso della “democrazia partecipata”, il quale ha voluto evidenziare con forza come incontri di questo tipo costituiscano il sale della democrazia e debbano avere luogo prima della decisione in aula, non dopo, coinvolgendo la cittadinanza nelle scelte politiche, nell’esercizio stesso della democrazia, in una effettiva partecipazione. I Comuni devono prevedere come prassi consueta la creazione di organismi di collegamento e inclusione della cittadinanza nelle scelte politiche che riguardano tutta la comunità, i suoi beni culturali, ambientali, sociali.
Sotgiu ha pure tenuto a ribadire che la partecipazione dei cittadini alle scelte politiche è garantita dalla Costituzione e dalle leggi, oltre che dal buon senso e dall’etica di un buon governo. I cittadini non devono chiedere il favore di essere ascoltati, al contrario, devono pretendere di essere interpellati e coinvolti nelle scelte che interessano tutti. Sotgiu ha infine ammonito la sala affermando: «Non crediate che tutta la città sia qui con noi, noi qui dentro siamo in una “bolla”, la città è fuori, lontana, distante, distratta, separata da questo posto e dalle istituzioni: in poche parole, occorre saper comunicare, saper parlare, saper coinvolgere le altre “bolle”, la città indaffarata, distratta, delusa, china sui suoi interessi e sui suoi mali». Il concetto è che la democrazia come pratica e la partecipazione non si improvvisano, non si costruiscono da un giorno all’altro, occorre con pazienza e costanza fare rete, fare massa critica, facendo incontrare e parlare tra loro le diverse anime e le sensibilità della popolazione.
VISTA DELL’ASINARA DA VIALE TRENTO.
Mariano Brianda (ex magistrato, consigliere comunale, già candidato a sindaco) ha stigmatizzato la scarsa memoria storica della città a partire dall’abbattimento del Castello aragonese sino alla distruzione della campagne di Predda Niedda per far luogo ad una pseudo-zona industriale. Brianda ha auspicato il risveglio di una città distratta e china sui propri particolari interessi (o sulle proprie ferite), ha rimarcato la grave separazione tra amministratori e cittadini, tra istituzione e bisogni reali, lo scollamento fra le esigenze della gente e le azioni della Giunta Campus, sia su questo aspetto che su tutti i gravi problemi che condizionano pesantemente la crescita di Sassari: il pluridecennale tema dei trasporti della città vasta o metropolitana, che ha visto nel dibattito pubblico organizzato di recente a Li Punti dal Comitato sulla metro-tramvia il momento di una battaglia in atto. Tutte queste iniziative possono e devono rappresentare momenti chiave di aggregazione e di partecipazione popolare alle pubbliche decisioni.
Lorenzo Scano, ambientalista molto noto in città per le sue decennali battaglie ecologiste, è intervenuto rimarcando come il metodo di porre la città davanti al misfatto compiuto sia assai collaudato e come scelte urbanistiche dannose o improprie, prive di un adeguato dibattito e di una pubblica opinione attenta, informata e partecipe, possano determinare il più delle volte un sicuro disastro ambientale e sociale per la collettività. In città e nelle periferie non mancano clamorosi e brutali esempi, anzi, scempi di natura paesaggistica, mai adeguatamente denunciati, né da media locali spesso condiscendenti, né da istituzioni “assopite” in un sonno profondo.
In seguito sono intervenuti Mariolino Andrìa e Giuseppe Mascìa che hanno espresso la loro contrarietà al progetto e hanno chiarito ulteriormente come esso sia stato calato dall’alto e imposto al Consiglio.
In chiusura, una docente universitaria, educatrice e studiosa di politiche ambientali, Anna Lacci, ha “bacchettato” la presidenza del dibattito, sollecitando i “maschietti” a una maggiore “capacità divulgativa e comunicativa”, ad essere più chiari, brevi ed incisivi anche nell’esporre argomenti complessi, per far comprendere ai più e per poter dare la parola al maggior numero possibile di cittadine e cittadini, invitando nel contempo tutti ad un maggiore coinvolgimento e a un lavoro di aggregazione delle diverse anime della società. Altre donne sono subito intervenute dicendo di vedere solo teste grigie e bianche e poche teste di giovani, che invece bisogna saper coinvolgere per lavorare insieme a loro, se davvero si vogliono risvegliare le energie del cambiamento.
COME PROSEGUIRE LA LOTTA. L’incontro si è concluso con una richiesta della platea di stilare un documento unitario in grado di riassumere i punti principali del dissenso rispetto alla sciagurata ipotesi dell’Amministrazione Campus. Si è inoltre chiesto che si mettano subito in atto nuove iniziative in funzione dell’imminente scadenza del bando di gara, prevista per il primo marzo p.v. Dalla platea si è pure suggerito un immediato incontro con il Consiglio comunale della città o con i capi-gruppo. Proposta che è stata fatta propria dai rappresentanti del Comitato di quartiere organizzatore del sit-in e del dibattito.