L’Einstein Telescope: “Lula è il luogo ideale per installarlo”. Parola dell’ultimo premio Nobel per la fisica, l’italiano Giorgio Parisi. L’intervista di Massimiliano Rais

«Spero con tutto il cuore che l’Einstein Telescope venga realizzato a Lula. È l’augurio che rivolgo alla Sardegna». Il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, docente di Fisica teorica all’Università La Sapienza di Roma, attraverso L’Unione Sarda, formula questo auspicio in un momento di intensa mobiltazione dell’Isola per raggiungere il risultato. L’obiettivo è quello di sbaragliare la concorrenza olandese. «L’Italia – afferma Parisi – è unita per realizzare l’infrastruttura in Sardegna. È un ottimo punto di partenza. L’Olanda ha forse il vantaggio di avere un territorio piatto e buoni collegamenti con gli aeroporti. Ma penso che il sito sardo sia vantaggioso per tanti validissimi motivi: scavare un buco di quel tipo non è un’impresa semplice e l’Isola offre una piena garanzia. Mi pare inoltre che i costi da sostenere in Sardegna siano inferiori a quelli stimati in Olanda. Certamente avere l’Einstein Telescope nell’Isola vorrebbe dire creare i presupposti di una grande attività di studio e ricerca in Barbagia che richiamerebbe l’attenzione della comunità scientifica internazionale. Un’occasione straordinaria».

“La gioia nell’osservare e nel comprendere è il dono più bello della natura”. L’essenza della scienza, secondo Albert Einstein.

Per lei che cosa è la scienza?

«Una scala di cui non si vede la fine. Gradini che non finiscono mai che poi è il titolo del libro che ho scritto con Piergiorgio Paterlini».

Perché lo ha scritto?

«Paterlini è un amico, ci siamo conosciui oltre 40 anni fa. Mi ha scritto un bel messaggio il giorno del mio compleanno. Mi ha detto: mi pare un’ottima idea scrivere la tua biografia. Ad altri avrei detto di no. Di lui mi potevo fidare. C’è una comunanza di di idee e sentimenti. Gli ho detto sì».

Oltre al rapporto di fiducia con Paterlini ci sono altri motivi?

«Il motivo per cui ho accettato è più profondo. Penso sia fondamentale che, con il Covid e con quello che succede per effetto dei cambiamenti climatici, le persone si fidino della scienza. È giusto che i cittadini sappiano come gli scienziati lavorano e cosa fanno. Con questo libro ho cercato di spiegarlo attraverso la mia vita privata e pubblica e il mio percorso di formazione». Durante la pandemia il rapporto tra i cittadini e il mondo scientifico è stato spesso conflittuale. Perché?

«Per vari motivi. I mezzi di comunicazione in molti casi non hanno reso un grande servizio alla causa della scienza. Le tv sembravano interessate a far aumentare l’audience e se gli scienziati litigavano in diretta era meglio».

In tempi non sospetti le avevano detto: lei avrà il Nobel. Lo scrive nel libro.

«Me lo hanno detto quando avevo 25 anni. Fortunatamente ci sono riuscito».

Come è cambiata la sua vita con il Nobel?

«È molto più faticosa. Sono aumentati gli impegni. Per qualunque problema serva un premio Nobel si rivolgono a me. Posso avere una certa influenza sull’opinione pubblica, sui politici e sul governo per questioni importanti. Sono cose che facevo anche prima e che ora posso fare meglio perché un premio Nobel trova maggiore ascolto».

Con questo Governo si farà sentire?

«Spero di incontrare presto sia il ministro della Ricerca che il ministro dell’Istruzione. Sono anche vice presidente dell’Accademia dei Lincei, un ente statale che ha il compito istituzionale di dare pareri ai pubblici poteri e di formulare proposte anche non richieste. Rientra nelle funzioni dell’Accademia dialogare con i pubblici poteri e dare suggerimenti e consigli. Dobbiamo farlo con qualsiasi Governo».

Il suo rapporto con la comunità scientifica sarda?

«Sono venuto più volte in Sardegna per prendere parte a convegni. Mi ricordo un incontro organizzato a Chia vicino alle splendide dune».

Il valore della scienza.

«Facciamo i conti con il cambiamento climatico e con l’esaurimento progressivo delle risorse. Sono due emergenze che possono portare l’economia mondiale al disastro. Per scongiurare questa ipotesi la scienza è essenziale. Dobbiamo sviluppare nuove tecnologie per cercare di ripartire da fonti rinnovabili. Sono sfide per creare una società che possa avere un futuro».

 

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