armistizio?, di Andrea Ermano

Il missile che ha colpito giorni fa la Polonia è sovietico ma è stato lanciato da Kiev per errore.

La domanda su che cosa ci minacci in quest’epoca storicamente interessante, ce la siamo posta il 3/11/2022, citando una fonte informata e neutrale, la ministra della difesa elvetica, Viola Amherd. La quale reputava “sussistente” il rischio di un conflitto termonucleare in Ucraina – vuoi in seguito a un eventuale “incidente”, vuoi a causa di un “atto intenzionale” (così l’agenzia swissinfo.ch del giorno prima).

 

Ed eccoci qua, quindici giorni dopo, confrontati con l’evento bellico di ieri in Polonia ai confini con l’Ucraina. Scorrendo i titoli dell’indomani sui principali giornali del Paese, l’interpretazione appare bellicosamente univoca tra gli opinionisti. Così, per Danilo Taino sul Corriere il capo del Cremlino è: “Sempre più isolato”; Gianluca di Feo sulla Repubblica riassume la situazione: “In bilico sull’abisso”; l’analisi di Stefano Stefanini sulla Stampa conclude che: “Putin scherza col fuoco”.

Nessuno mai oserebbe contraddire “opinioni” tanto blasonate, Eppure, si ha l’impressione che alcuni non abbiano ancora completamente metabolizzato la realtà. Perché, il pur comprensibile trionfalismo occidentale in seguito alla caduta del Muro di Berlino rischia di apparire una coazione a ripetere da miles gloriosus. Mal si applica, comunque, alla situazione globale. Ben lo si capisce considerando anche solo l’aspetto demografico della questione. La “guerra fredda” con l’URSS, il cui sistema raccoglieva circa trecento milioni di abitanti, vedeva un Occidente (grosso modo: l’America settentrionale e l’UE) molto più forte, con almeno il doppio della popolazione, avendo Cina e India come potenze quasi alleate. Tutt’altro oggi, allorché l’Occidente rappresenta un decimo della popolazione terrestre (circa 820 milioni di abitanti su 8 miliardi), ma consuma e si comporta da padrone del mondo. Solo che di fronte a noi non c’è più l’URSS, ma i Paesi del Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), che rappresentano 3.25 miliardi di cittadini: quattro volte di più. Un dato su cui varrebbe forse la pena meditare.

Controprova. Sullo stesso argomento e nello stesso giorno gli esperti di geopolitica intervistati sui giornali italiani appaiono, come dire, meno arrembanti.

Arduino Paniccia, analista di strategia militare, pone sul quotidiano dei vescovi, l’Avvenire, l’attacco del Cremlino in rapporto di risposta strategica con le mosse del G20. Alquanto prudente la sintesi proposta dal Corriere a colloquio con Robert G. Bell, ex consigliere di Obama, già inviato USA presso l’Alleanza atlantica: «La situazione è molto seria, dobbiamo accertare i fatti». Sulla stessa linea anche l’intervista del “Fatto quotidiano” con il direttore di “Limes” Lucio Caracciolo: «Un fatto da chiarire, ma Xi e Biden hanno dato segnali di pace».

Renzo Balmelli, giornalista di grande esperienza, riassume nelle sue magistrali Spigolature da queste colonne lo stato dell’arte: «Con lo sconfinamento, volontario o casuale, di un missile sulla Polonia, l’insana invasione voluta da Mosca» rischia di trasformarsi in un incidente irreparabile.

E la questione – volontario o casuale? – non è più un dilemma. Non solo perché tutti coloro i quali, dentro o fuori la Russia, puntavano a preservare la pace, hanno subito parlato, ovviamente, di uno sconfinamento del tutto accidentale.

Tanto più che la Nato non meno che la Polonia parlano sì di un missile di fabbricazione sovietica, ma utilizzato dalla contraerea di Kiev per contrastare il massiccio attacco messo in atto da Mosca contro l’Ucraina.

Per la premier italiana, la responsabilità di ultima istanza appartiene comunque a Putin, ma non c’è alcun casus belli tra la NATO e la Russia.

In questa costellazione, però, resta “sussistente” il rischio da cui abbiamo preso le mosse, vuoi in seguito a un eventuale “incidente”, vuoi a causa di un “atto intenzionale”. Quindi la domanda vera è: a quando un armistizio?

L’Avvenire dei lavoratori

17 novembre 2022

 

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