Dialogo sui … sardi …. massimi sistemi (1), di Salvatore Cubeddu
Editoriale della domenica, della Fondazione Sardinia. Sulla questione energetica probabilmente non basterà affidarsi alla magistratura per ottenere giustizia agli interessi del Popolo sardo. Bisogna che questi venga interpellato e chiamato all’azione, quanto più presto possibile.
Non mi succedeva da non so quanti decenni, di litigare con un amico a motivo della politica. Ha iniziato da subito la polemica gettando secchiate di acqua gelida sul mio entusiasmo allo stato nascente e non ancora esplicito, mentre gli porgevo soddisfatto l’articolo del giornale cagliaritano di tre giorni fa: «Inaccettabile essere trattati da colonia energetica, ci opporremo in tutte le sedi». Sono le parole del Presidente Solinas a proposito della decisione del Governo sul sito di accumulo elettrochimico di batterie da 122 megawatt che l’Enel ha progettato per Portovesme, all’interno della centrale termoelettrica attualmente in produzione ma destinata a fermarsi dopo il 2025 per lo stop al carbone.
“L’ho già letto anch’io. Vai in fondo all’articolo: il Consiglio di Stato ha solo rimandato di tre mesi il giudizio di merito. Non penserai che il governo ed i suoi enti non utilizzeranno essi pure questo tempo per le contromosse esplicite e nascoste?
“Sii preciso e leggi ancora le parole del Presidente, che risponde alle tue insinuazioni: «Non accetteremo che Ministero e Enel trattino la Sardegna da colonia energetica nazionale senza che vi siano compensazioni adeguate per i sardi e per il territorio. Spegnere la centrale Grazia Deledda senza certezze sul futuro occupazionale di centinaia di lavoratori e sulle forniture per le grandi industrie energivore del Sulcis è inaccettabile. Pensare di disseminare la Sardegna di enormi accumulatori al litio-cobalto la cui durata non supera i tre anni significa precostituire un enorme problema ambientale di smaltimento di questi rifiuti altamente inquinanti». Intanto lo staff dell’avvocatura regionale è già al lavoro per valutare la decisione del Governo sul sito di accumuli a Portovesme e verificare se ci sono gli estremi per un ricorso. Sarebbe la seconda volta in pochi mesi che Regione e Governo entrano in rotta di collisione sul tema energia”.
Ma lui, il mio amico che va alterandosi (è nemico acerrimo del governo di centro-destra alla regione e, come tanti della sinistra, freddo e ‘superiore’ verso il sardismo comunque espresso): “Ma se è già disposto a trattare! Lui parla solo delle batterie al litio, ma del piano governativo completo – quello di fare della Sardegna la piattaforma energetica di tutta l’Italia – e dell’affidamento ai siciliani del rubinetto, che chiudono o ci aprono a seconda di loro convenienze, cosa te ne pare?”.
“Quest’ultima te la potevi anche risparmiare: non è che, se il rubinetto dell’energia, al cui servizio ci vogliono costringere, cade in terra laziale, il romanaccio di turno ti garantisca più del siciliano! Stai attento: Solinas parla di colonizzazione energetica della Nazione italiana verso la Sardegna! Avrebbe potuto esemplificare elencando tutti i siti sui quali gli articoli di Mauro Pili ci tengono aggiornati”.
Ma lui, alzando la voce: “Non vedi che, già sull’eolico,si va per tematiche singole e parziali! I Nuoresi sono contrari perché giustamente mirano all’Einstein Telescope di Lula, la cui decisione dipende però dall’Europa e dai suoi blocchi di interesse (con un Mario Draghi che promette il telescopio a noi, ma firma per le torri …!). Sul fronte mare – a Cagliari, Olbia, S. Antioco, etc.. – ci si preoccupa delle torri, nel Montiferru si mira ad occupare le campagne lasciate dal fuoco. Il rischio è che anche una trattativa con il governo agisca sulla quantità ma non sulla qualità del nostro rifiuto. Ora che ha il governo amico, vuoi che Solinas arrivi fino in fondo?”.
Oramai mi alteravo anch’io e chiusi lì: “Devi essere onesto! Ricordo quando, amareggiato, ti lasciasti andare all’affermazione secondo la quale la sinistra in Sardegna soffriva più se le cose andavano male all’Italia che … “tanto noi siamo sempre degli sfigati …!”.
E’ successo ieri l’altro. Ci siamo lasciati male. Me ne dispiace, lo considero una persona fondamentalmente onesta.
Credo che se il presidente Solinas (a) presentasse per esteso una piattaforma degli interessi sardi nell’energia, ad iniziare dal (b) rispetto del territorio con attenzione al nostro fabbisogno e al paesaggio, (c) promuovesse nuovamente ed estesamente la valorizzazione dell’acqua delle dighe e (d) ponesse quale vincolo condizionante di ogni intervento contrattato la partecipazione di un Ente della Regione al capitale e alla gestione delle società produttrici di elettricità che intervengono nell’eolico e nel folto-voltaico in Sardegna, anche il mio amico sarebbe della partita. Perché, su una cosa può forse avere ragione: che lo Stato sia tentato dal ricorso alla forza o all’inganno. Bisogna rileggere la nostra storia, anche recente.
E ancora: in questa fase, appena riapparsi ad un minimo di sollievo dalla pandemia, in costanza della guerra e della ‘carestia’, ritornano le questioni di sempre, soprattutto quelle fino in fondo mai affrontate in Sardegna (e non solo, ma a noi bastano le nostre!): la questione istituzionale, nei rapporti con lo Stato, nel tempo in cui il Nord se ne va da solo; la questione economica, di cui è parte importante la presenza di un’industria moderna, che è altra cosa rispetto al ruolo di spazzatura delle acciaierie di tutt’Europa svolto dalla Portovesmo srl, o dal mito del turismo; la verifica del ruolo delle istituzioni locali rispetto all’identità e alla cultura; il destino dei nostri paesi; la situazione giovanile e della scuola. C’è urgenza di una mobilitazione collettiva, di elaborazione e di discussione, di attivazione politica e di mobilitazione.
Solinas non ce la può fare da solo! Ha bisogno del Popolo sardo, come questi ha bisogno che la sua classe dirigente lo guidi nella difesa corale dei propri interessi. Perché si dà pure una “sede” nostra, interna, che è la migliore e la più importante.
20 novembre 2022