Andiamo incontro al disastro totale? Atomica «tattica», perché usarla sarebbe comunque una catastrofe, di Sergio Romano

Putin è ambizioso, egotista e spregiudicato: difficile che possa piegarsi. Il suo caso è nelle mani dei russi: sarà risolto quando i suoi connazionali insorgeranno. Quanto alle atomiche tattiche, chi le usasse innescherebbe una spirale di distruzione inarrestabile

Dopo lo scambio di battute con Vladimir Putin sul ricorso al nucleare nell’ultima crisi, il tema è diventato nuovamente attuale. Per molto tempo era sembrato impossibile che un uomo politico autorevole e responsabile prendesse in considerazione l’uso dell’arma atomica. Quasi tutti sembravano sapere che avrebbe provocato una rappresaglia non meno disastrosa e una sequenza di eventi incontrollabili.
Oggi la situazione sembra essere cambiata per almeno due motivi.
Il primo motivo è lo stesso Putin. Mentre un normale uomo politico, in una democrazia parlamentare, può subire una sconfitta e tornare in scena nelle successive elezioni, Putin non agisce secondo le regole di una società aperta. Mentre un parlamentare non ha alcun interesse a distruggere il sistema politico a cui appartiene e che gli permette di tentare nuovamente la conquista del potere, Putin è troppo ambizioso, egotista e spregiudicato per credere nelle regole dell’alternanza; ed è personalmente convinto che qualsiasi cedimento renderebbe le sue pretese e la sua persona meno credibili. Sembra dunque difficile, almeno in questo momento, che voglia piegarsi alle norme della democrazia parlamentare. Il caso Putin, in ultima analisi, è nelle mani dei russi e sarà risolto soltanto quando i suoi connazionali manifesteranno il loro dissenso insorgendo contro il loro attuale presidente.

Americani e europei possono favorire e aiutare una loro rivolta, ma non possono prendere iniziative militari che probabilmente servirebbero a Putin per atteggiarsi di fronte ai suoi connazionali come «vittima» di potenze nemiche e «protettore» della patria.

Il secondo fattore che minaccia la pace del mondo è la parte del discorso in cui Putin ha parlato di armi nucleari tattiche. Sono armi che non si propongono l’intera distruzione di una città o di un Paese.
Vengono costruite per colpire un obiettivo specifico: una diga, un aeroporto, un nodo ferroviario, una particolare zona con importanza strategica o una nave carica di armi e viveri di prima necessità per un corpo combattente. Non vengono usate per infliggere al nemico un colpo definitivo e mortale. Vengono usate per azzopparlo, per intimidirlo, per privarlo di ciò che in quel momento gli è maggiormente necessario.
Il Paese che decida di farne uso spera soprattutto di costringere la potenza nemica a cercare una intesa o chiedere un armistizio. Ma questa potrebbe anche essere la fase iniziale di un processo destinato a concludersi soltanto quando chi dispone di un’arma nucleare strategica finirà probabilmente per usarla.

Una vera distinzione fra armi tattiche e strategiche, quindi, non esiste.

Siamo ormai in un mondo in cui qualsiasi guerra, se combattuta fra Paesi che dispongono di cognizione ed esperienze atomiche, potrebbe diventare totalmente nucleare.

 

Condividi su:

    Comments are closed.