VOTIAMO!, di Salvatore Cubeddu

Come in tutte le elezioni, un messaggio finale unifica i candidati, nelle  sigle e negli uomini: elettori, andate a votare!

Nel mentre esce questo articolo, da due ore in Italia sono aperti i seggi: si vota, dunque.

Venerdì sera gli italiani hanno assistito alla conclusione della campagna elettorale proposta da Crozza, probabilmente più seguita ed attesa di quella dei veri protagonisti. Ne hanno fatto le spese i leaders, seppure l’assenza non motivata delle imitazioni dei ‘5 stelle’ e della ‘lega’ abbia violato la par conditio. Ha avuto campo l’obbligata doppiezza della Meloni, la ripresa del ‘diteci qualcosa di sinistra’ riproposta a Letta, la furbizia di Renzi. Abbiamo riso e sorriso, non senza amarezza. Com’è d’obbligo nella satira.

L’esito del voto ha un solo elemento di possibile novità: l’annunciata vittoria dei ‘Fratelli d’Italia’, di cui sappiamo del passato che rifiutano e ben poco – in termini di realizzazione e ‘clima politico’ – del futuro che annunciano.

Per i ‘Fratelli di Sardegna’ tutti i politici italiani fanno riferimento alla frase sull’insularità inserita il 28 luglio scorso in Costituzione quale ultimo importante atto della legislatura che si chiudeva: Art. 1. All’articolo 119 della Costituzione, dopo il quinto comma è inserito il seguente: “La Repubblica riconosce la peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità”-

Il Partito Sardo d’Azione, i cui candidati nei collegi sardi sono compresi nella lista della Lega, aggiunge cinque punti: 1) il bilinguismo, con il riconoscimento della lingua sarda nello Statuto (e quindi anche la riduzione della soglia di rappresentatività politica in Parlamento dal 3 allo 0,5% e una quota parte nei concorsi pubblici per i sardi; 2) una nuova politica energetica per l’Isola, rivisitando il decreto energia per la Sardegna firmato da Draghi: l’Isola non è in vendita e i Sardi sono proprietari della loro terra; 3) la regionalizzazione delle sovrintendenze e del demanio perché i Sardi sono maturi per decidere come pianificare il loro territorio; 4) l’impegno a creare delle aree di fiscalità di vantaggio; 5) infine la continuità territoriale, cuore dell’insularità che deve essere garantita a livello europeo. Peccato che questi punti, tradizionali nella loro grande parte degli ultimi decenni di sardismo, richiesti ancora e concordati con la Lega, sia stato possibile dedurli dall’intervista giornalistica al candidato senatore e non siano stati invece oggetto centrale del confronto nel loro insieme.

Del dibattito televisivo mi ha impressionato la normalità dell’affermazione del direttore di un importante quotidiano continentale: bisogna prendere atto che la fine delle ideologie comporta che l’elettore scelga secondo i propri personali interessi. Affermazione ovvia e brutale insieme, come se giustificasse il recente affermarsi di partiti personalistici, che necessariamente aspirano e comportano l’esclusiva distribuzione di risorse istituzionali. Che accetta e promuove personaggi obbedienti e riconoscenti. Un sistema che, però, rappresenta il ritorno alla degenerazione della vecchia democrazia liberale, così tanto criticata (questa degenerazione) dai partiti di massa al loro sorgere.

Se ciascun sardo pensa ai fatti propri, ‘obbediente’ e ‘riconoscente’, resteremo definitivamente fregati.

 

 

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    1 Comment to “VOTIAMO!, di Salvatore Cubeddu”

    1. By Benedetto Sechi, 25 settembre 2022 @ 08:41

      Ho votato, senza entusiasmo, come mi succede da anni, ma con la sola motivazione di evitare il dilagare di una destra nazionalista (italiana) che minaccia di voler modificare la Costituzione, senza referendum, peggiorandola con l’inserendo un presidenzialismo, che metterebbe la parola fine ad ogni velleità, non dico indipendentista, ma anche solo federalista. Non comprendo come una parte degli indipendentisti sardi, non vedano questo pericolo ed anzi propendano per un voto a destra, per mezzo di una Lega, che da tempo ha rinunciato ai suoi principi fondativi.

      Riflettendo su quanto ha detto e fatto ieri Papa Francesco, promuovendo il Patto per una Nuova Economia, basata sulla funzione sociale dell’impresa (così come prevede anche la Costituzione Italiana), per una economia che tuteli il pianeta, dal distastro ecologico e dall’economia di guerra, non posso non evidenziare quanto questi partiti, privi di una qualunque “ideologia ideale”, siano distanti dalla realtà e privi di una qualunque visione futura.