COSA SIAMO NOI UMANI… l’amore ha bisogno del tempo per fiorire … , di Mauro Bonazzi

ULISSE, EROE E POI UOMO, E’ CAPACE DI CAPIRE L’AMORE, COME GLI DEI MAI POTRANNO.

 

 

Il viaggio di Ulisse è un viaggio nel tempo. Quando parte alla volta di Troia, è ancora un eroe. Quando riparte per Itaca, il tempo degli eroi è ormai finito, come un lontano ricordo, che i dieci anni di guerra hanno spazzato via. Non è più il momento di imprese solitarie; gloria e onore non interessano più nessuno. Vale per Ulisse e vale per gli altrei. Era per la gloria che Achille aveva scelto di andare in guerra, ben sapendo che sarebbe morto giovane. Ma quando Ulisse lo incontra negli Inferi, Achille rìmpìange ormai le sue scelte, e sogna un’impossibile vita nelle sue terre, occupandosi dei campi, allevando il bestiame. Menelao ed Elena, quando Telemaco va a visitarli, si presentano come due raffinati signori di provincia, che molto hanno viaggiato (hanno impiegato sette anni per rientrare) e poco vogliono ricordare di quanto è successo. Così è anche per Ulisse. Quando riparte da Troia, non è più un eroe, ma un uomo, come noi. Soltanto differenti prove, e altre esperienze temporali, lo attendono ancora.

Il viaggio di rìtorno entra infatti in una dìmensione magica, popolata di creature fantastiche, giganti con un occhio solo, uccelli che cantano, maghe che trasformano gli uomini in animali. Questo è il tempo dell’infanzia, dove tutto è possibile. È il mondo in cui vivono i Feaci, dove splende ancora un riflesso dell’età dell’oro: non si lavora, la terra offre generosa i suoi frutti, il bene e il male sono nettamente divisi, non c’è spazio per i pensieri obliqui e contorti. Sembra un mondo felice, probabilmente lo è, ma non è un mondo che fa per noi, che non siamo certo lineari.

 

Del resto, Ulisse aveva fatto prova di un’esperienza ancora più radicale, sull’isola di Calipso. Lontana da tutte le rotte, persa in mezzo al mare, selvaggia e stupenda, l’isola di Ogigia è come un paradiso. È un posto divino, dore ancora è possibile avere relazioni dirette con gli dèì. Lì Ulisse si deve confrontare con la promessa più insidiosa, quella dell’immortalità. A Ogigia Ulisse fa prova del tempo degli dei – o meglio della possibilità di uscire dal tempo, e di vivere nell’eternìtà, nello splendore della giovinezza. Questo gli offre Calipso. Non è questo che vogliono gli uomini? Fuggire dalla morte odiosa? L’eternità è questa vita che si rinnova sempre nella sua bellezza luminosa, tra gli ulivi che ti proteggono dal sole e le onde del mare sempre in movimento e sempre uguali.

Ulisse rifiuta. E proprio in quel momento, capisce finalmente cosa siamo noi umani, esseri in balia del tempo, che tutto scorre e tutto divora. Gli dei non potranno mai capire. Anche noi non sempre riusciamo a capire cosa ci sia di bello in questa battaglia con il tempo per lasciare qualcosa di nostro, e dare un senso alle nostre vite. Ma è così, e nessuno vorrebbe barattare la propria esistenza, imperfetta che sia, con l’eternità promessa da Calipso. Ulisse siamo noi, quando finalmente ritorna a Itaca, da Penelope, non più giovane, che nulla può rispetto alla bellezza perfetta di Calipso. Gli dei non potranno mai capire che l’amore ha bisogno del tempo per fìorire.

 

58 SETTE.CORRIERE.IT 26 AGOSTO 2022

 

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