I “SARDI USCITI” IN PRIMA FILA PER L’ISOLA, di PAOLO PULINA

L’Autore partecipa del Circolo culturale sardo “Logudoro”, Ploaghe-Pavia,

 

«L’emigrazione è il fenomeno sociale che porta un singolo individuo o un gruppo di persone a spostarsi dal proprio luogo originario verso un altro luogo di destinazione, per cause ambientali, religiose, economiche e sociali, spesso tra loro intrecciate».

Di fronte alla identificazione che i dizionari normalmente propongono (emigrare = espatriare), la definizione di “Wikipedia” soddisfa la concezione che i sardi “nativi” trasferiti in una città o paese del “continente” hanno della loro condizione di emigrati, non diversa da quella degli “espatriati”: sono stato per venti anni nel Comitato esecutivo della Fasi e mi permetto di dire che questa autocoscienza è più forte in coloro che sono iscritti a uno dei settanta Circoli della Federazione. Certamente, non si può negare, soprattutto a un giovane che si sposta dall’Isola nella Penisola per migliorare la propria preparazione professionale, la legittima aspirazione a porre fine a “su disterru”, con il rientro, dopo l’esperienza arricchente de “su Nou”, nei ranghi de “su Connotu” (non è casuale il richiamo allo slogan dell’ultimo Congresso della Fasi, tenuto a Milano nel dicembre 2021).

Eppure credo che, per quanto breve possa essere il periodo prefissato da vivere “fora ‘e ‘idda”, il giovane emigrato oggi deve farlo fruttificare al massimo apprezzando e valorizzando le diversità culturali perché, come è stato scritto da qualche sociologo, «far parte di due o più culture significa avere il meglio di esse». In questo modo saprà controbattere il sarcasmo di qualche giornalista chi non est bessidu dai sa Sardigna.

Nel suo blog Francesco Giorgioni ha ironizzato sui sardi emigrati: «Tra le piaghe più dolorose aperte dalla nostra emigrazione, vi è la sindrome del sardo uscito. La malattia si riconosce dalla loro marcata tendenza a salire in cattedra per dare lezioni a quegli altri sardi che nell’Isola hanno scelto di restarci».

La conclusione: «Noi, comunque, attendiamo sempre con ansia le vostre lezioni e le vostre ricette per trasformare la Sardegna nel paradiso terrestre. Se potete, riassumete tutto in un foglio word e mandatecele via mail. Come, non sapevate che in Sardegna abbiamo anche internet e i computer?». Sì, caro Giorgioni, comprendiamo il tono scherzoso. Ma scherzo per scherzo, guardi fin dove sono riusciti ad arrivare i “sardi usciti” della Fasi: a informarla nel quotidiano di casa su quanto essi fanno, con sacrificio e con encomiabile impegno volontario, per lo sviluppo della Sardegna. Se fosse ancora vivo, il nostro comune (mio e suo) professore e Maestro (Manlio Brigaglia) sarebbe stato entusiasta di scrivere nell’amata “Nuova Sardegna” anche su queste pagine create dai “sardi usciti”. A lui le narrazioni dei “sardi usciti” – ho le prove – non dispiacevano!

Da  LA NUOVA SARDEGNA, 19  giugno 2022

 

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