«Dobbiamo guardare al futuro, è arrivato il momento di osare di più», intervista al presidente della Fasi Bastianino Mossa, di Luciano Piras
«È fondamentale ora che la Fasi, assieme alle altre Federazioni dei sardi nel mondo, ad iniziare da quelle più vicine fisicamente come quelle europee, facciano uno scatto di responsabilità in avanti e affrontino le difficoltà che conosciamo in maniera unitaria e con tutta la forza necessaria. A tal fine si potrebbero esplorare forme di governance diverse, anche tipo confederazione, che possano creare condizioni migliori per i circoli e per i propri soci, anche mettendo in campo l’esperienza maturata nei servizi creati e che possono essere messi a disposizione in modo comune, in modo da dare solidità e garanzia di futuro all’intera emigrazione organizzata e in modo particolare alle nuove generazioni, che sono le più penalizzate dallo spopolamento della Sardegna».Bastianino Mossa, dallo scorso dicembre nuovo presidente della Fasi, Federazione delle associazioni sarde in Italia, rilancia la sfida. La posta è davvero alta. Punta molto lontano, nello spazio e nel tempo. È così che, oggi da Piacenza, parte un’altra tappa del lungo viaggio della Fasi. Un viaggio iniziato quasi sessant’anni fa…«Sì, quando ancora la Federazione si chiamava Lega Sarda dell’emigrazione» risponde subito il veterinario di Bultei, classe 1961, da una vita di casa a Piacenza, dove è presidente del Gremio sardo “Efisio Tola”. «Dopo sette congressi Fasi – spiega subito Mossa – che hanno visto la sede spostarsi da Pavia a Milano poi a Padova, ora è il turno di Piacenza e precisamente in provincia, presso la Corte Faggiola in Comune di Podenzano a 5 minuti dalla città». La sede nazionale della Fasi, infatti, trova casa di volta in volta nella città del presidente di turno. Oggi la cerimonia ufficiale, con una ricca e intensa “Die de sa Fasi” organizzata per l’occasione.Piacenza capitale dei sardi emigrati, dunque?«Piacenza, fondata dai romani, è stata nei secoli una città al centro della storia: a qualche km dalla Faggiola, in Val Trebbia è stato sconfitto Annibale con i suoi Cartaginesi. Diverse famiglie: Sforza, Visconti, Gonzaga e altre sono state protagoniste per secoli della vita politica ed ecclesiastica dell’epoca. Piacenza è chiamata la Primogenita, infatti fu la prima città ad aderire nel 1846, con un plebiscito dei suoi abitanti, al Regno Sardo Piemontese. Medaglia d’oro alla Resistenza, vide entrare il 25 aprile del 1945 le truppe partigiane con a capo il comandante Fausto Cossu, carabiniere originario di Tempio Pausania, che dopo l’armistizio dell’8 settembre, salì in montagna per comandare la valorosa Brigata Garibaldi della Val Trebbia. Fausto Cossu è stato poi nominato reggente del comune di Piacenza per alcuni mesi». È stato anche uno dei soci fondatori del Circolo culturale Gremio sardo di Piacenza negli anni sessanta…«È evidente il legame che la terra piacentina, che ospita la sede della Fasi, ha avuto in passato con la terra sarda, così come è chiara la centralità che Piacenza ha avuto negli accadimenti storici, anche per la sua posizione geografica: vero e proprio crocevia delle maggiori vie di comunicazione che collegano le regioni italiane con quelle europee. La Fasi è onorata di essere approdata in Emilia-Romagna, proprio in quella provincia che per prima ha vissuto il dramma della pandemia, Codogno dista pochi chilometri, e che ha affrontato tanta sofferenza e dolore con forza d’animo e dignità, esprimendo il meglio dell’anima solidale che è insita nei suoi abitanti. Basta ricordare le mille e più persone decedute in questi ultimi due anni, compresi alcuni cari amici del Circolo locale».Generosità e solidarietà: restano i pilastri della Fasi?«Sempre, sono temi centrali, sono le fondamenta del suo credo statutario, e proprio per dare una dimostrazione pratica, da oggi due stanze della nuova sede, appena restaurata, saranno destinate a coloro che fuori dalla Sardegna hanno necessità di un tetto sotto il quale essere accolti in attesa di giorni migliori».Magari in un’ottica di squadra, di rete europea, come accennava poco fa?«Esatto. La stessa posizione geografica della sede di Piacenza ci pone centrali per l’intero mondo dell’emigrazione, soprattutto quello del continente europeo che dista appena qualche ora di volo dalla Sardegna e dall’Italia. E considerato che l’emigrazione è una sola, per il sardo emigrato, che è andato via dal rione dove è nato, o che si è trasferito in una città a cento chilometri di distanza, o che ha attraversato il mare per approdare in Continente, o è andato a vivere all’estero, lo sradicamento, il cosiddetto “disterru” è lo stesso stato d’animo, con difficoltà più o meno evidenti. Ora più che mai è necessario che la Fasi e le altre Federazioni dei sardi nel mondo facciano squadra. È una questione di responsabilità, dobbiamo avere il coraggio di osare, dobbiamo guardare al futuro, insieme».
La Nuova Sardegna, 19 giugno 2022