Ora si svuotano le città, non solo le aree interne, di Silvia Sanna

L’isola ha perso 3mila abitanti in due mesi e non si arresta l’emigrazione. I centri più penalizzati sono Sassari, Cagliari e Nuoro, in crescita Olbia.

 

Quasi tremila persone in meno in due mesi, un numero talmente alto da fare pensare di avere letto male. E invece la cifra è giusta e racconta un inizio d’anno terribile dal punto di vista dello spopolamento, dopo i due anni precedenti segnati – oltre che dal consueto saldo negativo tra nati e deceduti – dalle vittime della pandemia.

Per la precisione, sono 2877 gli abitanti “scomparsi” dalla Sardegna dal 1 gennaio al 28 febbraio: la popolazione complessiva è passata da 1.579.181 di inizio 2022 a 1.576.304. E se si osserva la cartina geografica, si scopre che a svuotarsi sono stati soprattutto i grandi centri urbani: Sassari in testa, con 222 residenti in meno, e poi Cagliari e Nuoro. Mentre a crescere, pur se in misura nettamente inferiore, sono stati piccoli comuni costieri e Olbia, l’unica città dell’isola che continua a crescere.

I dati Istat descrivono un trend che appare inarrestabile ma che nel tempo sembra essersi modificato. Esaurito l’effetto fuga dalla zone interne verso le città – in cerca di quei servizi che nei piccoli comuni non si trovano più – anche i grossi centri urbani segnano il passo e si rivelano più tanto appetibili.

Ecco allora che la Sardegna si ritrova stretta in una doppia morsa: quella del saldo naturale sempre più negativo, e il saldo migratorio – tra nuovi iscritti e cancellazioni – in aumento verso la Penisola e verso l’estero.

I due valori al momento si equivalgono e tutti insieme sommano quasi 20mila persone: è come se ogni anno sparissero Porto Torres o Iglesias.

Non solo in Sardegna: il calo demografico è un problema nazionale che ha all’origine principalmente nel calo delle nascite. Nel 2021 sono state circa 399mila, un numero ben lontano dalla soglia di 500mila che garantirebbe l’equilibrio democrafico.

Il tema è stato affrontato agli Stati generali della natalità che si sono svolti a Roma l’11 e il 12 maggio. Le proiezioni dicono che se non si invertirà la rotta nel 2050 avremo centomila nascite in meno all’anno e 5 milioni di abitanti in meno.

Non solo: appena il 52% della popolazione sarebbe in età da lavoro, con gravissime ripercussioni per la tenita economica e produttiva del Paese. Sul tema ci sono stati gli appelli accorati del Pontefice e del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: il crollo delle nascite deve essere arrestato «perché impoverisce e rende precario il futuro di tutti».

E nell’isola, che paga l’indice di natalità più basso d’Italia con neanche un figlio per donna (0,99 a fronte di 1,2 di media nazionale), la situazione appare gravissima: il ricambio generazionale non c’è e i paesi e le città si svuotano con sempre maggiore velocità.

L’immagine resta quella di un’isola a ciambella, con un grande buco al centro. Ma anche i bordi da qualche tempo appaiono vistosamente sfilacciati. Non si svuotano più e solo le zone interne – affette da almeno 10 anni da una emorragia devastante che ha portato lontano i giovani e lasciato soltanto le persone più anziane.

Anche le coste mostrano mostrano segni di cedimento e nelle città la spinta rallenta. I movimenti migratori si sono esauriti e non c’è un ricambio. Anche nei centri più grossi dove non mancano scuole e servizi, nascono pochissimi bambini e tra loro la maggior parte sono figli unici.

Ecco allora i casi più eclatanti, Sassari che perde 222 abitanti in 2 mesi dopo averne perso in un anno 849 (solo per quanto riguarda il saldo nati-morti ) e circa 1500 hanno fatto le valigie. E Cagliari, con un decremento tra gennaio e febbraio di 184 e circa 1400 persone scomparse l’anno scorso, tra saldo naturale e saldo migratorio. Ancora Nuoro, a quota -155 in due mesi, con la certezza di superare i 555 dell’anno scorso.

Nella lista di Comuni che perdono abitanti figurano anche altri grossi centri come Quartu, la terza città della Sardegna, e poi Iglesias, Porto Torres e Oristano.

L’elenco opposto è molto più contenuto. Proprio perché a differenza del passato non vi compaiono Comuni con popolazione superiore ai 30mila abitanti, con pochissime eccezioni. Nei primi due mesi dell’anno sono stati appena 6 i Comuni con un incremento numerico superiore a 10: si tratta di Settimo San Pietro (nella città metropolitana di Cagliari), Budoni, Pula, Olbia (+15), Loiri Porto San Paolo e Castiadas. L’anno scorso su tutti ha dominato Olbia, con 437 residenti in più, seguita da Loiri e a breve distanza da Budoni, segno più anche per Santa Teresa Gallura e San Teodoro: la Gallura si conferma una delle aree più attrattive della Sardegna. Nel Sassarese crescono invece Sorso (+44) e Alghero (+27), nel Nuorese Siniscola, Tortolì e Girasole in Ogliastra, centro che vanta anche l’età media più bassa dell’isola. Una eccezione, considerato che il valore medio nazionale è il terzo più alto d’Italia: 47,25 anni, con gli uomini più giovani delle donne (45,8 anni rispetto a 48,%). Mentre la Sardegna è desolatamente ultima per la percentuale di under 17: tutti insieme costituiscono l’11 per cento(scarso) della popolazione.

le cifre

1,57 MILIONI DI ABITANTI: È LA POPOLAZIONE DELLA SARDEGNA AL 28 FEBBRAIO 2022-2877. È IL SALDO NEGATIVO NEI PRIMI DUE MESI DELL’ANNO NELL’ISOLA.

-2541 È IL SALDO NATURALE DATO DAL NUMERO DI NATI E MORTI NEI PRIMI DUE MESI DELL’ANNO

-336 È IL SALDO ANAGRAFICO (NUOVE ISCRIZIONI E CANCELLAZIONI)

-222 IL DECREMENTO DEMOGRAFICO DELLA CITTÀ DI SASSARI NEI PRIMI DUE MESI DELL’ANNO

20mila IL NUMERO DI ABITANTI PERSIDALLA SARDEGNA IN UN ANNO

+437 L’INCREMENTO DEMOGRAFICODI OLBIA NEL 2021

Da LA NUOVA SARDEGNA  del 14 maggio 2022

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