Nel ricordo di Roberto Porrà: il mito di Bonaria, Carlo Figari
La Sardegna abbonda di santi. A partire dall’amatissimo cagliaritano Sant’Efisio, ogni paese ha il suo martire miracoloso da celebrare con solennità religiosa mista a festa di popolo. Ma oltre il santo guerriero Cagliari venera anche la Madonna di Bonaria che per la città e per l’intera isola riveste un ruolo religioso, storico e turistico davvero unico. E nella tradizione secolare pure salvifico, non per niente invocata da tutti i marinai e dai cagliaritani in molte occasioni, come testimoniano gli innumerevoli ex voto offerti dai fedeli e custoditi nella chiesa antica.
Oggi il colle di Bonaria è tra le mete più visitate dai turisti. Qui, da dove si gode un panorama meraviglioso sulla città e il golfo degli Angeli, dominano due chiese attigue: la prima trecentesca risale al primissimo insediamento dei catalani che conquistarono il Castello pisano e che custodisce il simulacro della Madonna, la seconda moderna e imponente come una cattedrale, accoglie le cerimonie più affollate della città.
Ma a Bonaria è legato un altro richiamo che stupisce i turisti e forse non è noto a tutti i cagliaritani. Ed è dalla statua della Madonna si fa risalire il nome della capitale dell’Argentina. Il legame tra Buenos Aires e Bonaria nasce dal culto mariano per la venerazione della statua a cui è dedicata la chiesa cagliaritana. Come risulta dai documenti d’epoca il navigatore spagnolo Pedro de Mendoza ai primi di febbraio del 1536 fondò sulle rive della foce del Rio della Plata un insediamento che sarebbe diventato la metropoli argentina.
Per adempiere a un voto di ringraziamento per il buon fine del viaggio oceanico, non potendo recarsi in pellegrinaggio al santuario cagliaritano, decise di chiamare il luogo Puerto de Nuestra Señora Santa Maria de Buenos Aires.
Nel tempo si è dibattuto molto sulle origini del toponimo, perché gli spagnoli cercarono di collegarlo al santuario mariano di Siviglia (costruito però dopo la spedizione di Mendoza) ma documenti e studi hanno cancellato ogni dubbio.
Tra i principali esperti del culto mariano il cagliaritano Roberto Porrà, scomparso prematuramente durante il periodo del Covid, che ha dedicato molti anni e volumi a queste ricerche. Storico, dirigente degli archivi di Stato, docente universitario, ha lasciato nelle sue opere una vasta e importante eredità culturale, oltre al ricordo di un personaggio di altissime qualità umane e professionali.
In sua memoria è stato organizzato di recente un affollato evento nel teatro di Bonaria, in cui colleghi e amici hanno ripercorso le tappe dei suoi studi e delle sue scoperte, non solo negli archivi della Sardegna.
Porrà ha spaziato dal medioevo al periodo moderno, appassionandosi alla vicenda di Bonaria su cui ha scritto anche un libro pubblicato dall’Unione Sarda nel 2013 in occasione della visita di papa Francesco il quale, da argentino, non mancò di citare le origini sarde del toponimo.
Oggi i turisti restano meravigliati da questa storia, ma bisogna ricordare che i legami tra Cagliari e Buenos Aires furono suggellati nel 1968 con un gemellaggio promosso dai Lions Club delle rispettive città.
Una copia del simulacro di Bonaria, scolpita nel marmo bianco di Carrara, fu donata e trasportata solennemente in Argentina dove venne collocata sul molo all’imboccatura del porto su un piedistallo di cinque metri. Si poteva vedere da ogni punto si arrivasse a Buenos Aires dal mare.
Durante i lavori di ristrutturazione del porto negli anni novanta scomparve misteriosamente per un certo periodo per essere poi ricollocata nel parco dietro la sede della Dogana dove si trova tutt’oggi sotto la custodia delle tre associazioni degli emigrati sardi.
L’Unione Sarda, 21 maggio 2022