Il riscatto sociale parte dai campi, di Giovanni Scanu
Il lavoro nei campi come opportunità di integrazione ai soggetti più fragili della comunità: è questa la missione della rete “Agricoltura sociale senza confini“, cui hanno dato vita quindici aziende agricole che ricadono nel territorio Gal Linas-Campidano e che si propongono di aiutare persone con vari tipi di invalidità o dipendenze.
Negli ultimi giorni di aprile e fino al 1 maggio, a Milano, la prima uscita ufficiale a livello nazionale, con la partecipazione a una fiera che ha un nome perfetto per la rete sarda: “Fa’ la cosa giusta“.
A rappresentare e a far conoscere la rete fondata dall’agronomo Stefano Sanna, nel capoluogo lombardo ci sono la cooperativa sociale agricola Santa Maria (capofila, di Guspini); Genn’e Sciria, azienda agricola multifunzionale di Arbus; Ovis Nigra, prodotti e servizi per il benessere della persona (di Arbus); Enial, ente di formazione con sede a Guspini; Agrobass-Sardinian farm (Guspini); Rest-art, filiera del semibrado e orticola (Guspini e Arbus); Sa Tanca, agriturismo, azienda agricola e fattoria didattica (Arbus); Terra Avita, società agricola (Guspini).
Nei comuni del Gal Linas-Campidano la disoccupazione è alta tra persone disagiate e/o disabili. “Agricoltura sociale senza confini” (finanziato dal Gal per 75 mila euro) è il progetto che promuove l’inserimento lavorativo e l’inclusione sociale di disabili fisici, intellettivi e sensoriali. Le aziende iscritte alla rete offrono prodotti e servizi molto diversi fra loro, ma sono accomunate da un obiettivo: scoprire la multifunzionalità dell’azienda agricola e il mondo dell’agricoltura sociale.
La cooperativa agricola sociale Santa Maria è la promotrice. La formazione è affidata a Enial. «Ci occupiamo della formazione gratuita rivolta a titolari e addetti ai lavori, nonché a soggetti svantaggiati», spiega Marcello Montis: «Nello specifico verrà organizzato un percorso formativo per operatori di fattoria sociale».
Tra gli obiettivi, la condivisione di esperienze e conoscenze e l’utilizzo di un marchio etico per valorizzare prodotti e progetti di agricoltura sociale: «In questo modo è l’inclusione che favorisce successivamente la promozione dei prodotti, in quanto essi acquistano un valore aggiunto, un marchio etico che ha il valore del sociale», dice Carla Serpi della cooperativa Santa Maria.
Ma come avviene l’inclusione dei lavoratori svantaggiati? «Per il momento sono i soci stessi che si impegnano a includere le persone nelle varie attività. Ad esempio, da quando è nata la cooperativa Santa Maria ci si limita a piccoli lavori tipo la coltivazione di erbe aromatiche o la rivendita di prodotti», prosegue Serpi. Per il momento sono una decina i lavoratori impegnati: «Un’azienda non riesce a supportare più di un soggetto svantaggiato. Si sta cercando ulteriore supporto da enti pubblici», specifica Serpi. Dalla rete il messaggio è chiaro: «Vogliamo che ci siano possibilità per coloro che non hanno la forza di emergere e farsi notare, e si trovano ai margini della società – precisano – offrendo loro una possibilità di inserimento lavorativo nelle aziende agricole e un possibile riscatto sociale».
Il progetto è in fiera dal 29 aprile a oggi. “Fa’ la cosa giusta” nasce nel 2004 dalla casa editrice Terre di Mezzo con l’obiettivo di far conoscere e diffondere sul territorio nazionale le buone pratiche di consumo e produzione e di valorizzare le specificità e le eccellenze.Mr Arte antica di Guspini non è presente in fiera ma ha fornito il necessario per l’allestimento dello stand: «In questa rete siamo le tessere eterogenee che alla fine comporranno un puzzle armonico», dice il proprietario Roberto Maccioni.
L’UNIONE SARDA, 1 MAGGIO 2022