Daniela Falconi: “Parco del Gennargentu, ormai è un’idea superata”, di Michela Columbu.


La sindaca di Fonni : i cittadini sono più avanti della legge. «L’ambiente è comunque al centro dell’agenda politica e dei progetti locali».


«Per quel che mi riguarda quell’idea di Parco non esiste più, se non sulla carta. Era sbagliato allora, e sarebbe sbagliato ancor di più oggi».

È categorica la prima cittadina di Fonni Daniela Falconi sulla possibilità della costruzione di una nuova narrazione territoriale, partendo dallo strumento Parco nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu, che a 25 anni dalla sua istituzione e conseguente mai attuata applicazione, di fatto esiste ma per essere applicato, come da legge 266 del 2005, ha bisogno della stipula di una nuova intesa tra lo Stato e la regione Sardegna e della deliberazione comunale di adesione dei comuni interessati. «Come amministratrice mi sento invece di dire che oggi si può guardare al futuro con maggiore ottimismo – spiega Falconi -. È proprio in periodi di maggiore difficoltà che si possono cogliere importanti opportunità. Intanto, oggi, le sensibilità sono diverse e cambiate. C’è molta più attenzione, soprattutto da parte dei cittadini, all’ambiente e alle economie sostenibili legate al vivere in territori rurali, di montagna. L’argomento, anche se non lo chiamiamo “parco” è entrato nelle agende di tutte le amministrazioni locali che non solo progettano ma condividono con i cittadini idee di sviluppo e progetti di economia circolare: mi riferisco alle progettazioni territoriale, ai distretti rurali, ai Gal e a tutte quelle iniziative che sono pensate per unire gli abitanti di questi territori con il lavoro, la cultura, le tradizioni e l’enorme patrimonio ambientale in cui i nostri paesi hanno la fortuna di essere inseriti. Questo tipo di progettazione – continua la sindaca – può svilupparsi solo in territori particolari e con particolarità paesaggistiche uniche al mondo. L’aggregazione dei territori e dei cittadini intorno a progetti comuni è il miglior humus per sviluppare progetti più ampi. La seggiovia del Bruncuspina non avrebbe senso senza la rete dei musei del Nuorese o senza una rete di sentieri di Barbagia e i servizi sul lago di Gusana. L’unico parco possibile, l’unico progetto possibile per i territori del Gennargentu deve partire dal basso. Non può esserci un’idea di sviluppo che non metta al centro i cittadini, le loro aspirazioni e la loro autodeterminazione. Detto questo, un territorio per autodeterminarsi deve essere messo nelle condizioni di farlo. Non esiste autodeterminazione se non partiamo dall’istruzione e dalla conoscenza, scuole e università devono essere ripensate con un nuovo modello di welfare per i territori montani. Non esiste un territorio vivibile senza una sanità che funzioni, senza la garanzia di una mobilità per tutti. Si deve avere, insomma, la capacità e la determinazione, di ripensare i nostri luoghi non come un peso per i bilanci ma come una grande opportunità di sviluppo. Non mi riferisco, ovviamente, solo al turismo, ma anche a tutte quelle attività che in un’area ben definita e di alto valore ambientale acquisterebbero immediato valore, un valore che già hanno ma che si potrebbe ovviamente elevare attraverso un marchio ben preciso: dall’agricoltura alla pastorizia, dall’artigianato alle produzioni agroalimentari, dallo “sfruttamento” del bosco e dell’acqua sia per produrre energia che per creare nuove attività. Nel nostro territorio c’è una delle più grandi centrali idroelettriche d’Europa. Può produrre energia green e a zero emissioni. Oggi i nostri paesi non traggono nessun beneficio da questo patrimonio potenzialmente immenso. Partiamo da questa base per capire quanto davvero si potrebbe fare partendo da un’idea di Gennargentu e di territorio che progetta».

La Nuova Sardegna 15 aprile 2022

 

Condividi su:

    Comments are closed.