Parola di Draghi: “Abbiamo perso la battaglia per l’agenzia europea del farmaco, dobbiamo vincere quella per l’Einstein Telescope».

Si tratta del rilevatore di onde gravitazionali, una perturbazione che porta all’origine dell’Universo, cuore del progetto portato avanti dalla Francia e dall’Italia, che si realizzerà nei prossimi anni e che per la Sardegna rappresenta un nome e una sfida: la miniera dismessa di Sos Enattos a Lula.

Accompagnato dal premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi, lo scorso febbraio il presidente del consiglio Mario Draghi ha visitato i laboratori del Gran Sasso dell’Istituto di fisica Nucleare. Al Nobel, il premier ha lasciato quasi una promessa. «Abbiamo perso la battaglia per l’agenzia europea del farmaco, dobbiamo vincere quella per l’Einstein Telescope». Si tratta del rilevatore di onde gravitazionali, una perturbazione che porta all’origine dell’Universo, cuore del progetto portato avanti dalla Francia e dall’Italia, che si realizzerà nei prossimi anni e che per la Sardegna rappresenta un nome e una sfida: la miniera dismessa di Sos Enattos a Lula.

Fonti vicine al dossier confermano che dall’auspicio si è passati alla costruzione di un sistema di conoscenze e consenso per portare l’Italia vincente nel 2024 quando si deciderà l’area del telescopio, nella originale gara con l’altro sito, la zona della Mosa, a cavallo tra Germania, Belgio e Olanda.

Il progetto dell’Einstein Telescope, chiamato così perchè fu il fisico tedesco a prevederle oltre 100 anni fa, è stato argomento di diverse riunioni dei ministeri interessati: Affari Esteri, Università, Sviluppo Economico, con i funzionari di Palazzo Chigi.

I numeri giustificano l’impegno ai massimi livelli governativi: 9 anni di lavori, sei miliardi di euro di investimento, in parte con i fondi del Pnrr, decine di migliaia di persone impegnate nella costruzione dei bracci sotterranei, usando le gallerie della miniera, definita uno dei luoghi più silenziosi, dal punto di vista fisico, al mondo, con una attività sismica di disturbo nulla, almeno duemila ricercatori stabilmente impegnati che cambierebbero, e di molto, i contorni e le caratteristiche dei luoghi. Una ricaduta produttiva e occupazionale che continuerebbe anche nel futuro, facendo di Lula la capitale mondiale della fisica sperimentale. E soprattutto un progetto che sarebbe la “bandiera” sull’innovazione e la ricerca dell’isola, fornendo un formidabile contributo anche alle attività scientifiche dei due atenei. Per far sì che tutto ciò si realizzi, però, c’era bisogno del sostegno politico e pratico del governo nel suo insieme. Questa partita non poteva infatti essere lasciata solo ai tecnici, se non altro perchè le decisioni, come la vicenda dell’agenzia del farmaco scippata a Milano da Amsterdam insegna, su questi temi si prendono solo a livello politico.

Da La Nuova Sardegna, 5 aprile 2022

 

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