La strada di una scoperta, di Giovanni Follesa

Eureka! Eureka! è l’affascinante e famosa esclamazione che ha reso ancor più celebre Archimede, quel gran genio di siracusano. Parole pronunciate dopo aver trovato la soluzione a un problema che il re Ierone II gli aveva chiesto di risolvere.

Alla scoperta, anzi a “La lunga strada di una scoperta” è stato dedicato l’appuntamento di giovedì 20, dei “Dialoghi di Archeologia, Architettura, Arte e Paesaggio”, curati dal Museo archeologico nazionale di Cagliari, dal suo Cda e dagli Amici del museo, e animati da Maria Antonietta Mongiu e Francesco Muscolino. La lectio, alla Basilica di San Saturnino, ha avuòto come protagonista la neuroscienziata Maria Del Zompo, già Rettora dell’Università di Cagliari. Scoperta dei vaccini Parlare di scoperta è come navigare nell’oceano senza bussola.

«Le scoperte di cui parlerò hanno a che fare con il mondo del farmaco e, più in generale, su come si arriva a trovare una cura per una malattia», puntualizza subito Maria Del Zompo, circoscrivendo un tema quanto mai d’attualità. «Si tratta», aggiunge, «di argomenti diversi tra loro. Una questione riguarda il tempo impiegato per arrivare da un’osservazione iniziale al farmaco che può essere utilizzato dalle persone. Gli esempi più recenti ci fanno capire come questo tempo si stia sempre più accorciando. E dalle centinaia di anni “consumati” in passato per trovare un principio attivo in grado di aiutare l’uomo a superare una malattia, si è poi giunti alle decine di anni. Mentre ora possono essere sufficienti una manciata di mesi». Lo testimonia il caso della Sars 2, e della scoperta dei vaccini.

La corsa dell’individuo contro il tempo è sempre più centrale. Per accorciarlo diventano fondamentali le nuove tecnologie applicate sempre alla necessità di «trovare i principi attivi utili alla specie umana. Queste nuove tecnologie», spiega sempre l’ex Rettora, «talvolta partono da scoperte che hanno a che fare con altri mondi, magari legati di più alle scienze tecnologiche. Il loro utilizzo condente di trovare più facilmente e più rapidamente quei principi attivi che ci sono d’aiuto. Dunque alla scoperta si abbina l’invenzione».

Tutto ciò che accade oggi ha una base nelle scoperte del passato. Senza quelle non saremo qui ora. Parole chiave Nel grido Eureka! è racchiusa tutta la fascinazione della scoperta e del ruolo dell’essere umano. Ma come si forma il cervello, il pensiero, di scienziati e scienziate? «Curiosità, voglia di capire e desiderio di scoprire stanno alla base di tutto. E questo terzetto è rimasto identico da sempre. Non è cambiato e speriamo non cambi mai», puntualizza Del Zompo, «senza queste basi non ci sarebbero scoperte. Ciò che invece cambia, ovviamente nel mondo della farmacologia e in generale della medicina, sono i giovani ricercatori che nascono con una preparazione legata alla conoscenza di meccanismi molecolari. Dunque vantano una preparazione di base diversa e così possono stare al passo coi tempi e continuare a scoprire. Però, attenzione: ci vuole l’intuizione che fa mettere insieme due ragionamenti apparentemente distanti tra loro, ma che messi insieme portano all’innovazione. È quello che succede tutti i giorni nei laboratori».

Fondi per studiare La scintilla. Che aiuta a coltivare la curiosità. «Non è sufficiente essere curiosi. Il mestiere del ricercatore è difficile: bisogna avere la voglia di andare a capire, indipendentemente dal fatto che quella scoperta porterà un risultato pratico. È la cosiddetta ricerca fondamentale, solo apparentemente priva di significato. Ma senza la quale poi non si arriverebbe al farmaco». E qui si apre il tema dei finanziamenti, della scoperta dei recentissimi vaccini, arrivati in tempi rapidissimi. L’UNIONE  SARDA, 19 GENNANIO 2022

 

 

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