Battista Culumbu, il ricordo di un amico fraterno: Tonino Bussu
L’Educatore, il Sardista, il Deputato e il brillante Vignaiolo.
Battista Columbu nacque ad Olzai il 26 febbraio 1920 e scomparve il 26 luglio del 2012 a Bosa.
Di Battista, che ho conosciuto sin dalla metà degli Anni ’60 e che mi ha onorato della sua amicizia, parlerò per il ruolo che ha avuto come insegnante, educatore e dirigente del Centro di Cultura Popolare UNLA di Bosa, nonchè come dirigente appassionato e determinato del Partito Sardo d’Azione, oltre che come valido e incisivo parlamentare sardista alla Camera dei Deputati dal 1984 al 1992, ma anche come vignaiolo brillante per la passione per la malvasia prodotta dalla vigna di sua proprietà.
Ebbe la prima educazione politica e sardista ad Olzai in vicinato, in quanto abitava non lontano dalla casa dell’on. Francesco Dore, con la cui famiglia era in confidenza, e altrettanto con quella dell’illustre pittore Carmelo Floris, uno dei fondatori del Partito Sardo d’Azione insieme a Lussu, Bellieni, Mastino, Oggiano e Giacobbe.
Dopo aver frequentato le scuole dell’obbligo in Barbagia, fece gli studi liceali a Cuglieri, poi seguirono cinque anni di vita militare (1940-45), infine conseguì il diploma Magistrale che gli permise di ottenere il posto di ruolo nella scuola elementare di Lodine e successivamente in altri paesi della provincia.
Nel 1957, invece, si trasferisce a Bosa e qui si inserisce bene nell’ambiente sociale, culturale e politico di questa cittadina, ne studia la realtà socio-economica e culturale, si interessa del problema linguisco, dell’educazione degli adulti, sposa una sua collega di Bosa e si crea la famiglia.
Ma l’altro aspetto importante e di grande rilevanza è che diventa dirigente del locale Centro di Cultura Popolare U.N.L.A.(Unione Nazionale Lotta Contro l’Analfabetismo) per l’Educazione degli Adulti, che si proponeva di combattere l’analfabetismo diffuso soprattutto nelle classi popolari e negli adulti che non avevano potuto completare le scuole elementari o le medie inferiori.
Questi Centri di Cultura Popolare e Centri UNLA erano diffusi in Sardegna e facevano capo al maestro Francesco Salis di Santulussurgiu, che ne era il Presidente-coordinatore.
Ogni Centro aveva un suo dirigente, e Battista, che dirigeva quello di Bosa, è stato molto creativo e dinamico, con una serie di iniziative rivolte alla popolazione tramite questionari, progetti didattici, corsi pratici per i lavoratori, corsi di recupero per giovani e adulti, cineforum, dibattiti su varie tematiche di attualità, seminari sulla questione dell’identità, sulla lingua e la cultura sarda, con il coinvolgimento di esperti provenienti anche dalle università di Cagliari e di Sassari.
Come Centro di Cultura Battista ha portato una ventata di novità per la cittadina del Temo, in quanto questa struttura era dotata di una biblioteca per chi voleva leggere, lì si dava l’opportunità di ottenere la licenza media per chi aspirava ad un futuro posto di lavoro, ma il Centro di cultura era allo stesso tempo uno strumento di emancipazione sociale, era una dimostrazione che con la cultura si cresce, si diventa liberi, tra l’altro la cultura era un diritto previsto dalla Carta Costituzionale della Repubblica.
E su questi aspetti Battista Columbu, o meglio Tziu Battista, come tutti lo chiamavamo a sa sarda, non derogava, era per l’uguaglianza.
Ma, oltre ad impegnarsi per l’emancipazione culturale, Battista Columbu non tralasciava nemmeno un momento il suo impegno di carattere politico.
Sin da giovanissimo militava nel Partito Sardo d’Azione e ho trovato qualche articolo nel “IL Solco” degli anni ’40, appena il foglio sardista ha ripreso le pubblicazioni dopo il silenzio-stama imposto dal regime fascista.
E anche questo è un documento che la sua militanza, quindi, continua con la ricostituzione del Partito nel secondo dopoguerra, dopo la caduta del fascismo, partecipando a tutti i Congressi ed eventi principali.
Ha sostenuto immediatamente e con entusiasmo, come racconta lui stesso, la famosa ‘Marcia a piedi’ del sindaco Michele Columbu da Cagliari a Ollolai e a Sassari nel 1965.
Quest’ultimo evento ha incoraggiato ancor di più Battista a impegnarsi nel Partito e ad organizzare altri incontri di carattere politico che ha promosso o sostenuto con grande coraggio e sempre a testa alta, insieme a personaggi diventati poi mitici come Antonio Simon Mossa e pochi altri, alla fine degli Anni Sessanta a Bosa, a San Leonardo, vicino a Santulussurgiu, a Ollolai, a Lula e altrove, dove i discorsi principali vertevano sulla sovranità del Popolo Sardo, sull’Europa dei Popoli Senza Stato, sulle lingue tagliate europee, sulla Sardegna Indipendente, sul Federalismo, tematiche che sembrano non di ieri, ma di stamattina, all’ordine del giorno per oggi.
Ebbene anch’io con pochi altri giovani c’ero, ho partecipato direttamente con grande passione e militanza a quegli incontri che mi hanno segnato per sempre.
Ed ancora oggi debbo le radici profonde della mia militanza sardista a quella formazione di vita vissuta tra quei personaggi di lungimirante visione politica, ma anche di grande umanità, generosità e simpatia.
E Battista Columbu era uno di questi.
L’altro suo impegno, gravoso, ma che gli ha dato ancor più soddisfazioni, notorietà e orgoglio, è quello di parlamentare, che ha svolto dal 1984 al 1992 (cioè da quando ha sostiuito Mario Melis, che si è dimesso da deputato per candidarsi nelle elezioni regionali del 1984, in seguito alle quali poi diverrà Presidente della Giunta Regionale della Sardegna), quindi per otto anni molto intensi sia come attività alla Camera, dove Battista Columbu era anche Capogruppo, sia nel Partito dove è stato pure Presidente del Consiglio Nazionale che ha gestito con saggezza e fermezza.
Era il periodo in cui il Partito Sardo aveva mietuto ampi consensi elettorali non solo alla Regione, ma anche nei Comuni e nelle Province, aveva persino il suo Parlamentare europeo, due parlamentari alla Camera e un senatore.
Ricordo che gli incontri e i contatti con Battista erano continui perché io ero pure Segretario Distrettuale di Nuoro (e Bosa apparteneva al nostro distretto, essendo allora ancora in provincia di Nuoro) e quindi seguivo il suo lavoro parlamentare, che si incentrava soprattutto sulla questione della lingua sarda, sui trasporti e sulle riforme istituzionali.
Per quanto riguarda la lingua è sufficiente dirvi che solo l’interruzione anticipata della legislatura, nel 1992, ha impedito di approvare quella che poi sarà chiamata la 482, la legge nazionale sulle minoranze linguistiche del 1999, ma in effetti era stata già predisposta e ampiamente discussa e sviscerata, direi quasi anticipata da Battista alla Camera dei Deputati.
Altrettanto si era impegnato per le riforme istituzionali insieme al suo collega Nanni Loi, basta leggere i loro interventi alla Camera dove la questione nazionale sarda, sui rapporti Stato-Regione è presentata in tutta la sua chiarezza e valenza storica.
Ma farei un torto a Battista Columbu se non spendessi due parole per la sua passione personale per il miglior prodotto della sua vigna, per la sua geniale creatura apparsa in quel di Magomadas dove ha calamitato l’attrazione di innumerevoli ospiti per il profumo, per il fine gusto, per il suo nettare più gradevole e brillante: la malvasia!
Battista ha cominciato a curarsi della malvasia poco dopo il riconoscimento della DOC, incoraggiandone la nascita della cooperativa a Bosa e, subito, fu un susseguirsi di successi e premi, da quello di Veronelli alle citazioni continue nelle riviste e rassegne a livello regionale e nazionale, per finire con visite in cantina di poeti e scrittori vari.
Persino lo scrittore Mario Soldati parla della malvasia nella sua opera ‘Vino al Vin’o e poi va a pranzo con Battista in vigna e ne decanta le qualità durante gli assaggi.
Così ecco che la malvasia, per la sua delicatezza e il suo retrogusto, entra nella letteratura, ma non solo, infatti arrivano anche i documentaristi e i registi che portano in giro per il mondo il vigneto di Battista a Magomadas, facendo una propaganda indiretta, incredidible e inaspettata per la sua malvasia.
Dirà in seguito Battista in un intervista:
“Volevano sapere tutto del vitigno, del territorio, della vita della gente, sembravano vere sedute psicanalitiche su noi stessi e sulle caratteristiche ancestrali del territorio.”
E’ stata una fortuna per lui e la sua famiglia.
Inoltre Battista si distingueva per la fine ospitalità e per la grande simpatia e generosità, il suo sorriro, la innata sardità che sprizzava da tutti i pori, la dedizione al suo paese d’adozione, Bosa, ma in particolare a quello natio, Olzai, e soprattutto alle genti di Sardegna con cui amava conversare piacevolmente.
Tonino Bussu