La musica e le arti: patrimonio sardo, di Paolo Zedda

Considerazioni dell’ex consigliere regionale e presentatore della l.22/2019 sulla lingua sarda, on. Paolo Zedda, presidente di  CAMPOS.

In merito alle dichiarazioni dell’assessore al turismo, Gianni Chessa, e al progetto “Sardegna, isola del jazz” vorrei esprimere alcune considerazioni.

In merito alle dichiarazioni dell’assessore al turismo, Gianni Chessa, e al progetto “Sardegna, isola del jazz” vorrei esprimere alcune considerazioni.

Molte civiltà hanno sviluppato, nel corso della storia, linguaggi musicali, poetici e coreutici propri. Questi, in alcuni casi, si sono evoluti fino a un grado di complessità ed eleganza pari a quello delle forme artistiche più alte, divenendo simbolo della loro cultura. Si pensi al flamenco andaluso, alla musica celtica, al bertsolarismo basco, solo per citare alcuni tra gli esempi più significativi.

Per un turista, è difficile intendere lo spirito più intimo della Spagna se non ci si lascia incantare da uno spettacolo di flamenco, respirare l’anima dell’Irlanda senza aver gustato una birra al suono delle cornamuse o comprendere l’orgoglio basco senza aver assistito alla finale del loro torneo di poesia.

Niente è più forte ed avvolgente della musica, della poesia, e della danza nel guidarci in una dimensione spirituale di stupore che rende indimenticabile la terra che ci ospita e la civiltà del suo popolo.

La Sardegna, in questo senso, possiede un patrimonio immenso: il cantu a tenore (Patrimonio dell’Umanità Unesco dal 2005) è un miracolo della polifonia, un suono duro come la pietra, costruito con l’aiuto delle corde vocali false, che nessun altro popolo al mondo è in grado di creare.

Il bronzetto di Ittiri prova come le tre canne che accompagnano oggi la processione di sant’Efisio fossero parte della nostra civiltà molti secoli prima che la civiltà latina nascesse.

Oggi, l’intreccio di melodie, ritmi e armonie delle launeddas è oggetto di studi da parte di musicisti di tutto il mondo; la poesia dei poeti improvvisatori è il cuore della nostra letteratura.

Quattro sistemi con forme metriche e dialettiche estremamente raffinate sono ancora vitali nelle nostre comunità. Nessuna altra regione europea possiede una tale ricchezza; i canti a cuncordu che accompagnano i riti della settimana santa riescono a creare atmosfere di autentica magia; sublime è la gara dei cantadores a chiterra, eredi della tradizione logudorese e gallurese, quella a cui si è ispirata Maria Carta e da cui ha preso sostanza la voce di Francesco Demuru, oggi uno dei tenori lirici più apprezzati al mondo; così la musica che accompagna i passi del nostro ballo, e dà animo e colore alle feste, in una miriade di forme, variazioni e ritmi.

Ora, tornando alla ragione di questo intervento, se l’obiettivo della giunta è quello di potenziare il turismo, crediamo che nessun sostegno sia più produttivo di quello a favore delle arti proprie della Sardegna. Quelle in cui si sente il sopraffino lavoro di cesello che il passare dei secoli ha disegnato sulle pulsioni creative del nostro popolo e parlano di noi, della nostra terra e della nostra storia.

Il jazz è uno straordinario patrimonio della comunità globale (io ne sono un grande appassionato). La Sardegna ha la fortuna di vantare grandissimi interpreti ed è una delle regioni del mondo che ne sostengono, con merito e con ottimi risultati, la vitalità e lo sviluppo.

Ma non è, per fortuna, l’unica Isola del jazz. La Sardegna è, invece, l’Unica terra delle launeddas, del cantu a tenore, dei poeti improvvisatori, dei cantadores a chiterra, de su cantu a cuncordu e de su ballu tundu.

Questo non possiamo permetterci di dimenticarlo. Intanto perché i turisti, a volte, sono interessati a ciò che ci rende unici al mondo, piuttosto che a ciò che anche molti altri possono offrire. Ma soprattutto perché, se il jazz ha bisogno di sostegno pubblico, mille altre istituzioni contribuiscono con noi. Se invece manca l’aiuto delle istituzioni sarde a quelle forme d’arte che sono vive solo nella nostra isola, beh, nessuna istituzione al mondo lo offrirà al nostro posto.

Paolo Zedda Presidente di “Campos”

Il coordinamento CAMPOS è un’associazione culturale nata nel 2015 che riunisce gli artisti che operano in Sardegna nelle arti musicali e poetiche di tradizione orale. La finalità principale del coordinamento è quella di tutelare queste forme di espressione tipiche della nostra isola, che da anni devono confrontarsi con i cambiamenti sociali, economici, culturali e della comunicazione che sono intervenuti nella vita dei sardi.

Le Arti Musicali e Poetiche di tradizione orale della Sardegna riunite in CAMPOS sono nove:

  1. Gara de poesia a bolu in otadas
  2. Cantada campidanesa a mutetus
  3. Gara de poesia a s’arrepentina
  4. Gara de poesia a mutos
  5. Cantu a chiterra
  6. Cantu a tenore
  7. Càntigos de crèsia – litùrgicos e paralitùrgicos a bator boghes
  8. Launeddas
  9. Mùsica pro ballu sardu a organitu e a fisarmònica

 

 

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