«Non fate l’elemosina»: le ragioni del sindaco di Cagliari, di Matteo Vercelli

Truzzu: “Chi chiede un sostegno riceve già gli aiuti del Comune, delle associazioni di volontariato, ha il reddito di cittadinanza e spesso rifiuta un alloggio, preferendo dormire in giro. Così l’elemosina che riceve quasi sempre viene spesa per l’alcol».  Consenso di cittadini  «Bene il giro di vite ma chi controlleràe dissenso della Charitas.

L’appello ai cittadini arriva direttamente dal sindaco Paolo Truzzu: «Non fate l’elemosina». Il motivo? «Chi chiede un sostegno riceve già gli aiuti del Comune, delle associazioni di volontariato, ha il reddito di cittadinanza e spesso rifiuta un alloggio, preferendo dormire in giro. Così l’elemosina che riceve quasi sempre viene spesa per l’alcol». Un invito fatto ieri nel giorno della presentazione del nuovo regolamento di polizia e sicurezza urbana, approvato dalla giunta e ora in attesa di passare al vaglio delle commissioni e del consiglio comunale: «Il vecchio risaliva a novant’anni fa», spiega il primo cittadino. «Ora abbiamo un dispositivo aggiornato e attuale».

Accanto a una serie di divieti (bivacco, accattonaggio, consumo di alcol in piazze, strade e parchi, somministrare cibo agli animali, stendere i panni in bella vista) ci sono una serie di regole da seguire a garanzia della sicurezza e tranquillità in numerose “zone rosse” individuate dalla giunta: previste pesanti sanzioni per i trasgressori e «il Daspo urbano», come evidenziato dal comandante della Polizia locale, Guido Calzia.

Inevitabili le polemiche con la minoranza che annuncia battaglia in Aula: «Si vogliono colpire le persone che vivono in situazione di disagio, di povertà e sofferenza con il pretesto della sicurezza».

Più controlli «Bisognava recepire una serie di novità in materia di sicurezza urbana», evidenzia Truzzu. Così vandali, maleducati della malamovida, imbrattatori, parcheggiatori abusivi e accattoni molesti dovranno stare attenti perché rischiano multe salate (fino a 500 euro) e l’allontanamento dalle aree più sensibili: tra quelle individuate nella delibera ci sono per esempio centro storico, il Bastione, Buoncammino, Monte Urpinu, gli ospedali, i mercati, il Poetto, lo stadio Sant’Elia, i parchi, piazza Giovanni XXIII.

E anche bere una birra seduti su una panchina o un muretto potrebbe essere rischioso: nel regolamento è previsto il divieto di consumo di alcol fuori dagli spazi concessi ai locali. «Non si può pensare che le aree pubbliche sino estensione di quelle riservate ad attività di somministrazione di bevande», aggiunge il sindaco. Per applicare il regolamento («Una proposta pronta per accogliere suggerimenti migliorativi che arriveranno anche dalla minoranza, senza che venga stravolto il senso del provvedimento», specifica Truzzu) ci saranno più controlli «anche grazie ai nuovi agenti della Polizia locale che saranno in servizio nei prossimi mesi».

Per il presidente del Consiglio, Edoardo Tocco, e per quello della commissione Sicurezza, Marcello Polastri, si tratta «di uno strumento che darà più sicurezza e decoro alla città». Le reazioni
Difficile pensare che la minoranza possa condividere l’impostazione del regolamento, dopo quanto dichiarato dai consiglieri dell’opposizione davanti alla pubblicazione del documento. «Divieti assurdi», è l’affondo di Francesca Mulas, Francesca Ghirra, Giulia Andreozzi, Marco Benucci, Anna Puddu, Fabrizio Marcello, Rita Polo, Matteo Lecis Cocco-Ortu, Marzia Cilloccu. «Sei povero? Nessun problema, puoi pure chiedere l’elemosina, basta che non mostri menomazioni, che non porti animali e non esponi cartelli. Sei un artista di strada? Puoi esercitare la tua arte, ma fuori dal centro storico. Hai un cane al guinzaglio? Ricorda di portare la museruola, anche se il tuo animale è piccolissimo».

Il centrosinistra aggiunge: «Cercheremo di migliorare il documento finale senza restrizioni e divieti che mortificano la nostra comunità». Soddisfazione da parte della Lega: «Sono contento per questo importante risultato per Cagliari, sino ad oggi dotata di una disciplina in materia di sicurezza urbana tremendamente anacronistica», commenta il consigliere Andrea Piras. Matteo Vercelli

Critica la Caritas «La coscienza non s’imbavaglia»

«Non si può impedire a nessuno di dare l’elemosina a chi si trova in situazione di estrema povertà, la coscienza di ognuno non può essere imbavagliata». Così don Marco Lai, direttore della Caritas, sulle parole di Truzzu. «Se chi chiede l’elemosina avesse alternativa di vita, sicuramente non ricorrerebbe a chiedere aiuto in strada -prosegue -. Questi divieti non mi trovano d’accordo, pur senza alcun intento polemico verso il Comune, con il quale collaboriamo per rendere la vita delle persone in difficoltà più dignitosa». Il rischio, secondo don Lai, è quello di scambiare le persone per “arredi urbani” che rovinano il decoro della città. «Non è certo liberando i centri storici da chi chiede aiuto che si risolvono i problemi della sicurezza e del decoro urbano. Non dobbiamo rimuovere i poveri che stanno intorno a noi ma continuare a portare avanti politiche attive». Don Lai interviene anche sui punti del regolamento che mirano a mettere ordine alla movida nel centro: «Su questo sono d’accordo, perché vedo ogni giorno con i miei occhi la situazione che c’è alla Marina. Bisognava fare qualcosa, perciò queste misure sono benvenute, naturalmente di pari passo a quelle messe in campo dagli operatori sociali con i giovanissimi». (ste. lap.)

 

 

«Bene il giro di vite ma chi controllerà?»

«Finalmente stanno ascoltando i cittadini esasperati». Sandra Orrù è soddisfatta dei limiti alla movida imposti dal nuovo regolamento di polizia e sicurezza urbana (che deve passare in Consiglio). Come presidente del comitato “Apriamo le finestre alla Marina”, da tempo chiedeva azioni concrete di contrasto ai maleducati: «Ormai è diventata terra di nessuno, di ragazzini che si ubriacano, devastano arredi urbani e disturbano i residenti. Aspettavamo un regolamento severo». Ma si chiede: «Basteranno gli agenti per farlo rispettare?». Stesso dubbio di Enrico Marras, presidente del comitato “Rumore no grazie”: «Questi provvedimenti lasciano il tempo che trovano – dice -. Non credo che possano riuscire a risolvere il degrado della Marina. I controlli saranno difficili da attuare. Le forze dell’ordine dovrebbero rincorrere gli incivili e i ragazzini molesti tra le vie occupate dai tavolini. Sarà complicato emettere i Daspo. Può funzionare forse per qualche settimana, poi tutto tornerà come prima. Il famoso Piano di risanamento acustico mi chiedo invece che fine abbia fatto: è chiuso in un cassetto a palazzo Bacaredda? I provvedimenti illustrati dal sindaco sono di facciata. Come comitato non siamo soddisfatti». (ste. lap.)

 

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