Sarà di nuovo Cagliari la capitale sarda della quarta fase della pandemia?,di Salvatore Cubeddu
A fronte della forza del virus, il vaccino senza un serio distanziamento non risulta sufficiente a difendere noi stessi ed i sacrifici che ci hanno portato in zona verde. Perché non riusciamo a fare un sacrificio piccolo oggi per evitarne uno, sicuramente più grave, domani?
Voi, come me e altri cittadini, avete – e insieme abbiamo visto, ascoltato e letto nei media tra ieri e avant’ieri, compiacendocene – dell’unico colore verde in Europa rilevato per la Sardegna: nel pieno della quarta e più terribile fase della pandemia senza fine, l’Italia pare difendersi meglio degli altri stati e la Sardegna emerge in essa, come già nel passaggio tra la prima e la seconda fase.
Abbiamo da soli il colore verde come prima abbiamo avuto noi soli il colore bianco. E l’abbiamo perso.
L’apertura dei ‘mercatini di Natale’, sistemati a Cagliari in slarghi stradali che non sono piazze, rappresentano un evidente pericolo dalle prevedibili conseguenze.
La pandemia ha visto all’inizio la sua esplosione a Sassari, ma della seconda e della terza Cagliari ne è stato il fulcro, attribuito senza prove ma con tanta verosimiglianza al concentrarsi di tifosi davanti e intorno agli schermi nella strettezze della Piazza Yenne e del Corso.
In questi giorni abbiamo assistito alla collocazione, ancora come sempre in Piazza Yenne e nello slargo del Corso Vittorio Emanuele, di decine di casotti che preparano e attendono la folla degli acquisti di Natale. Essi si aggiungono al Black Friday appena avviato, dove la libertà è funzione del riempimento di negozi e delle stesse strade.
Stamane il giornale sassarese, La Nuova Sardegna, titola: “Due intubati trasferiti da Sassari a Cagliari. A rischio anche l’attività ordinaria. Aumentano i pazienti gravi terapie intensive già in crisi”. Gli fa eco il quotidiano cagliaritano, L’Unione Sarda”: ‘Impennata di decessi e contagi’ in Italia – per non parlare dell’Europa, con la quale le frontiere restano aperte e senza controllo – e in Sardegna.
La prospettiva che si prospetta in città è facile da descrivere: per settimane e settimane, tutta la zona della ‘movida’ vivrebbe in una calca desiderata (soprattutto dai commercianti che vi lavorano, ma non solo) e nel rischio quasi certo dell’innesco e dell’alimentazione di una pandemia di cui sarebbe da ciechi e irresponsabili non vederne in anticipo l’avvio, mentre risulterebbe da ipocriti pentirsene colpevolmente in seguito.
Sappiamo che le Autorità, quasi tutte, non vivono in centro. Ma sono loro che hanno dato le autorizzazioni. Non ci vuole però molta fantasia per capire e prevedere quello che sta per succedere.
Abbiamo capito come funziona: le Autorità dell’Occidente non sono in grado di agire sulla base di ragionevoli previsioni, ma solo allorché il morbo già ci ha invaso e bisogna evitare il peggio. Ma il male che è evidente davanti a noi, seppure potremmo impedirlo, non siamo in grado di arginarlo perché gli interessi in gioco lo impediscono. E le Autorità non rischiano decisioni impopolari. Un specie di accelerazione della crisi della democrazia? Dobbiamo augurarci la Cina?
Contando sul senso di responsabilità di ciascuno. Un saluto da
Salvatore Cubeddu