I dati drammatici del rapporto Caritas: le richieste d’aiuto aumentate del 47%, di Mario Girau
Nell’isola 100mila famiglie povere.
Dalla pandemia un altro colpo alla Sardegna: 101 mila famiglie si trovano in povertà relativa. Solo nella nostra isola, e in qualche altra regione, è aumentato di un punto percentuale (dal 12,8% nel 2019 al 13,9% del 2020) il numero delle famiglie che non possono permettersi il lusso di una spesa mensile superiore a 1000 euro. È uno degli effetti socio-economici del Covid, che ha portato l’anno scorso 10.125 persone a bussare alle porte delle 10 Caritas sarde: il 47% in più rispetto al 2019. Soprattutto donne. Più della metà non avevano mai chiesto aiuto ai centri d’ascolto. Chiedono aiuto soprattutto le persone sposate, tra 40 e 50 anni d’età, con un domicilio proprio. Più a rischio gli individui con un basso titolo di studio. Una situazione certificata dal report Caritas Sardegna su povertà ed esclusione sociale che misura ogni anno le dimensioni della fragilità sociale. Nel corso del 2020 i Centri di ascolto presenti nei 35 comuni coinvolti nell’indagine hanno sentito – una o più volte – oltre 10 mila persone (3.249 in più rispetto al 2019) portatrici, a volte, di diversi disagi a livello personale e familiare. «Tale aumento – spiega Raffaele Callia, responsabile del Servizio Studi e ricerche della Delegazione regionale Caritas Sardegna e curatore del Report – è conforme alla crescita di circa 1 punto percentuale dell’incidenza della povertà relativa registrata in Sardegna nel 2020 ed è evidentemente associato al peggioramento delle condizioni di vita delle famiglie sarde a causa degli effetti economici della pandemia, in particolare di quei nuclei sprovvisti di tutele e di reti di protezione sociale, con persona di riferimento occupata in modo irregolare e/o precario, fra cui diversi cittadini stranieri». Rispetto all’impatto prodotto dalla pandemia sui nuovi profili di vulnerabilità individuati dalla Caritas a livello nazionale «la Sardegna si colloca – aggiunge Callia – tra le regioni italiane con quote di povertà inedite, molto più elevate rispetto alla media nazionale: le persone che si sono rivolte ai Centri di ascolto per la prima volta nel 2020 coprono il 51,5% del totale». In maggioranza cittadini italiani (71,5%). Il 60,1% delle persone ha bussato ai Centri di ascolto della diocesi di Cagliari. «Lo scenario straordinario e inatteso della pandemia ha fatto emergere nuovi profili di povertà. La Caritas, cioè l’espressione pastorale della Chiesa – dice monsignor Giovanni Paolo Zedda, vescovo di Iglesias – incontra questo mondo sofferente, segno della presenza di Dio nella realtà quotidiana. E cerca di farlo coinvolgendo tutti i cristiani in un cammino sinodale». Interrompendo dopo sette anni la tendenza di una preponderanza maschile, le persone che si sono rivolte ai Centri di ascolto nel 2020 sono prevalentemente di sesso femminile. Soprattutto donne sposate – il 67,88% vive con marito e figli – si fanno portavoce del disagio familiare. Nel 2020 si è chiesto aiuto alla Caritas soprattutto per problemi di natura economica e di occupazione: il 67,6% delle richieste, in notevole crescita rispetto al 53,8% del 2019. Più di tutto per beni e/o servizi materiali (81,9%): viveri, vestiario, prodotti per i neonati, materiale sanitario, biglietti per il trasporto, buoni pasto, prodotti per l’igiene personale, attrezzatura per la casa, ecc. Rispetto a un anno prima aumentate anche le richieste di sussidi economici, passate dal 10,2% del 2019 al 12,0% del 2020. A differenza del passato, nel 2020 la micro-voce più frequente non è il pronto soccorso della “mensa- Caritas”, ma la “distribuzione di pacchi viveri”, che da sola copre il 40,4% di tutti gli interventi erogati nel corso dell’anno. Nuove fragilità nel sistema educativo: il 23,0% dei ragazzi ha abbandonato precocemente la scuola.
La Nuova Sardegna 9 novembre 2021