C’è una strada per la fiducia?

Secondo lo Iares i sardi dopo la pandemia non riescono a ripartire.

La pandemia ha influito negativamente sui sardi. Uno su due non è soddisfatto del suo stato di salute, uno su quattro della sua condizione finanziaria. Appena uno su sei si fida del prossimo. Ed è boom tra i disertori delle urne: rispetto a quattro anni fa sono quadruplicati. Solo il 5 per cento sostiene che negli ultimi 12 mesi, quelli dell’epoca Covid, la propria situazione personale sia migliorata contro il 36 per cento del 2017. Anche quest’anno il rapporto Swg-Acli e Iares misura le condizioni e gli stili di vita dell’isola attraverso il Termometro Sardegna. Il report racconta di un crollo di 10 punti del livello di soddisfazione del proprio stato di salute: rispetto al 2017, quando il 57 per cento dichiarava uno stato di salute buono o molto buono, si scende al 47 nel 2021 (come nel 2020). In linea con i dati sulla povertà assoluta e relativa, il 24 per cento si dichiara insoddisfatto della propria condizione finanziaria (era il 23 per cento nel 2020). Il 56 per cento dei sardi spiega di non avere preoccupazioni economiche mentre il 44 si lamenta di arrivare con qualche o con molta difficoltà a fine mese. Solo il 5 per cento degli intervistati dichiara che la situazione personale è migliorata rispetto all’anno precedente, mentre per il 75 per cento è rimasta invariata contro il 50 del 2017. Diminuiscono le persone che dichiarano alta soddisfazione o bassa soddisfazione, su salute, situazione personale ed economia, come se la pandemia le avesse orientate ad accontentarsi di quello che si ha senza lamentarsi troppo. Sul dato dei comportamenti è rilevante il crollo della partecipazione al voto che si salda con la fiducia interpersonale ridotta. Solo un sardo su 6 (il 17 per cento nel 2021 contro il 62 del 2017) si fida del prossimo contro 2 su 3 del dato di quattro anni fa, e contemporaneamente sono quadruplicate le persone che dichiarano di non andare a votare mai o quasi mai. E sono i giovani a votare sempre meno (solo il 25 per cento – rispetto al 45 del totale della popolazione – dichiara di votare sempre e il 14 mai). Infine la pandemia sta lasciando conseguenze sul piano sociale e culturale. «Poniamo l’accento sul fatto – spiegano gli autori dell’indagine – che nonostante la rilevazione sia stata effettuata durante la fase finale della pandemia, non è aumentata la solidarietà e la relazione sociale, non aumenta il tempo passato con parenti, amici e conoscenti e dove aumenta, si tratta di dati minimi. Ci si sarebbe aspettato un rimbalzo di socialità una volta aperte le porte, invece questo non è, o non è ancora, avvenuto». Il report è stato presentato su Facebook dai ricercatori dello Iares, Vania Statzu e Antonello Caria, con Antonello Cabras, presidente della Fondazione di Sardegna, il sociologo Nicolò Migheli, l’economista Luca Deidda, la vicedirettora di Rai Parlamento Anna Piras, moderati da Silvio Lai, segretario generale Acli, anch’egli autore del rapporto di ricerca. Ha aperto e chiuso i lavori il presidente Acli Sardegna Franco Marras con il vicepresidente regionale Mauro Carta.

Da La Nuova Sardegna, 9 ottobre 2021

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