SEBASTIANO DE AQUENA, di Piero Atzori
IL PREZZO DELLA LIBERTA’ . Protagonisti del triennio rivoluzionario sardo: Sebastiano de Aquena è stato Consigliere Civico di Sassari da gennaio a giugno del 1796, in coincidenza del governo a Sassari di Giovanni Maria Angioj nel ruolo di Alternos del Capodisopra. Di Piero Atzori è appena uscito il libro: “Sassari, Il Carmine e gli Angioyani”.
Il presente scritto è un proseguo del mio libro intitolato “Sassari, Il Carmine e gli Angioyani” uscito il mese scorso e non ancora presentato pubblicamente. Lo posto qui ancora in bozza. Per concluderlo devo almeno poter consultare l’ormai introvabile libro a cura di Luciano Carta, Storia de’ Torbidi Occorsi Nel Regno Di Sardegna Dall’anno 1792 in Poi: Opera Anonima del Secolo 18.
Devo anche riuscire a trovare l’attestato della morte di Sebastiano de Aquena nei registri parrocchiali dei defunti di Sassari.
Premessa. Girolamo Sotgiu scriveva nel 1984 che «[…] la storia della Sardegna nel periodo sabaudo non è stata sino a oggi oggetto di una trattazione organica». Mi pare di capire che neanche oggi lo sia, nonostante molti altri contributi di storici accademici e non accademici. In particolare non è stata finora ricostruita compiutamente neppure la vita dei martiri angioyani, essenziale per capire degli stessi ruoli, capacità e limiti. Credo non vi sia ancora una trattazione organica del periodo angioyano e neppure una trattazione disorganica. Mancano troppi pezzi del puzzle.
La vicenda umana del sassarese Sebastiano de Aquena, avvolta da mistero come tante, è certamente tra le più emblematiche della damnatio memoriae degli angioyani. In storiografia si afferma che egli fu impiccato, ma ciò non risulta dai documenti. Risulta invece che egli subì circa due anni di carcere preventivo che non si concluse con un processo e con relativa condanna. Non ci fu né accusa, né difesa, né imputazione.
Interrogato in carcere, egli dichiarò al giudice di essere figlio del fu Antonio Domenico e di avere 58 anni. Dunque era all’incirca nato nel 1738 (un anno dopo Gioachino Mundula).
Dai Libri parrocchiali non è emerso alcun riscontro circa la nascita di Sebastiano de Aquena. Il nome della madre si trova nell’atto di matrimonio di Sebastiano del 1783 (Cfr. ASDSS, Arcivescovile, QL, Sassari, S.S., Matr. 1(1742-1800, c. 125v, la stessa morì il 2.10.1778, 62enne Cfr. ASDSS, Arcivescovile, QL, Sassari, SC, Def. 1(1765-1819), c. 90v).
Si è poi trovato l’atto di matrimonio dei genitori, Antonio Domenico de Aquena e Maria Felicia Fatis, nei Libri di San Nicola. La celebrazione avvenne il 3 gennaio 1734.
Si sono anche rilevate le nascite di due sorelle nella parrocchia di San Nicola: Maria Giuseppa n. 29.12.1734 e Anna Maria Francesca Sebastiana n. 31.1.1736.
Sebastiano de Aquena, probabilmente vedovo della prima moglie, la tempiese Maria Piga, si risposò pochi anni dopo con Clara Mascharello. Ciò risulta da un atto di battesimo del 30 agosto 1788 in cui i due figurano coniugi e padrini (Cfr. ASDSS, Arcivescovile, QL, Sassari, SN, Batt. 26(1786-1788), c. 288).
Finora non risulta discendenza di Sebastiano de Aquena.
Qual era la professione di Sebastiano de Aquena? Egli dichiarò al giudice: «la mia professione è di attendere al mio patrimonio che eccede il valore di scudi cinquecento». Lo storico Carlino Sole scrive invece che era “artigiano” (Cfr. C. Sole, La Sardegna sabauda nel Settecento, Chiarella 1984, p. 248; C. Sole, Il fuoriuscitismo politico sardo nel periodo rivoluzionario, in ASMOCA n°29/31, 1990, pp. 121). Probabilmente la sua fonte è la Storia de’ torbidi occorsi nel Regno di Sardegna dall’anno 1792 in poi, dove si trova scritto che lui, insieme ad “Antonio Petretto”, seppe «allucinare l’università degli artisti». Pertanto si può ipotizzare che se il de Aquena praticò una qualche arte a 58 anni l’aveva già smessa. D’altra parte ci si può chiedere da dove proveniva il suo cospicuo patrimonio.
Le carte processuali che lo riguardano, ben riassunte da Vittoria Del Piano, in Giacobini, Moderati e Reazionari /Saggio di un dizionario biografico 1793-1812, Ed. Castello 1996, sono qui di seguito integralmente trascritte.
La storica, riferendosi a non meglio precisate fonti, conclude che il de Aquena fu processato e impiccato. In realtà Sebastiano de Aquena, imprigionato il 21 giugno 1796, interrogato un’unica volta il 17 ottobre 1796, fu rilasciato dopo quasi due anni di carcere.
Di seguito la trascrizione dei seguenti quattro documenti, conservati presso l’archivio di Stato di Cagliari.
I primi due sono del Consiglio comunale di Sassari che si rivolse a Sua Eccellenza il Viceré (ASC, Reale Udienza, Cause criminali, Pandetta 15, Cartella 554, Fasc. I, cc. 12-14, cc. 17-17v; il terzo è l’interrogatorio in carcere dello stesso (Ivi, cc. 282-284) che è l’unico subìto dal de Aquena; il quarto è il suo provvedimento di scarcerazione (ASC, Reale Udienza, Cause criminali, Pandetta 15, Cartella 554, Fasc. II, c. 482).
c. 12
Eccellenza
Li Consiglieri della Città di Sassari rappresentano umilmente all’Eccellenza Vostra che sparsa essendosi da alcuni giorni in qua la spiacevolissima voce in questa popolazione che si pensasse costì far allontanare da Sassari ed imbarcare il Signor Alternos Don Gio Maria Angioi col pretesto di sua cagionevole salute, si è suscitato immediatamente il malcontento ed una tale indignazione nei cittadini, che sono i medesimi risoluti anzi protestarono unanimemente di voler fare qualunque sagrificio per ritenere e non lasciar partire l’anzidetto Don Gio Maria, il quale è l’oggetto primario del [vocabolo indecifrato] amore e forma le delizie di questi abitanti.
Non senza merito il prefato Superiore ha saputo guadagnarsi l’affetto universale dei Sassaresi. Essi gli sono debitori della loro sussistenza nelle circostanze più ardue con [vocabolo indecifrato] pericolose che abbiano conosciute. In mezzo alla generale scarsezza de’ grani non solo in Sassari, ma eziandio in tutto il Capo fu abbondantemente provvista questa Città da che governa l’Alternos di pane da dieci oncie per cada solio [?] di grano e di farina ad un prezzo modico e seppe [vocabolo indecifrato] trovare il mezzo di non far soccombere totalmente l’azienda frumentaria alle perdite gravissime che avrebbe da lo soffrir trovando nel paese molte persone ben intenzionate e premurose che subentreranno alla perdita per un terzo intiero.
Allorché meno si credeva ci mancarono i fondi dei grani contrattati in co-desta capitale e già pagati in buona parte essendosi vietata l’estrazione con farci vedere che non vi era la necessaria provvista nei nostri Civici magazzini [seguono due righe non più decifrabili] Fine c. 12
soli due giorni [vocabolo indecifrato] ben lungi dal potersi provvedere venivano anzi in Sassari per avere pane. In tali urgenze non è mai venuto in pensiero ai Sassaresi d’incolparne l’Alternos, anzi eransi [vocabolo indecifrato] manifestati i mede-simi di voler soffrire piuttosto qualunque disagio che disgustare l’Alternos né dubitare del di lui zelo, cura e vigilanza per la loro sussistenza.
Non fu vana questa fiducia. L’Alternos spedì dapertutto lettere e corrieri per sollevare il popolo dalle angustie in cui si trovava e rinvenì dei soccorsi nella Città d’Oristano, in quella d’Alghero, nelle ville di Borore, di Bono, di Torralba, d’Itiri ed altre le quali levarono quasi dalle loro boche gli alimenti per somministrarli ai Sassaresi in grazia di chi per essi intercedeva.
Non si limitavano a questo solo oggetto le provide di lui mire. Egli seppe prendere le più efficaci misure per assicurare il buon ordine e la pubblica quiete. In tempi cottanto scabrosi, piena la Città di odi particolari e di difidenze che vanno sempre disseminando gli emigrati, loro parenti e amici, gli egoisti, ed i perturbatori, senza truppa, senza denari, non potevano aspettarsi che vendette, disordini, eccessi e confusione. La saviezza, l’attività ed indefessa vigilanza dell’Alternos poterono soltanto preservare la Città dai disastri. I buoni cittadini che studiano ogni via per dimostrare all’Alternos la loro stima e riconoscenza si esibirono a gara anche con ispese non indiferenti, di fare le ronde di notte e di giorno dentro la Città e fuori di essa per contegno dei malintenzionati.
Affine di rendere più stabile e consistente la pubblica tranquillità sonosi proferti molti cittadini volontari i quali fanno le guardie pattuglie e rendono quei servizi che giudica a proposito il Governo. Molti altri che non sono in circostanze di prestare servizio personale hanno offerto spontaneamente fondi pecuniarj, con cui si potrà dare una qual-che ricompensa ai volontari suddetti. [segue una riga non più decifrabile] Fine c. 12v
in questa popolazione ogni cittadino gode tranquillamente la sicurezza reale e personale. Infatti sotto il governo dell’Alternos non è accaduto che un solo omicidio dentro la Città di notte tempo e forse per motivi d’amoreggiamento ed un furto di qualche considerazione che si hanno ragioni a crederlo simulato, non essendo oggetto capace di turbare la pubblica quiete qualche piccola insolenza, rissa od altri quasi inevitabili inconvenienti. Cosa insolita e che da molti anni a questa parte non era mai accaduta, mentre quasi ogni mese accadeva un omicidio.
L’accennata condotta dell’Alternos e le non meno rare amabili di Lui qualità personali gli attirarono la benevolenza di tutti e singoli i buoni cittadini. Egli è integro per non aver riguardi, illuminato per convincere e saper rendere giustizia, accessibile per ascoltare ognuno. Resosi quindi l’arbitro dei cuori e dominando sugli spiriti non passa in alcuna contrada di questa Città senza riscuottere sincere benedizioni, non comparisce nelle pubbliche passeggiate senza ascoltare applausi. La di Lui presenza ispira della fiducia e fa comparire l’ilarità sul volto di questi abitanti. Ognuno lo chiama Suo padre, Suo benefattore e persino li stessi non del pubblico bene annuiscono loro malgrado alle voci dei concittadini e debbono soffocare il proprio astio costretti dall’unanimità dei voti che loro impone.
Non sono questi, Eccellenza, privati senti-menti [che le si] rappresenta, essi sono comuni e familiari a tutti i cittadini Sassaresi, i quali hanno fatto le più vive premure al Magistrato Civico, perché li rendessero noti all’E. S. essendo, ove si credesse opportuno, di sottoscrivere questa rappresentanza [vocabolo indecifrato, forse “indifferibilmente”.]. [segue una riga non più decifrabile] Fine c. 13
sono nondimeno talmente affezionati al medesimo che appena si divulgò nelle ville la suddetta notizia di pensarsi all’allontanamento di questo Superiore, si unirono in massa molte comunità villiche e vennero in Sassari per rappresentare che non permetterebbero mai durante le attuali emergenze la dimissione od allontanamento del suddetto Alternos e si protestarono col medesimo che nella di lui protezione confidavano per l’ottenimento del chiesto riscatto.
Soggiunsero anzi che malsicure sarebbero le vite dei membri della Reale Governazione se permettessero la partenza dell’Alternos e non sostenessero le dimande dei villici per l’anzidetto riscatto, compromettendosi all’opposto di difenderli con tutte le loro forze e collo spargimento eziandio del proprio sangue, ove detto Magistrato ne assumesse la protezione e le difese delle indicate dimande.
Non ignorano gli esponenti e ne sono altresì pienamente informati il pubblico di Sassari e le popolazioni tutte del Capo di Logudoro che alcuni parenti dei feudatari e degli emigrati rifugiatisi in codesta Capitale disseminano voci maligne e calunnie contro le più giuste e le più proficue provvidenze dell’Alternos fingono questa Città e Capo intranquilli, piena di disordini, di confusione, asseriscono che nissuno in questa Città è sicuro della sua vita e delle proprie sostanze che si commettono di giorno e impunemente e dentro la Città scandalosi omicidi, furti egregi, concussioni e violenze. Giungono anche a scrivere e assicurare a voce che l’Alternos è odiato da tutti per la sua poco buona condotta, che la sua vita è in pericolo e si vede perciò obbligato starsene rinchiuso in una stanza della casa in cui [segue una riga non più decifrabile] Fine c. 13v
deridono e disprezzano le menzognere voci di codesti vili figli della patria che non possono figurare e fare la loro fortuna se non se nelle turbolenze giurarono però che non anderanno impuniti i loro misfatti, che a costo di qualunque sagrificio cercheremo dapertutto le loro persone per contenerle e far loro subire per mezzo della giustizia i meritati gastighi.
Supplicano intanto gli esponenti che portando l’Eccellenza Vostra un benigno riguardo al sovraesposto si degni lasciare le sane Sue provvidenze perché durante le attuali circostanze non venga sotto alcun pretesto allontanato da questa Città ne dispensato dal governo di essa e di tutto il Capo di Logudoro l’anzidetto Sig.r Alternos che della grazia
D.re Raimondo Cevaco Capo giurato
Avv. Giuseppe Sanna Salis
Luigi Palomba
Not.o Gavino Cossu
Giacomo Cano Baiardo
Not.o Simone Cossu
Raimondo Branca Mela
Sebastiano de Aquena
P.S. In questo momento ci è pervenuta l’acchiusa copia della supplica delle Comunità del Capodoro che si rimetterà originalmente all’E.V. con corriere straordinario e sottoscritta dai rispettivi Consigli comunitativi.
Sappiamo inoltre ch’essendosi sparsa la suddetta voce dell’allontanamento dell’Alternos nel villaggio di Tiesi ed altri circonvicini si sono disposte quelle comunità intiere, comprese anche le donne, di opporsi validamente alla partenza dell’indicato Sig.r Alternos.
[30 Maggio 1796]
c. 17
Eccellenza
Trovandoci ormai affato liberi dall’oppressione e manifesta tirannia nella quale erevammo miseramente costituiti, non possiamo far a meno che rinovare all’Eccellenza Vostra tutti quegli atti di vera sommissione, perfetta ubbidienza ed intiera subordinazione, confutando ora e per sempre quanto da noi siasi ciecamente approvato o scritto, especialmente la Supplica da noi umiliata all’Eccellenza vostra in data 30 Maggio scaduto, sorpresi e diariamente minacciati dalla forza superiore che ci vietava con sommo nostro dispiacere qualunque ricorso o rappresentanza che sarebbesi potuta anticipatamente da noi fare a quel nostro Superior Governo essendoci anche per ben due volte pervenute le veneratissime lettere dell’Eccellenza Vostra in apporto. Fine c. 17
E col più profondo ossequio abbiamo la gloria di rassegnarci.
Dell’Eccellenza Vostra.
Sassari li 20 Giugno 1796
Umil.mi Divo.mi Ubb.mi Servi
Li Consiglieri di Sassari
D.re Raimondo Cevaco […]
Avv. Giuseppe Sanna Salis
Luigi Palomba
Not.o Gavino Cossu
Giacomo Cano Baiardo
Not.o Simone Cossu
Raimondo Branca Mela
Il Consiglio comunale di Sassari prima e durante il governo di Giovanni Maria Angioy.
Nella seduta del 18 settembre 1795 il Consiglio era composto da Giuseppe Abozzi, Raimondo Branca Mela, Raimondo Cevaco, Gavino Cossu, Simone Cossu, Giuseppe Pais, Luigi Palomba. In tale seduta si approvò a maggioranza il famoso memoriale, espressione dei feudatari e dell’arcivescovo, in cui si chiedeva al sovrano la separazione di Sassari da Cagliari.
Il medico Raimondo Cevaco, Raimondo Branca Mela e Luigi Palomba si opposero con la motivazione che si sarebbe fomentata la guerra civile.
Il memoriale vide in particolare l’assenso di Simone Cossu e Gavino Cossu. Il primo era notaio della Regia Governazione, il secondo, anche lui notaio, fu colui che ospitò il duca dell’Asinara a casa sua e ne favorì la fuga quando la città cadde nelle mani di Cillocco e Mundula.
Per descrivere meglio la frattura politica creatasi in città nel clima effervescente di quei tempi va detto che il 19 settembre, il giorno successivo all’approvazione del memoriale al re, 240 cittadini firmarono a Sassari un altro memoriale rivolto al re, in cui «senza punto chiedere la separazione da Cagliari con quel voto fratricida, si supplicava il re perché concedesse al Magistrato sassarese indipendente giurisdizione». (Cfr. E. Costa, Sassari cit, pag. 319)
La composizione del Consiglio comunale di Sassari durante il governo dell’Alternos rispetto all’anno precedente cambia di poco, dato che ben cinque dei suoi sette membri rimasero in carica. Tra questi anche i notai Simone Cossu e Gavino Cossu apertamente schierati con i feudatari.
Nei pochi mesi del governo di Giovanni Maria Angioy, dal 28 febbraio a 16 giugno del 1796, il Consiglio comunale di Sassari era composto da Raimondo Branca Mela, Raimondo Cevaco, consigliere capo, Gavino Cossu, Simone Cossu, Sebastiano de Aquena, Luigi Palomba, Giuseppe Sanna Salis. Gli stessi firmarono la supplica del 30 maggio 1796. L’ultimo o il penultimo, in ordine di tempo, tra i nominati era proprio Sebastiano de Aquena, il quale aveva assunto l’incarico nel gennaio 1796.
Il 20 giugno il Consiglio ritrattò la supplica del 30 maggio. Mancava Sebastiano de Aquena, il quale venne arrestato il giorno dopo.
Nell’ultimo scorcio del luglio 1796 furono interrogati dal Giudice inquisitore Giuseppe Valentino come testimoni a carico degli angioyani rispettivamente i consiglieri, Raimondo Cevaco (21 luglio), Raimondo Branca Mela (24 luglio), Gavino Cossu (26 luglio), Simone Cossu (31 luglio). Essi dichiararono di aver firmato la supplica al viceré per “timore”. Non è dato sapere perché i rimanenti due consiglieri, l’avv. Giuseppe Sanna Salis e Luigi Palomba non vennero sentiti dal giudice.
Il 17 ottobre Sebastiano de Aquena venne interrogato a San Leonardo.
Le risposte date al giudice chiariscono la condotta del consigliere comunale de Aquena nell’esercizio delle sue funzioni.
c. 282
Addì 17 8bre 1796 Sassari ed in queste Regie carceri di San Leonardo
Costituito personalmente avanti l’infrascritto Ill.mo Sig. Giudice e il Not.o il ditenuto Sebastiano de Aquena gli si è ordinato di dire la verità su quanto sarà interrogato, cioè in fatti propri senza giuramento, in fatti però d’altri med.te giuramento che nella forma solita ha prestato a mani e delazione dello stesso Sig.r Giudice sott.o presente il Not.o sottosegnato ed ha promesso di così eseguirlo.
Interrogato del suo nome, cognome, padre, patria, domicilio, età, professione e del valore del suo patrimonio.
Risponde: Mi chiamo Sebastiano de Aquena figlio del fu Antonio Domenico, son natio di questa Città e nella stessa domiciliato, conto anni cinquantotto circa di mia età, la mia professione è di attendere al mio patrimonio che eccede il valore di scudi cinquecento e prima della mia carcerazione stavo esercendo l’Uff.o di Consigliere di questa Città fin dal mese di Gennaio corrente anno.
Interrogato da chi fu carcerato, quando, dove seguì il di lui arresto e per qual motivo.
Risponde: Trovandomi il giorno vent’uno dell’ultimo scorso mese di Giugno corrente anno nella vigna del D.re Antonio d’Antona situata nei territorj di questa Città e regione San Francesco portossi colà Nicolò Serra ed il di lui fratello Francesco Serra Caporale nel Reggimento Sardo con molta altra gente armata a tre per le quattro ore dopo mezzodì del giorno sud.to e mi arrestarono e condussero prigione a queste Regie carceri, senza che io sappia il motivo per cui siasi praticato il mio arresto.
Interrogato mentre esso ditenuto ha detto nelle precedenti risposte d’essere consigliere di questa Città fin dal mese di Gennaio corrente anno dica se nei mesi d’Aprile e Maggio dello stesso anno abbia, o no questo Consiglio Civico inoltrato a Sua Ecc.a il Sig.r Vicere qualche rappresentanza, spiegando nel suo capo cosa la med.ma contenea.
Risponde: Mi ricordo benissimo che nel mese di Maggio corrente anno da questo Consiglio Civico s’inoltrò una supplica a Sua Ecc.a il Sig.r Vicere [fine c. 282] Vicere chiedendogli di non lasciar allontanare da questa Città il Sig.r Gio Maria Angioi che nella med.ma e suo Capo governava allora in qualità di Alternos della prefata Ecc.a Sua, poiché si era lo stesso Angioi pendente il suo governo dimostrato molto zelante per il bene della Città, qual supplica venne presentata a detto Consiglio Civico dall’allora Segretario D.re Domenico Solis in un giorno di detto mese di Maggio scritta come mi sembra dal med.mo, avendo fatto presente a tutti i Consiglieri che trovavansi presenti in questo palazzo Civico, fra i quali c’ero anch’io, che era conveniente di sottoscrivere quella supplica perché ben sapevano la pena e le fatiche che aveva suportato detto Angioi per provvedere questa Città di grano e di tutto il bisognevole in tempi così calamitosi, ed i vantaggi che avea procurato a questo pubblico ed in vista di tal proposta abbiamo determinato di sottoscrivere detta supplica, avendo giudicato d’esser vero ciò che nella med.ma si contenea.
Ed avendo l’infrascritto Giudice fatta ad esso ditenuto ocular dimostrazione della supplica diretta a Sua Ecc.a da questo Consiglio Comunale che trovasi @ 12 di questi atti, stata rimessa all’infrascritto Giudice dal Segr.o del Regio Consiglio Gio Stefano Pintor con lettera ordine delli 8 Luglio corrente anno esistente nei presenti atti @ 3, qual supplica incomincia colle parole = Eccellenza = Li Consiglieri della Città di Sassari rappresentano umilmente all’Ecc.a Vostra e finisce colle seguenti parole:
L’anzidetto Alternos, che della grazia e colle sottoscrizioni D.re Raimondo Cevaco, Avv. Giuseppe Sanna Salis, Luigi Palomba, Not.o Gavino Cossu, Giacomo Cano Baiardo, Not.o Simone Cossu, Raimondo Branca Mela, Sebastiano de Aquena, con un P.S. alla margine che comincia colle parole = In questo momento ci è pervenuta l’acchiusa copia e finisce con queste altre = Di opporsi validamente alla partenza dell’indicato Sig.r Alternos.
È stato interrogato se la tal supplica che gli si dimostra e di cui ha fatto lettura esso ditenuto sia o no la med.ma della quale ha egli parlato [fine c. 282v] parlato nella precedente di lui risposta se la sottoscrizione che dice Sebastiano de Aquena sia fatta di suo proprio pugno e se le altre sottoscrizioni sieno proprie dei med.mi soggetto che in essa sono descritti.
Risponde: Dopo averla avuta nelle sue mani, letta, e ben considerata la sud.ta supplica e le sottoscrizioni in essa contenute la supplica che mi si dimostra ed ho presente nelle mie mani è identica, la stessa di cui ho parlato nella mia precedente risposta e la sottoscrizione che dice Sebastiano de Aquena è fatta di mio proprio pugno e per rapporto alle altre sottoscrizioni in essa supplica contenute mi sembrano proprio de’ medesimi soggetti ivi enunciati per essermi noto il loro carattere ed averli veduti scrivere diverse volte, non mi ricordo però che in detta supplica allorché la sottoscrissi unitamente con gli altri miei Colleghi vi fosse il sovraenunciato P.S. neppure conservo specie d’esserci pervenuta copia alcuna di supplica delle Comunità del Logudoro, ne del rimanente che si contiene nel med.mo Post Scriptum.
Interrogato se sa o no da chi sia stata distesa la suddivisata supplica e per ordine di chi.
Risponde: Io credo che detta supplica sia stata distesa dal nominato Segret.o di Città Avv. Domenico Solis e mi sembra, come ho detto, scritta dal med.mo, ignoro però da chi egli abbia ricevuto l’ordine.
Interrogato se in qualche mese del corrente anno abbia o no questo Consiglio Civico chiesto dei cannonieri a Sua Ecc.a il Vicere, spiegando nel suo capo a qual oggetto e se la richiesta venne da esso Consiglio fatta motu proprio, o ad istanza altrui.
Risponde: Conservo memoria e ben mi sovvengo che in un giorno del mese di Marzo salvo errore corrente anno trovandomi in questo palazzo Civico insieme colli altri Consiglieri miei colleghi si presentò il prementovato D.re Domenico Solis ed a nome del sud.to Sig.r Alternos Don Gio Maria Angioi ci disse che si era avuta notizia ritrovarsi il Sig.r Marchese di Sedilo in Corsica reclutando gente per venir a invadere questa Città e perciò che era spediente di scriversi da questo Consiglio Civico a Sua Ecc.a chiedendo dei cannonieri per difendere la med.ma e riconoscendo noi giusta una tal proposta non abbiamo incontrato dificoltà di [fine c. 283] dificoltà di aderirvi, di fatti abbiamo scritto alla prefata Ecc.a Sua per proposito e sebbene abbia la med.ma condisceso alla nostra richiesta con una lettera che ci scrisse posta corrente ciò non di meno non so per qual motivo i cannonieri non furono inviati.
Interrogato se conosce o no il D.re Gioachino Mundula di questa Città, spiegando nel suo capo se gli è noto o no il di lui carattere.
Risponde: Conosco benissimo il pred.to D.re Gioachino per essere di questa stessa Città ed averlo con frequenza parlato e trattato amico da quando eravamo ragazzi ed ho cognizione del suo carattere.
Ed avendo l’infrascritto Giudice fatta ocular dimostrazione a esso ditenuto delle lettere esistenti nei presenti atti @ 119, 120, 121, 122, come pure d’un’altra lettera che trovasi nei med.mi atti @193v in tutte le quali lettere si legge nella sottoscrizione il nome di Gioachino o Gioachimo.
È stato interrogato se e med.me lettere sieno state scritte dal nominato Gioachino Mundula.
Risponde: Mi sembra che le rispettive sottoscrizioni che si leggono nelle narrate lettere dicenti Gioachino o Gioachimo che mi sono state dimostrate ed ho avuto nelle mie mani sieno fatte di proprio pugno di detto D.re Gioachino Mundula per averlo veduto qualche volta scrivere, non mi sembra però che quelle lettere sieno state scritte dal med.mo, ne so da chi sieno state scritte.
Interrogato in che cosa si è esso ditenuto occupato nei mesi di Marzo, Aprile, Maggio e Giugno corrente anno fino al giorno del di lui arresto.
Risponde: Nei precisati mesi di Marzo e successivi fino al mese di Giugno corrente anno mi sono occupato nel ripartimento del pane e della farina ed in tutto quello che concerne l’annona a misura della necessità che vi era nella Città supplendo anche le veci de’ Consiglieri assenti o legittimamente impediti per ragioni di malattia o per [loro] affari senza che abbia giammai risparmiato fatica per [parola indecifrata] con quel zelo che è proprio di un buon cittadino.
Interrogato se nei sud.ti mesi di Marzo e successivi siasi tenuto qualche congresso [fine c. 283v] congresso per affari concernenti l’annona di questa Città, spiegando nel suo capo da chi, in che preciso tempo e quale fu il risultato.
Risponde: Per affari d’annona si tennero dal sunnominato Don Gio Maria Angioi due congressi nel succitato mese di Marzo corrente anno, ai quali io intervenni in qualità di Consigliere insieme con altri miei Colleghi ed il risultato di Giunta consistette in ribassare il prezzo del grano, che costò alla Città a [recte da] scudi otto e mezzo, salvo errore, a quello di scudi sette il rasiere, e siccome fece l’eccitamento che la Città era povera e non era in caso di poter soccombere a una sì grave perdita, si disse da detto Angioi che si sarebbe tenuto un altro congresso e procurato il mezzo d’indennizzare la Città, infatti nello stesso mese si tenne un’altra Giunta, o sia congresso, e sebbene siasi in esso risolto di soccombere alla perdita per due terzi la stessa Città e per un altro terzo li Feudatari, Cavalieri, Ecclesiastici e persone benestanti, non so però per tal progetto sia stato eseguito.
Interrogato se sa, o ha sentito dire, che pendente il governo del più volte nominato Don Gio Maria Angioi, siasi da alcuno o da alcuni in questa Città e Capo di Logudoro tentato o procurato sconvolgere l’ordine del governo politico di questo Regno o di usurpare i legitimi dritti di Sua Maestà, o siasi contro la med.ma proferto delle ingiurie, spiegando nel suo capo da chi, dove, in che preciso tempo, con tutte le altre circostanze e dovute ragioni di scienza.
Risponde: Non mi consta cosa alcuna di quanto mi si domanda questa dice esser la verità in Dio e sua coscienza e per il giuramento che ha prestato e si sottoscrive del che.
Sebastiano de Aquena
Valentino Deleg.to
Raimondo Mundula Not.o
Sebastiano de Aquena rimase in carcere senza processo dal 21 giugno 1796 al 21 aprile 1798.
Qui di seguito la trascrizione del suo provvedimento di scarcerazione.
c. 482
Visti li presenti atti e di essi fatta relazione nella Vice Regia Delegazione, ha la med.ma mandato come manda rilasciarsi da queste Regie Carceri nelle quali trovasi ditenuto Sebastiano Achena di questa Città allo stato presente delli atti pel delitto di cui nei med.mi previo atto di sottomissione di vivere all’avvenire da uomo dabbene e da fedele Suddito al Sovrano senza costo di spese, ad eccezione di detto atto di sottommessione e s’intimi. Sassari li 21 Aprile 1798.
V. Valentino Deleg.to
Va Manfredi V. Pinna Crispo
Va Cascara Va Simon
V Sechi Virdis Va Satta
Va Angiu V. Sassu Spano P.A.F.R. della V. R. D.
Neppure un vicolo è stato mai dedicato a Sassari a questo personaggio che pagò per le sue idee e per il suo ruolo di consigliere comunale esercitato con scrupolo nell’interesse dei sassaresi.