Pensioni negli Usa, come il Covid sta cambiando la mentalità dei ricchi over 50, di Massimiliano Jattoni Dall’Asén

Alzi la mano chi non lo ha mai detto (o almeno pensato): «Ma ricco com’è, chi glielo fa fare di continuare a lavorare?». Bene, sarà la paura per il Covid o lo stress per uno smart working che alla fine ha dilatato le ore di lavoro davanti al pc, ma a quanto pare i baby boomer americani stanno cambiando filosofia di vita: quelli che se lo possono permettere infatti stanno progettando di lasciare il lavoro.

A raccontarlo è Bloomberg, che cita dati ufficiali: circa 2,7 milioni di americani con un’età dai 55 anni in su vogliono andare in pensione con diversi anni di anticipo rispetto a quanto avevano pianificato prima della pandemia. A confermarlo anche uno studio pubblicato a novembre dal Pew Research Center, che ha registrato un’impennata di pensionamenti nel corso del 2020. Ma altri dati raccontano il trend in atto: secondo un sondaggio della Federal Reserve di New York, il numero di americani che prevedono di lavorare oltre i 67 anni è sceso a un minimo storico: – 32,9% nel solo mese di marzo. Mentre per un recente sondaggio del Census Bureau, circa 2,7 milioni di lavoratori americani dai 55 anni in su prevedono di fare domanda anticipata e godere dei benefici della previdenza sociale. Si tratta di quasi il doppio dell’1,4 milioni di americani della stessa fascia d’età che sono invece intenzionati a lavorare più a lungo.

Non è però facile fotografare questa fetta di popolazione, anche se Bloomberg ipotizza che siano soprattutto bianchi (gruppo etnico che detiene la maggior ricchezza americana) e in linea con la ripresa a “K” dell’economia a stella e strisce, cioè con una curva in calo e una in crescita sovrapposte e il Covid che tratta diversamente ricchi e poveri. Per il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, le ragioni per le quali le aziende stanno registrando una carenza di manodopera sarebbe proprio da individuare in questa ondata di prepensionamenti. Insomma, questo nuovo trend potrebbe privare il mercato del lavoro statunitense di alcuni dei suoi lavoratori più produttivi, con un conseguente potenziale impatto sulla ripresa economica. I primi segnali di allarme si stanno registrando tra medici (in Usa quasi un terzo di essi ha più di 60 anni) e insegnanti, categorie nelle quali lo stress congenito al tipo di professione è andato via via aumentando in questo anno di pandemia. Queste due categorie di lavoratori registrano un picco di richieste di pensionamenti che rischiano di mandare in affanno il sistema sanitario e quello dell’istruzione.

Il Covid ha dunque sbattuto in faccia agli americani la fragilità dell’ esistenza e, secondi molti consulenti finanziari, il nuovo atteggiamento alla “la vita è troppo breve” che si sta diffondendo tra i loro clienti li sta spingendo a fare il grande passo. La prospettiva di tornare alla vecchia quotidianità lavorativa pre-Covid sarà «una pillola molto dura da ingoiare per molte persone», ha spiegato a Bloomberg Kenneth Van Leeuwen, fondatore della società di servizi finanziari Van Leeuwen & Co. «Per un dirigente il cui portafoglio azionario ha ottenuto buoni risultati tanto da permettergli di andare in pensione a 48 anni, la prospettiva di dover tornare a viaggiare 10 o 12 giorni al mese improvvisamente non è più attraente».

E poi ci sono gli imprenditori. Stando a un sondaggio commissionato dalla società di servizi finanziari Wilmington Trust, il numero di uomini d’affari che dicono di voler andare in pensione prima del previsto è raddoppiato rispetto all’agosto 2020. A far cambiare loro la prospettiva è ora la preoccupazione che una parte o tutta della loro ricchezza possa evaporare in questa crisi globale come era successo con la Great Recession del 2008. «Affrontare due grandi eventi economici in meno di 15 anni», ha spiegato sempre a Bloomberg Stuart Smith, uno dei direttori nazionali de l Wilmington Trust, «sta spingendo molti imprenditori a chiedersi se non sia il momento di togliere i soldi dal mercato, ora che la pensione si fa più vicina». Indubbiamente, la perdita di lavoratori anziani farà male al mercato del lavoro. Le stime raccontano che quella fascia di lavoratori ha una forte produttività, un assenteismo più basso e ovviamente dovrebbero avere il compito di formare e guidare i nuovi assunti. E se sono proprio nelle loro mani quelle soft skills che si sviluppano lentamente nel tempo e più complicate da insegnare, l’improvviso depauperamento di queste risorse non può che preoccupare il mercato americano e la sua competitività.

Il corriere della sera, 1 maggio 2021

 

 

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