Sardex, la moneta solidale stampella contro il Covid, di Silvia Sanna
Dal circuito è arrivato un sostegno prezioso per moltissime imprese in difficoltà. La nascita a Serramanna 11 anni fa, oggi 130 dipendenti e 10 mila aziende iscritte.
Sembra quasi di vederli seduti intorno al tavolo nella cucina di nonna Elvira, in quelle serate lunghe in cui parli di tutto, sogni in grande e in maniera inconsapevole inizi a tracciare il tuo futuro. Chissà se quel tavolo c’è ancora nella casa al centro di Serramanna, dove l’avventura di Sardex è nata 11 anni fa. Ed è bello scoprire che quel posto in cui le idee hanno preso forma e iniziato a camminare, è ancora al centro di tutto. «Elvira era mia nonna. Ho ristrutturato la sua casa e oggi vivo qui con la mia famiglia, mia moglie e le nostre due bimbe. È il posto del cuore, per me e per gli altri». Lui è Gabriele Littera, fondatore di Sardex insieme al fratello Giuseppe e altri tre amici. Tutti tra i 20 e i 30 anni, freschi di studi universitari, cervelli in fermento. Nel 2010 avevano un sogno: creare qualcosa di utile, un sistema – simile al vecchio baratto – che potesse dare linfa all’economia e sostenere aziende in difficoltà, alle prese con conti in rosso e zero liquidità.
Come? Attraverso il Sardex, moneta virtuale ma dal valore reale all’interno del circuito. Un mercato parallelo basato su un principio nobilissimo: l’aiuto reciproco senza la ricerca del guadagno alle spalle degli altri. Finanza etica: economia sana, in cui non ci sono lupi e agnelli ma si è tutti uguali e fragili di fronte alla crisi. Come l’ultima, ancora in corso: la pandemia Covid ha messo in ginocchio il mondo, devastato aziende grandi e piccole, azzoppato il Pil.
Ma se l’economia nel mondo reale si è fermata, in quello parallelo di Sardex è andata avanti: tanti imprenditori si sono aggrappati a una ciambella che li ha tenuti a galla mentre intorno a loro le banche chiudevano le porte e i conti da pagare lievitavano. Senza Sardex sarebbero affogati nei debiti, invece ora sono pronti a ripartire.
Il circuito di scambi. Il principio è rimasto lo stesso di 11 anni fa. Chi entra nel mondo Sardex ottiene un tot di crediti che può spendere all’interno del circuito in cui 1 sardex vale 1 euro. Qualche esempio: con i suoi Sardex il negoziante di calzature potrà acquistare cibo, pagare un’impresa di pulizie o il commercialista. Il tutto senza toccare il conto in banca (quello reale). Pagherà in Sardex e in cambio metterà a disposizione il suo bene accettando di ricevere compensi con stessa moneta per le calzature che venderà. Nel 2011, quando il circuito festeggiava il primo anno di vita, le imprese aderenti erano circa 300 e tutte in Sardegna. Oggi sono più di 10mila e sono distribuite in 15 regioni. Con un boom di adesioni e di scambi durante la pandemia per un valore che ha superato i 130milioni di Sardex.
Effetto Covid. Spiega Gabriele Littera, oggi 36enne, fondatore, componente del Cda e network manager: «Già in altri momenti di forte difficoltà economica il circuito ha fatto la sua parte. Pensiamo per esempio all’alluvione di Olbia nel 2013 o alla politica di crowdfunding per quella più recente a Bitti. Ma il Covid è stato il banco di prova più importante e siamo fieri di poter dire che la comunità Sardex ha interpretato al meglio il proprio ruolo, aiutandosi reciprocamente in un periodo di fortissima contrazione economica. Le adesioni sono quasi raddoppiate, grazie anche a una serie di sgravi che abbiamo introdotto: i nuovi ingressi erano stati 900 nel 2019, sono stati più di 1500 nel 2020. In alcune regioni la crescita ha raggiunto il 70%. E in pieno Covid sono entrate nel sistema 3 regioni nuove, Friuli, Lazio e Toscana e abbiamo acquisito il 100 per cento della Valle d’Aosta. In questo momento il circuito gestisce in maniera diretta 10 regioni e indiretta altre 5, dove il principio è lo stesso e cambia solo il nome della moneta virtuale».
Finanza etica. Metà febbraio 2020, il Covid iniziava a mordere anche in Italia e a breve sarebbe diventato un incubo. «In una call con tutti i territori – spiega Gabriele Littera – abbiamo deciso come adeguare il circuito alla situazione così da sostenere il numero maggiore di imprese possibile. Due le linee di azione, per i nuovi iscritti e per i vecchi iscritti. Per i primi, rateizzazione lunga dell’abbonamento annuale, con prima rata dopo tre mesi. Significa che chi entrava a marzo aveva a disposizione subito una rete di servizi da cui attingere utilizzando il suo patrimonio iniziale di 5mila Sardex e iniziava a pagare l’abbonamento solo a giugno. Per i vecchi iscritti invece sono state sospese in automatico tutte le rate di rientro del debito iniziale e spostate alla fine dell’anno. All’inizio del 2021 vista la situazione ancora critica – aggiunge Gabriele Littera – abbiamo nuovamente sospeso le rate per tutto il settore horeca, bar, ristoranti e strutture ricettive». Grazie a queste agevolazioni, molte imprese hanno scongiurato la chiusura: è il caso delle attività sospese durante il lockdown. «Abbiamo fatto in modo che potessero conservare la poca liquidità rimasta garantendo tutta una serie di servizi all’interno del circuito: il proprietario del bar chiuso poteva andare a fare la spesa in sardex nel negozio di generi alimentari aperto e acquistare i medicinali in farmacia. Il titolare del negozio di abbigliamento poteva avere il pane fresco ma anche pagare la connessione internet, il materiale scolastico dei figli, la pulizia del negozio. Chi era in crisi più degli altri, poteva respirare. Poi, quando in primavera molte attività sono ripartite, hanno ricambiato allo stesso modo accettando i pagamenti in Sardex». Pari, senza interessi, in una operazione di mutuo soccorso che ha salvato tante attività e posti di lavoro. L’aiuto reciproco, il principio alla base della nascita di Sardex, 11 anni fa, intorno al tavolo di nonna Elvira.
By Mario Pudhu, 1 aprile 2021 @ 08:41
Magníficu!!!
Custa est cosa de Fratelli tutti, de Totu frades!
Universale!