Quelle serate senza regole tra superalcolici e canne, di Luigi Soriga

Sassari, sopra il mercato l’incontro di decine di giovani. Proteste dei residenti. Quanto descritto qui sulla Sassari di dieci giorni fa, viene segnalato nelle altre città (anche) della Sardegna. La versione attuale, disperata e disperante, dell’eterna ‘questione giovanile’.

SASSARI.  Il divieto di assembramento, le distanze, le precauzioni, sono solo scocciature di un mondo col limitatore che gira fuori da questa oasi di cemento. Ma dove la gente ogni giorno si ammala, gli ospedali si riempiono e i nonni muoiono: perché la vita è sempre una e dopo il “game over” non ricomincia.Alle 19, sotto la tettoia del mercato ci sono già una settantina di ragazzi. Sono divisi in gruppi di quindici o venti, ma si conoscono tutti. Il saluto non è col gomito o con lo sguardo, si stringono la mano o si abbracciano.Il divertimento principale è bere e riuscire a ubriacarsi il più velocemente possibile. In ogni gruppo che arriva c’è uno che porta la busta della spesa. Le ragazze hanno ciascuna la propria bottiglia da un litro di succo di frutta, corretto con vodka, o forse il contrario, è vodka corretta con succo di frutta. Alcuni hanno avuto l’illuminazione di comprare dei bicchieri di carta, in modo da non bere tutti dalla stessa bottiglia. Altri però la scambiano con disinvoltura.Anche le canne vengono condivise con profondo senso di amicizia, e fatte girare di labbra in labbra. Niente di eclatante, per carità, se non fosse che basterebbe un solo positivo e il covid si diffonderebbe generoso almeno quanto l’aroma di marijuana. Di controlli nemmeno l’ombra, eppure tutti sanno che il mercato civico, il fine settimana, è un’idrovora di ragazzini e noia. I residenti si lamentano, ci sono gli esposti, le segnalazioni e diverse denunce. Perché il branco, quando il tasso alcolico sale a 8 tacche, comincia ad andare fuori giri.Un ragazzino finisce la bottiglia di birra, la pianta a terra come un portiere prima della rimessa, poi prende la rincorsa e dà un calcio. La bottiglia vola e finisce in pezzi. I cocci rotolano fino ai piedi di un uomo seduto, volano occhiatacce, ma finisce lì. Una scheggia di vetro si ferma accanto a un extracomunitario, che serafico assaporava una canna. Scuote la testa, dice: «Ma perché fanno così? Non possono fumare e bere senza rompere tutto? Ho 43 anni, ho 4 figli, se facessero come loro li prenderei a calci. Vuoi una canna?».Un altro ragazzo prova anche lui a calciare un corner con la birretta vuota. Ma ha già qualche problema a inquadrare il bersaglio: la pedata va a vuoto e lui finisce in sforbiciata volante, schiena per terra. È ben anestetizzato e non accusa il colpo, gli amici si tengono la pancia, piegati dalle risate. Le orecchie e le antenne però sono tese come radar, e ogni tanto c’è qualcuno che fa il palo: i blitz dei vigili urbani, che arrivano con la divisa da sconciagiochi e sanzionano gli assembramenti, sono una grande seccatura. La prevenzione, in questo caso, sì che è d’obbligo. E come da copione ecco il grido: «oohhhhh, gli sbirrRRRIIII!!!».Fugone generale, tutti afferrano le buste, uno prende il forziere con 50 bottigliette di Campari, riesce a stento a camminare svelto, ma per quel tesoro è disposto a sacrificare la vita.Un gruppetto corre e tira calci a ciò che incontra: due cesti dell’immondizia finiscono per terra, uno sbatte sullo sportello di un’auto parcheggiata. Poi si sente di nuovo la stessa voce, quella che aveva lanciato l’allarme: «Ohhhh… mi che è uno scherzo! Non ce n’è di sbirri». Risate, ovazione generale, di quelle che si tributano agli eroi. E poi tentativo di assoggettamento, piccola mischia stile rugby, e ancora risate.Nella piazza ci sono solo ragazzi. Chi ci passa, lo fa malvolentieri, un po’ a passo svelto e a sguardo basso. Magari è solo suggestione, non c’è alcun pericolo, ma una ottantina di sedicenni euforici, col carico di alcol in corpo, che giocano urlando tra loro, possono mettere a disagio. Le bottiglie di succo dopato alle 19,30 sono già in riserva fissa, e anche il volume delle ragazzine è a palla. La parolaccia è in offerta tre per due. La metà dei ragazzi o sono ubriachi, o sull’allegro andante. A uno cade per terra il telefonino, e comincia a usarlo come un pallone, palleggiandoselo sinistro destro, finta e appoggio di piatto al compagno. Anche lui, in questa atmosfera frizzante, è idolo incontrastato. Alle 20 inizia a piovere a dirotto. Così come si era riempita a frotte, alla stessa velocità la piazza sopra il mercato si svuota. Alcuni gruppetti restano a bere e a chiacchierare ammassati sotto le tettoie, altri aprono la porta e si rifugiano dentro le scalinate che portano ai garage.Tutti, molte ore più tardi, torneranno nelle loro casette: dove ad aspettarli, con un bacio della buonanotte in serbo, ci sono i genitori e magari anche i nonni. Quelli che hanno in dotazione una sola vita.

La Nuova Sardegna, 1 febbraio 2021

 

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