Le profetesse turbano, ancora più dei profeti, di ***

La profezia consente libertà dall’autorità e per questo spopolano le profetesse, talvolta accreditate e spesso combattute. Queste donne carismatiche continuano a suscitare entusiasmo e culto popolare, come mostra Marina Caffiero nel suo recente libro Profetesse a giudizio. Donne, religione e potere in età moderna (Morcelliana 2020). Nella foto: il rogo di Giovanna d’Arc.

 

I profeti sono sempre stati circondati da ammirazione ma anche da diffidenza: destino ancora meno fortunato fu quello delle profetesse. Come il frate visionario, finì sul rogo Giovanna d’Arco. E a cavallo tra XV e XVI secolo sono diverse le «sante vive» protette da principi rinascimentali padani, desiderosi di presentarsi come fautori del rinnovamento

Guardare avanti, guardare oltre, grazie all’ispirazione divina: questa è la missione affidata ai profeti. Ambasciatori e interpreti dei segnali divini incoraggiano al ravvedimento e alla riforma, scongiurando il castigo divino.

Figure presenti in tutte le religioni (si pensi alle Sibille poi recuperate dal cristianesimo tanto da essere rappresentate da Michelangelo nella Cappella Sistina), se i profeti sono sempre stati circondati da ammirazione e diffidenza, destino ancor meno fortunato fu quello delle profetesse.

Come Girolamo Savonarola, finì sul rogo la controversa Giovanna d’Arco, capace di risollevare le sorti di Francia, mentre meno drammatiche anche se non meno intense furono le esperienze mistiche di Ildegarda di Bingen, Brigida di Svezia e di Caterina da Siena, quest’ultima fondamentale punto di riferimento per il suo attivismo politico.

A cavallo tra XV e XVI secolo, l’intrecciarsi di motivi di crisi morale e religiosa favorisce il profetismo femminile, accanto a Savonarola e ai tanti profeti popolari. Le «sante vive»,come le ha definite Gabriella Zarri, furono reclutate e protette da principi rinascimentali padani, desiderosi di presentarsi come fautori del rinnovamento politico e religioso.

E tra queste ci furono le donne di Savonarola, per seguire Tamar Herzig, seguaci ed eredi del domenicano considerato martire della fede.

Alla corte di Ercole d’Este, a Ferrara, arriva la terziaria domenicana Lucia Broccadelli da Narni (1476-1544), venerata, guardata con grande sospetto per le stimmate e poi «abbandonata» alla morte del duca. Le sue colleghe, Osanna Andreasi e Stefana Quinzani, a Mantova, Veronica di Binasco a Milano, Caterina da Racconigi alla Mirandola, attirano pellegrinaggi e accendono devozione, sebbene dietro la facciata religiosa si nascondano aspetti e interessi politici.

La profezia consente libertà dall’autorità e per questo spopolano le profetesse, talvolta accreditate e spesso combattute.

Nel mondo della Riforma non poche donne dichiarano di aver ricevuto l’ispirazione divina. Un primo processo e un lungo periodo di detenzione non dissuadono infatti l’anabattista Margaret Hottinger dalla predicazione eversiva di rifiuto del battesimo degli infanti.

Altre profetesse infastidiscono e mettono alla prova le chiese riformate.

A Roma, con la controriforma si pongono sotto controllo queste forme di religiosità femminile, temendone gli eccessi mistici. Invano. Queste donne carismatiche continuano a suscitare entusiasmo e culto popolare, come mostra Marina Caffiero nel suo recente libro Profetesse a giudizio. Donne, religione e potere in età moderna (Morcelliana 2020). Conquistano così uno spazio di autonomia, essendo escluse o ridotte ai margini dai compiti ufficiali.

Per questo è significativa la lunga e documentata testimonianza di Teresa d’Avila, ammirata da Julia Kristeva.

Potente è l’uso politico di queste profezie:la francescana Maria de Agreda, nel Seicento, grazie a stimmate e bilocazioni, legittima la conquista dell’America. Aleggia il sospetto che queste profetesse si facciano portavoce di interessi di altri, come nel caso di Valentano (1774), dove si apre un processo per profezia sediziosa contro diversi imputati, tra cui due donne, ree di aver annunciato i pericoli che avrebbero corso il papa Clemente XIV e la Chiesa per lo scioglimento della Compagnia di Gesù. Qualche anno dopo, ignara e incurante dei rischi, Suzette Labrousse, profetessa laica, arriva a Roma per convincere il Papa che la Rivoluzione francese è il preludio alla tanto attesa rigenerazione. L’energia profetica e visionaria che Savonarola sprigionò (seducendo la politica) avrebbe dato voce a molte altrimenti destinate al silenzio.

LA LETTURA, 8 luglio 2020

Condividi su:

    Comments are closed.