I ritmi del tempo nell’era del virus, di Antonio Barracca

Abbiamo immaginato il nostro tempo come un unico percorso senza ostacoli in cui il progresso e il benessere diffuso ci avrebbero accompagnato dando a tutti immense opportunità. Avevamo la sensazione che il tempo ci appartenesse e potessimo governarlo a piacimento. In realtà un microscopico virus si è impadronito del nostro tempo dettandone i ritmi.
Ma in realtà cos’è il tempo di cui parliamo?

Se ne parliamo dal punto di vista dell’universo, Carlo Rovelli, nel suo libro “L’ordine del tempo” pone l’accento sul fatto che il suo scorrere non è uniforme nei diversi punti dell’universo. Soprattutto, che nelle equazioni della moderna fisica quantistica, la variabile tempo non compare affatto.

Noi abbiamo pensato al tempo come qualcosa che da sempre scorre dal passato al presente ed al futuro e abbiamo immaginato e costruito strumenti per misurarlo, gli orologi.

In realtà ogni giorno il sole sorge puntualmente con cadenze precise che si ripetono ogni anno senza che nulla cambi. La luna ha le sue fasi lunari certe. Ed ancora la luna, la terra, il sole e gli altri pianeti del nostro sistema solare vivono un costante presente.

La conclusione di Carlo Rovelli è che ciò che noi siamo abituati a chiamare tempo è in realtà un prodotto della mente umana.
Ciò non toglie che viviamo in un tempo nuovo, sconosciuto, quello del Coronavirus. E questo ci spinge a riflettere su chi siamo per dargli un senso.

Nell’adolescenza il tempo ha scarso valore ed il senso dell’incertezza è lontano dall’essere percepito come tale. La dimensione del tempo è infinità. Non c’è l’idea che il tempo manchi o che si senta la nostalgia del passato o della brevità della vita. Questa può essere l’età della spensieratezza dove si pongono le basi delle amicizie, dei progetti anche fantasiosi della propria vita. Le malattie, la morte anche l’epidemia del Coronavirus vengono viste come eventi lontani, distanti.

Il coronavirus, è vero, si comporta come un nemico subdolo. Non vediamo nei nostri volti o negli occhi di chi incontriamo le espressioni della paura.

Le testimonianze di chi è stato gravemente ammalato riferiscono delle difficoltà del respiro, la stanchezza estrema ed il senso di non farcela in un tempo che non finiva mai.

Questa è la sensazione del tempo che viviamo. E proprio per questo dobbiamo dare un nuovo significato alla nostra vita. Tanta era la corsa contro il tempo, che ci mancava, che abbiamo trascurato che dobbiamo trovare una ragione comune che leghi la nostra società.

La pandemia che il mondo sta vivendo è anche espressione dei cambiamenti che le nostre società stanno determinando sugli ecosistemi.

La paura del virus e della malattia non è più pressante come mesi fa. Ora abbiamo paura del nostro futuro. Dei nostri figli, del lavoro, dell’economia. Abbiamo paura del troppo tempo a disposizione che la tecnologia ci sta dando. Che invece di essere una opportunità per aumentare le nostre conoscenze ed interessi ci fa stare legati ad un mondo virtuale.
Francisco Espana ha 60 anni. È ricoverato da più di 50 giorni in terapia intensiva all’Hospital del Mar di Barcellona per una grave infezione da Coronavirus. Il suo tempo è diverso dal nostro. Gli bastano 10 minuti. Perciò ha chiesto agli infermieri dell’ospedale di essere portato col suo letto nel lungomare per guardare il Mediterraneo. Anche 10 minuti sono lunghi come una nuova vita da vivere. Dobbiamo riacquistare il nostro tempo, ma non per ricominciare dove ci eravamo fermati. Ri Generiamo su nuove basi la nostra società.

L’UNION E SARDA, 18 SETTEMBRE 2020

 

Condividi su:

    Comments are closed.