La razza? Un’invenzione. Ce lo dice la genetica, di Maria Del Zompo
Scavando nei dati scientifici al meglio delle nostre possibilità, scopriamo che le risposte non sono nel Dna, ma nella cultura.
“Cosa rispondere a un razzista” è un saggio di Adam Rutherford (Bollati Boringhier) sul quale il Rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo ha scritto una recensione, un contributo prezioso al dibattito, attualissimo, sul razzismo.
Rutherford è un genetista formatosi allo University College London, ed è uno scrittore affermato che sa come tessere una tela affascinante a partire da dati e conoscenze scientifiche e sa spiegare come la nostra comune ascendenza sia molto recente, rispetto al piccolo gruppo di africani che lasciarono il continente 70.000 anni orsono. Ogni nazista ha un progenitore ebreo, e solo scoprire questa realtà scientifica rende ragione del perché valga la pena leggere questo libro, peraltro coinvolgente e illuminante.
Costrutto sociale
«La razza esiste perché è un costrutto sociale»: se considerassimo che le generazioni sono separate da circa 25 anni e ognuno di noi ha un numero multiplo di antenati – 2 genitori, 4 nonni, 8 bisnonni e così via – andando indietro di circa mille anni si dovrebbero generare più di un trilione di antenati. Si tratta di un numero esageratamente alto, circa dieci volte più grande del totale degli individui che hanno abitato e abitano la terra, da sempre! La soluzione di questo apparente paradosso è semplice: gli alberi genealogici si fondono e collassano su se stessi mentre si torna indietro nel tempo, con moltissimi individui che occupano più posizioni.
Tratti biologici
«Il razzismo è un pregiudizio rivolto contro tratti biologici inalienabili, unito a un comportamento ingiusto fondato su di essi e può manifestarsi a livello personale, istituzionale o strutturale»: la genetica umana studia le similitudini e le differenze tra individui e popolazioni. I tentativi di giustificare il razzismo utilizzando questa disciplina purtroppo esistono, ma sono stati e sono radicati nella cosiddetta pseudo-scienza. Come per ogni disciplina scientifica, anche per la Genetica c’è ancora molto da conoscere e da capire e questo accadrà ineluttabilmente in un futuro molto prossimo.
Rutherford ci fa capire che il razzismo è in realtà un mero fenomeno sociale e sostiene che quando la scienza è deformata, travisata, abusata, per giustificare odio e pregiudizio, deve essere sfidata e confutata, come fa lui in questo libro.
L’autore ci spiega cosa la genetica ha scoperto finora su colore della pelle, ascendenza, intelligenza, capacità sportive, sulla “purezza” e la “superiorità” di cui i razzisti si fanno vanto e afferma che «scavando nei dati scientifici al meglio delle nostre possibilità, scopriamo che le risposte non sono nel Dna, ma nella cultura».
Nessun fondamento scientifico
Grazie a questo libro il lettore ha l’opportunità di conoscere le basi scientifiche necessarie per affrontare domande sul razzismo e i grandi progressi fatti, ma anche i limiti che ancora esistono negli studi di genetica delle popolazioni.
Il colore della pelle è la differenza più ovvia tra le persone, ma ha poco a che fare con l’insieme di similitudini e di differenze tra gli individui e tra le popolazioni. Il risultato è che le razze non esistono, ma costituiscono purtroppo un costrutto sociale, mentre il razzismo esiste ed è reale perché individui lo mettono in atto e lo proclamano, ma né la razza né il razzismo hanno un fondamento scientifico.
Questo libro, pur nella consapevolezza dei limiti della genetica moderna, segna la definitiva confutazione del razzismo e di tutti quei movimenti che si richiamano a slogan che sono un affronto alla dignità umana, eliminando per sempre qualunque alibi pseudoscientifico.