Un sassarese illuminato: Giovanni Antonio Sanna, di Salvatore Mura

Fu proprietario della miniera di Montevecchio, a lui è intitolato il museo cittadino. La ricerca sul suo operato non può assolutamente ritenersi conclusa.


di SALVATORE MURA *Giovanni Antonio Sanna, imprenditore, politico, collezionista, merita una considerazione ben maggiore di quella che finora gli è stata riservata. Se Sassari vuole valorizzare – anche a fini turistici – le personalità a cui ha dato i natali non può certo dimenticarlo. La sua eccezionalità è emersa piuttosto chiaramente il 23 gennaio scorso in un ricco convegno di studi che si è tenuto nella Biblioteca comunale di Piazza Tola. La romanzata biografia di Paolo Fadda (L’uomo di Montevecchio, Carlo Delfino editore, 2010) e il dettagliato profilo biografico di Walter Schoneberger (apparso nel Dizionario storico degli imprenditori in Sardegna, a cura di Cecilia Dau Novelli e Sandro Ruju, Aipsa, 2012) hanno offerto nel recente passato un contributo importante alla rivalutazione del più grande imprenditore sardo dell’Ottocento (nato a Sassari nel 1819) che all’età di 29 anni divenne proprietario della miniera di Montevecchio, uno dei più importanti stabilimenti minerari d’Europa. Secondo Gian Giacomo Ortu, che ha moderato la sessione mattutina del convegno, anche per questo Sanna andrebbe inserito in un contesto più ampio, caratterizzato dalla rivoluzione industriale, dall’affermazione del capitalismo, dalle trasformazioni sociali dell’Ottocento. La ricerca su Sanna sembra evidente che non possa ritenersi conclusa: il suo carteggio, ad esempio, non è stato ancora sufficientemente riportato alla luce, ma anche le carte dei numerosi processi che dovette affrontare rimangono poco o nulla esplorate. E neanche della sua formazione culturale si sa molto. Antonello Mattone, che ha presieduto la sessione pomeridiana, ha avvertito l’importanza di non trascurare il ruolo dei tecnici tedeschi nella fase di riavvio delle miniere sarde. Sandro Ruju ha suggerito che può essere assai interessante indagare più a fondo sullo sciopero del marzo 1866 nella miniera di Montevecchio: «Ebbi uno sciopero di 300 operai – scrisse Sanna a Giorgio Asproni – che fu sedato con la mia influenza e con modi prudenti. La pubblica forza che accorse in seguito numerosa fece il resto. Per buona fortuna non fu arrestato nessuno». Si trattò, molto probabilmente, del primo sciopero della storia mineraria sarda, che anticipò di quasi quarant’anni lo sciopero dei lavoratori di Buggerru sedato con lo spargimento di sangue. Sanna, però, non fu soltanto un imprenditore “nuovo”, vivace, coraggioso, spesso spregiudicato, di vasti interessi, che – come ha osservato il presidente del Parco geominerario, Tarcisio Agus, – riuscì a stabilire con l’amministrazione comunale di Guspini e con gli abitanti del paese un rapporto assai positivo. Sanna fu anche un politico. Deputato dal 1857 al 1860, e poi nuovamente, dopo una pausa, dal 1865 al 1867. Il Regno d’Italia era allora uno Stato fragilissimo, molto, troppo eterogeneo – come ha ricordato, durante la sua relazione su Sanna e la Sinistra, Adriano Viarengo, uno dei maggiori storici italiani del Risorgimento. La politica a cavallo dell’Unità d’Italia era un’attività circoscritta ad una parte assolutamente minoritaria della popolazione (la legge elettorale prevaleva un certo censo per partecipare alle elezioni, perciò alla fine aveva diritto di voto meno del 2% della popolazione totale). Sanna, tuttavia, non ebbe sempre gioco facile. In più occasioni, contro avversari economicamente molto più deboli, non raggiunse il successo. Francesco Soddu ne ha ricostruito i risultati elettorali e gli interventi alla Camera. Era un deputato attento ai problemi della Sardegna, che fra l’altro intervenne a tutela degli interessi dei Comuni sulla questione relativa all’abolizione degli ademprivi (antichi usi civici) e in difesa dell’Università di Sassari, quando il governo propose la sua soppressione. Sanna fu anche un collezionista, anche se non era, in realtà, un grande intenditore d’arte , ha ben spiegato Maria Paola Dettori. Acquistò le sue opere a Firenze, Torino, Genova, Roma e soprattutto Napoli, ma non aveva un gusto definito. Forse si affidava agli antiquari, come dimostra la sua collezione molto varia, con quadri e sculture anche assai preziose, attualmente conservati nella Pinacoteca Nazionale di Sassari. L’attaccamento di Sanna alla sua città natale era notevole, come testimonia la sua generosa donazione. Sassari, però, non sempre lo ha ricambiato adeguatamente. Nella sua monumentale opera Enrico Costa sbagliò la data di nascita e dedicò uno spazio inadeguato all’importanza di un personaggio che, fra l’altro, realizzò il parco di Monserrato. Oggi, grazie agli studi di Schoneberger, si sa esattamente la casa dove nacque. Perciò forse il Comune farebbe bene a destinargli una targa che lo ricordi, anzitutto ai sassaresi.* Università di Sassari

 

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