Pandemia e religiosità: come onorare a Cagliari la processione di Sant’Efisio nel pieno della nuova epidemia, di Salvatore Cubeddu
Sì, dobbiamo continuare a festeggiare il primo maggio a Cagliari con la processione in onore di S. Efisio suo patrono. Ma … la modalità scelta quest’anno è sbagliata nei referenti (la guerra del 1943) e soprattutto nei significati e nelle conseguenze (è il senso di tutto l’articolo). Ripensiamoci e facciamola come si deve ed … è possibile.
Sì, dobbiamo continuare a festeggiare il primo maggio a Cagliari con la processione in onore di S. Efisio suo patrono.
No, non possiamo confrontare il festeggiamento di questo anno 2020 con quello del passato, neanche con quello invocato per la guerra, che fosse nel 1793 o nel 1943. La modalità scelta quest’anno è simile a quella del 1943 – una camionetta militare che trasporta la statua il 3 maggio, con ‘s. messa’ in partenza da Cagliari e ‘s. messa’ in arrivo a Nora, e ritorno –ma oggi è sbagliata nei referenti (la guerra) e soprattutto nei significati e nelle conseguenze.
La festa di Sant’Efisio è invece tornata alla condizione del suo inizio: allora la peste nera, oggi il coronavirus. Differenti nella gravità e manifestazioni, queste due tragedie stanno risultando molto vicine nelle conseguenze (numero di malati e di morti, solitudine, distanziamento sociale, crisi economica, aumento dell’ingiustizia sociale).
Sant’Efisio è, nella pandemia del 2020, lo stesso Santo protettore del 1656-7, anno nel quale è stato fatto il voto che ancora lega il Comune di Cagliari. E quest’anno? Abbiamo la continuità dell’antico voto oppure esso andava rinnovato?
Non è stato rinnovato, e giustamente. Il miracolo di cui avevamo bisogno era quello di isolare la Sardegna verso l’esterno e di convincere i Sardi a rispettare le regole che ci aiutassero a non ammalarci. Operando in modo che il sistema sanitario sardo – come tutti gli altri – venisse dotato al proprio interno della capacità scientifica di affrontare la malattia e così dimostrasse nei fatti quel valore cristiano fatto di com-passione e di solidarietà interno al precetto evangelico di “visitare e curare gli ammalati”. Tanto di questo ‘miracolo’ è in corso. Ed è di questi atti e per questo fatto, soprattutto, che dobbiamo festeggiare.
Se i Santi avessero il potere di bloccare le malattie, perché le avrebbero consentite? Gesù Cristo non ha guarito tutti i lebbrosi, dato la vista a tutti i ciechi, sanato tutti gli storpi, guarito tutti gli ammalati … Anzi: non è sceso neanche dalla sua croce.
La nostra fede di cristiani, più purificata oggi attraverso la conoscenza scientifica, non chiede la moltiplicazione di massa dei miracoli – pur sperandoli ed ammettendoli (Lourdes, Fatima, … i fatti straordinari nel segreto della coscienza di ciascuno). Il miracolo dell’uomo è la sua fraternità con gli altri uomini, che lo Spirito di Gesù Cristo motiva, stimola e accresce, che i credenti e i non credenti gliel’attribuiscano o meno.
E allora: come la mettiamo con San’Efisio protettore di Cagliari? Ma pure: con S. Gennaro a Napoli, la Madonnina a Milano, Sant’Agata a Catania e …. città dopo città, paese della cristianità dopo paese …? Tutti i nostri paesi hanno il loro santo che li ha liberati dalla peste di metà Seicento (S. Sebastiano, S. Rocco, i santi Cosma e Damiano … i Candelieri a Sassari) con relativa festa.
La teologia cristiana contiene una bella spiegazione sul nostro vissuto nel tempo e nello spazio. Quando stiamo su questa terra e quando non ci saremo più. Si chiama ‘comunione dei santi’. Santi sono tutti i credenti. Una volta nati non moriamo mai più. Saremo con Dio sempre e ovunque. Sant’Efisio è a Cagliari, sorride ai suoi paesani di Pula, combatte le nostre battaglie, seppure è amico anche dei nostri nemici. Perché lui è un vero cristiano. Con tutti ‘i morti in Cristo’ comunica in continuazione con noi.
Ad esempio: la mia fede mi legittima a credere che Sant’Efisio fosse dalla parte dei miliziani cagliaritani e sardi, che hanno impedito lo sbarco dei francesi, piuttosto che soffiare come un Eolo qualsiasi nelle vele di quella flotta. La fede mi convince che la rivolta contro i Piemontesi nel successivo 28 aprile 1794 fosse un atto dovuto della storia, non meno del consiglio dell’arcivescovo Melano al vicerè Balbiano di accettare di venire imprigionato con i suoi che non sapevano pronunciare ‘cìxiri’.
Ma: che ne sappiamo noi di quello che invece sapremo quando saremo dopo la storia terrena!
Avviandoci alla fine, torniamo al contratto tra il comune di Cagliari firmato l’11 luglio 1652 e non rinnovato, in quella maniera avvocatesca da controriforma, in questo 1° maggio 2020. Dovremmo dedurne che con quest’anno mettiamo fine alla festa tradizionale della processione di Sant’Efisio trasformandola in una bella sfilata di costumi dei nostri paesi (che pure sarebbe una grande cosa)?
No. Bisogna confermarla e chiedere, a chi ne ha il compito e ne possiede le capacità, di confermarci sull’aiuto dei fratelli cristiani che non sono più tra noi rispetto ai santi ancora su questa terra. Abbiamo bisogno di rinverdire la dottrina. Di una pastorale moderna sulle feste dei Santi dei nostri paesi, una ricchezza di religiosità straordinaria, da non vanificare nelle cialtronerie di certa modernità.
Fosse possibile aggiornare le decisioni: anche per quest’anno andrebbe confermata la processione tradizionale di Sant’Efisio nei quattro giorni!
Proviamo a spingerci in un’ipotesi per quanto concerne la processione del 1° e 4 maggio a Cagliari, la processione a Nora, le fermate a Sarroch, Villa S. Pietro e Pula, il rientro. La processione (ne vediamo subito la composizione) passerebbe nelle strade deserte di Cagliari coperte di ‘arramadura di fiori’, a partire dalla Chiesa di S. Efisio fino al piazzale della ferrovia. Pochissimi i partecipanti e, nell’ordine: il crocifisso della Confraternita con le due lanterne a lato, tre suonatori di launeddas distanziati, il cocchio e le due guide con il Santo seguito dal prelato e due inservienti, l’Alternos a cavallo con i due mazzieri. Una scena commovente seguita dalla città e da tutto il mondo in televisione. Dall’uscita da Cagliari, la processione potrebbe proseguire anche in macchina, fermarsi nelle tappe tradizionali nel rispetto delle distanza e senza preoccuparsi se la statua resterà sola, in chiesa, la notte. L’aspetteremo a Cagliari, nella luce delle poche candele, al buio del 4 maggio, il corteo della partenza, seguendolo commossi con lo sguardo mentre esce dallo specchio delle nostre finestre. Lo ricorderemo per sempre. I Cagliaritani ed i Sardi mantengono le promesse!
Cagliari 20 aprile 2020
By Mario Pudhu, 21 aprile 2020 @ 19:39
Bene meda, Boré! Zustu! Isperamus chi chie de dovere e podere ti ascurtet!