SA CAMBIADA, apocalisse, n° 3, sa ‘e ses dies, 16 de martzu 2020, de Boreddu Morette (Salvatore Cubeddu)

IL BOLLETTINO DI GIORNATA - Ispiegaus sos foedhos, spieghiamo i termini (sa cambiada-l’apocalisse, sa caresima, sa tzerach’à de sos Sardos?). S’INIMIGU, i contrari: l’immunità del branco’, o ‘del gregge’ specie in Sardegna.. ARRESONAMENTOS PO SA ZENTE, Considerazioni per il Popolo. ARRESONAMENTOS PO CHI CUMANDAT. Considerazione ad uso delle autorità. A SA FINI, corollario

SA SITUATZIONE – IL BOLLETTINO DI GIORNATA

I contagiati: 2.853 in un solo giorno, Trasferiti 40 malati lombardi. Ieri 368 decessi, il 25′Yo in più nell’arco delle 24 ore E il maggiore incremento mai registrato finora Borrelli: pronto un milione e mezzo di mascherine

La Protezione civile ha contato ieri 2.853 nuovi casi di persone positive al tampone. E, purtroppo, un alto numero di deceduti: 368 nelle sole 24 ore precedenti – il 25 per cento in più, l’incremento più alto di sempre- dei quali 252 solo in Lombardia. Ma c’è anche un alto numero di guariti, 369, 2.335 dall’inizio dell’epidemia.

E in Lombardia quasi la metà dei malati, 10.043, 2.741 in Emilia-Romagna, 1.989 in Veneto, 1.087 nelle Marche, 1.030 in Piemonte, 763 in Toscana, 493 in Liguria, 396 nel Lazio, 296 in Campania, 316 in Friuli Venezia Giulia, 367 nella Provincia di Trento, 199 in quella di Bolzano, 212 in Puglia, 179 in Sicilia, 139 in Umbria, 128 in Abruzzo, 66 in Calabria, 75 in Sardegna, 56 in Valle d’Aosta, 17 in Molise e 11 in Basilicata.

Sono 9.663 le persone attualmente ricoverate con sintomi. In terapia intensiva 1.672. Negli ospedali lombardi sono ricoverate 5.500 persone, 767 in rianimazione.

In Italia est arribau su contu de sos ‘aperitivos’ e de sas ‘passizadas in sa nie’ de su w.e. de chida passada in Lombardia e Emilia Romagna (paret chi siet andada mezus in Triveneto). Seus incomintzande sa chida a pustis de sa fuidura dae Milano fac’a bassu, fintzas in sas villas e sas biddas de Sardigna., chi su Guvernu italianu at permitiu de sessare solu dinant’ariseo.

Sos Ingresos, cussos de “immunità di gregge” ant iscritu ca ndh’eus a tennede fintzas a su 2021. Atiros, custu manzanu, iscrient ca malàdios e mortos in Occidente ant a esser prus de sos  de sa Cina. I’st’e chida eus a sighire sa fuidura de sa zente dae sas citades USA e dhi at de timere chi at a essere una cosa mai bista. Sas zente de su gosu est fuende sa morte.

 

S’INIMIGU, i contrari: ‘l’immunità del branco’, o ‘del gregge’ specie in Sardegna.

No all’isolamento: Londra basa il suo piano sul fatto che chi sopravvive non può più contagiare, Johnson crede nell’immunità del gregge ma così rischia fino mezzo milione di morti

‘Vaffanculo coronavìrus»’, è l’attacco con il quale una celebrità televisiva britannica comunica  che continuerà a viaggiare, abbracciare i fan e stringere le mani di perfetti sconosciuti. Boris Johnson sta adottando una strategia unica al mondo: invece di fare tutto il possibile per evitare il contagio, come in Cina e Italia, il governo di Londra vuole che il contagio avvenga – sarebbe ideale il 60-80% dei cittadini britannici – e perciò il governo inglese non ha promulgato nessuna misura di isolamento ed invece delle strade deserte, i teatri chiusi e gli autobus vuoti dell’Italia (e Francia, Spagna, Polonia, ecc … ), questo weekend Londra si è trasformata nella propria versione cinematografica. Come in Notting Hill o Sliding Doors, un po’ meno gente, più pulita e ordinata della «vera» capitale, ma sempre vivace, frettolosa e non certo pronta a rispettare le regole dell’ Oms.

C’è forse del metodo nella sua follia?

Questo ho capito: il piano di Downing Streetè più complesso e sofisticato degli schemi sino-italiani e potrebbe portare a risultati migliori. Ma è anche più rischioso.

I britannici partono dal presupposto che moltissime persone verranno contagiate, a prescindere da cosa decidano le autorità. Il loro obiettivo non è, come in Italia, fermare l’epidemia, ma far sì che le risorse limitate dell’infrastruttura sanitaria siano capaci di assorbirne il picco e curare chi sta peggio. L’idea-chiave è quella dell’”immunità del branco” – basata sul fatto che chi sopravvive al virus non può contagiare. Secondo stime interne del governo, la protezione collettiva della Gran Bretagna si raggiungerebbe quando almeno il 60% della popolazione (circa 41 milioni di persone) avrà il virus. Prima di allora, ci sono due obiettivi: controllare il tasso d’infezione in maniera che ci siano abbastanza letti, dottori ed infermieri; e cercare di «far ammalare» chi ha meno chance di morire. È così che si spiega la decisione – criticatissima-di Johnson di non chiudere scuole e non vietare assembramenti di massa come i concerti: il virus non è letale per gran parte di bambini e giovani.

I burocrati britannici parlano male della «ricetta italiana» di chiudere tutto. Secondo loro, misure così drastiche non possono durare a lungo prima che la gente si ribelli e ricominci a uscire, facendo impennare di nuovo il numero di casi. Gli esperti inglesi parlano di «equilibrio tra infezione e ospedalizzazione». Ma, anche con questo «equilibrio», i morti nel Regno Unito potrebbero essere tra gli 80.000 e il mezzo milione. Sono cifre raccapriccianti (il totale mondiale sinora è circa 6.400 deceduti) ma, per DowningStreet, questo è il modo migliore per risolvere la crisi una volta per tutte con le risorse sanitarie a disposizione. È una visione di «libero mercato della vita» che non sarebbe dispiaciuta a George Darwin o Adam Smith (entrambi britannici). Per molti è pura pazzia. Pierre Andurand, hedge fund manager di spicco, ha detto su Twitter, che la politica di Johnson è «un omicidio di massa». Per chi in Gran Bretagna ci vive, o per chi ha amici e parenti qui, questi sono giorni di ansiosa attesa: un branco sospeso tra la speranza dell’immunità e la paura della strage. Sintesi del pezzo uscito il 16 marzo 2020 su  LA STAMPA*Direttore diBarron’s Group inEuropa. Francesco.guerrera@dowjones.com.

 

ARRESONAMENTOS PO SA ZENTE, Considerazioni per il Popolo.

Vedi  A SA FINI.

ARRESONAMENTOS PO CHI CUMANDAT. Considerazione ad uso delle autorità

A sos Sardos iat a pragher de ischidi ita ant bistu, contau e intendiu sos de sa Guardia Forestale in sa visita chi sunt fende a sos de Continente fuìos innoghe. Tanto po cumprendere comente dha pentzant issos e dh’is faede a intendere comente dha pentzaus nois.

 

A SA FINI, corollario, ispiegaus sos foedhos, spieghiamo i termini (sa cambiada-l’apocalisse, sa caresima, sa tzerach’à de sos Sardos?).

 

Partiamo dall’ultima, sa tzerachìa. Gli italiani conoscono la disponibilità dei sardi, quel servilismo misto a risentito orgoglio che deriva dall’isolamento, che si fa timida apertura all’ straniero individuato ingenuamente come ospite e, solo alla lontana e dopo esperienza, profittatore se non nemico. L’inimicizia viene sempre dal vicino, dall’altro sardo, altroché ‘ … dae su mare!’

I ricchi si rifugiano sempre in villa, anche i nostri possidenti di seconde case lo faranno se la pandemia dovesse invadere le città, la reazione è naturale e giusta, vista dal singolo capofamiglia responsabile. Ma non quando viene fatto alla chetichella da una zona appena chiusa perché ci si è dati ad “aprire tutto …. perché Milàn è sempre Milàn …” e loro sì che vincono le malattie ….

Detto questo, visto che Solinas ha mandato i forestali a controllare le ville, entro questo fine settimana e inizio della prossima vedremo attraverso gli eventuali contagi  gli effetti di queste visite inattese … Finora pare che non si siano registrate conseguenze visibili, visto che la parte maggiore dei nostri infettati  pare appartengano al personale sanitario (sono stati chiusi interi ospedali di Nuoro, Alghero, Sassari ed un reparto della SS. Trinità d Cagliari, presso quell’ospedale di Is Mirrionis che dovrebbe essere il nostro “Spallanzani …” o “Sacco …”. Solo per carità di patria non infieriamo, ma …non erano mica invasi da malati. Che cosa non ha funzionato?

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Sa caresima. E la presente pandemia.  Coincidono i tempi d’inizio, probabilmente non quelli finali. La passione sarà più lunga, la resurrezione incerta e non per tutti. La fenomenologia da ‘ultimi tempi’ continua a rivelarsi, aggiungendo all’impegno offerto dalla scienza medica quella dell’uomo (la religione, le filosofie, la storia, le scienze psicologiche ed umane …). Ad ogni uomo, per ciascuno, potrà funzionare una cura diversa ed in differenti combinazioni e dosi.

Si è invocata la religione e in Italia non poteva che essere quella cristiana-cattolica, dopo avere chiuso tutte le chiese provocando la meraviglia risentita di papa Francesco. Se la gente non si può muovere da casa, non è permesso recarsi nelle case altrui, nessuno ha posto quella in chiesa come una necessità … restava solo che i cristiani, vescovi preti suore fedeli, visitino il Cristo rappresentato dai malati,come tutti gli altri uomini, anche quelli che non credono. Come il prete ed il medico discutevano ad Orano nel corso de La peste di Camus, interrogandosi cosa c’entri Dio con il dolore ed il male nel mondo. A cui non c’è risposta: il Cristianesimo presenta solo (solo?) il suo Dio appeso ad una croce. Ma non l’ha mandato lui il male, né lo impedisce. Anche se vai a visitare il crocifisso del 1522 (ieri, il papa Francesco), sali sul tetto del Duomo (l’arcivescovo di Milano), invochi il santo protettore locale (ciascuno ha il suo, a Cagliari è S. Efisio). Non ci sono soluzioni di questo tipo, perché non posso pensare che chi ha il potere di risolvere possa essere quello che l’ha voluto. Purtroppo e per fortuna, all’uomo moderno, anche al credente moderno, non gli si possono proporre le spiegazioni e le soluzioni della Controriforma, dopo i prezzi pagati per aver avuto ‘il secolo dei lumi’ ed i cambiamenti che ci hanno portato la rivoluzione istituzionale e scientifica, fino alla secolarizzazione. Se non si vuole che le nostre grandi e belle feste tradizionali rovinino del tutto, per favore non portatecele a risolvere quello che invece tocca fare a noi, iniziando dal medico e dal prete. Dovunque nel mondo l’ospedale e la beneficienza, prima dell’welfare, sono arrivati grazie al messaggio del falegname di Nazareth e alla sua strana definizione e presentazione del Dio che vince la morte ed il male.

Quei pazzi di cristiani, noi, crediamo che la nostra vittoria è fare come lui. Tant’è: poco importa che le chiese si chiudono se Cristo è nelle corsie degli ospedali.

 

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L’apocalisse di oggi, 16 marzo. L’ultima cosa, che un sardo e sardista (quale mi onoro di essere) vuole, sarebbe la cancellazione delle nostre tradizioni religiose, la preghiera a Dio che ricorda S. Efisio, la vicinanza di questo concittadino d’altri tempi nella catena della ‘comunione dei santi’, la comune passione  di un già militare vivo e presente sotto forme che non vediamo, a ispirarci con altri (Ignazio, Nicola, Saturnino, Gavino, Antioco …. aggiungeteci la fila dei santi sugli altari … anche le donne, sempre poche anche lì) come essere utili nella presente e più totale insicurezza. In realtà, tolti il personale sanitario, non sappiamo cosa fare per renderci utili, se non quelle poche cose che pur ci si inventa, come l’attendere di affacciarci ai balconi e cantare … (gradirei anche ‘pocurad’e moderare’ … , che i nostri ospiti in villa imparerebbero e capirebbero, perché noi abbiamo un inno nazionale, nostro!).

Visto che il primo maggio è vicino, e probabilmente non potremmo festeggiare questo testimone di militanza come facciamo volentieri ogni anno, dovremmo trovare altri modi, altre ragioni e significati per tenercelo vivo e attivo nell’esempio. Ma non diversamente dalla festa di  ‘sa Die de sa Sardigna’, il 28 aprile, e dalla festa della liberazione dal nazifascismo, il 25 aprile. E la Pasqua? Come la festeggeremo quest’anno, visto che salteranno gli ‘incontri’, con le cerimonie che li precedono, nelle chiese e nelle strade di Cagliari e di Sardegna?

Siamo costretti a pensare e fare nuove cose … questo è apocalisse ….

 

 

 

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