L’arcivescovo Miglio ha salutato la Chiesa di Cagliari, ma continuerà a risiedere in città; di Salvatore Cubeddu

Alla guida della diocesi arriva monsignor Giuseppe Baturi: la cerimonia della consacrazione episcopale si svolgerà il  5 gennaio, nella basilica di Bonaria, mentre  il 6 il nuovo arcivescovo diventerà immediatamente operativo.

Monsignor Arrigo Miglio, di Ivrea ma sardo nel lavoro per essere stato per sette anni vescovo di Iglesias (1992-1999) e altri sette a Cagliari (2012 – 2019, ha deciso di rimanere in città, aggiungendosi agli altri quattro vescovi emeriti che già vi risiedono dopo avere svolto i propri compiti episcopali in altre diocesi sarde.

La Sardegna piace e ai Sardi piace essere ospitali. Sono frequenti anche i casi di alti funzionari dello Stato che si insediano definitivamente con le loro famiglie avviandosi a divenire ‘sardi’ a tutti gli effetti, dallo jus soli et patriae italianae di partenza allo ius sanguinis Populi sardi (il latino risulta ancora la lingua ufficiale della Chiesa cattolica ….) di scelta.

Il giorno di Santo Stefano numerosi sacerdoti, vescovi emeriti, congregazioni religiose, associazioni laicali hanno partecipato in cattedrale alla solenne liturgia presieduta da monsignor Arrigo Miglio.

Siamo in molti in dovere verso mons. Miglio, per un incontro, una conversazione, una scelta.

Personalmente lo incontrai perché chiamato a parlare in un convegno ecclesiale della situazione industriale del Sulcis. Lui era stato chiamato a reggere ecclesiasticamente quel territorio perché la Chiesa intendeva interessarsi, per quel che sapeva e poteva, dei gravi problemi della deindustrializzazione galoppante. Lui arrivava ad Iglesias in anni di forti investimenti nel settore piombo e zinco e mentre riapriva una grande miniera di carbone. Nel frattempo, però, iniziavano a chiudere importanti aziende dell’impiantistica e di lavorazione a valle dell’alluminio. Prima che smettessero di fumare anche la grandi ciminiere dell’Eurallumina e dell’Alcoa.

La Chiesa non è competente in politica industriale, ma nella vicinanza ai lavoratori è stata impeccabile. Ci riflettevo già allora: anche i primi sindacalisti del Sulcis provenivano dall’Italia. Normalmente il clero sardo più disponibile socialmente, fino a non molti decenni orsono, continuava a promuovere congregazioni religiose (in genere femminili) in funzione prevalentemente assistenziale.

… Passati i tredici anni da vescovo di Ivrea, e rientrato in Sardegna nell’urgenza di sostituire il discusso mons. Giuseppe Mani, incontrai mons. Arrigo Miglio per chiedergli di celebrare la messa in cattedrale in occasione della Festa del Popolo sardo, sa die de sa Sardigna. Fu gratificato del ricordo che, tra i Piemontesi, solo l’arcivescovo Vittorio Melano venisse risparmiato dall’imbarco forzato.

Ma in questo caso credo che un grande ruolo l’ebbe la sua sensibilità culturale di prete che conosceva usanze e retaggi tradizionali delle sue valli del Canavese. E iniziò a consentire l’utilizzo della lingua sarda nella liturgia della parola, stimolò la traduzione dei dieci moduli chiedendo alla Conferenza Episcopale Sarda che se ne occupasse la Fondazione Sardinia, insistette perché iniziasse a venire raccolto il canzoniere di canti religiosi, liturgici ed extra-liturgici.

Entro la metà dell’anno tutto questo risulterà disponibile, con la sua presentazione. Per mons. Miglio ci potrà essere ancora da fare in Sardegna.

Chi abarret sanu e Deus s’assistat, a Issu e a nois!

 

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    4 Comments to “L’arcivescovo Miglio ha salutato la Chiesa di Cagliari, ma continuerà a risiedere in città; di Salvatore Cubeddu”

    1. By GIACOMO MELONI, segretario generale della Confederazione Sindacale Sarda, 8 gennaio 2020 @ 17:19

      IL SALUTO DELLA CSS A MONS.ARRIGO MIGLIO , DA LUNEDI’ 5 GENNAIO 2020 ARCIVESCOVO EMERITO DI CAGLIARI ,DOPO L’ORDINAZIONE ED INSEDIAMENTO DEL NUOVO ARCIVESCOVO MONS.GIUSEPPE BATURI.

      Ho conosciuto il giovane vescovo di Iglesias mons.Arrigo Miglio nel 1992.Egli era appena stato ordinato Vescovo e consacrato dalle mani del suo amico vescovo di Ivrea mons.Luigi Bettazzi e da subito inviato in Sardegna a sostituire l’anziano MONS. Giovanni Cogoni nella Diocesi Iglesiente.
      Attorno a lui si erano create molte aspettative, soprattutto nel mondo del lavoro e sindacale.La provenienza di mons.Miglio dalla scuola di IVREA (sede dell’Olivetti e del suo illuminato fondatore Adriano ) e del suo vescovo-maestro monsignor Bettazzi erano una garanzia.
      Mons.Luigi Bettazzi – che ora ha 96 anni e che il 31 dicembre 2019 ho conosciuto personalmente a Cagliari in occasione della 52.ma Marcia della pace in veste di Presidente emerito e fondatore di Pax Cristi – era stato,infatti, uno dei protagonisti durante il Concilio Vaticano II a fianco del cardinale Lercaro, Arcivescovo di Bologna, di cui era vescovo ausiliare e la sua sensibilità ai problemi dei lavoratori e dei temi sociali era nota in tutta la Chiesa e nella stessa società civile. Fece notizia e “scandalo” la famosa lettera di mons. Bettazzi ad Enrico Berlinguer segretario del PCI e Bettazzi ,in odore di porpora cardinalizia,fu bocciato dalla Curia Romana perché ritenuto “uomo di sinistra”.Ma lui si definiva scherzosamente “mancino “.
      Ritorniamo a mons.Miglio, che in quegli anni seguivo a Torre Grande nelle riunioni frequenti della Commissione Pastorale del Lavoro,voluta dalla Conferenza Episcopale Sarda e da lui presieduta.Furono anni fecondi e aperti alla speranza che il Concilio Vaticano II aveva impresso in Italia e nel Mondo.Eppure già da allora avevo notato i limiti di questa impostazione non solo in sede di Commissione.La Chiesa sarda,allora e mons.Miglio in particolare era molto legato alle politiche nazionali e regionali delle ACLI, della ConfCommercio. della Coldiretti e soprattutto delle tre grandi Confederazioni Sindacali della CGIL/CISL/UIL ed in particolare ai dirigenti di allora della CISL.
      Col senno di poi,mi chiedo se mons.Miglio fosse cosciente del disastro ambientale e sanitario prodotto dall’ Eurallumina ;se avesse coscienza dell’occupazione militare delle basi e poligoni in Sardegna,di cui alcune presenti nel territorio della sua Diocesi;se si rendesse conto dell’impatto ambientale della ALCOA e della stessa Portovesme srl in particolare ,dove l’AD rag.Carlo Lolliri era stato ordinato diacono della Diocesi Iglesiente e dove gli stretti legami col Vaticano anche economici tramite lo IOR erano saldi per via dell’amicizia col cardinal Bertone che aveva insignito rag. Lolliri di una delle più prestigiose onorificenze vaticane. Non è certo un segreto che la Portovesme SrL dipenda dalla multinazionale svizzera GLENCORE nella quale vi erano ( o forse vi sono ancora ) molte azioni dello IOR .
      Mi chiedo anche perché nei primi tre anni di episcopato a Cagliari come Arcivescovo Metropolita mons.Miglio non abbia contraddetto l’impronta del suo predecessore mons. Giuseppe Mani, ex ordinario militare.
      Un esempio per tutti? La conferma dell’esclusione di don Mario Cugusi dalla Parrocchia di S.Eulalia e la sua destinazione alla Parrocchia di San Salvatore a Serdiana,di cui per diversi anni non era neppure parroco titolare ma amministratore ecclesiastico, a conferma che l’influenza di mons. Mani era molto importante.
      Si potrebbe anche supporre che mons. Miglio si sia rivelato “indipendente” negli ultimi anni di episcopato in coincidenza con la elezione al soglio pontificio di Papa Francesco, della cui linea pastorale ha avuto occasione di essere tra i primi assertori in occasione della visita papale a Cagliari.
      Ricordiamo che mons. Miglio aveva incarichi di primo piano in sede CEI e che soprattutto era stato Presidente delle Settimane Sociali Italiane,la cui 42.ma edizione si è tenuta proprio a Cagliari,presieduta dal cardinal Gualtiero
      Bassetti,auspice e promotore proprio mons.Miglio Arcivescovo di Cagliari.
      Sono d’accordo che Mons.Arrigo Miglio va ricordato e custodito gelosamente come risorsa preziosissima soprattutto dopo la sua scelta di restare a vivere a Cagliari e nella sua amata isola sarda, da lui eletta come residenza dopo aver terminato i suoi 8 anni di titolare della Archidiocesi di Cagliari.
      Egli – piemontese d’origine – ha riscattato in questi ultimi anni la maledizione del regno dei Savoia-per noi sardi la dominazione più feroce e oscurantista di tutte le molteplici dominazioni subite dai sardi nel corso dei secoli.Egli da piemontese ha dato la svolta definitiva per l’introduzione della lingua sarda nella liturgia e questo percorso è ormai inarrestabile.
      Grazie, mons.Miglio, per aver scelto di essere sardo di adozione e di aver dimostrato di amare la nostra cultura e lingua sarda,
      senza alcuna ombra di dubbio,più di quanto abbiano dimostrato la maggioranza degli stessi vescovi di origine sarda,timorosi e dubbiosi ,nonostante i deliberati del Concilio Plenario Sardo, sull’ efficacia dell’introduzione della nostra lingua non solo nelle preghiere,nei canti popolari e nel rosario,ma principalmente nella Santa Messa,di cui restano formidabili ed indimenticabili le celebrazioni presiedute da Mons.Miglio in occasione del 28 aprile-festa dei sardi.
      Grazie,Mons.Miglio.

      Cagliari,6 gennaio 2020 Festa dell’Epifania del Signore

      Dr.Giacomo Meloni Segretario Naz. le della Confederazione Sindacale Sarda- CSS

      • By Carta Luciano, 8 gennaio 2020 @ 18:58

        Caro Giacomo
        Ho letto con attenzione il tuo articolato messaggio di saluto a mons.Miglio, ivi incluse le opinioni “critiche” manifestate.
        Desidero però farti notare che la perentorietà con cui ritieni di dover “giudicare” la monarchia sabauda è detta, come non dovrebbe essere, con un eccesso di “ira et studio”, anche se tu sai bene che la storia va affrontata e scritta, al contrario “sine ira et studio”, alias, senza partito preso. Tu scrivi: ” [...] la maledizione del regno dei Savoia-per noi sardi la dominazione più feroce e oscurantista di tutte le molteplici dominazioni subite dai sardi nel corso dei secoli”. u
        Quanto a ferocia, romani, aragonesi e spagnoli probabilmente non sono da meno. Qanto all’oscurantismo, forse sarebbe bene che tornassi un attimo sui tuoi passi e ti soffermassi, ad esempio, sul riformismo settecentesco, di cui si fece interprete un grande sardo assai dimenticato: il Censore Generale Giuseppe Cossu, che, in attuazione delle direttive boginiane, ha promosso i sistema produttivo agricolo nel secolo XVIII. Ancora: ti sei chiesto di quale cultura fosse imbevuto Giovanni Maria Angioy, eroe eponimo della “sarda rivoluzione” che, a quanto ho potuto rendermi conto dai tuoi interventi, tu sicuramente ammiri?
        Con gli anatemi, che tu sembri condividere con chi scrive di storia con giudizi troppo perentori, non si aiuta a comprendere la complessità del passato.
        Con l’amicizia e la cordialità di sempre.
        Luciano Carta

    2. By Carta Luciano, 4 gennaio 2020 @ 09:18

      Mi associo in toto al saluto che Boreddhu Cubeddu fa a mons. Miglio, soprattutto per l’attenzione con cui ha promosso e incoraggiato l’introduzione della lingua sarda nella liturgia. Egli ha ben compreso il senso dell’inculturazione della fede, promossa a partire da Papa Giovanni Paolo II e fortemente voluta da Papa Francesco. Un lavoro importante, dietro esplicito invito di mons. Miglio, nella direzione della traduzione dei testi della S. Messa in logudorese e campidanese, è stata fatta da un gruppo di studiosi negli anni scorsi. Il testo tradotto è stato da tempo consegnato alla Conferenza Episcopale, ma tarda ad arrivare l’approvazione. Perché?
      Quando dei cristiani (sacerdoti e laici) compikono un lavoro del genere, credo che abbiano diritto ad una risposta. Perché tanto ritardo nell’esame dei testi tradotti?
      Chi scrive è convinto che quell’impresa di traduziuone dell’Ordo Missae in lingua sarda esiga, non il semplice volontario apporto di pochi, ma l’ufficializzzazione in sede di Facoltà Teologica Sarda, con la creazione di una Commissione per la traduzione dei testi sacri nella nostra lingua, come del resto aveva proposto a suo tempo mons. Miglio. Con l’auspicio che la sua lungimiranza venga fatta propria da colui che è stato chiamato a reggere la Chiesa cagliaritana.
      Credo di sapere che il giorno in cui, in una qualsiasi delle feste patronali dei nostri 374 Comuni potrà essere celebrata la S. Messa nella nostra lingua materna, sarà unanime il plauso e la sincera partecipazione di tutti i Sardi. Dies illa erit in benedictionem!
      Grazie mons. Miglio e buona permanenza nella sua terra di adozione.
      Luciano Carta

    3. By Mario Pudhu, 4 gennaio 2020 @ 08:17

      Totugantu s’aprétziu pro Monsignor Arrigo Miglio e sos menzus augúrios de lu connòschere sempre sanu e contentu.