Nell’isola non si nasce più, Sardegna ultima in Italia, di Alessandro Pirina

Appena un figlio per ogni donna: tengono Sassari e Nuoro, il sud sotto la soglia. L’età media è la più alta del Paese. In aumento le mamme che non sono sposate.

 

L’isola si conferma ultima per nuovi nati. Appena 1,02 figli per ogni donna, contro una media nazionale di 1,29. Lontanissima dall’1,59 del Trentino Alto Adige, ma anche dall’1,34 di Sicilia ed Emilia Romagna. Un dato ancora più basso di quello dell’anno scorso, quando la media sarda era dell’1,07. Sempre in fondo alla classifica nazionale. Ma le donne sarde sono anche quelle che diventano madri più tardi. L’età media è di 32,5 anni. Un primato che l’isola condivide con Basilicata e Lazio. Dalla fotografia dell’Istat emerge però una Sardegna settentrionale che fa più figli, con le province di Nuoro e Sassari sopra la media, mentre il Sud dell’isola è sotto la soglia, neanche un figlio per ogni donna. Calo delle nascite. Vent’anni fa in Sardegna sono nati 13.382 bambini, nel 2018 i nuovi arrivi si sono fermati a quota 9.438. Il primo segnale di un calo si era verificato nel 2011, quando per la prima volta la soglia dei 13mila si allontanò parecchio. Da allora il numero dei bambini ha continuato a scendere, ma quest’anno il calo è stato più drastico del solito. In 12 mesi quasi 600 bambini in meno. Da 10.024 a 9.438. La maggior parte sono figli di entrambi genitori italiani, ma 813 hanno un padre o una madre (o tutti e due) stranieri. La provincia che fa più figli è quella di Sassari, 3.023, ma non bisogna dimenticare che oggi al suo interno c’è anche la Gallura, mentre la parte meridionale è composta da Città metropolitana di Cagliari e provincia del Sud Sardegna. E, infatti, a Cagliari e nel suo hinterland sono nati 2.389 bambini, mentre a Carbonia e nel resto del sud le nascite sono state 1.922. Nel Nuorese i nuovi arrivi sono stati 1.285, mentre la provincia di Oristano si è fermata a quota 819. Tra i capoluoghi – senza contare i comuni della provincia – è in testa Cagliari con 738 nuovi arrivi (e senza contare i nati al Policlinico universitario di Monserrato). Segue Sassari con 724. Poi Nuoro con 191, Oristano con 150 e Carbonia con 115. Se si scorporano i dati dei figli con almeno un genitore straniero Sassari supera Cagliari, a dimostrazione che nel sud c’è una maggiore presenza di immigrati.Età media. In Sardegna i figli si fanno più tardi. L’età media è di 32,5 anni come in Basilicata e Lazio, ma non molto più alta della regione che vanta la media più bassa, ovvero la Calabria dove le donne hanno il primo figlio a 31,8 anni. La vera differenza è tra donne italiane e donne straniere. In Sardegna le prime hanno un figlio a 32,7 anni, le seconde a 28,8. Uno scenario simile in tutta Italia. Tra le province Sassari è quella in cui l’età è la più bassa dell’isola – 32,2 anni -, mentre a Nuoro e Oristano sale a 32,7.Identikit delle madri. Le mamme sarde più numerose sono donne sposate tra i 35 e i 39 anni, che superano di un soffio quelle coniugate di età compresa tra i 30 e i 34. Le neomamme sposate sono 5.045, quelle nubili 3.838. Poco più di un migliaio in meno. Vent’anni fa la differenza tra madri sposate e madri nubili era di proporzioni nettamente superiori: 11.906 le prime, 1.277 le seconde. Un dato in linea con il forte calo dei matrimoni. E, infatti, la maggior parte delle madri nubili sono quelle più giovani: su 656 madri tra i 20 e i 24 anni 501 sono nubili e 118 hanno la fede al dito, tra i 25 e i 29 anni lo scarto si assottiglia ma le non sposate sono più numerose: 952 a 745. Dopo i 30 anni il sorpasso delle mamme sposate.

La Nuova Sardegna, 30 novembre 2019

 

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    1 Comment to “Nell’isola non si nasce più, Sardegna ultima in Italia, di Alessandro Pirina”

    1. By Mario Pudhu, 9 dicembre 2019 @ 10:21

      Però sos Sardos resessimus a èssere solu “cronistas”, “notàrios” e totu su prus pranghimus e pedimus; si faghimus meda, pistamus abba; o mancari faghimus che in Bosa candho proet, chi lu lassant pròere. Tantu s’istória est che a s’abba chi falat dae sas aeras. Antzis, no, “istruidos” comente semus no b’at ne abba, ne aeras e ne nues. E goi, nudha chi pertochet càusas e responsabbilidades anzenas e nostras, o carchi idea de rimédiu si no est, acobore, sos miràculos de totu sos políticos de donzi colore càlibbru e misura. E pessare chi in totu sos tempos sa Sardigna est unu mesu desertu de zente e mescamente in tempos nostros emigrendhe a sa sighida cun totu chi sa Sardigna fit, comente est, rica de risorsas cantu, si bi podet zurare, mancu una regione italiana, e bisonzu de fàghere de pòdere e dèpere ocupare sos Sardos e fintzas zente istranza. Su “male mannu” est ca neune benit a darci lavoro e ringratziamus pro totu sos polígonos militares per i posti di lavoro e l’occupazione.
      E nudha chi pertochet sa ‘economia’ de gherra e tzivilia assurda chi semus connoschindhe: dae sa miséria garantida programada e irvilupada e fata connòschere a sa sighida comente noll’ant sos ladros de Pisa a sa bundhàssia de su consumismu airadu chirchendhe de àere di tutto e di più (per dare lavoro) e fàghere muntonarzos sempre prus mannos: tiaimus chèrrere chi sas criaduras nascant cun su “smart” in manu, de rottamare cantu prima apenas si tenet idea de versione prus avanzata, e arguai a si cojare chentza àere domo móbbilia e totu sos comforts màchina viaggio di nozze a s’úrtimu angrone de su mundhu si bi lompet ariopranu. Foras totu sos disisperados disocupados e irfainados o afainados in donzi ispediente a cua e a craru chi no resessint a campare ma tiant chèrrere in s’idea e ‘ideale’ di tutto e di più chi nos bombardant cun infinida pubblicidade in donzi istampighedha e fratzione de segundhu inue bi cabet peràula o lampada de “spot”.