AGRICOLTURA LE 3 PRIORITÀ PER IL RILANCIO, di ROBERTO FURESI e PIETRO PULINA
Occorre procedere con immediatezza ed incisività almeno su alcuni aspetti, se non si vuole correre il rischio di impoverire eccessivamente il tessuto produttivo e rendere vane anche le azioni di più ampia portata. Soffermiamoci su tre di questi aspetti. Il primo riguarda la crisi di redditività delle imprese. Serve agire rapidamente affinché quella agricola torni ad essere un’attività con adeguati margini di convenienza per chi la esercita. Questi si possono conseguire operando sul fronte dei ricavi, come su quello dei costi.
Sul primo versante, la politica può fare molto per incentivare il ricorso a soluzioni organizzative (contratti di filiera e di rete, forme di tutela territoriale delle produzioni, ecc.) utili a rafforzare il potere contrattuale degli imprenditori agricoli e ad accrescere i prezzi pagati per i loro prodotti. È a nostro avviso inaccettabile che, come rileva ISMEA, su 100 euro di valore pagati dal consumatore finale, soltanto 22 restino nelle tasche degli agricoltori nel caso dei prodotti freschi e appena 9 in quello dei trasformati. A tale riguardo sarebbe bene procedere sollecitamente a rendere operativa anche nel nostro paese la direttiva europea che bandisce le cosiddette pratiche sleali dei contratti tra agricoltori, industria e distribuzione. Sul piano dei costi, la politica agraria deve da subito riorientare le proprie misure in favore di un recupero di efficienza dei processi produttivi. La strada maestra non può che essere quella di una robusta ripresa degli investimenti – possibilmente con un forte contenuto innovativo – oramai attestati, specie in Sardegna, su livelli drammaticamente minimi.
Il secondo fronte aperto riguarda la nuova Politica agricola comune, che proprio in questi giorni verrà riformata secondo criteri di rinazionalizzazione, sostenibilità e innovazione, che affidano al Ministero responsabilità mai sperimentate sul piano dei pagamenti diretti, degli interventi sui mercati e sull’attuazione delle politiche di sviluppo rurale. L’auspicio è quello di assistere finalmente a un’azione politica animata da scelte nette ed efficaci e sottoposta a continua e rigorosa valutazione e monitoraggio del grado di conseguimento degli obiettivi.Obiettivi che dovranno privilegiare l’efficienza sulla capacità di spesa, a vantaggio di misure di effetto strutturale rispetto a quelle di soccorso e supporto congiunturale.
Infine, si pone l’urgenza di «sburocratizzare» l’agricoltura. Ha ragione la ministra quando sostiene che gli agricoltori devono produrre cibo e non carta e che un consistente passo in avanti si realizzerebbe se solo si connettessero le varie banche dati relative ad imprese e imprenditori agricoli. Ciò implica una drastica semplificazione dei procedimenti e, soprattutto, la condivisione delle informazioni tra le varie categorie di fruitori. Solo la chiarezza delle norme può ridurre il tempo delle procedure e impedire che le sorti di un progetto siano lasciate alla discrezionalità del burocrate di turno.