Le malattie devastanti dei senzatetto, di Giuseppe Remuzzi

Società e salute Sapevamo che vivere in strada fa male, ma non sapevamo che fa così male. Una ricerca appena pubblicata su «Nature» tra persone comprese fra i 50 e i 60 anni in California ha notato: demenza senile, problemi oculistici, infarti e ictus, incontinenza. Tutto questo con un anticipo di venti o trent’anni rispetto alla popolazione che vive in un’abitazione

Gli effetti biologici dell’essere «senza casa»? Devastanti, scrive Amy Max men su «Nature» di questi giorni. Proprio così. Prendiamo, tanto per fare un esempio, una delle regioni più ricche degli Stati Uniti, la California (golden state — lo stato dell’oro — si leggeva sulla targa delle macchine negli anni tra il 1982 e il 1987). Lì almeno 130 mila persone vivono per strada, più che da qualunque altra parte degli Stati Uniti (solo nella Bay area di San Francisco—che include la Silicon Valle y—a vivere per strada sono in 28.200).

Queste persone fra i 50 e i 60 anni cominciano ad avere sintomi che ricordano la demenza senile, qualcuno di loro ci vede poco, altri cadono o soffrono di

incontinenza, tutte cose che di solito alla gente normale succedono molto dopo, verso gli 80 anni (anche l’infarto del cuore e l’ictus del cervello colpiscono chi vive per strada prima di quanto non succeda di solito agli altri). Insomma, chi non ha nemmeno un rifugio stabile per la notte invecchia precocemente, più del resto della popolazione.

Queste considerazioni hanno spinto chi già era sensibile al problema dei più vulnerabili fra coloro che vivono in mezzo a noi, a voler capire di più delle cause del decadimento cognitivo precoce di chi vive per strada. Così, Margot Kushel che dirige un «Centro per l’assistenza di popolazioni vulnerabili» a San Francisco si è messa in testa di capire le cause delle malattie dei «senza casa» e provare a prevenirle; lo ha fatto grazie a un’iniziativa filantropica che le ha consentito di seguire sistematicamente 350 persone con più di 55 anni costrette da tempo ormai a vivere per strada. Negli ultimi cinque anni, 42 di loro sono già morti di cancro, infarto o diabete ma a preoccupare ancora di più è la salute mentale di queste persone

Le cause. I danni al cervello derivano soprattutto dalla mancanza di sonno, da alimentazione saltuaria, dall’alcol e dallo smog quasi sempre compromessa, spesso in modo grave. I danni al cervello vengono soprattutto dalla mancanza di sonno, dal fatto che queste persone mangiano quando capita, e poi dall’alcol, e ancora dall’essere esposti più degli altri all’aria che si respira in strada, senza contare che spesso sono diabetici, hanno la pressione alta ma non hanno cure.

Molte persone seguite dalla Kushel erano malate o fragili già prima, senza un supporto familiare adeguato e questo le ha esposte al rischio di finire per strada. Altri avevano situazioni di grave depressione dovuta alla povertà che inevitabilmente si associa al non potersi curare; e tutto ciò si traduce in demenza precoce che si poteva riscontrare nel 25 per cento di questi soggetti (nella popolazione normale è il 10 ma solo dopo i 70 anni).

Quanto costa tutto questo alla società? Ricercatori dell’Università della Pennsylvania a Philadelphia hanno calcolato che per chi vive per strada si spenderanno — fra cure d’emergenza, ricoveri in ospedale, letti da trovare di corsa in centri per anziani — 621 milioni di dollari all’anno, solo a Los Angeles per ciascuno degli anni che vanno dal 2019 al 2030. «Chissà, forse si spenderebbe meno a trovare una casa a queste persone», si sono chiesti; hanno fatto un po’ di calcoli e pare sia proprio così: se si dovesse dare una casa a tutti, lo Stato della California risparmierebbe 33 milioni di dollari all’anno. E allora, perché non approvare una legge per aiutare i «senza casa» ad avere un tetto e nutrirli piuttosto che lasciarli per strada?

Ci hanno provato, ma questo ha creato un sacco di problemi. Quando il governatore, Gavin Newsom, ha proposto di destinare ai «senza casa» 500 milioni di dollari del suo budget federale (che è di 209 miliardi), i residenti hanno fatto tutto quello che era possibile per bloccare la costruzione di alloggi anche solo provvisori per i «senza casa» (pensate che c’è stata un’azione legale e quei cittadini si sono addirittura tassati per sostenerne le spese). Il governatore non si dà per vinto, chiede a tutti i cittadini e loro si esprimono a favore di una legge che provi a risolvere la questione tassando le grandi company di San Francisco per aumentare i servizi a chi vive per strada senza però costruire nuovi alloggi. Ma i giganti del web e della moderna tecnologia — dall’elettronica all’energia, alla finanza e ai media — quelli da miliardi di dollari di fatturato, non ci stanno e impugnano il provvedimento di fronte alla Corte Suprema.

«Una società si dovrebbe giudicare da come tratta i più vulnerabili», ha dichiarato Coco Auerswald, una studiosa di salute pubblica dell’Università della California a Berkeley. Giustissimo. Ma noi ci abbiamo fatto tutti l’abitudine; vedere gente che dorme per strada non ci fa più nessun effetto, sembra normale, come se dovesse essere per forza così anche o forse soprattutto nelle grandi città. Chi non ha una casa intanto invecchia e muore prima degli altri ma questo non è affatto normale.

Le spese L’emergenza sanitaria per i senzatetto costa alla California 33 milioni di dollari in più della fornitura di una casa a tutti.

 

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