“Caro turista ….
Mal di Sardegna e dintorni. “Ripeti con me: non devo venire in Sardegna per forza!!”. (Riportiamo il pensiero di un Sardo, anonimo ma un grande, che la pensa come tutti noi i Sardi e non, estimatori della terra Sarda, con pregi e difetti). 20 agosto alle ore 04:28 ·
“Caro turista.
Ultimamente è tutto un pullulare di articoli, sui giornali locali e sui blog, di critiche verso la Sardegna espresse da turisti che ci sono appena stati, o che “ci vengono da anni, ma…”
Si denuncia in particolare una sorta di mancanza di servizi di base, come il wi fi, il bancomat e l’incapacità, a detta loro, di innovarsi e di stare al passo, unitamente al fatto che, sempre a detta dei suddetti turisti sia cara, troppo cara.
Caro turista, mi permetto di risponderti in ordine sparso:
- Si, hai ragione. La Sardegna è cara.
E’ soprattutto molto caro venirci, vista la gestione disastrosa dei trasporti di cui siamo tutti schiavi, noi sardi più di te, credimi.
Con quello che si spende per il solo viaggio, in Grecia fai due settimane tutto compreso.
Eppure tu hai scelto di venire qui, e di questa fiducia ti ringrazio.
E voglio dirti anche che al di là del viaggio vivere in Sardegna non è affatto costoso; basta scegliere le mete.
Vuoi la Costa Smeralda, caro turista?
E allora non lamentarti.
Ma sappi che scegliere la Costa Smeralda significa non scegliere la Sardegna, ma un lembo di terra venduta agli arabi nel quale è stato costruito un bel parco di divertimenti che niente ha a che fare con la nostra cultura e il nostro territorio.
E’ un’altra cosa.
E’ come andare a Disneyland ed essere convinti di aver visitato la Francia; non, mon ami.
Ci sono altre zone meravigliose dove gli alloggi e il costo della vita sono molto più accessibili e i servizi sono addirittura maggiori.
La scelta sta a te: su booking e su tutti i siti di prenotazione alberghiera le opzioni non mancano. Scegli tu il prezzo.
E’ ancora troppo caro? La Grecia, la Puglia, la Croazia hanno un mare bellissimo.
Sarà per la prossima volta, dai.
Che fare le nozze coi fichi secchi è sempre brutta, come cosa.
Non devi venire in Sardegna per forza.
Ripeti con me: non devi venire in Sardegna per forza.
-Siamo, fondamentalmente, un po’ stupidi..
E non sai quanto mi secchi doverlo ammettere ogni volta.
Ma è la verità, e non mi viene nessun altro sinonimo per definire un popolo che ha svenduto una parte della sua terra a un manipolo di riccastri e che è sempre stato incapace di renderla un motore della propria economia.
Si incomincia a vedere qualche progresso adesso, ma paghiamo ancora un conto salato per la nostra stupidità del passato.
- Non c’è il wi-fi.
E sei ancora qui a raccontarlo?!
Come hai fatto a sopravvivere?!
Scherzi a parte, il wi-fi c’è eccome, spesso è addirittura offerto gratuitamente dai comuni (ho visto paesi minuscoli, l’ultimo si chiama Cossoine, mille abitanti forse, che ha il wifi libero su tutto il territorio cittadino. Cioè tu stai li, a berti l’Ichnusa davanti a un murale e nel frattempo chatti col tuo amico che sta a Tokyo. Gratis).
Di recente la mia compagna si è connessa in wi fi da un chiosco nel bel mezzo del nulla, nella Penisola del Sinis (hai presente, quel posto dove ultimamente va di moda rubare la sabbia di quarzo).
E’ pieno di hotspot wi-fi, nei bar, nelle strutture alberghiere, più o meno ovunque. Secondariamente ti dico, in amicizia, che se davanti a Capo Caccia, alle Bocche di Bonifacio, alla gola di Gorropu o al Pan di Zucchero di Masua il tuo UNICO pensiero è quello di connetterti in wi-fi per usare Facebook o WhatsApp, probabilmente c’è qualcosa che non va “a monte”.
C’è proprio un rapporto sbagliato fra te e la Sardegna.
Non vi siete capiti.
Se non riesci a contemplare la natura che offre, a rispettare i silenzi, le pause, a cogliere i momenti giusti, beh forse scusami, ma non è la destinazione giusta per te.
L’importante è saperlo (e dirlo, via wi-fi, alle persone a cui tieni).
-Non ci sono i bancomat.
Certo. E in compenso ci sono perfidi rapitori che assaltano le diligenze, solitari suonatori di launeddas in equilibrio sulle rocce secolari, e buffi uomini bassi che costruiscono nuraghi.
Eja.
Credici.
La verità è che siamo pieni di bancomat, ma per trovarli, o quantomeno per trovarne più di uno, forse dovresti uscire di mezzo kilometro dal villaggetto di 10 anime in cui alloggi, che chiaramente non può essere attrezzato in tutto e per tutto.
Abbiamo, fuori dai villaggi vacanze, anche degli altri posti che si chiamano “città” dove, non ci crederai, c’è tutto.
Non serve andare a Cagliari, Sassari e nei capoluoghi; bastano anche cittadine più piccole e sicuramente più vicine al posto dove stai.
C’è tutto, fidati.
Al passo di CHI?, mi vien voglia di chiederti; e te lo chiedo al di là di tutte le questioni di orgoglio che noi sardi siamo tanto bravi a metter fuori ogni volta. Al passo di chi dovremmo stare?
Di Rimini, Riccione, della Puglia o della Croazia?
Mettiamoci d’accordo; ogni regione ha le sue peculiarità e le sue caratteristiche, i suoi pregi e difetti.
Noi siamo così.
Abbiamo ritmi di vita lenti, spiagge non attrezzate, meno servizi rispetto a certe altre zone del Paese, ma in fondo CI PIACE essere così.
Un po’ selvaggi, difficili da raggiungere, ma con un patrimonio naturale unico al mondo.
Da noi non troverai mai le spiagge attrezzate con i bagni, le passerelle, l’animazione e l’AcquaGym. Non troverai le megadiscoteche della Riviera Romagnola né la movida un po’ modaiola del Salento.
Troverai però un mondo affascinante, se vorrai cercarlo.
E silenzi, pace, convivialità, ottimo cibo, sguardi sinceri e piccoli paradisi che bisogna guardare con la giusta predisposizione d’animo.
Altrimenti davvero, questo “matrimonio non s’ha da fare”.
Senza rancori.
Il mondo è grande e di certo troverai il posto che fa per te.
Mandaci un messaggio su WhatsApp, quando l’avrai trovato.
Che da lì, di sicuro, il Wi-fi funzionerà benissimo.
By Mario Pudhu, 30 agosto 2019 @ 08:33
Istimau Sardu Bodale, bene meda, ma no tropu.
Ma is Sardos seus fintzes macos de cantu seus bonos (e il troppo storpia) cumbintos, però, ca deasi nos’ant cumbintu, chi seus malos, e deasi sa farta grave de fide e isperàntzia in nois etotu e responsabbilidade nosta torrat paris – in attivo – cun is contos de chie nos’at civilizzato.
Ma una cosa as nau chi no istat ne in chelu, ne in terra e mancu in s’iferru: ti paret chi siat «un popolo che ha svenduto una parte della sua terra»? (e si fut istétiu «venduto» a su postu de «svenduto» sa diferéntzia no fut deabberu meda!)
O no ti paret chi seus istaos e ancora e malepeus seus unu pópulu chentza guvernu, cun d-una “classe dirigente” de baeinnoromala chi po afàrios personales o de butega (e mancari sèmpere “in nome della Sardegna”) est andhada sèmpere aifatu de is “locomotores” tricolores e pentzau a nosi aguantare sèmpere impicaos a su corru de furca dipendhentes e po èssere dipendhentes isperando che macos chi a is afàrios nostos, comente e poite, dhue ant a pentzare chie no est pentzandho a noso?
Una borta po sèmpere depeus pònnere bene in conca chi donniunu at tentu, tenet e at a tènnere sa responsabbilidade sua personale e is políticos de totu is colores e genias ndhe ant tentu e tenent meda prus de chie at marrau e marrat e at ispudau sàmbene po si campare o est fintzes fuliau chentz’arte e parte faendho nudha .